per Pievi e Castelli nelle valli Forlivesi
Periodo consigliato - primavera o autunno
In gran parte su strade secondarie poco trafficate - ideale per moto da turismo
percorribile anche in un giorno, ma consigliabile in almeno due giorni
Km 100

Forlimpopoli - Bertinoro - Polenta - Fratta Terme
tratto di Km 15,5

Si parte da Forlimpopoli, cittadina industriale posta sulla via Emilia fra Forlì e Cesena.
Nella piazza centrale è possibile ammirare la prima delle Rocche di questo itinerario, probabilmente una delle più belle della Romagna.
Ristrutturata nella seconda metà degli anni '70 conserva intatta la sua mole a pianta quadrangolare, attualmente sede del Municipio, vi ha sede anche il teatro "Verdi" famoso per l'incursione del brigante Stefano Pelloni detto il "Passatore" che nella serata del 25 Gennaio 1851 depredò i cittadini più abbienti di Forlimpopoli.
Dal centro di Forlimpopoli procediamo verso Cesena, e quasi al termine del paese prendiamo la deviazione ben segnalata sulla destra per Bertinoro.
Dopo un breve tratto in piano inizia la salita verso il colle.
Tutt'intorno la campagna è caratterizzata da vasti ed ordinati vigneti e da una bella piantagione di ulivi.
Ben presto ci appare appollaiato sul suo colle l'abitato di Bertinoro, a fianco, ben riconoscibile dalle grandi antenne che lo sovrastano, il colle di Montemaggio (mt. 329)
Si consiglia vivamente di parcheggiare l'auto (diverse possibilità al termine del paese) per poter assaporare le caratteristiche di questo borgo che conserva ancora intatta la struttura della cittadella medioevale.
Da non perdere la visita a Piazza della Libertà, aperta da un lato sulla pianura Romagnola con ampio balcone panoramico, nella quale si affacciano il possente Palazzo Comunale (edificato per volere di Pino degli Ordelaffi) sovrastato dalla più antica Torre dell'orologio.
A fianco di questi edifici la cattedrale e sullo sfondo della piazza la famosa colonna delle Anella, simbolo di Bertinoro e della sua ospitalità.
Indimenticabile la passeggiata per stradine acciottolate, (vi si accede dal porticato del palazzo Comunale, oppure da deviazioni presenti lungo la via Mazzini) che conduce fino al parco Giardino dei Popoli, dove è possibile ammirare i resti delle vecchia mura.
Nella parte "alta" del paese la possente rocca risalente all'anno mille, recentemente ristrutturata e attualmente sede di polo universitario.
Infine, ma non ultime, le porte della città e l'antichissima e storica porta del soccorso nei pressi della rocca.
Lasciamo Bertinoro e seguiamo le indicazioni per Cesena - Polenta.
Si percorre un tratto panoramico in falsopiano, quasi a balcone sulla sottostante pianura, fino a raggiungere in 2 chilometri la deviazione sulla destra per Polenta (ben segnalata).
Ancora qualche chilometro (3,5 circa) percorrendo un tratto caratterizzato da saliscendi e forti salite e giungiamo all'antica Pieve.
Le parti originali risalgono alla fine del IX secolo, pesantemente ristrutturata nel 1705 e successivamente nel 1890, la torre campanaria risale al 1898.
Ricordata da Giosuè Carducci nel canto "la Chiesa di Polenta", e probabilmente visitata da Dante Alighieri nel viaggio da Arezzo a Ravenna.
A lato della chiesa breve vialetto con via Crucis che conduce ad un poggetto con croce, dal quale si può godere di un ampio panorama.
Lasciatoci alle spalle questo luogo carico di storia, riprendiamo il nostro viaggio e dopo circa cento metri ad un bivio svoltiamo a destra proseguendo su strada panoramica con ampie viste sui colli di Bertinoro da un lato, e sulla vallata del Bidente dall'altro.
Una ripida discesa, punte fino al 14%, e giungiamo in 4,5 chilometri al paese di Fratta Terme.
Località rinomata per il suo stabilimento termale conosciuto fin dall'epoca romana, dopo un recente periodo di decadenza è stato recentemente oggetto di una importante ristrutturazione che ne ha consentito il rilancio.

