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Monte Cucco

inserita da Appenninoromagnolo.it
Tipo : monte
Altezza mt. : 1331
Coordinate WGS84: 43 48' 28" N , 11 53' 08" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (4/10/2020).

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto dello Spartiacque Appenninico compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine. In quell’ambito da Poggio Scali e da Poggio allo Spillo si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico, mentre dagli altri rilievi si staccano ulteriori dorsali che, con evidenza panoramica, caratterizzano il versante settentrionale. Le Ripe di Poggio Scali si aprono prima precipitando ripidissime a disegnare per il contrafforte la sella di Pian del Pero, quindi dirigendosi verso Levante ad abbracciare l’anfiteatro di Sasso Fratino insieme alla dorsale che si stacca da Poggio Porcareccio. Quindi lo Spartiacque Appenninico mostra, specie nella parte a ridosso delle maggiori quote della c.d. bastionata di Campigna-Mandrioli, fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di profondi fossi e canaloni fortemente accidentati, talvolta con roccia affiorante, come le Ripe di Pian Tombesi, le Ripe della Porta, le Ripe di Scali e il Canale o Canalone del Pentolino, oltre che dal distacco dello spessore detritico superficiale, con conseguente crollo dei banchi arenacei e lacerazione della copertura forestale, come la Frana Vecchia, 1950, e la Frana Nuova, 1983-1993, sempre attiva, di Sasso Fratino. Superata l’emergenza del Monte Penna e la barriera del contrafforte secondario della Bertesca, che si stacca dai picchi multipli di Poggio allo Spillo sfrangiandosi con grande varietà morfologica, il doppio rilievo di Poggio Rovino mostra quindi tutta la sua evidenza, sia con il canalone fortemente accidentato del fosso omonimo che presenta quella vasta area adiacente di roccia affiorante con ulteriore crollo dei banchi arenacei (cui probabilmente deve il caratteristico oronimo), sia con la lunga dorsale che si proietta nella profondità valliva del Bidente di Pietrapazza dividendo i Fossi del Rovino e delle Ranocchie. Segue l’altrettanto caratteristico picco acuminato di Monte Cucco che mostra una morfologia piramidale asimmetrica per la tipica giacitura stratigrafica dell’ambiente marnoso-arenaceo, dove la faccia e i due spigoli settentrionali corrispondono al versante a reggipoggio perfettamente integrato con lo Spartiacque, mentre verso meridione la pendice montana a franapoggio si prolunga fino a Badia Prataglia.  Il toponimo è considerato relitto linguistico dal latino cuccum, cucuzzolo, ma si pensa anche ad un‘origine onomatopeica dal latino cuculus, latino medievale cuccus, cuculo, romagnolo kòk (A. Polloni, cit.). Chiude la testata la Cima del Termine, rilievo anticamente detto Terminone, dove appunto “terminava” l’estensione della Selva di Casentino overo di Romagna che si chiama la selva di Strabatenzoli e Radiracoli donata (assegnata in perpetuo) tra 1380 e il 1442 dalla Repubblica Fiorentina all’Opera del Duomo di Firenze, all’epoca detto anche Le Rivolte di Bagno, infatti si “rivolgeva” e dava inizio al tragitto in tale direzione.

Al rialzarsi dei rilievi si alternano andamenti più lineari interrotti dalle selle dei Passi Porcareccio, La Scossa o Sodo alle Calle, Giogo Seccheta, Prato alla Penna, Crocina, dei Cerrini, di Massella e dei Lupatti. Il tratto di Spartiacque compreso tra Poggio allo Spillo e Cima del Termine costituisce parziale testata del bacino idrografico del Bidente di Pietrapazza con i suoi affluenti, i già citati Fossi del Rovino o delle Capanne o delle Capannacce, delle Ranocchie, dei Segoni e della Spiaggia.

