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Il Raggio

inserita da Appenninoromagnolo.it
Tipo : fabbricato abbandonato
Altezza mt. : 1110
Coordinate WGS84: 43 48' 21" N , 11 55' 00" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

fino ai primi anni del 2000 utilizzato come ristorante, ora abbandonato

Testo di Bruno Roba (10/10/2021).

Presso Cima del Termine, rilievo detto anche Le Rivolte di Bagno, lo Spartiacque Appenninico disegna una brusca serpentina, sviluppando una cresta che procede verso Sud per circa 1,8 km, con i picchi maggiori di Cima e di Poggio di Lombardona che superano di poco i 1280 m, con saliscendi limitati infatti mantenendo una quota non inferiore ai 1235-1250 m fino alla depressione a SE di Poggio di Lombardona, tagliata in trincea (1173 m) dal Passo dei Mandrioli, mantenendo poi tale orientamento. In questo tratto è particolarmente evidente il caratteristico profilo dei crinali romagnoli, con il versante toscano movimentato dalle propaggini che si distaccano dai picchi variamente distese ed il versante romagnolo con tratti ad acclività prossime alla verticale, aspetto ben evidenziato dalla cresta denudata di Poggio dei Mandrioli dove la frattura dell’emergente stratificazione diviene affaccio naturale e panoramico. L'ampia ed alta valle del Fiume Savio, generata da una più facile erosione fluviale su una formazione dove predomina la componente argilloso-marnosa, separa il contrafforte principale che si stacca da Cima del Termine dal massiccio del Monte Còmero e dalla “placca” del Monte Fumaiolo, mentre l’assetto geomorfologico assume nuovi aspetti. Su un versante predomina un esteso affioramento di interesse stratigrafico e paesaggistico, molto noto per la valenza paesaggistico-scenografica e, a livello stratigrafico, per la successione di strati della Marnoso Arenacea ad orientamento orizzontale, particolarmente ben esposti e costituenti il Geosito di rilevanza regionale Le Scalacce, o Gli Scalacci, e le Tavole di Mosé, ad orientamento verticale, mentre sul versante opposto le arenarie tipo macigno del Còmero e i blocchi calcarenitici del Fumaiolo emergono permeabili da un letto di argille scagliose la cui imbibizione e successiva plastificazione da un lato rende questa zona una delle idrogeologicamente più instabili di tutto l’Appennino dall’altro crea pendici dolci ed omogenee e genera ricche sorgenti come quella del Savio.

Considerata l’inospitalità le parti più elevate di tali luoghi videro scarsissimi insediamenti. Nel versante toscano solo la cartografia ottocentesca ricorda la presenza dei fabbricati dei poderi Prato Binesi e Mandrioli (toponomastica testimoniante le loro caratteristiche insediative, ben diverse dall’odierna copertura boschiva), mentre nel versante romagnolo Il Nocicchio, tutt’ora esistente, luogo documentato fin dal 1066 nel Regesto di Camaldoli come Nociccla, che «[…] rappresenta una delle più arcaiche testimonianze del lavoro umano nell’alpe di Bagno.» (C. Dolcini, Premessa, in: C. Bignami, A. Boattini, A. Rossi, a cura di, 2010, p. 7, cit.), era l’insediamento più elevato, abitato continuativamente almeno dal 1622. Con l’apertura del Passo dei Mandrioli (1870-1882) lungo la nuova statale vennero costruiti l’albergo-ristorante Il Raggio e l’edificio oggi noto come Casa del Pittore, in quanto abitata dal pittore macchiaiolo Giovanni Marchini, situata sul lato della strada a strapiombo sul grandioso anfiteatro roccioso delle Tavole di Mosé, gli viene attribuito come proprio anche tale toponimo. «[…] d’estate l’Appennino era un ottimo luogo di villeggiatura anche per i pittori. Tra i tanti che, come vedremo, scelsero questi monti, ricordo il forlivese, allievo di Fattori, Giovanni Marchini (1877-1946), il quale, sulla fine degli anni Trenta, comprò casa sul versante romagnolo dei Mandrioli, e di quello che affettuosamente chiamò Il mio rifugio estivo (Raggio), ci ha lasciato un piccolo olio con la sua casa, il Raggio, immersa nel bosco, dove si coglie un ultimo legame del pittore con la stagione fattoriana […]» (A. Bellandi, Dipinti e sculture nel segno di Firenze, in: N. Graziani, a cura di, 2001, p.215, cit.) L’opera Tramonto autunnale “la casa del Raggio” è del 1939. Prima abitato da una guardia comunale addetta alla vigilanza boschiva, l’edificio dopo l’acquisto fu ampliato, dotato di loggetta decorata con pitture a carattere sacro e chiusa da un cancello noto come “la soglia della pace”. Sulla facciata si trova un’iscrizione tratta dalla Vita di Benvenuto Cellini, che conosceva quei luoghi, mentre di lato un’altra iscrizione recita “Rifugio alpestre del pittore Giovanni Marchini di Forlì”. Marchini, “l’ultimo dei Macchiaioli”, fu un pittore che si distinse in Romagna e non solo insieme a Tommaso della Volpe, Roberto Sella, Antonello Moroni e Ettore Bocchini. A Forlì fondò il Cenacolo Artistico e, nel 1922, gli Amici dell’Arte di Cesena vi organizzarono la I Mostra d’Arte relativa al Novecento Italiano (M. Pasquali, La pittura del primo Novecento in Emilia Romagna (1900-1945), in: C. Pirovano, a cura di, 1991, p. 378, cit.). È stato ricordato a Bagno di Romagna, dove nel Palazzo del Capitano, nel 2008, si è tenuta la mostra Un pittore in Appennino, Giovanni Marchini, La strada dei Mandrioli e il suo paesaggio, e a Forlì, Palazzo Romagnoli, nel 2016, con la mostra Giovanni Marchini. Dal Vero alla MacchiaIl Raggio è un fabbricato in stile Novecento, la ex cantoniera del Raggio, anche frequentata osteria (poi ristorante, da alcuni anni inutilizzato e nel 2016 in vendita), che lo stesso pittore frequentava per villeggiatura e ritrasse in un’altra sua opera, L’albergo del Raggio, del 1936 e che espone una targa del 1908 in memoria di Alcide Boschi, l’ingegnere che costruì la strada dei Mandrioli. 