bertinoro
Rocca di Bertinoro
polenta
Pieve di Polenta

Fratta Terme - Meldola - Teodorano - Giaggiolo
tratto di Km 24

Circa a metà dell'abitato prendere deviazione a sinistra con indicazioni Meldola.
Seguono 4,5 chilometri di strada ben percorribile che ci conducono fino al fondovalle del fiume Ronco-Bidente, e più precisamente all'altezza del Ponte dei Veneziani di Meldola.
Questo manufatto del 1503 che si dice sia stato edificato da architetti Veneziani attraversa il fiume Bidente, che da questo punto assume il nuovo nome di Ronco.
A destra attraversando il ponte si giunge a Meldola, destinazione che per il momento tralasciamo in quanto avremo l'opportunità di visitare questo paese al termine dell'itinerario; a sinistra due strade, la prima per Teodorano, la seconda seguendo il corso del torrente Voltre per Piandispino.
Noi prendiamo la prima e in circa 7 chilometri di percorso relativamente difficoltoso (strada stretta e in alcuni punti tortuosa) ma caraterizzata da diversi punti panoramici, raggiungiamo Teodorano.
Antico borgo fortificato posto su un crinale tra le valli dei torrenti Voltre e Salso, documentato fin dal 1055, imponenti ed ancora ben conservate le mura esterne, e l'antica torre del castello che domina il paese.
Ampio panorama circolare sulla valle del Bidente e sulle piccole valli trasversali interne.
Nelle giornate più chiare da Teodorano è possibile scorgere un ampio tratto del crinale Appenninico, e non è difficile individuare fra gli altri gli imponenti massicci del Monte Fumaiolo e del Monte Falterona.
Lasciato il paese seguiamo le indicazioni per Meldola - Pian di Spino e percorsi 3 chilometri di forte discesa con alcuni tornanti, raggiungiamo il fondovalle del rio Voltre.
Al termine della discesa svoltiamo a sinistra immettendoci sulla strada proveniente da Meldola.
Il percorso si snoda su strada relativamente stretta ma ben percorribile, che in vari tratti costeggia il torrente e risalendo con lieve pendenza la vallata stretta e scarsamente abitata, raggiunge la piccolissima frazione di Piandispino.
Poco oltre prendiamo deviazione a destra per Cusercoli - Giaggiolo (proseguendo diritto si va a Pieve di Rivoschio).
Iniziamo quasi subito una ripidissima salita che in pochi chilometri raggiunge un'ondulato crinale, per poi percorrerlo in direzione sud.
Tutto attorno ampi coltivi inframezzati da calanchi.
Da rilevare la quasi assenza di vegetazione ad alto fusto che consente da ogni punto un'ottima visione della ondulata formazione collinare caratteristica di questa zona.
Complessivamente sono 4,5 chilometri dal bivio per raggiungere l'isolato bastione della rocca di Giaggiolo.
Importante castello risalente all'anno mille e fondato dai conti Giaggiolo, passò nel 1269 alla potente famiglia dei Malatesta da Verucchio.
Sotto questa casata assunse una notevole potenza, inglobando anche i territori di Cusercoli. Il "castellano" più conosciuto è senz'altro Paolo Malatesta, detto il Bello, la cui tragica storia d'amore con Francesca, moglie del fratello Giangiotto, fu immortalata da Dante nel V' canto dell'inferno.
Passato ai conti Guidi di Bagno nel 1471, fu abbandonato nel corso del XVII secolo.
Per la sua posizione, su alto e ripido colle, fu definito "l'imprendibile".
Oggi purtroppo dell'antica potenza resta solo un ammasso di ruderi a forma di bastione ottagonale, a guardia di un paio di case e una ripida strada che si perde in piccole vallette interne.
Sicuramente indovinata la descrizione che ne fa il Mambrini nella sua opera: " Questo rudero imponentissimo che di lontano sembra una grande nave abbandonata su di uno scoglio fra le onde, in un mare immenso di valli contorte e di montagne altissime, affascina e conquide per le grandi memorie che rievoca, per i misteri che nasconde."