L’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio: «[…] in antico i movimenti delle popolazioni non avvenivano “lungo le valli dei fiumi, […] bensì lungo i crinali, e […] una unità territoriale non poteva essere una valle (se non nelle Alpi) bensì un sistema montuoso o collinare. […] erano unità territoriali il Pratomagno da un lato e l’Appennino dall’altro. È del tutto probabile che in epoca pre-etrusca esistessero due popolazioni diverse, una sul Pratomagno e i suoi contrafforti e un’altra sull’Appennino e i suoi contrafforti, e che queste si confrontassero sulle sponde opposte dell’Arno […].» (G. Caselli, 2009, p. 50, cit.). Già nel paleolitico (tra un milione e centomila anni fa) garantiva un’ampia rete di percorsi naturali che permetteva ai primi frequentatori di muoversi e di orientarsi con sicurezza senza richiedere opere artificiali. Nell’eneolitico (che perdura fino al 1900-1800 a.C.) i ritrovamenti di armi di offesa (accette, punte di freccia, martelli, asce) attestano una frequentazione a scopo di caccia o conflitti tra popolazioni di agricoltori già insediati (tra cui Campigna, con ritrovamenti isolati di epoca umbro-etrusca, Rio Salso e S. Paolo in Alpe, anche con ritrovamenti di sepolture). In epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Successivamente, sul finire del periodo, si ha una rinascita delle aree di fondovalle con un recupero ed una gerarchizzazione infrastrutturale con l’individuazione delle vie Maestre, pur permanendo grande vitalità le grandi traversate appenniniche ed i brevi percorsi di crinale. Il quadro territoriale più omogeneo conseguente al consolidarsi del nuovo assetto politico-amministrativo cinquecentesco vede gli assi viari principali, di fondovalle e transappenninici, sottoposti ad intensi interventi di costruzione o ripristino delle opere artificiali cui segue, nei secoli successivi, l’utilizzo integrale del territorio a fini agronomici alla progressiva conquista delle zone boscate ma p. es., nel Settecento, chi voleva salire l’Appennino da S. Sofia, giunto a Isola su un’arteria selciata larga sui 2 m trovava tre rami, per il Corniolo, per Ridràcoli e per S. Paolo in Alpe che venivano così descritti: «[…] è una strada molto frequentata ma in pessimo grado di modo che non vi si passa senza grave pericolo di precipizio […] larga a luoghi che in modo che appena vi può passare un pedone […] composto di viottolo appena praticabili […] largo in modo che appena si può passarvi […].» (Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa, cit. da: L. Rombai, M. Sorelli, La Romagna toscana e il Casentino …., in: G.L. Corradi e N. Graziani, a cura di, 1997, p. 82, cit.); oppure «[…] a fine Settecento […] risalivano […] i contrafforti montuosi verso la Toscana ardue mulattiere, tutte equivalenti in un sistema viario non gerarchizzato e di semplice, sia pur malagevole, attraversamento.» (M. Sorelli, L. Rombai, Il territorio. Lineamenti di geografia fisica e umana, in: G.L. Corradi, 1992, p. 32, cit.). Così, se al diffondersi dell’appoderamento si accompagna un fitto reticolo di mulattiere di servizio locale, per la realizzazione delle prime grandi strade carrozzabili transappenniniche occorrerà attendere tra la metà del XIX secolo e l’inizio del XX. Un breve elenco della viabilità ritenuta probabilmente più importante nel XIX secolo all’interno dei possedimenti già dell’Opera del Duomo è contenuto nell’atto con cui Leopoldo II nel 1857 acquistò dal granducato le foreste demaniali: «[…] avendo riconosciuto […] rendersi indispensabile trattare quel possesso con modi affatto eccezionali ed incompatibili con le forme cui sono ordinariamente vincolate le Pubbliche Amministrazioni […] vendono […] la tenuta forestale denominata ‘dell’Opera’ composta […] come qui si descrive: […]. È intersecato da molti burroni, fosse e vie ed oltre quella che percorre il crine, dall’altra che conduce dal Casentino a Campigna e prosegue per Santa Sofia, dalla cosiddetta Stradella, dalla via delle Strette, dalla gran via dei legni, dalla via che da Poggio Scali scende a Santa Sofia passando per S. Paolo in Alpe, dalla via della Seghettina, dalla via della Bertesca e più altre.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 163-164, cit.).