Il Passo dei Mandrioli, detto all’epoca anche di Prataglia o di Badia Prataglia (E. Rosetti, 1894, p. 545, cit.), fu una realizzazione ex-novo in un tratto particolarmente impervio del versante romagnolo, infatti la cartografia antica non documenta percorsi di valico in tale sito, mentre un sentiero risaliva da Badia Prataglia transitando nei pressi del podere Mandrioli per raggiungere la viabilità di crinale. L’impraticabilità originaria del sito rende pure inimmaginabile una sentieristica boschiva. In epoca romana la Via Sarsinate lungo la Valle del Savio, superata Bagno di Romagna in direzione del Casentino e di Arezzo, valicava l’Appennino tramite il Passo di Serra, distante in linea d’aria circa 3 km. «Ancora all’inizio dell’800 […] la viabilità della Romagna toscana […] era costituita per lo più dai numerosi percorsi di costa situati lungo le pendici dei crinali secondari subappenninici e dai sentieri di attraversamento congiungenti una vallata all’altra.» (S. Squarzanti, Le vie di comunicazione, in: N. Graziani, a cura di, 2001, p. 88, cit.). Con l’avvento di Leopoldo II, venne intensificato l’ammodernamento della rete stradale tanto che a metà dell’800 la Romagna toscana risultava attraversata da una rete di strade rotabili piuttosto ampia e gerarchizzata, peraltro restando perdurante l’isolamento del settore più orientale, con le due valli del Bidente e del Savio. Nel 1870, con la direzione dell’ingegner Boschi, vennero avviati i lavori per «[…] la magnifica strada postale, che monta a zig-zac sull’Appennino centrale per attraversarlo al Passo di Prataglia o dei Mandrioli e discendere quindi nel Casentino.» (E. Rosetti, 1894, p. 128, cit.); «Firenze che non aveva in passato e pare non abbia ancora nessuna voglia di comunicare coll’Emilia, faceva di tutto per isolare i suoi possedimenti romagnoli da questa; quindi tutte le strade della Romagna Toscana, costrutte a grandi spese ed al rovescio delle indicazioni della natura, mirano a questo oggetto. […] Così tutta l’alta ed importante vallata del Ronco […] non può comunicare con Firenze, se non traversando più volte i contrafforti dell’Appennino per passare […] a Bagno di Romagna sulla strada del Savio, onde poi recarsi alla lontanissima Firenze. Valicando l’Appennino centrale al Passo di Prataglia ed alla Consuma. Altro che secolo del vapore per questi poveri paesi!» (E. Rosetti, 1894, pp. 795, 796, cit.). L’opera venne terminata nel 1880 con il completamento degli ultimi 5 km da Badia Prataglia«Quanto ancora al principio del Novecento la viabilità costituisse un problema lo dimostra però, a suo modo, una foto Brogi scattata poco dopo che l’ingegnere Alcide Boschi (1830-1892) aveva aperto, dopo un cantiere durato ben dieci anni (1870-1880), il passo dei Mandrioli: vi è raffigurata una corriera proprio all’imbocco del passo. Le corriere sono cambiate, la strada è oggi asfaltata e non più ghiaiosa, ma il taglio nel profilo del crinale è rimasto pressoché lo stesso, e chi ha la consuetudine con questo e altri passi dell’Appennino, sa bene che quando c’è neve è difficile transitarvi anche ai giorni nostri.» (A. Bellandi, Dipinti e sculture nel segno di Firenze, in: N. Graziani, a cura di, 2001, p.215, cit.). (N.B.: la foto del 1932 Automezzo al passo dei Mandrioli in zona le 'Scalacce' fa parte della Collezione Archivi Alinari - archivio Brogi, Firenze, cit.). Altre fotografie e cartoline storiche sono visibili sul Link www.alpeappennina.it.

