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Fosso di Lavacchio

inserita da Bruno Roba
Comune : Santa Sofia
Tipo : torrente
Altezza mt. : 585
Coordinate WGS84: 43 54' 10" N , 11 46' 25" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

torrente che nasce dal Monte Cavallo a mt. 1164 e dopo 2,3 km si getta come affluente di sinistra del Bidente delle Celle

Testo di Bruno Roba (27/08/2017 - Agg. 18/02/19)

 

ORIGINE  (Monte Cavallo)        43° 54’ 53” N / 11° 45’ 4” E     Quota 1150

SBOCCO (Bidente delle Celle)  43° 54’ 14” N / 11° 46’ 26” E   Quota 553

L’asta principale ha una lunghezza superiore a 2,6 km e il bacino idrografico si estende su un’area di oltre 2 kmq con un perimetro di circa 7 km.

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti valli e vallecole del bacino idrografico. Tra essi, il contrafforte principale che divide il Rabbi dal Bidente si distacca dal Monte Falco proseguendo per Pian Cancelli «[…] per la costa di Pian delle Fontanelle (m. 1520) scende rapidamente a Poggio Bini (m. 1105), attraversa Poggio Corsoio e risale a Monte Ritoio (m. 1193) […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.), vira bruscamente verso Est fino al Monte dell’Avòrgnolo, dove riprende l’andamento principale puntando verso Forlì per terminare dopo circa 55 km evidenziando presto i Monti Guffone e della Fratta. Presso l’Avòrgnolo si stacca la dorsale di Pian dell’Olmo, che separa la Valle del Fosso della Fontaccia dalle Val Bonella e Val di Noce e disegna quell’arco di rilievi che delimitano il versante sx della Valle del Fiume Bidente delle Celle, costringendo il fiume a riunificarsi con il Bidente di Campigna presso Lago e contribuendo a generare poco più in là, sotto il borgo omonimo, il Fiume Bidente di Corniolo.

Come gli altri vicini, il bacino idrografico del Bidente delle Celle mostra una morfologia nettamente differenziata: se per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati, anche il versante orientale appare frastagliato mentre i versanti occidentali o prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. In particolare, il tratto di contrafforte principale che ne costituisce testata idrografica evidenzia pressoché tutti gli aspetti elencati, inoltre la cresta non discende con regolarità assoluta tendendo anzi a rialzarsi tra il M. Ritoio e il M. Guffone (questo aspetto si ripete con notevole parallelismo in tutti i contrafforti in coincidenza con i nodi montani ed è significante tettonicamente, ovvero nella disposizione delle rocce e loro modalità di corrugamento e assestamento). Dal Monte Ritoio (che “indica la retta via”), nodo montano dell’assetto tettonico insieme al Guffone, la linea di cresta inizia a descrivere planimetricamente una serpentina da cui si distaccano due imponenti dorsali, orientate di 45° rispetto all’asse N/S ed imperniate sul Monte Cavallo (c.d. vuoi per la lunga schiena montana sormontata dall’evidente sella, completa di “pomo” e “paletta”, vuoi per i cavaglioni, mucchi, di covoni, in passato ivi disseminati), una delle quali compenetra l’intera vallata. Il tratto di serpentina crinalizia successiva allo snodo “equino” costituisce la testata dell’amplissima Valle del Fosso di Lavacchio e da vista zenitale pare inoltre delimitare la metà di un grandioso anfiteatro perfettamente semicircolare, simmetricamente suddiviso dall’asse NE/SO imperniato sul Monte dell’Avòrgnolo, con l’altra metà delimitata dalla citata dorsale di Pian dell’Olmo: se tale visione di questo versante verdeggiante di prati-pascoli evoca un’immensa cavea teatrale greco-romana, il versante opposto imperniato sul M. Cavallo, rettilineo e stretto, allora corrisponde ottimamente alla funzione di spazio scenico, quale naturalistico fondale erto ed impervio, con l’alveo principale del Fosso di Lavacchio o Fosso Lavacchio (I.G.M. 1894), sgorgante dalla piega tra il M. Cavallo e il contrafforte, con funzione di proscenio.