Al Giogo, come genericamente era detta la via sullo Spartiacque Appenninico, poi Via Sopra la Giogana o semplicemente la Giogana, giungeva tramite i Passi della Bertesca e della Crocina (anticamente Crocina di Bagno e Croce di Guagno o Guagnio) l’antica Via Maestra che vien dall’Eremo, toponomastica che si ritrova in una mappa del 1637 allegata ad una relazione del 1710 del provveditore dell’Opera del Duomo di Firenze (riproduzioni della mappa si trovano in A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 20, cit. e, a colori, in A. Bottacci, 2009, p. 31, cit.) oltre che citata in un’ ulteriore relazione del 1663:«[…] si venne per la strada del Poggio tra la Bertesca e Valdoria et il Pozzone et arrivati alla Croce di Guagnio e pigliato il Giogo tra il confino de reverendi padri di Camaldoli e l’Opera di Santa Maria del Fiore si seguitò detta giogana […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 315, cit.). Nel Catasto Toscano del 1826-34 (Comunità di Bagno, Sezione I dell’Eremo Nuovo, Foglio Secondo, Levato colla Scala da 1 a 5000 da Pasquale Baracchi, Terminato sul suolo il dì 9 Luglio 1826) detta via si trova riclassificata Strada che dal Sacro Eremo va a Romiceto (oggi sent. 207 CAI) ma, nel sec. XVII, Via Maestra che vien dall’Eremo, mentre quella che correva sul contrafforte principale da Cima del Termine era detta Strada che da Montecarpano va alla Badia a Pretaglia o, più anticamente come già accennato (identificandosi con il rilievo), Rivolte o Le Rivolte di Bagno (oggi sent. 201 CAI). Questa via probabilmente corrisponde a quella già dal 1084 documentata nel Regesto di Camaldoli come Via de Monte Acutum, come peraltro «[…] conferma un’opinione espressa nel 1935 dal Mambrini circa l’esistenza di una strada percorribile fra i boschi di quel perfetto triangolo, il Monte Acuto, costantemente rilevato nella documentazione medievale come punto di confine fra la Romània e la Tuscia […].» (C. Dolcini, Premessain: C. Bignami, A. Boattini, A. Rossi, a cura di, 2010, pp. 7-8, cit.). Il Mambrini fa un altro riferimento a tale strada nel trattare del Castello di Riosalso: «Il cardinale Anglico così lo descrive nel 1371: “Il castello di Riosalso è nelle Alpi in una certa valle sopra un sasso forte. Ha una rocca ed una torre fortissima ed è presso – circa un miglio – alla strada che mena in Toscana.” […] La strada qui ricordata era sul crinale del monte sopra il castello e per Nocicchio, passando a destra di Montecucco, per Badia Prataglia conduceva in Casentino. Qua e là restano gli avanzi di questa strada.» (D. Mambrini, 1935 – XIII, p. 288, cit.). Nella citata mappa del 1637 compare il disegno approssimativo di un altro antico percorso, la Via del Rovino, direttamente collegante il fondovalle del Bidente di Pietrapazza e l’Eremo Nuovo con il Giogo: dai raffronti cartografici e morfologici essa è da collocare prevalentemente sul crinale di quella citata lunga dorsale che si distacca da Poggio Rovino, ancora oggi segnata da evidenti tracce di trascorse (o rinnovate) percorrenze. La cartografia antica, ed in particolare la Carta Geometrica della Regia Foresta Casentinese (1850 - conservata presso il Nàrodni Archiv Praha), denomina detta dorsale Poggio dei Cerrini, il fondovalle presso l’Eremo Nuovo era detto Pian del Miglio così come il Fosso del Pian del Miglio corrispondeva all’adiacente tratto iniziale del Bidente, mentre il Rovino era detto Poggio degli Sgnisci. Il varco sullo Spartiacque che si affaccia sul canalone del ramo occidentale del Fosso del Rovino, a monte della frattura rocciosa, era detto Porta al Canale. Almeno fino alla fine del XIX secolo la cartografia storica (Catasto Toscano e Carta d’Italia I.G.M.) registrava che la viabilità di crinale principale si interrompeva tra il Passo della Crocina e il Passo di Massella, posto sul versante orientale del Monte Cucco (benché la citata mappa del 1637 riportasse il Giogo ininterrottamente dalle Rivolte di Cima del Termine alla Via di Giogo di Scali di Poggio Scali), mentre tale tratto era raggiunto solo da viabilità di attraversamento (N.B. Secondo il disegno grafico e le definizioni convenzionali dell’I.G.M. la viabilità di montagna consisteva in Strade a fondo naturale, senza manutenzione regolare, non sempre praticabili differenziata in Mulattiere e Sentieri, per soli pedoni, facili o difficili). La Via della fonte del prete da Badia Prataglia raggiungeva lo stesso Passo della Crocina (non comparivano tracciati corrispondenti all’odierno sent. 64) e, tramite una diramazione, risaliva anche al Passo dei Cerrini; la Via della donna morta, corrispondente al sent. 60, raggiungeva il Passo di Massella (toponimo quest’ultimo oggi scomparso o desueto e riportato unicamente nella Carta d’Italia dell’I.G.M. di primo impianto in scala 1:50.000, per l’area datata 1893-94) proseguendo ininterrotta sul crinale verso Cima del Termine come Via delle fontanelle: il Passo dei Lupatti fu infatti aperto nel 1900 in occasione della costruzione della ferrovia Decauville del Cancellino.

