Pratalino
toponimo inserito e descritto nel percorso:
itinerario ' Alla diga di Ridracoli..' e pubblicato su http://tracceinappennino.blogspot.com e qui riprodotto su segnalazione dell'autore
Abbandonata da Monti Lorenzo nel 1961.
Testo di Bruno Roba (14/10/2019)
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico.
In particolare, la Valle del Fiume Bidente di Ridràcoli riguarda quel ramo intermedio del Bidente delimitato, ad Ovest, dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che subito precipita ripidissimo disegnando la sella di Pian del Pero, serpeggiante evidenzia una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S.Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti e Poggio Collina, per terminare con Poggio Castellina) fino a digradare presso il ponte sul Fiume Bidente di Corniolo a monte di Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli. Ad Est la valle è delimitata dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si diparte da Poggio allo Spillo (collegando Poggio della Bertesca, Croce di Romiceto, i Monti Moricciona, La Rocca, Marino, Pezzoli e Carnovaletto) per concludersi con il promontorio della Rondinaia digradando a valle di Isola costretto dalla confluenza del Fiume Bidentino o Torrente Bidente di Fiumicino nel Fiume Bidente. La Rondinaia è nota per il castello con la sua torre «[…] baluardo di antica potenza, elevato fin dai tempi romani alla difesa contro le orde barbariche che dal nord d’Europa scendevano a depredare le belle contrade d’Italia.» (D. Mambrini, 1935 – XIII, p. 274).
Il bacino idrografico, di ampiezza molto superiore rispetto alle valli collaterali e che vede il lago occupare una posizione baricentrica con l’asta principale fluvio/lacustre f.so Lama/invaso/fiume posizionata su un asse mediano Nord-Sud, mostra una morfologia molto differenziata rispetto al suo baricentro. L’area sorgentifera, con la realizzazione dell’invaso artificiale, si differenzia tra quella che lo alimenta e quella a valle della diga che alimenta direttamente il fiume. A monte l’area imbrifera si amplia estendendosi da Poggio Scali fino al Passo della Crocina mostrando, specie nella parte a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico (la c.d. bastionata di Campigna-Mandrioli), fortissime pendenze modellate dall’erosione e dal distacco dello spessore detritico superficiale con conseguente crollo dei banchi arenacei, lacerazione della copertura forestale e formazione di profondi fossi e canaloni fortemente accidentati, talvolta con roccia affiorante (Frana Vecchia, 1950, e Frana Nuova, 1983-1993, sempre attiva, di Sasso Fratino). Il reticolo idrografico confluisce in cinque corsi d’acqua principali che costituiscono i corrispondenti bracci lacustri di cui si compone il lago. Essi sono il Fosso delle Macine, poi di Campo alla Sega, il Fosso degli Altari e il Fosso della Lama, tranne l'ultimo provenienti dal tratto di bastionata interna alla Riserva Integrale di Sasso Fratino. Quindi l’asta torrentizia costituita dalla sequenza dei Fossi del Ciriegiolone, dell’Aiaccia e del Molinuzzo, proveniente dall’anfiteatro generato dal contrafforte secondario nel distaccarsi dallo spartiacque appenninico a Poggio Scali. Il Fosso del Molino, che raccoglie il reticolo idrografico generato dal contrafforte distaccatosi da Poggio allo Spillo. L’invaso occupa l'antico primo tratto del Fiume Bidente compreso tra le sue origini, determinate dalla confluenza dei Fossi della Lama e del Molino, e le confluenze, rispettivamente in sx e dx idrografica, dei Fossi del Molinuzzo e dei Tagli, tra le quali si situa la diga. Il versante orientale del lago, in dx idrografica, è costituito dalle ripide pendici del Monte Cerviaia, con la sua appendice del Monte Palestrina, da cui provengono i Fossi del Fontanone, Fossone, del Casamentino e dell’Orso, oltre un fitto reticolo idrografico. Secondo la morfologia pre-lacustre, gli innumerevoli sproni del versante occidentale del Cerviaia, alternativamente contrapposti alle lunghe ed imponenti dorsali provenienti direttamente dallo spartiacque appenninico, determinarono quella che era la profonda e sinuosissima gola del primo tratto del Bidente, come si può notare dalla cartografia storica.