Teodorano
Teodorano
giaggiolo
Giaggiolo


Giaggiolo - Voltre - Cusercoli - Civitella
tratto di Km 15

Riprendiamo il nostro viaggio e dopo circa cento metri, al termine di una discesa svoltiamo a destra seguendo l'indicazione Santa Sofia.
Seguendo un tratto in forte discesa di circa 2,2 chilometri si raggiunge la frazione di Voltre, adagiata sulle sponde del torrente omonimo.
Superato il ponte sul torrente prendere a sinistra in direzione Seguno e percorrere questa strada per circa un chilometro
Sulla destra in posizione leggermente rialzata e difficilmente riconoscibili si trovano i ruderi di una badia camaldolese che anticamente dominava tutte le chiese e i territori circostanti.
L'abazia di Santa Maria in Gloria di Voltre, dipendeva dall'abbazia di S. Ellero, ed i Malatesta vi nominarono Abati membri della loro famiglia.
Abbandonata all'inizio del XX secolo, purtroppo anche in questo caso dell'antica potenza restano solo i ruderi.
Ripercorriamo a ritroso il chilometro percorso, ci riportiamo al ponte sul torrente Voltre e svoltiamo a sinistra.
In circa 5 chilometri superiamo un crinale, con forte salita ed altrettanto ripida discesa, e giungiamo all'abitato di Cusercoli.
Subito notiamo il possente castello che adagiato su uno sperone roccioso posto trasversalmente rispetto al fiume Bidente lo costringe ad un'ampia ansa, crea quasi una barriera naturale a guardia del percorso di fondovalle. Incastonata nel maniero la settecentesca chiesa di San Bonifiacio voluta dai conti Guidi di Bagno, ultimi feudatari e proprietari del fortilizio oggi di proprietà del comune.
Sotto al castello, un tempo racchiuso da cinta muraria, l'antico borgo, ancora oggi abitato e per il quale si può passeggiare percorrendo le anguste viuzze acciottolate.
Ancora ben conservata una delle due antiche porte, quella rivolta a sud-est, in direzione monte, detta la portaccia sulla quale è ben distinguibile lo stemma dei conti Guidi.
Riprendiamo l'itineriario con direzione verso monte ed in 7 chilometri ben percorribili dopo aver superato la frazione di Nespoli raggiungiamo Civitella.
Il nucleo storico di questa antica città (Civitatula - piccola città) si trova sulla destra della provinciale e conserva ancora intatto l'impianto urbanistico medioevale.
Racchiuso dai bastioni murati a picco sul fiume Bidente e dominato dall'antica rocca, di cui purtroppo restano solo traccia di mura e la torre ricostruita negli anni '30 in sostituzione dell'originaria crollata per il terremoto del 1661.
A sud del paese, al termine di un vialetto alberato si trova l'imponente santuario della Beata Vergine della Suasia.
Eretto nel XVI secolo a ricordo di una serie di 5 apparazioni della Vergine risalenti al 1556, vi si venera la Madonna della Suasia protrettrice dell'intera vallata del Bidente.

Cusercoli
Cusercoli - il castello
Civitella
Civitella - Santuario Madonna della Suasia

Civitella - Galeata - Pianetto
tratto di Km 3

Un breve tratto ci separa da Galeata, e all'entrata del paese notiamo sulla sinistra l'imponente rupe, grande formazione marnoso arenacea (200 mt di altezza per 500 di larghezza), a strapiombo sull'alveo del fiume Bidente.
Entrati nella cittadina non si tralasci di passeggiare sotto ai portici della breve Via Zanetti sulla quale si affacciano i più antichi palazzi della località, fra cui spiccano il Palazzo del Podestà sovrastato dalla torre dell'orologio, e il palazzo Zanetti sul quale spicca una lapide a ricordo della visita del Granduca Pietro Leopoldo nel 1777.
A 4 Km dal centro, su un colle alto 442 mt, raggiungibile in auto oppure per antico sentiero in trenta minuti circa (per entrambi i percorsi indicazioni in loco) si trova l'abbazia di Sant'Ellero.
La costruzione risale al V secolo d.c. per iniziativa dell'eremita Hilarius (476-558) utilizzando i materiali provenienti dalla decaduta Mevaniola.
Esercitò un forte potere spirituale e politico soprattutto negli anni dal 1000 al 1200 arrivando a controllare 40 parrocchie.
Riguadagnato il fondovalle procediamo verso Santa Sofia, e raggiungiamo la vicinissima frazione di Pianetto.
Usciti da Galeata, poco dopo aver attraversato un ponticello, notiamo una strada che si stacca dalla provinciale sulla destra, all'inizio un'iscrizione in marmo su una stele ci informa chia siamo giunti all'antica Mevaniola.
Lasciamo quindi la provinciale e procediamo per poche centinaia di metri in questa direzione fino a trovare un tratturo, sulla destra.
Parcheggiata l'auto percorriamo un breve tratto in mezzo a campi coltivati e ci troviamo all'interno di uno dei siti archeologi più interessanti della Romagna.
Antica città fondata dagli Umbri e successivamente insediamento di epoca romana.
Sono visibili i resti di un teatro con tre ordini di gradinate e parte dell'edificio termale.
Scavi effettuati negli anni '50 portarono alla luce muri e resti pavimentali (1948-49), basi marmoree e la famosa chiave di Mevaniola con impugnatura a testa di cane.
Riguadagnata l'auto (o la moto) ci portiamo ora al paese di Pianetto, vecchio borgo di epoca tardomedioevale, che ha mantenuto quasi intatto il suo tessuto architettonico. Da notare la parrocchiale di Santa Maria dei Miracoli, l'attiguo pittoresco chiostro e l'annesso convento dei frati Minori conventuali recentemente restaurato e sede del museo Mambrini (reperti romani e barbarici - bassorilievo in marmo con incontro fra Teodorico e Ellero).
Consigliata la breve escursione a piedi fino ai resti del castello (il sentiero parte dalla piazzetta posta di fronte alla parrocchiale).
Antico castello dotato di un'imponente cinta muraria, risalente al IX - X secolo, presumibilmente edificato dai frati di S. Ellero come avamposto difensivo dell'abbazia.
Posto a sud dell'abitato di Pianetto, attualmente restano solo i ruderi di una parte della cinta muraria, del torrione e di alcuni edifici di servizio.
Cosi narra il card. Anglico nel 1371
E' in una costa sopra un'altissima ripa sul fiume Acquedotto. La strada che va in Toscana passa tra il castello e il fiume, sicchè il castello stesso chiude così la strada che in nessun modo vi si può passare contro la volontà dei padroni del castello.
Nonostante l'incuria ed il trascorrere del tempo, passeggiando fra gli affascinanti e imponenti ruderi è facile comprendere la potenza che questo castello ha avuto nell'antichità.

