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Pratovecchio

inserita da Appenninoromagnolo.it
Tipo : rudere
Altezza mt. : 840
Coordinate WGS84: 43 51' 45" N , 11 49' 28" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Il ronco di Pratovecchio era insediato a cavallo del crinale di Poggio della Gallona o alla Gallona, contrafforte minore dell’alto bacino idrografico del Bidente di Ridràcoli, dove si è configurata, in rapporto alla morfologia del sito, un’ampia prateria di crinale. Dei ruderi rimangono solo accumuli del pietrame e legname di costruzione in due distinti siti poco distanziati. L’interesse storico-culturale e/o testimoniale è di rilievo anche toponomastico in considerazione della fusione di termini legati all’aspetto vegetazionale del luogo e alla temporalità dell’insediamento. Nel catasto ottocentesco era riportato come Poggio a Pratovecchio.

Testo di Bruno Roba (28/08/2019- Agg. 10/10/2023)

Pratovecchio: Comune Santa Sofia – Poggio a Pratovecchio: Comune Bagno di Romagna

La Valle del Fosso del Ciriegiolone costituisce la ramificazione più elevata di un bacino idrografico omogeneo convergente nel Fosso del Molinuzzo, importante sistema torrentizio che diviene braccio lacustre mentre storicamente si univa con il Fiume Bidente di Ridràcoli proprio sul sito della diga. Sull’asse torrentizio di fondovalle, costituito dalla sequenza dei fossi Ciriegiolone-Aiaccia-Molinuzzo, convergono le valli del Fosso delle Pozzacchere e del Fosso del Ciriegiolone sviluppate e aperte a ventaglio nel versante che si attesta sul contrafforte tra il Monte GrossoPoggio CapanninaPoggio della Serra e la dorsale che da esso si distacca, e l’adiacente valle del Fosso del Raggio, o Rio Fossati, che mantiene una maggiore autonomia morfologica nel suo attestarsi sul contrafforte tra il Monte Grosso e l’Altopiano di S. Paolo in Alpe. L’ampiezza costante caratterizza l’opposto versante, delimitato da quella lunga ed arcuata dorsale che si stacca da Poggio della Serra per concludersi con Poggio della Gallona, quando precipita oggi verso la diga con un appuntito sprone. L’asimmetria è confermata anche dall’aspetto geomorfologico e vegetazionale, con vasti prati-pascoli e sparse aree denudate ed in erosione di là, pendii più ripidi e boscosi di qua. L’area dei prati-pascoli è quella che ospitava gli insediamenti maggiormente collegati al pascolo brado, ancora oggi praticato stagionalmente nei suoi vasti e dolci pendii, ma anche nel fondovalle e nel versante opposto, benché più impervio, si trovavano insediamenti che si spingevano fino al crinale.

Per l’inquadramento territoriale v. schede Valle del Bidente di RidràcoliFossi del Ciriegiolone, delle Pozzacchere dell’Aiaccia, del Molinuzzo, del Raggio o Rio Fossati.

La prima cartografia storica, ovvero il dettagliato Catasto Toscano (1826-34 – scala 1:5000), la schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia (1830-40 – scala 1:40.000), le prime edizioni della Carta d’Italia dell’I.G.M. (1893-94 – scala 1:50.000; 1937 – scala 1:25.000), consente di conoscere il tracciato della viabilità antica che raggiungeva Ridràcoli. Attraversato il Bidente di Corniolo presso Isola, con il Ponte dell'Isola, sul luogo del ponte odierno, essa si manteneva in sx idrografica risalendo subito a mezzacosta fino a raggiungere Biserno, per quindi ridiscendere nel fondovalle del borgo, dove si concludeva con un lungo rettilineo al cui termine si trovava Il Ponte di Ridràcoli. Tale viabilità, anonima nelle mappe citate, verrà poi denominata Strada Comunale Ridràcoli-Biserno e Strada Comunale Isola-Biserno; solo in occasione dei lavori di costruzione dell’invaso quest’ultima verrà ristrutturata e ampliata diventando parte della S.P. n.112.