N.B.- I toponimi Giogo, Giogana e diminutivi, derivano dal latino jugum, i, = giogo, giogaia, “giogana” di monti, con una radice indoeuropea ed il significato di “congiungimento” o “collegamento”, sia di luoghi sia di coppie di buoi tra loro quindi al carro.

Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alle schede toponomstiche relative ad acque, rilievi o insediamenti citati.

RIFERIMENTI                                                                   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

C. Bignami, A. Boattini, A. Rossi (a cura di), AL TEMPE DEL COROJJE - Poderi e case rurali nel territorio parrocchiale di Bagno di Romagna - Immagini e storie di altri tempi, Edizioni Nuova S1 Il Girovago, Bologna 2010;

A. Bottacci, La Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, 1959-2009, 50 anni di conservazione della biodiversità, Corpo Forestale dello Stato, Ufficio territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio, Pratovecchio, 2009;

G. Caselli, Il Casentino da Ama a Zenna, Accademia dell’Iris - Barbès Editore, Firenze 2009;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;

P.L. della Bordella, Pane asciutto e polenta rossa, Arti Grafiche Cianferoni, Stia 2004;

A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Firenze, Le Lettere 2001;

D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e Figlio, Bagno di Romagna, 1935 – XIII;

A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, 1961, rist. anastatica Castrocaro Terme 1989;

Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze

Foreste Casentinesi, Campigna – Camaldoli – Chiusi della Verna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2012

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

sul sentiero di crinale 00 fra Passo dei Mandrioli e Prato alla Penna, nei pressi del Passo dei Cerrini

Testo di Bruno Roba

Superato il Passo di Lupatti, posto dopo 2,9 km di ampia strada bianca dalla sbarra in loc. Cancellino, al km 198+500 circa della S.P. dei Mandrioli, il Monte Cucco si raggiunge percorrendo per 1,3 km il sent. 00 CAI; per salire sulla vetta (solo per esperti) conviene risalire il versante occidentale spostandosi verso Sud fino alla dorsale che si prolunga meno ripida sul versante toscano quindi invertire la risalita fino al culmine montano. Da Badia Prataglia, tramite il sent. 60 fino al crinale (già Passo di Massella), km 4, si giunge al versante montano Est, oppure tramite la pista forestale ad Ovest del monte che giunge al Passo dei Cerrini, km 3,6.

foto/descrizione :

Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.

