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Fosso della Bucaccia

inserita da Bruno Roba
Tipo : torrente
Altezza mt. : 740
Coordinate WGS84: 43 50' 36" N , 11 48' 48" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

nasce a la Scossa, dopo 2 Km si unisce al fosso delle Segarine e da origine al fosso degli Altari, immissario di sinistra del lago di Ridracoli

Testo di Bruno Roba (4/06/16 – Agg. 12/11/2023)

Fosso della Fonte del Porcareccio

Coordinate WGS84Origine (Poggio Porcareccio) 43° 50’ 18” N / 11° 47’ 38” E – Fonte del Porcareccio 43° 50’ 9” N / 11° 47’ 45” E –  Termine (sotto La Posticcia diviene F.so della Bucaccia) 43° 50’ 10” N / 11° 48’ 48” E - QuoteOrigine 1450 m – Fonte del Porcareccio 1385 m - Termine 953 m - Sviluppo 1,950 km.

Fosso della Bucaccia

Coordinate WGS84Origine (Loc. Bucaccia sotto La Posticcia) 43° 50’ 10” N / 11° 48’ 48” E – (Ponte Strada Forestale) 43° 50’ 32” N / 11° 49’ 9” E - Termine (Confluenza con F.so Segarine e inizio F.so Altari) 43° 50’ 58” N / 11° 50’ 10” E - QuoteOrigine 953,2 m – Termine 560 m - Sviluppo 1,400 km.

Fosso delle Segarine

Coordinate WGS84Origine ramo principale (Prato al Soglio) 43° 49’ 38” N / 11° 48’ 39” E – Quota massima ramo secondario (Giogo Seccheta) 43° 49’ 42” N / 11° 48’ 30” E - Viadotto Strada Forestale 43° 50’ 24” N / 11° 49’ 24” E - Termine (Confluenza con F.so Bucaccia e inizio F.so Altari) 43° 50’ 58” N / 11° 50’ 10” E - QuoteOrigine ramo principale 1345 m - Quota massima 1375 m – Viadotto SF 745 m - Termine 560 m - Sviluppo 2,400 km.

Fosso degli Altari

Coordinate WGS84Origine (Confluenza F.si Bucaccia e Segarine) 43° 50’ 34” N / 11° 49’ 28” E - Sbocco (Lago) 43° 50’ 58” N / 11° 50’ 10” E - (Bidente, sbocco storico) 43° 51’ 3” N / 11° 50’ 15” E - QuoteOrigine 690 m – Sbocco (Lago) 560 m - Sbocco (storico) 535 m - Sviluppo 1,450 km – 1,750 km comprendendo il braccio lacustre.

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico.

La Valle del Fiume Bidente di Ridràcoli riguarda quel ramo intermedio del Bidente delimitato, ad Est la valle dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si diparte da Poggio allo Spillo (collegando Poggio della BertescaCroce di Romiceto, i Monti Moricciona, La Rocca, Marino, Pezzoli e Carnovaletto) per concludersi sul promontorio della Rondinaia digradando a valle di Isola costretto dalla confluenza del Fiume Bidentino o Torrente Bidente di Fiumicino nel Fiume Bidente. Ad Ovest la valle è delimitata dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che subito precipita ripidissimo disegnando la sella di Pian del Pero, serpeggiante evidenzia una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S.Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti e Poggio Collina, per terminare con Poggio Castellina) fino a digradare presso il ponte sul Fiume Bidente di Corniolo a monte di Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli nel Bidente di Corniolo.

Il bacino idrografico del Fiume Bidente di Ridràcoli, di ampiezza molto superiore rispetto alle valli collaterali e che vede il lago occupare una posizione baricentrica, con l’asta fluvio/lacustre f.so Lama/invaso/fiume posizionata su un asse mediano Nord-Sud, mostra una morfologia molto differenziata rispetto al suo baricentro. L’area sorgentifera, con la realizzazione dell’invaso artificiale, si differenzia tra quella che lo alimenta e quella a valle della diga che alimenta direttamente il fiume. A monte l’area imbrifera confluisce in cinque corsi d’acqua principali che costituiscono i corrispondenti bracci lacustri di cui si compone il lago. Essi sono il Fosso delle Macine, poi di Campo alla Sega, il Fosso degli Altari e il Fosso della Lama, l’asta torrentizia costituita dalla sequenza dei Fossi del Ciriegiolone, dell’Aiaccia e del Molinuzzo, cui contribuisce la ramificazione del Fosso del Raggio Rio Fossati e infine il Fosso del Molino.