N.B.: - Il termine radium, come sostantivo, era utilizzato nei documenti storici per descrivere crinali costituenti elementi morfologici evidenti del territorio, lineari (come quello di luce), allorquando erano parte di un itinerario (che consentiva collegamenti più diretti e rapidi tra luoghi altrimenti raggiungibili tramite lunghi tragitti) e/o costituenti confine di un’area e/o di una proprietà. Per rilevanza o consuetudine a volte il termine diviene esso stesso toponimo o ne fa parte (Il RaggioRaggio del FinocchioMaestà del RaggioRaggio alle Secche, Raggio dei Picchi, Raggio Grosso, Raggio Lungo, Raggio MozzoFosso del RaggioRaggio di Sopra, etc.). In questo caso, pur traendo origine da toponomastica diffusa e presente in zona, l’attribuzione pare l’idealizzazione da parte dei nuovi frequentatori delle singolarità di un luogo accidentato ed impervio, finora irraggiungibile, dove le caratteristiche dell’irraggiamento solare possono contribuire, come hanno contribuito, anche all’ispirazione artistica.

-I toponimi GiogoGiogana e diminutivi, derivano dal latino jugum, i, = giogo, giogaia, “giogana” di monti, con una radice indoeuropea ed il significato di “congiungimento” o “collegamento”, sia di luoghi sia di coppie di buoi tra loro quindi al carro.

Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alle schede toponomastiche relative ad acque, rilievi o insediamenti citati. 

RIFERIMENTI                                                                   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

Archivi Alinari-archivio Brogi, Firenze;

Bagno di Romagna, presentazione del volume “Al tempe del corojje”

C. Bignami, A. Boattini, A. Rossi (a cura di), AL TEMPE DEL COROJJE - Poderi e case rurali nel territorio parrocchiale di Bagno di Romagna - Immagini e storie di altri tempi, Edizioni Nuova S1 Il Girovago, Bologna 2010;

G. Caselli, Il Casentino da Ama a Zenna, Accademia dell’Iris - Barbès Editore, Firenze 2009;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Firenze, Le Lettere 2001;

C. Pirovano (a cura di), La Pittura in Italia, Il Novecento/1 1900-1945, Electa, Milano 1991;

O. Piraccini, LA STRADA DI MARCHINI, Presentazione della mostra Giovanni Marchini. Dal Vero alla Macchia, Forlì, Palazzo Romagnoli, 18/12/2016;

A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;

G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;

E. Rosetti, La Romagna. Geografia e Storia, Hoepli, Milano 1894;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, 1961, rist. anastatica Castrocaro Terme 1989;

Comune di Bagno di Romagna, PSC 2004, Insediamenti ed edifici del territorio rurale, 2004, Schede n.751-752;

Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze

Foreste Casentinesi, Campigna – Camaldoli – Chiusi della Verna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2012

Link www.alpeappennina.it.

Link http://www.cultura.comune.forli.fc.it/upload/cultura/gestionedocumentale/Presentazione%20Mostra%20Marchini_784_5072.pdf;

Link https://www.alinari.it/it/dettaglio/BGA-F-021103-0000?search=e95d99bb8041ebd09f2f0002bb3d1bd3&searchPos=184.

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

Sulla statale dei Mandrioli - Bagno di Romagna - Badia Prataglia

Testo di Bruno Roba - Il Passo dei Mandrioli si trova al km 200+100 circa della S.P. dei Mandrioli; la Casa del Pittore si trova a 1,350 km dal passo.

foto/descrizione :

Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.

Nota – Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un’altra scheda.

001 – Schema cartografico dello scarto dello Spartiacque compreso tra i Passi dei Cerrini e dei Mandrioli dove l’infittimento delle curve di livello corrisponde alla acclività prossime alla verticale del versante orientale; sono evidenziati i siti degli scomparsi insediamenti alto-montani di Prato Binesi e Mandrioli e l’area denudata di Poggio dei Mandrioli.

002 – 003 – Il Passo dei Mandrioli (3/04/11 - 12/07/16).

004 – 005 – 006 – L’ex locanda Il Raggio: “16 LUGLIO 1908 – NATO AD AREZZO IL 22 SETTEMBRE 1839 MORTO IL16 LUGLIO 1892 L’ING. ALCIDE BOSCHI COSTRUIVA MONUMENTO IMPERITURO DELLA SUA SAPIENZA ARTISTICA QUESTA STRADA DEI MANDRIOLI. UN NUCLEO DI AMMIRATORI Q.M.P.” (12/07/16).

007 – 008 – 009 - G. Marchini, L’albergo del Raggio, 1936, e Il belvedere al Raggio, 1940, collez. Marchini, dalla mostra: Giovanni Marchini. Dal Vero alla Macchia, Forlì, Palazzo Romagnoli, 18/12/16.

010 – G. Marchini con una delle versioni de I carbonai, 1930, ripreso nei boschi dei Mandrioli, dalla mostra: Giovanni Marchini. Dal Vero alla Macchia, Forlì, Palazzo Romagnoli, 18/12/16.

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