Borgo di Castelnuovo
comune di Auditore
Posizione N 43° 51' 52 " E 12° 34' 41 "
mappa

Come arrivare:
Da Auditore procedere in direzione Monte Avellio-Mercatino Conca, dopo pochi chilometri prendere deviazione sulla destra per Tavoleto, percorsi circa 2 chilometri prendere deviazione a sinistra per Piandicastello.
Poco più di 1 chilometro e prendere sulla destra strada sterrata che conduce ad un agriturismo. Procedere su questa strada fino a raggiungere l'agriturismo e poco prima della struttura ricettiva notare una sterrata sulla sinistra.

Questa è la strada che in circa 2 chilometri conduce a Castelnuovo.
Attualmente (primavera 2006) occorre percorrerla a piedi in quanto all'inizio è posto un divieto di circolazione.
Borgo rurale risalente all' XI secolo, arroccato su di un’altura che domina la vallata del Ventena.

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Già feudo della Mensa Vescovile di Rimini, nel I332 venne dal ceduto ai Malatesta che fecero costruire la cinta muraria rendendolo così borgo fortificato.
Dopo la sconfitta dei Malatesta ad opera di Pio II venne aggregato al Ducato di Urbino conservando però l’indipendenza comunale.
Attualmente fa parte del territorio comunale di Auditore.
La sterrata che sale dal fondovalle, arrancando fra coltivi giunge a lambire l'antico borgo.
Giunti alle prime case si nota quasi subito un edifico ben conservato e recentemente ristrutturato.
A fianco l'imponente facciata della chiesa parrocchiale e lo slanciato campanile che, a prima vista sembrano ancora ben conservati.
Una lapide commemorativa sul campanile è l'unico indizio che ci consente di capire che siamo finalmente giunti alla meta.

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La prima impressione generale è di un borgo ancora stabilmente abitato, perlomeno nei giorni festivi, del resto notiamo che i fabbricati sono collegati alla rete di eneregia elettrica.
Fatti pochi passi però dobbiamo ricrederci.
Ci affaciamo alla porta della chiesa, chiusa da una grata e scopriamo che l'edficio risulta pesantemente danneggiato.
Una lama di luce irrompe da un crollo parziale della copertura, il sagrato invaso da macerie e laggiù nel fondo due panche che sembrano attendere i parrocchiani.
Proseguiamo oltre e notiamo il grande edificio attiguo alla chiesa, che giorno dopo giorno combatte la sua improba sfida contro la legge della gravità.
Segue un alto muro, ancora ben conservato, dal quale parte un viottolo in forte salita invaso da rovi e lassù, sul piano spunta quel che resta di un altro fabbricato fortemente lesionato.

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Al termine della cinta muraria folti rovi avvolgono altri fabbricati ormai completamente crollati.
Fra il folto della vegetazione però possiamo notare, ma ormai solo immaginare, la perizia e la cura con la quale questi edifici erano stati costruiti.
Quasi al termine dell'ammasso di ruderi qualche timido tentativo di recupero rende l'idea della tenacia degli antichi abitanti.
Ci riportiamo alla chiesa, e proseguendo sulla piazzetta antistante ci accingiamo a fare ritorno.
La gola secca per il sole e la polvere ci inducono a fermarci all'osteria, ma... anche l'oste è fuggito da questo poggetto sul Ventena sul quale ormai restano un piccolo pugno di abitanti che assieme al loro campanile tentano ancora caparbiamente di salvare la loro terra e la loro storia.

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Gettiamo l'ultimo sguardo da una finestra e ci accorgiamo che fuori il cielo è sereno e il sole splende.
Ci allontaniamo da questo piccolo borgo lasciandolo immerso nei suoi silenzi rotti soltanto dal vento che incuneandosi fra i vecchi edifici si rincorre senza posa fischiettando.
Lungo la strada del ritorno però un dubbio ci assale, quando abbiamo visto il cielo limpido dalla finestra noi eravami fuori, non guardavamo il futuro, ma solo il passato.

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