mevaniola
Galeata - Mevaniola
pianetto
Pianetto

Pianetto - Passo delle Forche - Str. San Zeno - Predappio
tratto di Km 22

Lasciamo questi luoghi carichi di storia, leggende e centri di un potere oggi decaduto il cui ricordo è conservato nell'ovattato silenzio di un bosco, per riprendere il nostro itinerario.
Ritorniamo a Galeata e da questa località prendiamo una deviazione sulla sinistra seguendo le indicazioni San Zeno - Predappio.
Quasi subito inizia la salita verso il passo di Monte Forche (mt. 444), tratto che fa parte della "Traversa di Romagna" voluta dal Granduca Francesco Leopoldo II nel 1836 e destinata a collegare Bagno di Romagna a Rocca San Casciano (Carnaio - Santa Sofia - Galeata - Forche - Strada San Zeno - Centoforche) opera ultimata nel 1840 sotto la direzione dell'ing. Tommaso Lepori.
Percorrendo la salita più volte si sarà tentati di soffermarsi per ammirare la rupe di Galeata e la valle del Bidente, purtroppo sono pochi i punti in cui è possibile parcheggiare, ma appena possibile conviene non perdere l'occasione, la sosta sarà sicuramente ripagata.
Sul passo inizia una sterrata (con sbarra) che in 5 Km conduce alla Collinaccia - monumento a ricordo dell' VIII brigata Garibaldi.
Avendo tempo, e ... gamba, l'escursione merita sicuramente per gli aspetti paesaggistici e naturali che può offrire.
Superato il passo, dopo pochi metri di falsopiano inizia la discesa di circa 3 Km che in un'alternarsi di abeti e robinie ci porta a Strada San Zeno mt 281, piccola frazione posta sul fiume Rabbi.
Superato il ponte si svolta a destra, verso Predappio e si percorrono i 15 chilometri che ci separano da questa località, nostra prossima meta.
La strada che si mantiene quasi sempre sul fondovalle, pur essendo tortuosa si percorre agevolmente, si incontrano in sequenza le piccole frazioni di Santa Marina di Predappio, Tontola, San Savino ed infine Predappio.
Prima di entrare in paese, e poco prima del parcheggio del cimitero, fare attenzione ad una deviazione sulla sinistra indicante Pieve di San Cassiano in Pennino.
E' questa una fra le più antiche chiese della Romagna. Costruita nei secoli X - XI, più volte danneggiata da terremoti ed in parte restaurata, completamente riedificata nel 1934 in stile neoromanico, riutilizzando il materiale superstite.
Di notevole interesse la cripta di probabili origine Bizantine, il pulpito e la grande croce in legno dietro all'altare.
La visita a questo edificio austero nella sua semplicità, non è assolutamente da tralasciare, anche perchè richiede pochi minuti.
Percorriano ora un lungo viale ed entriamo a Predappio, cittadina edificata nel 1925 in località Dovia (due vie - all'incrocio con la strada che porta alla Rocca delle Caminate).
Diverse le particolarità di questo centro, anche se di recente costruzione.
Fin dalla ampia piazza sulla quale giungiamo, notiamo alla nostra destra l'imponente Parrocchiale di S. Antonio da Padova del 1934, e sulla sinistra, in un giardino rialzato rispetto al piano stradale l'elegante Palazzo Varano, attualmente sede del Comune.
Lo slanciato edificio di fronte, di chiaro stile littorio, è il palazzo del fascio, all'epoca della costruzione destinato a centro ricreativo e di accoglienza.
Ma esiste anche un'altra e più antica Predappio, (oggi Predappio alta) posta a monte del moderno abitato, e costruita su uno scoglio di "puddinga" (ciottoli e cemento siliceo calcareo).
Per raggiungerla prendiamo deviazione segnalata sulla sinistra e percorriamo il breve tratto che con una serie di tornanti ci conduce all'abitato.
Piccolo borgo medioevale appartenuto ai Calboli e successivamente agli Ordelaffi che lo fortificarono, sovrastato da un castello definito imprendibile per la sua posizione dominante e per i forti torrioni,  ai suoi piedi, oggi come allora, il borgo fortificato.
Oltre al castello da ammirare la pittoresca Piazza Cavour sulla quale si affaccia l'interessante chiesa di Santa Maria Assunta.