Tali luoghi si sono trovati in qualche modo coinvolti dalla storia nell’evoluzione del ciclo delle acque di Ridràcoli, note e sfruttate fin dall’antichità in tutta la Romagna. Lo stesso toponimo deriverebbe dal latino Rivus Oracolum o Oraculorum per la probabile presenza presso il torrente di un piccolo tempio pagano con sibilla oracolante, ipotesi comunque verosimile e conforme alla leggenda della Sibilla appenninica delle vicine montagne marchigiane. Già nel II secolo d.C. le problematiche legate al reperimento delle risorse idriche e soprattutto alle necessità di Ravenna e del porto di Classe portarono l’Impero Romano alla realizzazione di un imponente acquedotto che sfruttava il flumen aqueductus Bidente; tracce di esso si trovano negli scritti antichi ed essenzialmente nella toponomastica locale. Dopo un lunghissimo interregno, negli anni ’30 del XX secolo le esigenze della civiltà moderna portano ad effettuare i primi studi per localizzare una diga nell’Alto Appennino forlivese e, nei primi anni ‘60, al fine di fornire risorse idriche sufficienti alle aree di Forlì e Ravenna e alla fascia costiera romagnola, viene individuata l’area a monte di Ridràcoli come idonea per l’imbrigliamento delle acque dell’alto corso del Bidente (oltre ad altre risorse idriche tramite condotte sotterranee), con conseguente realizzazione dell’opera tra il 1975 e il 1982. Oggi, come probabilmente il lago artificiale ha alterato il microclima dell’anfiteatro della Lama, portando variazioni nell’assetto vegetazionale con un diverso equilibrio a vantaggio delle specie oceaniche (faggio) in confronto a quelle continentali, così l’ambiente circostante è stato modificato da viabilità ed opere connesse alla diga e diversi edifici, acquisiti dalla Romagna Acque-Società delle Fonti S.p.A., hanno subito modifiche e/o riutilizzi a fini turistici.
È così scomparso quasi l’intero tracciato della mulattiera comunale e sono scomparsi ponti e guadi che attraversavano il Fiume Obbediente (come era anticamente classificato), come il Ponte alla Forca e il Ponte a Ripicchione, quest’ultimo comparente in una mappa del 1637 e citato nel Contratto livellario del 1840 tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli relativo ad uno dei poderi scomparsi: «N. 8 - Podere di Lagacciolo […] Terreni. Un solo tenimento di terra tutta giacente in poggio ed in una pendice scoscesa inclinata sul torrente Bidente rivolta al sud est intersecata da più e diversi fossi e borri […] ed è riconosciuto per i vocaboli: Lagacciolo, Ponte Ripicchione, la Ripa dei Corvi, i Bruciati, i Ronchi Vecchi, Balzoni, Poggio della Gallona ed il Prato dei Ciliegi.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 518, 519, cit.). Il ponte era posto subito a valle della confluenza del Fossato del Ciregiolo (oggi Fosso del Molinuzzo) nel fiume, quindi proprio nel luogo dove oggi sorge la diga ma probabilmente nel XIX sec. ne rimaneva solo il toponimo, infatti non compare nel cartografia dell’epoca, a differenza del Ponte alla Forca. Ancora negli ultimi anni prima dell’innalzamento delle acque dell’invaso in quei luoghi esistevano due stradelli, uno seguiva il corso del Bidente attraversandolo ben 33 volte, ma era praticabile solo in caso di