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Monte Roncacci

inserita da Appenninoromagnolo.it
Tipo : monte
Altezza mt. : 916
Coordinate WGS84: 43 50' 52" N , 11 53' 02" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Rilievo che si trova sulla sinistra orografica del Bidente di Pietrapazza, raggiungibile per sentiero non segnato che, dalla sterrata di Pietrapazza nei pressi di Cà Pasquino, transita per Cà dei Maestri e Cà di Giorgio.

Testo di Bruno Roba (24/06/2022) - Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto di Spartiacque Appenninico compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico.

La valle del Fiume Bidente di Pietrapazza riguarda il ramo più orientale del Bidente delimitato: ad Ovest, da un primo tratto del contrafforte secondario che, distaccatosi da Poggio allo Spillo, va a concludersi con il Raggio della Rondinaia; ad Est da un primo tratto del contrafforte principale che si stacca da Cima del Termine diretto verso Cesena. La sua testata si sviluppa tra il Passo della Crocina e la vetta minore di Cima del Termine, estendendosi, ad Ovest, al tratto del contrafforte secondario compreso tra Poggio allo Spillo e Poggio della Bertesca, ad Est, al tratto del contrafforte principale, le Rivolte, compreso tra Cima del Termine ed il Crinale o Raggio del Finocchio; quest’ultimo, staccandosi presso la sella di Prato ai Grilli (che precede il Poggiaccio), prima converge verso l’Eremo Nuovo quindi segue il Bidente fino a Pietrapazza sempre più affilato per la confluenza con il Fosso di Rio d'Olmo. Completa la delimitazione del sistema vallivo l’ulteriore convergenza delle dorsali generate dagli opposti contrafforti. Da un versante provengono le dorsali che si staccano dai Monti Moricciona e La Rocca, dall’altro versante provengono la dorsale che si distacca dal Monte Càrpano e quella, rilevante, che dal Monte Castelluccio si dirige verso il Monte Casaccia terminando con il Monte Riccio (dove, strategicamente collocato, il Castrum montis Riccioli, almeno già dal 1321 sorvegliava ogni transito - ne restano vaghe tracce: «Anche sopra la via che va a Strabatenza, presso la località detta Ca’ di Veroli, ove dimora tuttora un ramo della famiglia Bardi, lassù rifugiatasi, fra i monti più alti, ai tempi delle famose contese medioevali, vedonsi i muri imponenti di un vecchio maniero, e quel luogo dicesi Montericcio» (D. Mambrini, 1935 – XIII, p. 279, cit.). Qui, presso la confluenza dei Fossi di Strabatenza e Trappisa nel Bidente, a ridosso di Pian del Ponte, la Valle di Pietrapazza si restringe quasi a chiudersi creando una discontinuità con quella di Strabatenza, così rendendo possibile una specifica identità geo-morfologica. A valle dell’improvvidamente demolito ma mai idealmente rimosso villaggio di Strabatenza, pur senza soluzione di continuità morfologica, si modifica l’idronimo e il Bidente di Pietrapazza diviene di Strabatenza laddove confluisce il Fosso delle Cannetole, avente origine dalla piega tra i Monti La Rocca e Marino.

La morfologia dei rilievi di cresta, piuttosto sottile, non prosegue con regolarità tendendo anzi a rialzarsi con frequenti picchi, a volte in forma di tozze piramidi. Ogni rilievo spesso costituisce un nodo montano, dove a volte il contrafforte compie notevoli declinazioni di quota e orientamento e da cui si diramano ulteriori dorsali di vario sviluppo e consistenza geomorfologica, digradanti verso i fondivalle e caratterizzate da una spiccata asimmetria dei versanti per la diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo. Questo aspetto si ripete con notevole parallelismo in tutti i contrafforti in coincidenza con i nodi montani ed è significante tettonicamente, ovvero nella disposizione delle rocce e loro modalità di corrugamento e assestamento. 