Il Fosso di Campo alla Sega, il Fosso degli Altari e il Fosso della Lama, provengono direttamente o indirettamente dallo Spartiacque Appenninico e i primi due indirettamente anche dalla Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino: «I torrenti principali che attraversano la Riserva sono (da Ovest a Est): […] Sottobacino Bidente di Ridracoli – Fosso delle Macine, che costituisce la porzione alta del F.di Campo alla Sega – Fosso dei Fraticini (o dei Praticini), affluente di destra del F. d. Macine – Fosso dell’Acqua Fredda, affluente di sinistra del F. d. Sasso Fratino – Fosso di Sasso Fratino, affluente di destra del F. d. Macine – Fosso di Campo alla Sega, derivato dalla confluenza del F. d. Macine e del F. d. Sasso Fratino – Fosso dei Preti – Fosso della Bucaccia, denominato nella parte alta del bacino, F. della Fonte del Porcareccio – F. delle Segarine – F. dei Pianelli - F. della Spazzola.» (A. Bottacci, 2009, p. 23, cit.).

Dallo Spartiacque Appenninico all’altezza di Poggio Porcareccio, si stacca una dorsale piegante decisa verso Settentrione fino alla Posticcia i Matteino guidata dall’ampia curva della netta incisione valliva del Fosso della Fonte del Porcareccio, quindi, dalla biforcazione crinalizia che segue all’antico Poggio di Sciagano, digrada repentinamente trovando come toponimo identificativo il sito detto La Bruciata. Dalla biforcazione del Poggio di Sciagano si dirama la Costa Poggio Piano che delimita in dx idrografica il Fosso dei Preti e che, in continuità con la dorsale della Seghettina, chiude a SE il bacino idrografico del Fosso di Campo alla Sega. Oltre la conformazione del caratteristico piano inclinato in contropendenza su cui è situata la Posticcia ha inizio un vallone che si sviluppa verso SE parallelamente allo Spartiacque Appenninico e che deve la sua formazione a dislocazioni geologicamente recenti lungo fratture sub verticali, ovvero particolari movimenti franosi che si evolvono molto lentamente lungo superfici profonde causando, nella parte superiore, l’apertura di avvallamenti e il conseguente fenomeno dello sdoppiamento delle creste (fenomeno similare a quello del bacino del Fosso dell’Abetìa, delimitato da Poggio Palaio e ricoperto dall’Abetina di Campigna), che anche qui si è manifestato con una sequenza di picchi o rialzi in contropendenza posti al principio delle dorsali che, in successione, si distaccano penetrando nella valle. Si tratta delle Ripe di Michelone (che trovano un innesto nel tratto di Spartiacque tra Prato al Soglio e Giogo Seccheta), della costa di Poggio della Cornioleta e di Poggio Cornacchia , da cui si stacca la costa di Poggio della Spessoleta. In ultimo, il Monte Penna emerge invadente nel fondovalle della Lama evidenziando nella morfologia asimmetrica la giacitura a reggipoggio degli strati. In questo avvallamento si è inizialmente insinuato il Fosso della Fonte del Porcareccio, quindi si trovano il BagnatoioPian delle Malenotti  e la Pozza del Cervo, mentre il suo termine è inciso dal Fosso degli Acuti.

Come accennato, il Fosso della Fonte del Porcareccio, già Fosso del Porcareccio (così detto in quanto il suo ramo principale ha origine dalla Fonte del Porcareccio, posta lungo La Giogana, non distante dal passo omonimo) aggira la Posticcia di Matteino, per cui era detto Fosso di Prato Matteino, idronimo però riutilizzato solo dal catasto moderno. Quindi, in località Bucaccia il suo corso si incassa particolarmente e diviene Fosso della Bucaccia. Presso il termine rasenta la località Castagno, per cui è detto anche Fosso del Castagno, oggi sito di ingresso della Riserva. Con tale idronimo è classificato un Geosito puntuale di rilevanza locale, costituito da un affioramento di interesse stratigrafico visibile lungo la S.F. presso l’attraversamento del fosso che raramente compare con tale evidenza, lo Strato della Calanca o di Poggio Capannina, importante livello guida formato da una torbidite carbonatica con arenite depositatasi nel Langhiano (13,8-15,9 milioni di anni fa). A monte, le acque meteoriche, per la permeabilità delle Arenarie del Falterona, filtrano fino al sottostante strato di Scisti Varicolori che le conduce verso l’esterno dando origine alla sorgente perenne della Fonte del Porcareccio (che in estate tende a prosciugarsi anche per la sottrazione operata dalla sovrastante ceppaia di Faggio).

Dal ristagno del Bagnatoio trova ulteriore alimento il Fosso delle Segarine, già della Segherina, con l’ampia testata del bacino che si spinge fino a ridosso dello Spartiacque Appenninico, estendendosi tra il passo La Scossa e Prato al Soglio: dai ristagni di quest’ultimo ha origine il ramo principale del fosso mentre il ramo più alto ha origine da Giogo Seccheta. Tra i bacini dei due confluenti Fossi delle Segarine e della Bucaccia si interpone una dorsale minore detta Segarina che si distacca dal poggetto che si erge al Bagnatoio. Le Ripe di Michelone, cui fa seguito senza soluzione di continuità la dorsale di Poggio della Cornioleta prolungandosi fino al fondovalle, si interpongono tra il bacino idrografico del Fosso delle Segarine e quello del Fosso dei Pianelli. Il Fosso degli Altari è generato dalla confluenza del Fosso della Bucaccia con il Fosso delle Segarine, confluenza che avviene poco a valle della Riserva e della S.F. S. Paolo in Alpe-La Lama, che ne costituisce il confine. La dorsale di Poggio della Cornioleta e quella della Seghettina, già detta Crine del Poggio accompagnano il Fosso degli Altari fino allo sbocco nel Fiume Bidente ed oggi ne delimitano il bacino idrografico fino al lago.