scarsità idrica, l’altro era la mulattiera comunale, larga e ben massicciata, che si distaccava dalla Mulattiera di Ridràcoli, già Strada che dal Castello di Ridracoli conduce alla Chiesa della Casanova, come dall’ottocentesco Catasto Toscano. Scavalcato con un ponte in legno il Fosso dei Tagli passava sotto un arco del mulino omonimo quindi ne costeggiava il bottaccio. Giunta all’altezza del Fosso del Molinuzzo … «In quel punto il fiume era particolarmente ricco d’acque e per raggiungere la riva opposta i ridracolini avevano studiato un particolare marchingegno che chiamavano “la teleferica”. Salivano infatti su di un carrello portante, una specie di rudimentale funicolare composta da due fili d’acciaio […]. Situata qualche metro sopra il livello dell’acqua non era poi troppo scomoda e neanche troppo pericolosa. Vi si saliva in tre o quattro persone per volta ed era necessaria per recarsi alle Celluzze ed alle altre case poste oltre il fiume […] sul suo percorso incontrava un’altra fonte detta “dei bisernini” […]. Dal Logacciolo la mulattiera ricominciava a salire abbastanza rapidamente. Incontrava una piccola croce in ferro battuto […]. Oltrepassate le Case di Sopra, un breve tratto in discesa permetteva di raggiungere la riva del Bidente che veniva attraversato grazie ad un ponticello in legno. Oltre il ponte la mulattiera correva pianeggiante verso le case della Forca, quindi incontrava un nuovo ponte, quello della Seghettina, in pietra con tre travi di ferro portanti, che permetteva nuovamente l’attraversamento del Bidente.» (C. Bignami, 1995, pp. 91-94, cit.). Superato il Ponte alla Forca, o della Seghettina, si imboccava l’importante Strada che dalla Seghettina va a Stia, attraverso il Passo Sodo alle Calle o La Scossa. Mentre a volte riemerge Le Celluzze, sul braccio lacustre del Fosso del Molinuzzo, sono del tutto sommersi sia la casa detta La Forca che il Molino della Forca, Verghereto o Vergherete e Il Lagacciolo o Lagacciole o Logacciolo, questo unico insediamento in sx idrografica. Il toponimo forca, dal latino classico furca, ae = forca, strada a bivio e forcelle montana (A. Polloni) era probabilmente dovuto o alla viabilità che, oltre il ponte omonimo, si biforcava con detto tracciato di crinale e con uno di fondovalle che poi risaliva verso l’Ammannatoia ed oltre, oppure alla biforcazione fluviale con il Fosso Campo alla Sega.
Il versante montano della Cerviaia ha consentito di dare ospitalità agli insediamenti in dx idrografica, uno riutilizzato a scopo turistico essendo più facilmente raggiungibile, altri ridotti a rudere o scomparsi. Gli insediamenti superstiti sono la settecentesca Ca di Sopra o Case di Sopra e La Casetta detta anche Cà Margheritini, il primo rifugio gestito con possibilità di ristoro, il secondo fatiscente e non utilizzato. Di Le Faitelle, già Le Faltelle, e Pratalino, già Il Pratalino, residuano i ruderi, mentre di Palestrina, già La Palestrina e Casamentino, rimangono poche pietre. Il Molino di Sopra o della Teresona o dei Tagli, posto presso la confluenza del Fosso dei Tagli nel Bidente, collocato non lontano dalla diga ed espropriato in conseguenza della sua costruzione, è stato recuperato ad uso della Romagna Acque-Società delle Fonti S.p.A.