Vari itinerari trasversali collegavano le vallate adiacenti, principalmente dipartendosi dal baricentro militare-residenziale del Castello di Ridràcoli (nel 1216 è documentato come Castrum Ridiracoli un villaggio fortificato che, secondo la Descriptio Romandiole del 1371, raggiungeva appena 6 focularia) e dai nuclei economico e religioso del ponte e della chiesa (una villam Ridraculi cum omnibus ecclesiis è documentata già dal 1213), dialetticamente separati in base alla morfologia del luogo, determinata dalla fitta sequenza delle anse fluviali. Dal Castello partiva la Strada che dal Castello di Ridracoli conduce alla Chiesa della Casanova, risalente la Valle dei Tagli ed imperniata su Casanova dell’Alpe (su una pietra cantonale della chiesa sono ancora leggibili le distanze chilometriche – evidentemente non più valide - km 12,358 per Bagno e km 5,933 per Ridràcoli); costituiva parte della successiva Mulattiera Ridràcoli-Bagno. Dal Ponte di Ridràcoli partiva la Strada che da Ridracoli va al Poggio alla Lastra, che, superata la chiesa, risaliva la Valle del Corneta, parte della successiva e rinomata Mulattiera di Ridràcoli diretta a Santa Sofia tramite Strabatenza. Entrambe le mulattiere incrociavano sul crinale la Strada Maestra di S. Sofia o Strada che dalla Casanova va a Santa Sofia, la prima presso il Monte Moricciona, la seconda sul Passo della Colla, posto sulla Colla del Monte interposta tra i Monti Marino e La Rocca. Molto note e ancora riportate come tali nella cartografia moderna, negli anni ’50 alle estremità delle mulattiere vennero installati dei cippi stradali riportanti la rispettiva denominazione, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; rimasero localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, infatti le odierne strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo.

In questo contesto storico-geografico, tra le alte valli bidentine quella di Ridràcoli è quella che meno ha subito il fenomeno dell’abbandono grazie alle caratteristiche ambientali e climatiche più favorevoli della sua parte meno elevata. Il borgo principale, posto nel baricentro sia geografico sia del sistema insediativo, è quello più noto e frequentato e la frazione di Biserno è quella più abitata, ma le parti delle vallecole laterali più profonde e difficilmente raggiungibili sono trascurate e molti fabbricati oggi sono in stato di abbandono o ridotti a rudere o scomparsi, con vari casi di ristrutturazione interrotta, ma non fanno eccezione neanche le valli meglio infrastrutturate che, se hanno evitato il completo abbandono dei poderi, hanno scarsamente contribuito al riutilizzo dei rispettivi insediamenti, in prevalenza abbandonati o, al più, riutilizzati a fini turistici.

La Valle del Ciriegiolone e sue diramazioni erano raggiunte dalla mulattiera che collegava con Ridràcoli tramite il Ponte a Ripicchione, documentato da una mappa del 1637 allegata ad una relazione del 1710 del provveditore dell’Opera del Duomo di Firenze (riproduzioni della mappa si trovano in A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 20, cit. e, l’originale a colori, in A. Bottacci, 2009, p. 31, cit.). Erano abitate fin dal XVII secolo nelle parti più remote, anch’esse documentate dalla mappa del 1637, dove sono rappresentati alcuni insediamenti. La viabilità principale di fondovalle, nel suo sviluppo storico, tuttavia non raggiungeva gli insediamenti più distanti, invece collegati alla viabilità di crinale da itinerari trasversali. Le Pozzacchere , il FossoCiriegiolinoCiriegiolone., C. Nuova e Ridondone, si trovavano nel versante più esposto a solatìo, le Celluzzeil Molinuzzo e la Casetta si trovavano nel fondovalle, Pachinola Poderina e Val di Rubbiana si trovavano nel versante più esposto a bacìo, Pratovecchio Poggio a Pratovecchio erano insediamenti di crinale, con aree poderali su entrambe le esposizioni.