Pochissimo antropizzati fin da epoche remote, facenti parte dalla fine del XIV secolo della “Macchia dell’Opera del Duomo”, la limitata praticabilità di questi luoghi limitò i tagli forestali già da parte delle maestranze dell’Opera. Solo in rarissimi casi si trovano lettere di taglio che riguardassero l’adiacente area di Sasso Fratino, peraltro riferite a concessioni per l’utilizzo di pochi alberi da parte di bigonai; in merito, p.es., si possono leggere uno di seguito all’altro, come uniti in un unico brano, alcuni passi di due documenti rispettivamente del 1701 e del 1721, quando si … «[…]ordinò che le lettere dei legni d’abeto da concedere a particolari tanto per privilegio che in pagamento, si facciano negli infrascritti luoghi per maggiore conservazione di dette selve: Agli uomini di Ridracoli: nella Seghettina, nella Fossa dei Preti […] Agli uomini del Comune di Ragginopoli: nell’Asticciola, nel Sasso Fratino, in Ricopri. […] // […] l’anno prossimo si potrebbero mettere nella macchia alli appresso confini, essendo tutta macchia scomoda per la trattura delle travi e lontana, con grande spesa per fare vie per la condotta. I confini: […] la Fossa dei Preti, l’Acquitrino dell’Asticciola, la motta di Sasso Fratino, la Fossa, l’Asticciola che confina con Poggio Scali quanto acqua pende verso il Campo alla Sega e Campo Minacci e sono tutti luoghi dove i conduttori non vi hanno mai tagliato per essere impraticabile per vie […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 73-74, cit.). (N.B.: Ragginopoli era un antico castello di origine longobarda adiacente Lierna, nel Comune di Poppi - rimangono ruderi già trasformati ad uso rurale). La difficoltà di trasporto del legname per morfologia dei luoghi e/o assenza di vie di smacchio portarono nei secoli ad autorizzare la costruzione di alcuni impianti idraulici per il taglio della legna, anche a servizio dell’Opera del Duomo di Firenze, ma per le consistenti e difficilmente controllabili utilizzazioni che si verificarono nella foresta, nel 1561 venne predisposta la Riforma delle leggi sulle selve e delle cose a quelle attenenti che, tra l’altro, sanciva che «[…] le seghe ad acqua nella foresta non devono superare il numero di quattro […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 174, cit.). A dimostrare l’interesse per il legname di questi boschi fa fede una lunga relazione del 1652, presentata direttamente al granduca, contenente una molto precisa descrizione dei luoghi e della qualità delle piante presenti a fini economici; dagli interessanti riferimenti ai numerosi “vocaboli”. La relazione inizia individuando una suddivisione delle selve dell’Opera in 8 parti omogenee; la descrizione della quarta e della quinta ricomprende 'il Porcareccio', 'gli Altari' e 'il Piano delle Malenotti', ricadente nel vallone sopracitato, e il “Poggio del Castagno” probabilmente corrispondente alla Costa Poggio Piano (un sito del suo versante prossimo al Fosso della Bucaccia conserva il toponimo Castagno): «La quarta che contiene la Macchia di Scali, la Fossa delle Macine, il Porcareccio, la Motta, l’Hasticciuola, la Fossa del Prete, il Poggio del Castagno, e gli Altari con qualche altro vocabolo. Questa parte non ci è stata mostrata dalli uomini dell’Opera che ci guidavano e ce ne siamo avveduti dopo averla tralasciata: ma ci assicuriamo che ciò hanno fatto supponendo che noi gradissimo di non impiegar tempo superfluamente in visitar luoghi dove non sono e non si spera mai che siano per essere abeti buoni per legni da galere e donde quando vene fossero non si potrebbon cavare. […] per la cagion del sito da non potersene mai cavare, come […] si disse havendone i conduttori dell’opera che fanno le travi cavate con difficoltà quelle che erano di due traini che chiamano doppie. Alla quinta parte si passa per il Piano delle Malenotti e questa si nomina col vocabolo degli Aguti e dell’Abetuccia. Ell’è una valletta non molto grande dove son molti faggi mescolati con pochi abeti e questi corti e nodosi: perciò la giudichiamo luogo da non ne fare capitale per legni tondi per la piccolezza del luogo e per la mala qualità degli abeti. Egli è ben vero che quando ve ne fussero ne caverebbero con non molta fatica per essere vicini al Giogo e massime se abbandonando la vecchia strada bordonaia de legni quadri se ne facesse una nuova più alta tirandoli appiè del Porcareccio.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 269, cit.).

Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Successivamente, sul finire del periodo, si ha una rinascita delle aree di fondovalle con un recupero ed una gerarchizzazione infrastrutturale con l’individuazione delle vie Maestre, pur mantenendo grande vitalità le grandi traversate appenniniche ed i brevi percorsi di crinale. Il quadro territoriale più omogeneo conseguente al consolidarsi del nuovo assetto politico-amministrativo cinquecentesco vede gli assi viari principali, di fondovalle e transappenninici, sottoposti ad intensi interventi di costruzione o ripristino delle opere artificiali cui segue, nei secoli successivi, l’utilizzo integrale del territorio a fini agronomici alla progressiva conquista delle zone boscate. Nel Settecento, chi voleva risalire l’Appennino da S. Sofia, giunto a Isola su un’arteria selciata larga sui 2 m trovava tre rami che venivano così descritti: per Ridràcoli «[…] composto di viottoli appena praticabili […]» per S. Paolo in Alpe «[…] largo in modo che appena si può passarvi […].» e per il Corniolo «[…] è una strada molto frequentata ma in pessimo grado di modo che non vi si passa senza grave pericolo di precipizio […] larga a luoghi in modo che appena vi può passare un pedone […]» (Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa, citato da: L. Rombai, M. Sorelli, La Romagna Toscana e il Casentino nei tempi granducali. Assetto paesistico-agrario, viabilità e contrabbando, in: G.L. Corradi e N. Graziani - a cura di, 1997, p. 82, cit.).

La prima cartografia storica, ovvero il dettagliato Catasto Toscano (1826-34 – scala 1:5000), la schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia (1830-40 – scala 1:40.000), le prime edizioni della Carta d’Italia dell’I.G.M. (1893-94 – scala 1:50.000; 1937 – scala 1:25.000), consente di conoscere il tracciato della viabilità antica che raggiungeva Ridràcoli. Attraversato il Bidente di Corniolo presso Isola, con il Ponte dell'Isola, sul luogo del ponte odierno, essa si manteneva in sx idrografica risalendo subito a mezzacosta fino a raggiungere Biserno, per quindi ridiscendere nel fondovalle del borgo, dove si concludeva con un lungo rettilineo al cui termine si trovava Il Ponte di Ridràcoli. Tale viabilità, anonima nelle mappe citate, verrà poi denominata Strada Comunale Ridràcoli-Biserno e Strada Comunale Isola-Biserno; solo in occasione dei lavori di costruzione dell’invaso quest’ultima verrà ristrutturata e ampliata diventando parte della S.P. n.112.

Vari itinerari trasversali collegavano le vallate adiacenti, principalmente dipartendosi dal baricentro militare-residenziale del Castello di Ridràcoli (nel 1216 è documentato come Castrum Ridiracoli un villaggio fortificato che, secondo la Descriptio Romandiole del 1371, raggiungeva appena 6 focularia) e dai nuclei economico e religioso del ponte e della chiesa (una villam Ridraculi cum omnibus ecclesiis è documentata già dal 1213), dialetticamente separati in base alla morfologia del luogo, determinata dalla fitta sequenza delle anse fluviali. Dal Castello partiva la Strada che dal Castello di Ridracoli conduce alla Chiesa della Casanova, risalente la Valle dei Tagli ed imperniata su Casanova dell’Alpe (su una pietra cantonale della chiesa sono ancora leggibili le distanze chilometriche – evidentemente non più valide - km 12,358 per Bagno e km 5,933 per Ridràcoli); costituiva parte della successiva Mulattiera Ridràcoli-Bagno. Dal Ponte di Ridràcoli partiva la Strada che da Ridracoli va al Poggio alla Lastra, che, superata la chiesa, risaliva la Valle del Corneta, parte della successiva e rinomata Mulattiera di Ridràcoli diretta a Santa Sofia tramite Strabatenza. Entrambe le mulattiere incrociavano sul crinale la Strada Maestra di S. Sofia o Strada che dalla Casanova va a Santa Sofia, la prima presso il Monte Moricciona, la seconda sul Passo della Colla, posto sulla Colla del Monte interposta tra i Monti Marino e La Rocca. Molto note e ancora riportate come tali nella cartografia moderna, negli anni ’50 alle estremità delle mulattiere vennero installati dei cippi stradali riportanti la rispettiva denominazione, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; rimasero localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, infatti le odierne strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo.