Pratalino sebbene situato nel crinale della sella tra i Monti Cerviaia e Palestrina, nel Catasto Toscano del 1826-34 è mappato nella sezione di Ridracoli lungo la Strada che dal Pontino va alla Casanova. Questa via, superata la chiesa e il cimitero di Casanova dell’Alpe, aggirava in alto la gola del Fosso Rogheta (occorre immaginarsi la continuità del versante del Monte Moricciona prima del taglio della sterrata) quindi raggiungeva il crinale del Monte Cerviaia all’altezza della Maestà della Chiesaccia (presente nella Carta d’Italia I.G.M. del 1894, dove un parziale restauro ha eliminato le tracce dell’incisione precedente M.M. 1919 ed è stata posta un’icona con targhetta MADONNA GRECA VENERATA A RAVENNA datata agosto 2004). Presso la grande Croce di Pratalino (in legno con grande basamento lapideo monoblocco, forato al centro per la sede crucifera, che è stato posizionato accanto in occasione dell’ottimo restauro curato, come da targa, dall’Associazione Nazionale Alpini, GRUPPO ALTO BIDENTE “Capitano DINO BERTINI”), si imboccava la discesa verso Ridràcoli mentre la via di crinale proseguiva passando per luoghi detti la Chiesaccia o vestigie della Chiesa Vecchia (S. Fabiani, G. Marcuccini, W. Rossi Vannini, 1987, pp. 100-106 cit.).
Si trova documentato tra i possedimenti già di proprietà dell’Opera del Duomo di Firenze in Romagna (il luogo rientrava infatti tra i beni sottratti ai conti Guidi dalla Repubblica fiorentina ed “assegnati in perpetuo” all’Opera di S. Maria del Fiore). L’Opera, avendo preso possesso delle selve “di Casentino e di Romagna” dove desiderava evitare nuovi insediamenti, aveva costatato che, sia nei vari appezzamenti di terra lavorativa distribuiti in vari luoghi e dati in affitto o enfiteusi sia altrove, si manifestavano numerosi disboscamenti (roncamenti) non autorizzati. Dalla fine del 1510 intervenne decidendo di congelare e confinare gli interventi fatti, stabilendo di espropriare e incorporare ogni opera e costruzione eseguita e concedere solo affitti quinquennali. I nuovi confinamenti vennero raccolti nel “Libro dei livelli e regognizioni livellarie in effetti” che, dal 1545 al 1626 così costituisce l’elenco più completo ed antico disponibile. La citazione più antica relativa a questo luogo, ripresa da detto elenco, risale al 1547: «[…] dei livelli che l’Opera teneva in Romagna […] se ne dà ampio conto qui di seguito […] 1547 […] – Un pezzo di terra lavorativa e roncata con casa posta al Pratalino di some 15.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 152, cit.). La custodia delle selve venne affidata alle Guardie dell’Opera. Nel 1655 la foresta venne suddivisa in sei parti assegnate ad altrettante guardie, una delle quali, estesa da Poggio Fonte Murata alle Rivolte di Bagno e comprendente la Valdoria e la Bertesca, venne affidata a Iacomino di Giovanni dal Pratalino, con obbligo di dimora entro 3-4 miglia dall’area da sorvegliare, benché egli ormai abitasse in Casentino, a Romena, dove aveva un podere (A. Gabbrielli, E. Settesoldi). Egli stesso già nel 1631 risultava tenutario di un appezzamento nel Comune di Ridracoli: «Sodaccia, terra smacchiata da Iacomino di Giovanni dal Pratalino.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 408, 411, cit.). Dalla descrizione dei confini contenuta nel Contratto livellario del 1818, tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli si trova un’informazione sulla proprietà all’epoca del podere: «Comunità di Bagno […] Una vasta tenuta di terre […] descritta in appresso […] alla quale per la circonferenza confina: […] tredicesimo, Pier Maria Milanesi confina cominciando dalla detta Chiesaccia per la via di casa di Romolo fino al crinale delle Poggiarine confine col podere di Pratalino; […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 461, 463, 464, cit.). Nel 1777 risulta l’esistenza di una grande casa suddivisa e usata autonomamente da vari fratelli eredi: «[…] una parte di casa con stanze due, con soprapalco da celo a terra, con entrata fatta a portico, scala comune […] e stalletto sotto detta scala detto portico […] con l’entrata della stalla sotto lo stanziolo […] e i suoi resedi […] e metà della capannella annessa alla casa […]. una parte di casa con due stanze […] una mezza capannella […] un forno con loggia accanto e i suoi resedi […]. una parte di casa unita con stanziolo, con stalletta sotto, con un pezzo di detta stalla nella loggia del forno con scala e portico […] un forno con loggia davanti e suoi resedi […]. una casa di stanze quattro, con portico fornello e scala, con un capanno e loro resedi […] un capannello con suoi resedi […].» (S. Fabiani, G. Marcuccini, W. Rossi Vannini, 1987, p. 190, cit.). Risulta abbandonato nel 1961. Per trovarsi negli elenchi dell’A.R.F. con le specifiche di essere in uso della stessa Azienda, e di avere una dimensione di 48 mq, 240 mc e vani 1, con l’esistenza di una scheda del degrado, significa che all’epoca della schedatura almeno una parte del fabbricato era ancora esistente benché degradata. Nella moderna cartografia regionale (1995) compare ancora come fabbricato esistente, benché ormai ridotto a rudere.
Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Ridràcoli e/o relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.
N.B.: Negli scorsi anni ’70, a seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, tra cui Faitelle, Pratalino, Vergherete, Lagacciolo e Case di Sopra, divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, prevalentemente senza successo. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto di pubblicazione specifica.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
C. Bignami (a cura di), Il popolo di Ridracoli, Nuova Grafica, Santa Sofia 1995;
A. Bottacci, La Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, 1959-2009, 50 anni di conservazione della biodiversità, Corpo Forestale dello Stato, Ufficio territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio, Pratovecchio, 2009;
S. Fabiani, G. Marcuccini, W. Rossi Vannini, I sentieri dei passi perduti. Territorio e mulattiere tra alta Val Savio e alta Val Bidente nel Comune di Bagno di Romagna. Storia e Guida, Coop. Culturale “Re Medello”, C.M. dell’Appennino Cesenate, S. Piero in Bagno 1987;
M. Foschi, P. Tamburini, (a cura di), Il patrimonio edilizio nel Demanio forestale. Analisi e criteri per il programma di recupero, Regione Emilia-Romagna A.R.F., Bologna 1979;
A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e Figlio, Bagno di Romagna, 1935 – XIII;
A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Comune di Bagno di Romagna, PSC 2004, Insediamenti ed edifici del territorio rurale, 2004, Schede n. 233;
Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;
Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp;
Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf.
si trova sul sentiero CAI 235 che inizia dalla strada Ridracoli-Poggio alla Lastra e conduce alla Lama-dista circa 2 km dal rifugio Cà di Sopra,che si trova sulla sponda Est del Lago di Ridracoli.
Testo di Bruno Roba
Dal Monte Moricciona (pressi Casanova dell’Alpe) si raggiunge facilmente Pratalino tramite la rotabile sbarrata e sentiero 235, km. 1,2, deviando dalla S.F. Grigiole-Casanova dell’Alpe-Poggio alla Lastra, che si raggiunge anche tramite la S.F. Ridracoli-Passo del Vinco.
2010 - foto inviata da http://tracceinappennino.blogspot.com e qui riprodotta con il consenso dell'autore
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Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.
Nota – Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un’altra scheda.
001a/001d – Dalla vetta Monte Penna, veduta panoramica sulla Valle di Ridràcoli e particolareggiata sul Monte Cerviaia dove, sulle pendici del Cerviaia e la sella con il Monte Palestrina, (proprio al centro dell’ultima foto) si trova Pratalino (26/01/12 - 17/10/13 – 13/01/16).
001e – 001f – Dal confine della Riserva di Sasso Fratino, sulla Giogana presso Poggio Scali, vedute dell’invaso all’altezza di Ca di Sopra e del versante del Monte Cerviaia inciso dal Fossone dove tra l’innevamento spiccano gli impianti restaurativi di pinacee tra le quali, sul crinale alle pendici del Cerviaia, si situa Pratalino (5/02/11 – 9/03/11).