Nello specifico, dal versante orientale dal versante orientale del contrafforte secondario successivo al Crinale della Bertesca, superata la sella tra il Paretaio Siepe dell’Orso (che mette in comunicazione le valli di Ridràcoli e Pietrapazza), si genera una biforcazione. Mentre il contrafforte prosegue a Nord rialzandosi con il picco di Croce di Romiceto, dal modesto rilievo posto dietro Siepe dell’Orso, forse anticamente detto Monte Valprandola, si staccano due dorsali che prima divergono poi seguitano parallele sul Nord-Est racchiudendo i bacini idrografici dei Fossi del Vallone e dei Poderini e del Fosso di Cà dei Maestri, avente origine dalla confluenza dei primi due. La dorsale più meridionale, che si sviluppa fino al Bidente subito a monte di Pietrapazza (dove incontra l'opposto Crinale delle Graticce), già detta Raggio di Valprandola, la parte alta, e Raggio da Rignuno o Rignuni, ovvero di Rignone, il tratto inferiore, divide a Sud dal sistema vallivo del Fosso Fondo Rignone. La dorsale più settentrionale, anticamente detta La Balza o Raggio della Balza, comprendente il Monte Roncacci, divide a Nord dalla valle del Fosso del Trogo, andando principalmente a terminare sul Bidente prima de La Cortina, laddove, all’altezza del Monte Casaccia, incontra l’opposta dorsale proveniente dal Monte Castelluccio. Una dorsale minore compresa tra esse, già detta Raggio del Valone, ovvero del Vallone, separa le valli dei Fossi del Vallone e dei Poderini. Dal Monte Roncacci, costituente nodo montano, si generano due opposte dorsali minori: quella volta Sud-Est chiude la confluenza di detti fossi definendo il punto di origine del Fosso di Cà dei Maestri (idronimo antico, oggi a volte detto di Cà di Giorgio, ma questo è un suo affluente), mentre da un picco di poco successivo, dove la dorsale principale si sfrangia verso il Bidente, si genera a 90° SE la cresta che (andando ad incontrare l’opposto Raggio di Rignone) chiude il bacino idrografico, laddove ospita l’insediamento di Cà dei Maestri. Se l’oronimo Roncacci è una probabile formazione del XIX secolo (compare nella Carta d’Italia I.G.M. del 1894), anticamente tale picco non pare avesse preminenza identificativa nel Raggio della Balza (coincide il significato toponomastico), mentre l’oronimo Monte Valprandola che, in base alle ricerche archivistiche di C. Bignami e A. Boattini (2018, cit.), corrisponderebbe al rilevo maggiore (posto dietro Siepe dell’Orso) da cui si staccano i “raggi” della Balza e di Valprandola, è oggi del tutto desueto, come l’altra toponomastica remota.

L’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio: «[…] in antico i movimenti delle popolazioni non avvenivano “lungo le valli dei fiumi, […] bensì lungo i crinali, e […] una unità territoriale non poteva essere una valle (se non nelle Alpi) bensì un sistema montuoso o collinare. […] erano unità territoriali il Pratomagno da un lato e l’Appennino dall’altro. È del tutto probabile che in epoca pre-etrusca esistessero due popolazioni diverse, una sul Pratomagno e i suoi contrafforti e un’altra sull’Appennino e i suoi contrafforti, e che queste si confrontassero sulle sponde opposte dell’Arno […].» (G. Caselli, 2009, p. 50, cit.). Già nel paleolitico (tra un milione e centomila anni fa) garantiva un’ampia rete di percorsi naturali che permetteva ai primi frequentatori di muoversi e di orientarsi con sicurezza senza richiedere opere artificiali. Nell’eneolitico (che perdura fino al 1900-1800 a.C.) i ritrovamenti di armi di offesa (accette, punte di freccia, martelli, asce) attestano una frequentazione a scopo di caccia o conflitti tra popolazioni di agricoltori già insediati (tra cui Campigna, con ritrovamenti isolati di epoca umbro-etrusca, Rio Salso e S. Paolo in Alpe, anche con ritrovamenti di sepolture). In epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Successivamente, sul finire del periodo, si ha una rinascita delle aree di fondovalle con un recupero ed una gerarchizzazione infrastrutturale con l’individuazione delle vie Maestre, pur mantenendo grande vitalità le grandi traversate appenniniche ed i brevi percorsi di crinale. Il quadro territoriale più omogeneo conseguente al consolidarsi del nuovo assetto politico-amministrativo cinquecentesco vede gli assi viari principali, di fondovalle e transappenninici, sottoposti ad intensi interventi di costruzione o ripristino delle opere artificiali cui segue, nei secoli successivi, l’utilizzo integrale del territorio a fini agronomici alla progressiva conquista delle zone boscate. 