Dai piedi del centro religioso si staccava un percorso che giungeva fino alle pendici della Seghettina … «[…] praticabile solamente nella bella stagione, quando le acque del fiume erano scarse, e si snodava lungo il corso del Bidente che veniva attraversato ben 33 volte […]» (C. Bignami, 1995, p. 90, cit.). Dalla via castellana si staccava la strada comunale, sempre percorribile, che risaliva il Bidente per un lungo tratto correndo accanto all’alveo fluviale, per la parte fino alla diga oggi sostituito dalla viabilità di servizio, per il resto ormai sommerso. La via scavalcava il Fosso dei Tagli, presso lo sbocco nel Bidente, forse sul luogo oggi occupato dall’asfalto stradale, con il Ponte dei Tagli. Subito dopo la mulattiera passava sotto un arco del Mulino di Sopra costeggiandone il bottaccio. Con la costruzione della diga e con il riempimento dell’invaso, è scomparso pressoché l’intero tracciato viario e sono scomparsi mulini, insediamenti (le Celluzze – che spesso riemerge, la ForcaLagaccioloVerghereto), ponti e guadi che, come sopracitato, attraversavano 33 volte il Fiume della Lama o Obbediente (come era anticamente classificato), come il Ponte a Ripicchione (documentato da una mappa del 1637 allegata ad una relazione del 1710 del provveditore dell’Opera del Duomo di Firenze  riproduzioni della mappa si trovano in A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 20, cit. e, l’originale a colori, in A. Bottacci, 2009, p. 31, cit.) e il Ponte alla Forca. La mulattiera, dopo il Ponte a Ripicchione abbandonava l’argine fluviale risalendo progressivamente il versante e, sorpassata la Fonte dei Bisernini, raggiungeva Lagacciolo; un bivio divideva il tratto che da Case di Sopra risaliva fino al Monte Cerviaia dalla prosecuzione della via che ridiscendeva fino a La Forca e al suo mulino, prima attraversando il fosso detto Il Fossone con una palancola lignea, in un’area ormai sommersa. La viabilità lungo il Bidente terminava con l'attraversamento tramite il Ponte alla Forca o della Seghettina, risalente al 1843.

Le valli dei Fossi della Fonte del Porcarecciodella Bucacciadelle Segarine e degli Altari erano inoltre interessate da alcune c.d. vie dei legni, utilizzate per il trasporto del legame tagliato dai boschi di prelievo fino al Porto di Badia a Poppiena a Pratovecchio, attraverso i valichi appenninici tosco-romagnoli; una di queste, che probabilmente attraversava la Riserva di Sasso Fratino, era la via che dalla Lama conduceva alla Seghettina e quindi a Pian del Pero e la Calla, individuata all’inizio del XX secolo dal Direttore generale delle Foreste, al Ministero di Agricoltura, A. Sansone nella relazione sullo stato delle foreste demaniali (cit.). Oltrepassato il Ponte alla Forca con un lungo tragitto si poteva risalire fino a S. Paolo in Alpe oppure si imboccava l’importante Strada che dalla Seghettina va a Stia valicante il Passo Sodo alle Calle o La Scossa. Da questa via si staccava pure un itinerario (detto anche Via dei Fedeli) che scendeva ad attraversare il Fosso degli Altari per poi seguire il Fosso della Lama penetrando nella sua valle fino a valicare il crinale con il passo del Gioghetto, diretto all’Eremo di Camaldoli. Presso la Seghettina vi era un bivio per cui il tracciato di crinale proseguiva sulla Costa Poggio Piano con la Strada del Crine del Poggio (poi divenuta S. Vic.le Pian del Pero-Seghettina) fino al Passo Sodo alle Calle o La Scossa, mentre la Strada che dalla Seghettina va a Stia prima attraversava Gli Altari discendendo verso il fosso omonimo e guadandolo al suo inizio, quindi seguiva il Fosso delle Segarine fino alla sua area sorgentifera del Bagnatoio da cui riguadagnava il crinale per dirigersi verso lo spartiacque, sia in direzione del Passo Sodo alle Calle sia in direzione del passo del Gioghetto, tramite le antiche strade bordonaie. La Strada del Crine, poi S. Vic.le Secchieta-Lama, percorreva invece il crinale del Poggio della Cornioleta ma evitava le Ripe di Michelone, probabilmente troppo impervie, ricongiungendosi alla strada proveniente dalla Seghettina. Ulteriore viabilità storica, che nelle mappe si nota attraversare aree prive di insediamenti, vede una Strada che da Campo Ominacci va a Stia (poi S. Vic.le La Scossa-Campominacci), che attraversava l’anfiteatro di Sasso Fratino incrociando a Quota 900 la S. Vic.le Pian del Pero-Seghettina, una Strada della Macchia che percorre il Poggio della Spessoleta e una Via delle Mandriole. Il vallone è percorso dalla Strada delle Pulci, poi S. Vic.le Stia-La Lama, così soprannominata dagli addetti al traino del legname, vuoi per la noiosità del lungo tragitto in salita (dal detto “fare le pulci”), vuoi per le ricorrenti molestie inflitte da tali parassiti, infestanti un luogo allora pascolivo. La Pianta Geometrica della Regia Foresta Casentinese del 1850 (conservata presso il Nàrodni Archiv Praha), dove tra l’altro compare il Prato di Matteino, informa su un unico tracciato stradale prossimo al fondo del vallone, tra Pian delle Malinotti e Sodo alla Calla, ancora oggi percorribile, che pare conforme alla “vecchia strada bordonaia de legni quadri”, di cui al sopracitato documento del 1652 (anch’essa poi S. Vic le Stia-La Lama), mentre la Strada delle Pulci, tracciato più ripido, diretto ed in quota, che ancora presenta resti dell’antica massicciata, pare da individuare in quella di cui, nello stesso documento, si auspica che “se ne facesse una nuova più alta tirandoli appiè del Porcareccio”.