Le identificazioni toponomastiche e grafiche della cartografia antica e moderna (Catasto toscanoCarta d’Italia I.G.M., N.C.T. Nuovo Catasto Terreni, C.T.R. Carta Tecnica Regionale) riguardanti i fabbricati delle valli del Ciriegiolonedelle Pozzaccheredell'Aiacciadel Raggio e del Molinuzzo si possono schematizzare come di seguito elencato:

Pozzacchere nel Catasto toscano, o le Pozzacchere nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937), o le Pozzàcchere in quella moderna, o Le Pozzacchere nel N.C.T. e nella C.T.R.;

il Fosso nel Catasto toscano, assente in tutta la restante cartografia antica e moderna;

Ciriegiolino nel Catasto toscano, o Ciriegiolino nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi, o Ciriegiolino nel N.C.T. e nella C.T.R.;

Ciriegiolone nel Catasto toscano, o Ciriegiolone nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi, o Ciriegiolone nel N.C.T. e nella C.T.R.;

Casa Nuova: assente nel Catasto toscano, o C.Nuova nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894), o assente nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in tutta la cartografia moderna;

Le Colluzze nel Catasto toscano, o le Celluzze nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna, o Le Celluzze nel N.C.T. e nella C.T.R.;

Mulinuzzo nel Catasto toscano, o il Molinuzzo nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894), o Molinuzzo nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi, o Molinuzzo nel N.C.T. e nella C.T.R.;

le Casette nel Catasto toscano, o le Casette nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi, o La Casetta nel N.C.T. e nella C.T.R.;

Poderina nel Catasto toscano, o presente ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937), o Poderina in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi accanto a un fabbricato, o La Poderina nel N.C.T. e nella C.T.R.;

Val di Rubbiana nel Catasto toscano, o Val di Rubbiana nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi, o Val di Rubbiana nel N.C.T. e nella C.T.R.;

Pachino: assente nel Catasto toscano, o presente ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937), o assente in quella moderna, nel N.C.T. e nella C.T.R.;

Ridondone nel Catasto toscano, o Ridondone nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi, o Rindondone nel N.C.T. e nella C.T.R.;

Pratovecchio nel Catasto toscano, o Pratovecchio nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894), o assente nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in quella moderna, nel N.C.T. e nella C.T.R.;

Poggio a Pratovecchio nel Catasto toscano, o Pratovecchio nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) e in quella moderna con rappresentazione del simbolo dei ruderi, o Pratovecchio nel N.C.T. e nella C.T.R.

Il lungo ed articolato sviluppo della dorsale Poggio della Serra/Poggio della Gallona che delimita la valle, nell’ultimo tratto evidenzia la morfologia piramidale di Poggio della Gallona. Esso è preceduto dal picco similare di Poggio di Pratovecchio costituente la separazione morfologica dei due insediamenti di Pratovecchio Poggio a Pratovecchio, detti anche Poggio a Pratovecchio di là e Poggio a Pratovecchio di qua. La differenziazione si manifestava non solo per toponomastica ma anche dal punto di vista amministrativo, costituendo già allora il crinale linea di confine: Pratovecchio (rappresentato solo nella cartografia del XIX secolo) in base al Catasto toscano apparteneva al Popolo di S. Paolo e ricadeva nella Comunità di S. Sofia “di S. Paolo in Alpi e Mulinuzzo”, Poggio a Pratovecchio (oggi noto come Pratovecchio e ancora rappresentato nella moderna cartografia regionale come fabbricato esistente), sempre in base al catasto ottocentesco, apparteneva al Popolo di Paganico e ricadeva nella Comunità di Bagno “della LAMA”. Detto confine oggi intercorre tra i Comuni di S. Sofia e Bagno di Romagna.