Al Giogo, come genericamente era detta la via sullo Spartiacque Appenninico, poi Via Sopra la Giogana o semplicemente la Giogana, si giungeva anche tramite il Passo della Crocina (anticamente Crocina di Bagno e Croce di Guagno o Guagnio) grazie all’antica Via Maestra che vien dall’Eremo, toponomastica che si ritrova in una mappa del 1637 oltre che contenuta in una relazione del 1663: «[…] si venne per la strada del Poggio tra la Bertesca e Valdoria et il Pozzone et arrivati alla Croce di Guagnio e pigliato il Giogo tra il confino de reverendi padri di Camaldoli e l’Opera di Santa Maria del Fiore si seguitò detta giogana […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 315, cit.). Nel Catasto Toscano detta via maestra si trova per un tratto riclassificata Strada che dal Sacro Eremo va a Romiceto, quindi era detta Strada Maestra di S. Sofia  fino Casanova dell’Alpe verso Sud, e Strada che dalla Casanova va a Santa Sofia in riferimento al tratto Nord compreso tra la Ripa di Ripastretta e il Passo del Vinco: esso interessava il Monte La Rocca e raggiungeva il Passo della Colla, aggirava i Monti Pezzoli e Marino sul versante SE e scendeva a Poggio alla Lastra divenendo di fondovalle fino a S.Sofia. Tra il XIX secolo e la prima metà del XX si assiste alla completa ri-organizzazione della viabilità locale e di crinale, che culminerà con la classificazione delle Mulattiere colleganti anche trasversalmente le vallate collaterali, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte di esse, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli (alcune strade forestali verranno realizzate solo al termine del ventennio successivo). Il vecchio tracciato di fondovalle della Mulattiera del Bidente iniziava al Ponte di Cà Morelli, sul ramo fluviale di Strabatenza, in collegamento con il tracciato della Traversa di Romagna per Bagno, e correva vicino al fiume, attraversandolo spesso tramite numerosi ponti alla ricerca della situazione orografica più favorevole. A Pian del Ponte – la Bottega, c.d. «[…] per l’appalto di generi vari e di monopolio che v’era.» (G. Marcuccini, Le valli alte del Bidente: un cammino nella memoria, in: G.L. Corradi, a cura di, 1992, p. 120, cit.), dove si trova un sistema di ponti antichi e moderni (Ponte del Faggio) e due cippi segnalano l’incrocio con la Mulattiera di Ridràcoli, iniziava il tratto intermedio Ponte Bottega-Pietrapazza della mulattiera di fondovalle e una colonnina indicava la deviazione relativa al tratto Rio Salso-S. Piero in Bagno. Sulle pietre cantonali delle case era incisa la distanza in km intercorrente in direzione Pietrapazza (p.es.: a Cetoraia km 0,610 fino a Campo di Sopra e qui km 1,200 fino a Cà Micheloni). Il Ponte Bottega o di Strabatenza in pietrame ad arco a tutto sesto, posto all’inizio della Mulattiera di Casanova (insieme alla Casina del Ponte che ne osserva il transito costituisce un interessante scorcio paesaggistico) si può considerare il primo sul Bidente di Pietrapazza. Il Ponte al Mulino alle Cortine, in ferro ad una campata su pile in pietrame e tavolato ligneo collegava  le due mulattiere citate all’altezza di Cetoraia. Sotto Cà di Pasquino un vecchio ponte detto al Mulino alle Graticce, in legno ad una campata su spalle in pietrame, eseguito secondo una tecnica costruttiva che doveva essere molto comune nell’area del Bidente (tra l’altro si trova codificata in una relazione di quell’epoca del comune di Bagno di Romagna), costituita da tre tronchi poggianti su pile laterali in pietrame a secco, tavolato protetto da un manto di pietrisco e parapetto in legno, attraversa ancora il fiume percorso dalla mulattiera per Cà dei Maestri/M. Roncacci ma è ormai intransitabile. Era di collegamento con la mulattiera in sx idrografica, nel catasto moderno detta Strada Vicinale Cà dei Conti-Cà di Pasquino. Su di essa si innesta la mulattiera Cà dei Maestri/M. Roncacci che attraversava il Fosso di Cà dei Maestri in prossimità della confluenza nel Bidente, laddove i resti di un ponticello mostrano ancora la modesta tecnica costruttiva delle passerelle costituite da una o due travi accostate senza parapetto su spalle in pietra, nel catasto moderno detta Strada Vicinale Siepe dell’Orso-Cà di Giorgio-Cà dei Maestri.

Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

AA.VV., Il popolo di Pietrapazza, C.C.I.A.A. di Forlì, Cooperativa culturale Re Medello, Forlì 1989;

C. Bignami, A. Boattini, La Gente di Pietrapazza, Monti editore, Cesena 2018;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e Figlio, Bagno di Romagna, 1935 – XIII;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;

Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba – Il Monte Roncacci è raggiungibile da Siepe dell’Orso, tramite le S.F. Ridràcoli-Passo del Vinco e S.F. Grigiole-Casanova dell'Alpe-Poggio alla Lastra, percorrendo circa 1,1 km di pista e sentiero di crinale. È pure raggiungibile tramite la S.F. Poggio alla Lastra-Pietrapazza, sterrata transitabile di circa 10 km, percorrendo circa 1,5 km della ripida mulattiera che si distacca all’altezza di Cà di Pasquino (posto a 650 m da Pietrapazza) da un ponticello sul Bidente non transitabile. Per esperti.

foto/descrizione :


foto del 2011 inviata da http://tracceinappennino.blogspot.com e qui riprodotta su segnalazione dell'autore

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Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.

Nota – Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un’altra scheda.

00a1/00a7 – Dal Monte Piano, sul contrafforte principale che si stacca da Cima del Termine, panoramica del pressoché intero contrafforte secondario, che, staccandosi dallo Spartiacque Appenninico a Poggio allo Spillo, si scorge fino a Monte Pezzoli, con vedute ravvicinate (ed indice fotografico) dell'assetto morfologico del bacino idrografico dei Fossi Vallone-Poderini-Cà dei Maestri, con particolare del Monte Roncacci (1/10/12).

00b1/00b5 – Dal Monte Castelluccio, risalendo il contrafforte principale, le vedute sono più ravvicinate e più in profondità rispetto agli assetti vallivi, con particolare di Cà di Giorgio (27/11/11 – 1/10/12 – 26/04/22).

00c1/00c7 – Dal Poggiaccio, risalendo ulteriormente il contrafforte principale, si nota la sequenza dei crinali ed il profilo del Monte Roncacci (3/10/11 – 15/11/11).

00d1 - 00d2 - Dal versante insediativo delle Graticce, pressi Cà di Mengaglia, vedute della valle del Bidente che prosegue stretta oltre Pietrapazza e dell’impervio versante in sx idrografica dove si erge il Monte Roncacci (19/04/18).

00d3 - 00d4 – Dal Crinale delle Graticce, a monte del Pianaccio, le vedute si approssimano al Monte Roncacci mentre si scorgono appena i resti di Cà dei Maestri e i ruderi di Cà di Giorgio e Petrella, su un crinaletto in p.p. (23/03/22).

 

00e1 – 00e2 – Dalla Mulattiera di Casanova, sent.211, presso le Fiurle, scorci del Monte Roncacci (29/10/16).

00e3 - 00e6 – Da oltre il ramo principale del Fosso del Trogo, vedute del versante nord-occidentale del Monte Roncacci (27/07/20).

00f1 – Elaborazione di vista satellitare dell’ultimo tratto in sx idrografica della valle del Bidente di Pietrapazza.

 

00f2 – Schema cartografico della parte terminale della valle del Bidente di Pietrapazza, con evidenziazione della morfologia delle dorsali che vi convergono.

00f3 – 00f4 - Schemi cartografici dei bacini idrografici in sx del tratto finale del Bidente di Pietrapazza e del Monte Roncacci.

00f5 - Schema da cartografia della prima metà del ‘900, precedente alla realizzazione della viabilità moderna.

00f6 - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, evidenziava esclusivamente i tracciati viari di crinale che da S.Sofia raggiungevano lo Spartiacque Appenninico, il tracciato di fondovalle S.Sofia-Poggio alla Lastra che poi si riconnetteva al tracciato di crinale ed il tracciato trasversale che collegava i Passi della Bertesca e di Monte Càrpano transitando da Pietrapazza. La toponomastica riprende, anche nella grafica, quella originale; integrazioni in corsivo moderno a fini orientativi.

00f7 – Schema del sistema viario storico principale al XIX secolo, su base cartografica dei primi decenni del XX secolo, che, prima della realizzazione dell’invaso di Ridràcoli e della viabilità provinciale interna, venne integrato con il sistema delle mulattiere.  

00g1/00g9 – Dal Raggio di Valprandola, vedute del Raggio della Balza e del Monte Roncacci (8/09/20).

00g10 – 00g11 – Dalla valle del Fosso dei Poderini, scorci del Monte Roncacci (8/09/20).

00h1/00h4 – Dal Raggio della Balza, vedute verso il Monte Roncacci (5/10/16 – 4/11/16).

00i1/00i4 – Vedute del crinale orientale del Monte Roncacci (5/10/16 – 8/09/20).

00l1/00l7 – Vedute della cresta di vetta del Monte Roncacci (8/09/20).

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