La valle, stagionalmente ancora utilizzata da allevamenti di bestiame allo stato brado, conserva i resti o la memoria di 6 insediamenti che ne popolavano il versante esposto a meridione fino a ridosso del crinale: Lavacchio di Sopra, Lavacchio o Lavacchio di Mezzo e Lavacchio di Sotto, Campo di Fuori o Campo di fiori, Capria (di Sopra) e Capria di Sotto (qualche mappa riporta Caprìa), di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale ancorché abbandonati e diruti, tutti comparenti nel Catasto Toscano del 1826-34 tranne Capria di Sotto, il cui simbolo (anonimo) compare solo nella tavoletta I.G.M. di impianto (1937) in scala 1:25.000 mentre per l’attribuzione del toponimo occorre attendere il catasto moderno. Occorre precisare che nella cartografia I.G.M. di impianto (1894) in scala 1:50.000 si leggono i toponimi C.se Lavacchio e C. Campo di fuori, mentre in quella citata del 1937 la scrittura distingue (col trattino) Lavacchio di mezzo-, -di sopra e –di sotto, C. Campo di fuori e compare Capria. Interessante esaminare la toponomastica catastale di inizio ‘800 che, sottostante ai Lavacchio di sopra, Lavacchio, Lavacchio di sotto, prevede un particolarmente significante Campo di fiori, confermato dall’idronimo del vicino fosso: Campo di Fiori. Riguardo il tòpos del luogo, è da notare che le abitazioni mostrano la dotazione di grandi e ancora cospicuamente alimentati lavatoi, da cui verosimilmente la toponomastica locale, peraltro piuttosto diffusa tra l’altro (Cà di Lavacchio) nella Valle del Sìllaro (laddove finisce la Romagna), trovando conferma nel Chartularium Imolense del 1194 (lavathura a latere Sileri - A. Polloni) con evidente riferimento a simili pratiche igieniche svolte accanto al corso d’acqua, la cui citazione è utile a riguardo se integrata dalla seguente sequenza terminologica (dal termine più antico), ancora dal latino medievale: «[…] lavachium < *lavatulum (< lavare) “resto di lavatura” […]» (A. Polloni, 1966-2004, p. 162, cit.)(il senso della freccia significa 'deriva da'; ndr). Il sistema insediativo vede una sostanziale ed ovvia aderenza rispetto all’unico asse infrastrutturale della mulattiera che, con rade diramazioni, data la profonda incisione dell’asta idrografica principale, risale a mezza costa parallelamente ad essa e a debita distanza, spesso sfruttando le gradonate naturali degli emergenti banchi marnoso-arenacei, scendendo ad attraversarne l’alveo solo in prossimità dell’origine grazie ai sopraggiunti minimi dislivelli spondali, così collegandosi, in alto, con la viabilità più antica riguardante l’intera valle delle Celle, cioè la Via Flaminia Minor, un ramo della quale si dirigeva verso Forlì e Ravenna transitando dal crinale del contrafforte principale (nel catasto ottocentesco un tratto è detto Via di Corniolo), in basso, con un suo ramo a mezza costa attraversante le Ripe Toscane (le cui stratificazioni rocciose formano gradonate ancora oggi funzionali alla percorrenza, anche grazie alla “modernizzazione” dei primi anni del ‘900), che veniva raggiunta, rapidamente e ripidamente, vuoi presso Capria di Sotto o oltrepassata Montecavallo di sopra o ancora, meno faticosamente, dirigendosi a Est dell’odierna Lago, così andando a ritrovare l’antica Stratam magistram, la strada maestra romagnola o Via Romagnola che, proveniente da Galeata (l’antica Mevaniola), attraversava il Bidente tramite il Ponte di Fiordilino per risalire sul crinale del Corniolino, con alternative di mezzacosta o fondovalle verso Campigna.

Per approfondimenti si rimanda alla schede toponomastiche Valle del Bidente delle Celle e/o relative a monti e insediamenti citati.

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

S. Bassi, N. Agostini, A Piedi nel Parco, Escursioni nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, ComunicAzione, Forlì 2010;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;

Pro Loco Corniolo-Campigna (a cura di), Corniolo, storia di una comunità, Grafiche Marzocchi Editrice, Forlì 2004;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze

Carta dei sentieri Alpe di S. Benedetto, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2014;

Link https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/appFlex/sentieriweb.html.