001g – 001h – 001i - Dai pressi di S. Paolo in Alpe, oltre il crinale di Poggio della Gallona emerge la dorsale con i Monti Cerviaia e Palestrina (che si confonde con il lontano profilo del crinale di Casanova dell’Alpe) e, nel particolare (al centro della foto), sulle pendici del Cerviaia si nota la selletta di Pratalino (24/10/18).
001l - 001m – 001n - Da Ronco dei Preti si hanno vedute frontali alle valli che incidono il versante lacustre del Monte Cerviaia, ovvero del Fosso del Fontanone e del Fossone, con particolare di quest’ultima, coronata dalla sella tra i MM. Cerviaia e Palestrina (24/10/18).
001o/001r - Da Poggio della Gallona altra veduta verso il Monte Cerviaia e la valle del Fossone coronata dalla sella tra i MM. Cerviaia e Palestrina dove si situa Pratalino (15/06/12).
001s – 001t – 001u – Prima da Maestà di Valdora, presso Casanova dell’Alpe sul contrafforte che si è distaccato da Poggio allo Spillo, veduta del versante orientale del complesso del M. Cerviaia che delimita la valle del Fosso Rogheta, di cui si scorge però solo il M. Palestrina e la sella verso il Cerviaia, quindi più a valle, dai pressi di Valdora, si aprono limitati scorci anche verso la vetta del Cerviaia e le sue pendici con il sito di Pratalino, al centro dell’ultima foto (27/06/12 - 3/07/14).
002a - Schema da cartografia moderna con gli insediamenti esistenti o scomparsi in evidenza.
002b – Mappa schematica dedotta da cartografia storica di inizio XX sec. evidenziante reticolo idrografico, infrastrutture e insediamenti, oltre che la superficie del futuro invaso; la toponomastica riprende anche nella scrittura quella originale. Nota: nella mappa originale a quota inferiore rispetto a La Casetta era presente un altro fabbricato oggi scomparso, inoltre il toponimo era erroneamente trascritto accanto al fabbricato di Verghereto.
002c – 002d - Mappa schematica dedotta da cartografia storica di inizio XIX sec. evidenziante reticolo idrografico, infrastrutture e insediamenti (la toponomastica riprende anche nella scrittura quella originale) e schemi degli insediamenti del bacino idrografico del tratto del Bidente divenuto lago.
002e – Particolare della mappa del 1637 con il Ponte a Ripicchione, posto subito a valle della confluenza del Fossato del Ciregiolo (oggi Fosso del Molinuzzo) nel fiume, quindi proprio nel luogo dove oggi sorge la diga (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 20, cit. e, a colori, A. Bottacci, 2009, p. 31, cit.).
002f/002u – I ruderi di Pratalino alle pendici del Cerviaia (19/07/16 – 16/10/16 - 28/08/18 – 24/09/19).
002v – 002z – La pista di crinale presso Pratalino, rimodernamento dell’antica Strada che dal Pontino va alla Casanova (19/07/16).
003a – Collage dal PSC del Comune di Bagno di Romagna con lo stato del fabbricato all’inizio del XXI sec.
004a/004e – La Croce di Pratalino è stata oggetto di un ottimo restauro filologico che consente la riconoscibilità dell’intervento, con salvaguardia ed evidenziazione dell’originale basamento crucifero (19/07/16 – 28/08/18).
005a/005d – La Maestà della Chiesaccia, posta sull’antica Strada che dal Pontino va alla Casanova, di cui rimangono scarse tracce, è stata restaurata con inserimento di una facciatina di mattoni rifiniti in modo da simulare un bugnato liscio che, benché ben riconoscibile e differenziato dal contesto, non pare conservare alcuna memoria dello stato originario, così come dell’antico toponimo ora divenuto Madonna Greca (19/07/16 – 16/10/16).