Il luogo è documentato nel 1510 in un verbale dell’Opera del Duomo di Firenze in riferimento ad una capanna eseguita abusivamente: «[…] far buon viso a cattivo gioco […] visto […] come certi uomini di Radiracoli […] sono entrati in […] luogo detto pendice del Poggio di Pratovecchio dove […] hanno roncato e disboscato da più anni […] detti operai […] quivi hanno fatto alcuna capanna et habitatione per loro uso. […] Et essendo necessario provvedere […]. Che per virtù della presente provvisione, ogni casa o capanna, dissodamento, sementa, commodo et utilità […] siano incorporati e ridotti nel dominio, proprietà, uso e possessione dell’Opera […]. Che detti poderi e ronchi si debbino terminare e confinare […]. che detti operai habbino autorità di poter locare e concedere in affitto detti poderi […] per più tempo che cinque anni per volta.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 147-148, cit.). Al 1631 risale la prima datazione del podere e quindi del fabbricato colonico, come di seguito documentato nel 1637 e dalla citata mappa dello stesso anno: «1637 – Nota dei capi dei beni che l’opera è solita tenere allivellati in Romagna e Casentino e sono notati col medesimo ordine col quale fu di essi fatta menzione nella visita generale che ne fu fatta l’anno 1631: […] Comune del Corniolo, nel Popolo della Pieve di S. Pietro al Corniolo: […] 34) Poggio di Pratovecchio, podere tenuto da Ottavio Capacci […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 408, 410, cit.). Successivamente è documentato in un verbale del 1677: «[…] li poderi di Romagna appresso notati cioè […] Poggio di Pratovecchio che tiene a linea Andrea Piero Tozzi […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 329, cit.). Da una relazione del 1751 sullo stato dei poderi dell’Opera si apprende: «[…] 8) Podere di PRATOVECCHIO o POGGIO A PRATOVECCHIO tenuto in affitto da Francesco di Lazzero Checcacci. Questo è un piccolo poderetto composto anco di terre poco buone che torna nel poggio superiore al podere di Botriali molto sottoposto a venti e per ciò quella casa soffre maggior danno delle altre.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977 , p. 435, cit.). Nel 1789, da una relazione sui canoni da stabilirsi, risulta che i: «I soli poderi […] Poggio di Pratovecchio […] potrebbero allinearsi e vendersi […] ma sono ridotti in tal cattivo stato dai passati affittuari […] e le case e stalle e capanne si trovano in stato rovinoso perché non si hanno fatti gli annuali risarcimenti dal 1730 […] non si troverebbero oblatori in compra […]. Sono del parere […] vadino riconfermati nell’affitto […] con nuovi patti e condizioni da rimettere in buono stato case e poderi ed alla scadenza dell’affitto allora migliorati si potrà prendere la risoluzione più utile e conveniente sopra i medesimi cioè di venderli o di allivellarli o in affitti.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 441-442, cit.). Nell’Archivio dell’Opera si trova una documentazione non datata, comunque di fine ‘700, contenente una descrizione delle case rurali dei poderi di appartenenza, tra cui la «[…] Casa del podere di Poggio di Pratovecchio: […] Piano a palco – Ha l’ingresso per mezzo di una scala esterna a un lato della quale vi è una loggetta con il forno e sotto lo stabbiolo per il maiale. La prima stanza contiene il camino ed è in soffitta, da questa si passa in altra pure in soffitta.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 448, cit.). Nel Contratto livellario stipulato nel 1818 tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli si trova un’ulteriore descrizione del podere: «Comunità di Bagno […]. Tutta questa tenuta […] è composta dai seguenti terreni cioè […] 21° Podere denominato Poggio di Pratovecchio […] con casa da lavoratore composta di numero sei stanze da cielo a terra compresoci stalle e capanne, forno, tutto in cattivo stato. […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 473-474, cit.). Sciolto d’imperio il contratto del 1818 per inadempienze nell’applicazione di un rigoroso regime forestale ai possedimenti dell’Opera, nel 1840 il Granduca fece stipulare un nuovo Contratto livellario con il Monastero di Camaldoli, così si trova un’ulteriore, ed ora estremamente precisa, descrizione dei poderi da cui ormai risulta l’abbandono di Pratovecchio«N. 7 - Podere dei Botriali, posto in comunità di Bagno e nel popolo di San Paolo in Alpe lavorato dalla famiglia colonica di Stefano Milanesi. A questo è stato recentemente riunito il piccolo podere detto Poggio di Pratovecchio per cui attualmente compongono un solo ed unico podere. Fabbricati colonici. […] La fabbrichetta già attenente al podere del Poggio di Pratovecchio situata sul vertice di un poggio di detto nome, ed in stato di assoluta rovina, si compone al terreno di tre stanze con ingresso esterno destinate per stalle e nel piano superiore con eguale numero che una cucina una ad uso di camera e l’altra capanna.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 498, 516-517, cit.).

Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alle schede toponomastiche relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.

N.B.: - L’Opera del Duomo di Firenze, dopo la presa in possesso delle selve “di Casentino e di Romagna”, aveva costatato che sia nei vari appezzamenti di terra lavorativa distribuiti in vari luoghi e dati in affitto o enfiteusi sia altrove si manifestavano numerosi disboscamenti (roncamenti) non autorizzati. Desiderando evitare nuovi insediamenti, dalla fine del 1510 intervenne decidendo di congelare e confinare gli interventi fatti, stabilendo di espropriare e incorporare ogni opera e costruzione eseguita e concedere solo affitti quinquennali. I nuovi confinamenti vennero raccolti nel “Libro dei livelli e regognizioni livellarie in effetti” che, dal 1545 al 1626 così costituisce l’elenco più completo ed antico disponibile. Altri elenchi e documenti utili si sono susseguiti nei secoli seguenti, fino ai contratti enfiteutici del 1818 e del 1840 con il Monastero di Camaldoli, contenenti una precisa descrizione dei confini e delle proprietà dell’Opera.

- Negli scorsi anni ’70, a seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, tra cui CasettaCiriegioloneLe CelluzzePoderinaPozzacchereRidondone Val di Rubbiana, divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, senza successo. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto di pubblicazione specifica.

- In base alle note tecniche dell’I.G.M. se in luogo dell’anteposta l’abbreviazione “C.”, che presumibilmente compare quando si è manifestata l’esigenza di precisare la funzione abitativa, viene preferito il troncamento “Ca” deve essere scritto senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo.

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

C. Bignami, A. Boattini, La gente di Ridràcoli, Monti editore, Cesena 2022;

C. Bignami (a cura di), Il popolo di Ridracoli, NUOVA GRAFICA snc, Santa Sofia 1995;

A. Bottacci, La Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, 1959-2009, 50 anni di conservazione della biodiversità, Corpo Forestale dello Stato, Ufficio territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio, Pratovecchio, 2009;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;

M. Foschi, P. Tamburini, (a cura di), Il patrimonio edilizio nel Demanio forestale. Analisi e criteri per il programma di recupero, Regione Emilia-Romagna A.R.F., Bologna 1979;

A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Parco nazionale delle foreste casentinesi. Carta dei sentieri 1:25.000, N.20, Monti editore, 2019;

Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf;

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba - Raggiunto Campominacci, percorrendo circa 3,9 km della rotabile S.F. S. Paolo in Alpe-La Lama, chiusa da una sbarra presso S. Paolo, e poco dopo uno strettissimo tornante, imboccando un’ampia pista sotto strada (asportato il segnavia segnaletico) che in 100 m conduce al fabbricato, si può raggiungere Poggio a Pratovecchio raggiungendo tramite il sentiero di crinale per Poggio della Gallona, in tutto circa 5,6 km dalla sbarra. Il tracciato è riportato nella cartografia sentieristica.

foto/descrizione :


foto inviata da http://tracceinappennino.blogspot.com e qui riprodotta su segnalazione dell'autore


Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.