In questo contesto storico-geografico, tra le alte valli bidentine quella di Ridràcoli è quella che meno ha subito il fenomeno dell’abbandono grazie alle caratteristiche ambientali e climatiche più favorevoli della sua parte meno elevata. Il borgo principale, posto nel baricentro sia geografico sia del sistema insediativo, è quello più noto e frequentato e la frazione di Biserno è quella più abitata, ma le parti delle vallecole laterali più profonde e difficilmente raggiungibili sono trascurate e molti fabbricati oggi sono in stato di abbandono o ridotti a rudere o scomparsi, con vari casi di ristrutturazione interrotta, ma non fanno eccezione neanche le valli meglio infrastrutturate che, se hanno evitato il completo abbandono dei poderi, hanno scarsamente contribuito al riutilizzo dei rispettivi insediamenti, in prevalenza abbandonati o, al più, riutilizzati a fini turistici.

Le valli dei Fossi della Fonte del Porcarecciodella Bucacciadelle Segarine e degli Altari sono sempre rimaste prive di insediamenti, quella degli Altari aveva sul suo limite di crinale occidentale l’insediamento della Seghettina (di sopra), per il quale si rimanda alla Valle del Fosso di Campo alla Sega.

Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Ridràcoli e/o relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.

N.B.: - L’Opera del Duomo di Firenze, dopo la presa in possesso delle selve “di Casentino e di Romagna”, aveva costatato che sia nei vari appezzamenti di terra lavorativa distribuiti in vari luoghi e dati in affitto o enfiteusi sia altrove si manifestavano numerosi disboscamenti (roncamenti) non autorizzati. Desiderando evitare nuovi insediamenti, dalla fine del 1510 intervenne decidendo di congelare e confinare gli interventi fatti, stabilendo di espropriare e incorporare ogni opera e costruzione eseguita e concedere solo affitti quinquennali. I nuovi confinamenti vennero raccolti nel “Libro dei livelli e regognizioni livellarie in effetti” che, dal 1545 al 1626 così costituisce l’elenco più completo ed antico disponibile. Altri elenchi e documenti utili si sono susseguiti nei secoli seguenti, fino ai contratti enfiteutici del 1818 e del 1840 con il Monastero di Camaldoli, contenenti una precisa descrizione dei confini e delle proprietà dell’Opera.

- Le “vie dei legni” indicano i percorsi in cui il legname, tagliato nella foresta, tronchi interi o pezzato, dal XV° al XX° secolo veniva condotto prima per terra tramite traini di plurime pariglie di buoi o di cavalli, a valicare i crinali appenninici fino ai porti di Pratovecchio e Poppi sull’Arno, quindi per acqua, a Firenze e fino ai porti di Pisa e Livorno.

- La sega ad acqua venne inventata da Villard de Honnecourt nel sec. XIII e Leonardo da Vinci ne studiò il funzionamento nel 1480. A metà del ‘400 in Casentino sono documentate una sega ad acqua a Camaldoli (i monaci sono stati sempre all’avanguardia nella lavorazione del legno) e due artigiani specializzati a Papiano (M. Massaini, 2015, cit.) mentre, sul versante romagnolo «All’interno della foresta si costruirono direttamente e per concessione a terzi, nel corso del ‘500 e del ‘600, alcune seghe idrauliche per la lavorazione del legname sul posto e la sua preparazione al trasporto (sega del fosso del Bidente, sega del Ridracoli, dell’Asticciuola, del Ricopri). Tali seghe lavoravano al limite della legalità e, nonostante una rigida legislazione e una serie di regolamenti e di divieti per impedire tagli abusivi, per tutta l’età moderna hanno favorito la spogliazione della foresta da parte delle popolazioni confinanti.» (N. Graziani, 2001, p. 149, cit.). In particolare nel ‘6-‘700 l’Opera del Duomo di Firenze puntò al depezzamento del legname in dimensioni di più agevole trasporto con la costruzione di numerose seghe ad acqua in foresta, che però si ridussero ad una tra ‘700 e ‘800 a seguito del progressivo e totale disimpegno della stessa Opera, in attesa dei miglioramenti introdotti dal Siemoni.