 

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba

Dalla S.P. 4 del Bidente, giunti a Corniolo si devia sulla rotabile ripidissima ma ben tenuta che risale la Val Bonella raggiungendo il Passo della Braccina, sul contrafforte principale che divide le Valli di Corniolo e di Fiumicello. Dall’area di sosta, superata la sbarra si imbocca la ripida pista, riservata per uso agricolo e forestale, ripercorsa dal Sentiero degli Alpini 301 CAI che, dai 961 m del passo, dopo circa 1 km spiana intorno ai 1140 m che poi mantiene transitando dopo circa 300 m accanto alla vetta (lato S) del Monte dell’Avòrgnolo. Da qui procedendo verso il Monte Cavallo la valle è ampiamente e quasi interamente visibile nel suo sviluppo dall’alto e da distanza ravvicinata. La sentieristica interna alla valle non è segnalata, bensì è rappresentata in alcune edizioni di cartografia dedicata: grazie ad essa è abbastanza agevole penetrarvi dal basso, sostando presso Lago; da qui si raggiunge Lavacchio di Sopra in circa 4 o 5 km a seconda che si utilizzi la rotabile fino a Cà dell’Orso o che si cerchino tracce della scorciatoia che, dalla rotabile lungo il Bidente delle Celle, risale seguendo il Fosso della Fontaccia verso Cà di Belletta.

foto/descrizione :

Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.

Nota – Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un’altra scheda.

 001a - Schema dell’orografia e dell’idrografia del tratto della Valle delle Celle che vede la linea di cresta tende a rialzarsi e i Monti Ritoio e dell’Avòrgnolo svolgere la funzione di nodi montani, aspetti significanti tettonicamente ovvero in riferimento alla disposizione delle rocce e alla loro modalità di corrugamento e assestamento. Incentrata sulla Valle del Fosso di Lavacchio, la mappa ne evidenzia l’apparenza di un grandioso anfiteatro perfettamente semicircolare, simmetricamente suddiviso dall’asse NE/SO imperniato sul Monte dell’Avòrgnolo: se il versante esposto a solatìo, verdeggiante di prati-pascoli, evoca un’immensa cavea teatrale greco-romana, il versante opposto imperniato sul M. Cavallo, rettilineo e stretto, allora corrisponde ottimamente alla funzione di spazio scenico, quale naturalistico fondale erto ed ombroso, con l’alveo torrentizio, sgorgante dalla piega tra il M. Cavallo e il contrafforte, con funzione di proscenio.

 

001b – Schema di mappa rappresentante l’assetto insediativo ed infrastrutturale risalente ai primi decenni del XX sec. ma sostanzialmente corrispondente allo stato odierno, salvo il degrado conseguente all’abbandono, per cui un aggiornamento cartografico vedrebbe la simbologia a tratteggio dei sentieri sostituire quella a linea continua delle mulattiere e il puntinato dei ruderi in luogo della simbologia a campitura piena delle case in muratura.

 

001c - Dal Monte Falco si segue l’evoluzione del primo tratto del contrafforte principale che delimita la Valle delle Celle, fronteggiando lo stretto anfiteatro compreso tra il verdeggiante M. Ritoio e l’imbiancato M. Cavallo che, insieme al M. dell’Avòrgnolo, benché sopraffatto dall’”orecchiuto” M. Guffone, riesce a segnalare la testata del bacino idrografico del Fosso di Lavacchio (22/12/11).

 

001d/001g – Da Poggio Scali, benché da remoto, si fronteggia l’ampio anfiteatro compreso tra il M. Cavallo (che quasi si confonde con il M. Ritoio) e il M. dell’Avòrgnolo, anche questo poco evidente rispetto al crinale quasi complanare. L’innevamento evidenzia le linee di cresta e agevola l’indice fotografico (5/02/11 – 15/05/14 – 16/08/16).

 

001h/001t – Una delle viste panoramiche più interessanti della Valle del Lavacchio si ha dal Crinale del Corniolino (pressi Castellaccio), da cui si possono apprezzare anche le particolarità dei suoi versanti, separati dalla netta incisione del Fosso di Lavacchio (30/11/16).

 

001u – 001v - Ancora dal Crinale del Corniolino (ma dall’estremo opposto, pressi Tre Faggi),  si riesce a scorgere solo la parte più alta della valle che emerge oltre la cresta del M. Cavallo (30/11/16).

 

002a/002m – Percorrendo la mulattiera che risale la dorsale di M. Cavallo, un tratto intermedio di cresta in erosione e priva di vegetazione consente un ampia vista panoramica sulla Valle di Lavacchio godendo di scorci particolari, sovrastati dal M. dell’Avòrgnolo e fronteggiando il podere di Campo di Fuori (12/12/16).