001a – 001b – 001c - Dal Monte Penna, veduta panoramica sulla Valle di Ridràcoli, dove il contrafforte costituisce testata da cui si staccano le dorsali che delimitano il sistema vallivo afferente all’invaso; nell’ultimo particolare si evidenzia il tratto finale compreso da i Poggi di Pratovecchio e della Gallona (7/02/11 – 13/01/16).

001d – 001e – 001f - Dal varco del Canale del Pentolino, presso Poggio Scali, sono possibili queste uniche vedute dalla Giogana della dorsale da Poggio della Serra a Poggio della Gallona, laddove la contrazione prospettica ne evidenzia la complessità morfologica; nel particolare finale il tratto tra i Poggi di Pratovecchio e della Gallona (20/08/19).

001g/001o – Dai pressi di S. Paolo in Alpe, vedute della parte della valle del Rio Fossati che in fondo appare chiusa dalla dorsale di Poggio della Gallona dove spiccano i prati di Pratovecchio  (25/04/18 - 24/10/18 – 21/11/18).

001p/001t - Da Poggio Capannina, vedute del sistema vallivo delimitato in dx idrografica dalla lunga ed arcuata dorsale Poggio della Serra/Poggio della Gallona con particolari dell’ultimo tratto Poggio di Pratovecchio/Poggio della Gallona (2/06/18).

001u – 001v – 001z - Dalla S.Vic.le S. Paolo in Alpe-La Lama, vedute del tratto finale della dorsale di Poggio della Gallona dove spiccano i prati di Pratovecchio (31/03/12 - 15/06/12).

002a/002g – Dal Crinale della Vacca, vedute del tratto finale della dorsale tra i Poggi della Gallona e di Pratovecchio (10/12/15 – 19/07/18).

002h/002n – Dai pressi delle Pozzacchere, vedute del sito di Pratovecchio con indicazione dei resti dei due insediamenti, separati dal Poggio omonimo (27/04/12).

002o – 002p – Dal crinale della Seghettina, vedute dell’impervio versante orientale della dorsale di Poggio della Gallona (17/11/11).

002q – 002r – Schema da mappa catastale della prima metà dell’Ottocento, evidenziante il sistema insediativo, con utilizzo della toponomastica originale, integrata a fini orientativi con utilizzo di grassetto nero, e confronto schematico tra cartografia antica e moderna da cui si rilevano le modifiche planimetriche e alla viabilità intercorse nel secolo frapposto.

002s - Schema da cartografia della prima metà del ‘900, prima della realizzazione della viabilità moderna.

002t – Particolare della mappa del 1637 dove sono rappresentati gli insediamenti di Poderina, Poggio Pratovecchio e Val di Rubbiana (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 20, cit. e, a colori, A. Bottacci, 2009, p. 31, cit.).

002u - Schema cartografico del bacino idrografico dell’asse torrentizio dei Fossi del Ciriegiolone-Aiaccia-Molinuzzo e loro affluenti delle Pozzacchere e del Raggio.

003a/003h – Il sentiero di crinale verso Poggio della Gallona conserva resti di sistemazioni ormai in abbandono, segno di frequentazioni moderne e controllate, offrendo scorci panoramici con aspetti caratteristici riguardo l’assetto geomorfologico; in alcune vedute si nota l’incrocio con l’antico percorso trasversale collegante gli opposti versanti vallivi (15/06/12 - 18/12/16).

003i – Veduta panoramica da Sud del sito di Pratovecchio/Poggio a Pratovecchio (15/06/12).

003l – 003m – 003n - Vedute da Sud e da Nord delle praterie di Pratovecchio/Poggio a Pratovecchio (15/06/12).

003o/003z – Il sito e i resti di Pratovecchio (15/06/12 - 18/12/16).

004a – Da Pratovecchio veduta del Poggio di Pratovecchio (15/06/12).

004b/004f - Il sito e i resti di Poggio a Pratovecchio (15/06/12).

004g – 004h – Da Poggio a Pratovecchio vedute verso il lago (15/06/12).

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