Nota – Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un’altra scheda.

00a1 – 00a2 - Dal Monte Piano, al centro dell’ampia veduta dello spartiacque appenninico pare ergersi particolarmente, per effetto prospettico, il complesso montano da cui si stacca il contrafforte secondario che divide le valli del Bidente di Ridràcoli e di Pietrapazza; sul lato orientale si nota facilmente l’acuminato Monte Cucco (1/01/12).

00b1/00b6 – Dal Poggiaccio e suoi pressi, sul contrafforte principale che si stacca da Cima del Termine, vedute di Monte Cucco (3/10/11 - 18/10/11 - 27/11/11 - 16/02/17).

00c1/00c5 – Dal Monte Càrpano, oltre il crinale abetato del contrafforte principale (di cui si nota il primo tratto che si distacca da Cima del Termine e forma la sella del Poggiaccio) si distingue Il Monte Cucco (3/10/11 – 27/11/11 – 1/01/12).

00d1 – 00d2 – Dalla quota inferiore della S.F. Nocicchio-Pietrapazza, pressi Ridolmo, si evidenzia l’integrazione del versante settentrionale del monte nel contesto dello Spartiacque Appenninico (18/10/11).

00d3 – Dal sent. 205, che dalla S.F. del Cancellino scende alla Bertesca, scorcio sull’alta valle del Bidente di Pietrapazza e la sua testata che comprende anche il versante del Monte Cucco (16/07/12).

00e1/00e10 – Dal crinale del Finocchio o delle Palestre, vedute sull’intera testata del bacino del Bidente di Pietrapazza e ravvicinate sul Monte Cucco dalle quali si apprezza maggiormente la sua morfologia piramidale, con una faccia corrispondente allo Spartiacque e due spigoli corrispondenti alle dorsali che, particolarmente quella occidentale, conformano il profilo del crinale; nelle ultime vedute si nota il fondovalle presso l’Eremo Nuovo (12/07/16 – 12/08/16 - 20/10/20).

00f1 – 00f2 - 00f3 – Dal sito de Il Finocchio, posto su una diramazione dell’omonima dorsale, si hanno le vedute più prossime a Monte Cucco che emerge subito oltre una lunga dorsale che si stacca dallo Spartiacque (7/04/18).

00g1 – Da Poggio Rovino, scorcio del profilo N/S del Monte Cucco dove si evidenzia il profilo asimmetrico che si allunga verso meridione (4/09/20).

00g2 – 00g3 – Scorcio di Monte Cucco dalla dorsale che separa i Fossi dei Segoni e della Spiaggia (16/09/20).

00h1 – Schema cartografico del tratto di Spartiacque compreso tra Poggio allo Spillo e Cima del Termine dove si nota la morfologia quadrangolare del picco piramidale del Monte Cucco, con i versanti settentrionale e orientale, più ripidi in quanto a reggipoggio, rappresentati dalle curve di livello maggiormente ravvicinate.

00i1/00i8 – I ripidi versanti orientale e settentrionale di Monte Cucco visti dal sent. 00 (2/07/20 – 31/07/20).

00l1 - 00l2 - 00l3 – Dal versante settentrionale del Monte Cucco ha origine il Fosso delle Ranocchie  (31/07/20).

00m1 – 00m2 – 00m3 – Il versante occidentale di Monte Cucco preannuncia la lenta pendice meridionale (12/08/20).

00n1/00n4 – La parte superiore del versante meridionale di Monte Cucco, per il resto digradante fino a Badia Prataglia (12/08/20).

00o1/00o7 – La vetta del Monte Cucco si assottiglia in cresta verso Settentrione evidenziando i ripidi versanti a reggipoggio (2/07/20 - 12/08/20).

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