- Le posticce erano impianti di piantine spontanee di Abete: «[…] venivano prelevati sistematicamente e ovunque, e quindi anche nelle zone più impervie, ove si riteneva di non fare danno, piantine spontanee (selvaggioni) di Abete per far piantate (posticce) nelle tagliate […]» (P. Bronchi, 1985, p. 76, cit.). «Le operazioni colturali che l’Opera fece nelle sue selve si limitarono alle “aggirate, sterpate e posticce”. Con le prime si intendeva, di solito, l’eliminazione delle piante di faggio nel bosco misto di faggio e abete dal quale si ritraeva il massimo utile, con le seconde s’indicavano le ripuliture che venivano fatte sia nelle nuove piantagioni che nel bosco naturale nel quale oltre gli arbusti e le altre erbe ritenute infestanti, veniva eliminata la rinnovazione del faggio, con le terze, infine, si indicavano le nuove piantagioni o rimboschimenti che si facevano nei luoghi più comodi o dove erano stati effettuati i tagli più consistenti.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 125,

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

C. Bignami (a cura di), Il popolo di Ridracoli, Nuova Grafica, Santa Sofia 1995;

A. Bottacci, La Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, 1959-2009, 50 anni di conservazione della biodiversità, Corpo Forestale dello Stato, Ufficio territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio, Pratovecchio, 2009;

P. Bronchi, Alberi, boschi e foreste nella Provincia di Forlì e note di politica forestale e montana, C.C.I.A.A. di Forlì (a cura di), Nuova Cappelli, Rocca S. Casciano 1985;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;

A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

M. Massaini, Alto Casentino, Papiano e Urbech, la Storia, i Fatti, la Gente, AGC Edizioni, Pratovecchio Stia 2015;

Sansone A., Relazione sulla Azienda del Demanio Forestale di Stato – 1° luglio 1910/30 luglio 1914, Roma 1915;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Parco nazionale delle foreste casentinesi. Carta dei sentieri 1:25.000, N.20, Monti editore, 2019;

Regione Toscana – Progetto CASTORE – CAtasti STorici REgionali;

URL http://www502.regione.toscana.it/searcherlite/cartografia_storica_regionale_scheda_dettaglio.jsp?imgid=11479;

URL http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf;

URL www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba - Del Fosso della Bucaccia è facilmente visibile il tratto presso il ponte della S.F. S. Paolo in Alpe-La Lama, 5 km dalla Lama + 4,5 km dal Passo dei Fangacci, 8,7 km dalla sbarra di S. Paolo. La cascata e il termine del fosso alla confluenza con il Fosso delle Segarine, che origina il Fosso degli Altari, sono raggiungibili con scarse difficoltà (comunque per esperti) dalla Seghettina, ritrovando e utilizzando tratti superstiti dell’antica Strada che dalla Seghettina va a Stia o della S. Vic.le Camaldoli-Seghettina, che si ricongiungono presso detta confluenza; dalla Seghettina km 1,2 circa.

foto/descrizione :

Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.

00A – Ubicazione della Valle dell’asta torrentizia dei Fossi della Fonte del Porcarecciodella Bucacciadelle Segarine e degli Altari nell’ambito dei bacini idrografici dell’Alta Valle del Bidente.

001a/001e – Dal Monte Penna, appare gran parte della Riserva Naturale di Sasso Fratino attraversata dalla trama di dorsali che penetrano nella Vallata di Ridràcoli intercalandosi al reticolo di affluenti del Bidente divenuto lago e del Fosso della Lama, di cui non è però agevole il riconoscimento, rendendo indispensabile l’indice fotografico. L’inconfondibile appezzamento triangolare dell’abetina della Posticcia di Matteino, posta sul caratteristico piano inclinato in contropendenza delimitato dall’incisione del Fosso della Fonte del Porcareccio evidenzia il valico di Sodo alle Calle o La Scossa. Poggio Cornacchia, da cui ha origine un ramo del Fosso dei Pianelli e il Fosso della Spazzola, occulta Pian delle Malenotti ed i canaloni dove nascono gli altri rami del Fosso dei Pianelli e, parzialmente, le Ripe di Michelone, ma si nota l’abetina di Bagnatoio poste sulla vallecola che, con i sui ristagni, contribuisce ad alimentare il Fosso delle Segarine, il cui primo impluvio si spinge fino allo Spartiacque Appenninico (10/12/10 - 26/01/12 – 17/10/13).

001f/001i - Da Maestà di Valdora, presso Casanova dell’Alpe, si ha una delle vedute più complete dello sviluppo delle dorsali della porzione orientale della Riserva di Sasso Fratino e si può distinguere la ramificazione del reticolo idrografico, agevolata dall’indice fotografico, con particolare dell’incisione del Fosso della Fonte del Porcareccio con il suo ramo minore proveniente dal valico La Scossa, mentre il ramo principale segue il caratteristico pendio della Posticcia in direzione del Passo del Porcareccio (19/07/16).

001l – 001m – Da Casanova dell’Alpe le ombre del primo soleggiamento mattutino evidenziano la morfologia dei luoghi (5/10/16).