San Cassiano
Predappio - San Cassiano in pennino
predappio
Predappio alta

Predappio - Rocca Caminate - Meldola - Forlimpopoli
tratto di Km 21

Riguadagnato il fondovalle e piazza S. Antonio, procediamo ora in direzione Forlì e all'altezza della caratteristica Piazza Dovia, di forma semicircolare, prendiamo deviazione sulla destra con indicazioni Rocca Caminate - Meldola.
Seguono 4,5 Km di ascesa e 20 tornanti, giunti sul passo (al bivio che si trova sull'ultimo tornante tenere la destra) iniziamo a costeggiare l'alto muro della Rocca, che seguiamo fino a raggiungere un piccolo piazzale sul quale si affacciano un bar ristorante, una chiesa e di fronte l'ingresso ai giardini della Rocca.
Costruita nel 1927 sulle macerie di antichi castelli e torri di avvistamento e donata a Benito Mussolini che la utilizzò come residenza estiva.
Posizionata su di un colle dal quale si possono dominare le valli del Rabbi e del Bidente, la sua torre (Rondinaia) è alta 20 metri.
Chiusa da alte mura, è visitabile nei fine settimana.
Dal passo in circa 8,5 Km di veloce discesa si giunge a Meldola (mt. 58)
diversi punti privi di vegetazione ad alto fusto permettono di ammirare ampi panorami sulla valle del Bidente.
Giunti al termine della discesa notiamo subito proprio di fronte a noi la sagoma della possente rocca.
Di origine anteriore all'anno mille, fu ampliata e fortificata ad opera degli Ordelaffi (1350), a cui seguirono i Malatesta.
Altri importanti interventi di rafforzamento furono eseguiti dalla Repubblica di Venezia, dagli Aldobrandini e dai Pamphili.
Recentemente acquistata dal comune di Medola, è oggetto di un importante opera di risanamento.
Dirigiamoci ora verso il centro del paese e raggiungiamo la centralissima piazza Felice Orsini, sulla quale si affacciano edifici di pregevole architettura fra cui il loggiato Aldrobandini a doppio ordine di arcate, la casa natale di Felice Orsini (palazzo Doria Pamphili) ed il settecentesco palazzo comunale sormontato dalla snella torre civica.
Sul retro del palazzo comunale troviamo il Teatro Dragoni, la cui costruzione risale agli anni 1826/1836, ristrutturato nel 1984 - l'interno è paragobanile ad una "bomboniera" con soli 300 posti fra platea e tre ordini di palchi.
A fianco del teatro l'arena Hesperia, nata nel 1800 come loggia per il mercato dei bozzoli da seta, oggi questo spazio racchiuso da un colonnato e attiguo al centro del paese è utilizzato per manifestazioni culturali e ricreative.
Una passeggiata per le strette stradine laterali del centro storico ci consentirà poi di scoprire altri interessanti angoli di questa cittadina che si dice sia stata costruita sull'area anticamente occupata da una grandiosa villa del periodo di Teodorico.
Mancano a questo punto solo una decina di chilometri per raggiungere la Via Emilia all'altezza di Forlimpopoli, nostro punto di arrivo.

caminate
Meldola - rocca delle Caminate
meldola
Rocca di Meldola