 

002n/002q – Dal crinale tra Poggio Squilla e Poggio Aguzzo, le vedute sul Castellaccio di Corniolino hanno come fondale la Valle del Fosso di Lavacchio ed evidenziano il costante parallelismo della giacitura dell’ambiente marnoso-arenaceo (25/04/18).

003a/003f – Percorrendo il Sentiero degli Alpini, sul contrafforte principale, si possono cogliere atmosfere suggestive della valle (26/11/16).

 

003g/003o – La vetta del M. dell’Avòrgnolo si erge acuta rispetto al crinale quasi complanare, affiancata da un ampio affioramento in forte erosione, al culmine del vasto versante esposto a solatio che mostra una pendenza costante del 50% (25°) fino al fondovalle (si nota Lavacchio di Sopra). Il versante opposto vede la valle interrompersi bruscamente nello “scalare” la ripidissima la dorsale del M. Cavallo (23/11/16 – 26/11/16).

 

003p/003z – Visto dal crinale, il progressivo incremento delle pendenze pare sottoporre la valle a una grande tensione che contrappone la serena immobilità degli insediamenti (si notano Lavacchio di Sotto e Campo di Fuori) alla potenza di invisibili forze sviluppate dall’incisione torrentizia, risucchianti verso un oscuro e ignoto sbocco, laddove lo sguardo severo del Castellaccio incute ulteriore timore (26/11/16).

 

004a/004i – L’area di origine del Fosso di Lavacchio si localizza nella piega tra il M. Cavallo e il contrafforte, con due rami posti a monte di Lavacchio di Mezzo (si intravedono i ruderi – una vasca da bagno funge da abbeveratoio) e ad O di Lavacchio di Sopra (26/11/16).

 

004l – 004m - Il primo tratto del ramo principale del Fosso di Lavacchio serpeggia presso Lavacchio di mezzo mentre il ramo secondario, più prossimo a Lavacchio di Sopra, è ancora in secca (23/11/16 – 26/11/16).

 

004n – Schema di mappa dal catasto ottocentesco con gli insediamenti, la viabilità e l’idrografia; la toponomastica riprende anche nella scrittura quella originale.

005a – 005b – 005c - Un vecchio abbeveratoio si trova a valle di Lavacchio di Mezzo, dove la mulattiera guada il fosso che, causa l’abbandono, cerca di ritrovare il suo corso naturale (23/11/16 - 26/11/16).

 

005d – 005e – 005f - Un grande abbeveratoio/lavatoio a doppia vasca, abbandonato ma ancora alimentato, si trova accanto a Lavacchio di sotto (23/11/16 - 26/11/16).

 

005g/005l - Tracce di mulattiera e un abbeveratoio recente tra Lavacchio di mezzo e di sotto (23/11/16 – 8/12/16).

 

005m – 005n – 005o – Campo di Fuori, rivolta verso la profonda incisione della valle, ancora conserva l’abbeveratoio/lavatoio (8/12/16).

 

005p – 005q – 005r – Da Campo di Fuori verso il fondovalle la mulattiera conserva la “struttura portante” costituita da spessi banchi arenacei affioranti e i grossi blocchi di contenimento, mentre il dilavamento ha asportato la massicciata (10/12/16).

 

005s/005v – Una deviazione dalla Mulattiera di Lavacchio conduce a Caprìa di Sopra, che si scorge traguardando verso lo stretto fondovalle delle Celle; la macchia di Pinacee impiantata tra Caprìa di Sopra e di Sotto, che si nota bene dal Crinale del Corniolino insieme al tratto terminale del Fosso di Lavacchio, occulta il sentiero di rapido e ripido collegamento della mulattiera con il ramo della Via Flaminia Minor proveniente da Celle attraverso le Ripe Toscane (nel fondovalle rilucono i tetti di Pulita). In ultimo, la stessa zona della foto precedente, ripresa da una cresta presso il Sent. 261 CAI per Celle-Ripe Toscane (30/11/16 - 10/12/16 – 12/12/16).

 

005w – 005x – 005y - I banchi arenacei sono inevitabilmente la cifra caratterizzante di un lungo tratto della Mulattiera di Lavacchio, considerata le geo-morfologia del versante orientale del M. dell’Avòrgnolo attraversato dall’infrastruttura, come ben si nota ancora dal Crinale del Corniolino (8/12/16 - 10/12/16).

 

005z – 005zz - La scorciatoia proveniente da Capria di Sopra si ricongiunge con il ramo della Via Flaminia Minor a Capria di Sotto (11/09/16).

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