001n/001q - Dall’alta quota del Monte Cerviaia si ha la veduta più elevata verso la ramificazione di dorsali e fossi che attraversano la Riserva di Sasso Fratino, così avendo un’ottima visuale della confluenza dei Fossi della Bucaccia e delle Segarine mentre danno origine al Fosso degli Altari (28/08/18).

001r/001u - Dal crinale tra i monti Cerviaia e Palestrina, nei pressi di Pratalino, la veduta oltre la sommità del Monte Palestrina evidenzia le caratteristiche del vallone che si estende, parallelo allo Spartiacque Appenninico, dalla Posticcia a Poggio Cornacchia, così da riconoscere i suoi luoghi e i fossi che si diramano, come da indice fotografico, evidenziati dalla vista ravvicinata (16/10/16).

002a – 002b - Dal medio versante meridionale del M. Palestrina che guarda sul Lago di Ridràcoli si nota pressoché l’intero sviluppo del Fosso degli Altari dalla confluenza dei Fossi della Bucaccia e delle Segarine fino a ridosso della Seghettina (16/10/16)

002c – 002d – 002e – L’ampio pendio denudato e in erosione corrispondente al sito dell’insediamento di Palestrina (ne rimane un ammasso di pietrame) consente la vista da bassa quota dell’intera Riserva di Sasso Fratino nella sua eccezionale alternanza di profonde incisioni vallive e scoscese dorsali, tra cui la Costa Poggio Piano e l’incisione del Fosso dei Preti fino al sito della Seghettina (16/10/16).

002f – 002g - Schema da cartografia moderna della vallata del Fosso degli Altari e dei suoi confluenti, Fossi della Fonte del Porcareccio, della Bucaccia e delle Segarine, con l’indicazione della viabilità antica, differenziata nei tratti cartografati come esistenti e quelli presumibilmente scomparsi, con particolare relativo alle aree di origine dei fossi citati.

002h – Particolare della Carta della Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino (A. Bottacci, 2009, p. 27, cit.) relativa al bacino del Bidente di Ridràcoli.

002i – 002l - Mappe schematiche dedotte da cartografia storica di inizio del XIX sec. e di inizio XX sec. evidenziante reticolo idrografico, infrastrutture e insediamenti. La toponomastica riprende anche nella scrittura quella originale.

002m - 002n – Il sito del Fosso della Bucaccia dalla SF S. Paolo in Alpe-La Lama e il Ponte della Bucaccia (23/12/19).

002o/002t – Il Fosso della Bucaccia o del Castagno a monte e a valle del ponte (18/08/11 - 23/12/19).

003a – 003b – 003c – Il sito di Castagno, zona di ingresso nella Riserva (riservato agli addetti e/o autorizzati) con particolari dei pannelli informativi, uno dei quali (voluto dall’allora Direttore Generale delle Foreste Alessandrini il 6/6/1986 in occasione del conferimento del Diploma Europeo attribuito al CFS per la gestione della riserva) contenente una citazione  da Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) da una corrispondenza con il vescovo di York, attratto dalle vita monastica « Nei boschi troverai qualcosa di molto più grande che non nei libri. Gli alberi e le pietre ti insegneranno quel che non apprenderai mai dai maestri» (per contestualizzare la citazione è da tenere presente che se, presso i Celti, l’approccio al trascendente si realizzava nei boschi, il culto della natura, particolarmente rivolto agli alberi, alle acque e alle pietre, era già stato dichiarato eretico dal Concilio di Nantes del 568). L’altro pannello informativo riporta copia del Diploma Europeo attribuito al CFS nel 1985, che si trova al termine della strada delle Cullacce, presso il confine della Riserva (18/08/11 - 23/12/19).

003d – 003e – 003f – La cascata multipla del Fosso della Bucaccia (23/12/19).

003g/003n – Il tratto finale del Fosso della Bucaccia fino alla ricongiunzione con il Fosso delle Segarine, che origina il Fosso degli Altari. Si nota anche la traccia dell’antica Strada che dalla Seghettina va a Stia che, oltre il guado, riguadagna il versante opposto (23/12/19).

003o/003t – Il Geosito puntuale di interesse locale Fosso del Castagno, adiacente (80 m. E - Coordinate WGS84 43° 50’ 31” N / 11° 49’ 13” E) al Ponte della Bucaccia. Nonostante il crollo si rilevano ancora le caratteristiche segnalate dalla scheda dei Geositi dell’Emilia-Romagna (Link http://geo.regione.emilia-romagna.it/schede/geositi/scheda.jsp?id=1632), ovvero il livello guida formato da una torbidite carbonatica con arenite di spessore variabile tra 2.5-6 m e marna da 3 a 8 m, paleocorrente da ESE, depositatasi nel Langhiano; inoltre le controimpronte di fondo, molto fitte e di dimensioni piccole (impronte delicate) sono state incise dalla corrente di torbida in un letto marnoso di colore chiaro verosimilmente una emipelagite, e segnano chiaramente la provenienza sudorientale della corrente di torbida che depositò questo strato. Venature di calcite marcano le fratture (23/12/19).

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