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Monte Penna

inserita da Bruno Roba
Tipo : monte
Altezza mt. : 1331
Coordinate WGS84: 43 49' 09" N , 11 50' 40" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (2016 – Agg. 23/07/2020)

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico.

In particolare, la Valle del Fiume Bidente di Ridràcoli riguarda quel ramo intermedio del Bidente delimitato, ad Ovest, dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che subito precipita ripidissimo disegnando la sella di Pian del Pero, serpeggiante evidenzia una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S.Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti e Poggio Collina, per terminare con Poggio Castellina) fino a digradare presso il ponte sul Fiume Bidente di Corniolo a monte di Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli. Ad Est la valle è delimitata dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si diparte da Poggio allo Spillo (collegando Poggio della Bertesca, Croce di Romiceto, i Monti Moricciona, La Rocca, Marino, Pezzoli e Carnovaletto) per concludersi con il promontorio della Rondinaia digradando a valle di Isola costretto dalla confluenza del Fiume Bidentino o Torrente Bidente di Fiumicino nel Fiume Bidente. La Rondinaia è nota per il castello con la sua torre «[…] baluardo di antica potenza, elevato fin dai tempi romani alla difesa contro le orde barbariche che dal nord d’Europa scendevano a depredare le belle contrade d’Italia.» (D. Mambrini, 1935 – XIII, p. 274).

Il bacino idrografico, di ampiezza molto superiore rispetto alle valli collaterali e che vede il lago occupare una posizione baricentrica con l’asta principale fluvio/lacustre f.so Lama/invaso/fiume posizionata su un asse mediano Nord-Sud, mostra una morfologia molto differenziata rispetto al suo baricentro. L’area sorgentifera, con la realizzazione dell’invaso artificiale, si differenzia tra quella che lo alimenta e quella a valle della diga che alimenta direttamente il fiume. A monte l’area imbrifera si amplia estendendosi da Poggio Scali fino al Passo della Crocina mostrando, specie nella parte a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico (la c.d. bastionata di Campigna-Mandrioli), fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di profondi fossi e canaloni fortemente accidentati, talvolta con roccia affiorante, come le Ripe di Pian Tombesi, le Ripe della Porta, le Ripe di Scali e il Canale o Canalone del Pentolino, oltre che dal distacco dello spessore detritico superficiale, con conseguente crollo dei banchi arenacei e lacerazione della copertura forestale, come la Frana Vecchia, 1950, e la Frana Nuova, 1983-1993, sempre attiva, di Sasso Fratino.

ll tratto di contrafforte che, come detto, si stacca da Poggio Scali, trova una serie di picchi tra cui emerge subito Poggio della Serra, quindi il Monte Grosso e l’Altopiano di S. Paolo in Alpe, in corrispondenza del quale comincia un’ampia rotazione, che volge al termine dopo aver superato Ronco dei Preti, quando precede una netta controcurva così riprendendo l’orientamento principale verso il suo termine. Detti rilievi costituiscono nodo montano da cui si diramano ulteriori dorsali di vario sviluppo e consistenza geomorfologica che delimitano il sistema vallivo del versante orientale del bacino idrografico di Ridràcoli. Il Fosso del Molinuzzo costituisce braccio lacustre proveniente dall’anfiteatro generato dal contrafforte secondario nel distaccarsi dallo Spartiacque Appenninico a Poggio Scali. Gli altri bracci lacustri di cui si compone il lago sono il Fosso di Campo alla Sega, il Fosso degli Altari e il Fosso della Lama, provenienti direttamente o indirettamente dalla bastionata e i primi due indirettamente anche dalla Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, infine il Fosso del Molino, che raccoglie il reticolo idrografico generato dal contrafforte distaccatosi da Poggio allo Spillo.

La morfologia dallo Spartiacque Appenninico all’altezza dell’anfiteatro di Sasso Fratino è caratterizzata (con evidenza panoramica) dalle dorsali che lo abbracciano rispettivamente distaccandosi una da Poggio Scali con le sue Ripe verso Levante, l’altra da Poggio Porcareccio, questa piegante decisa verso Settentrione fino alla Posticcia di Matteino guidata dall’ampia curva della netta incisione valliva del Fosso della Fonte del Porcareccio, quindi digradante repentinamente trovando come toponimo identificativo il sito detto La Bruciata. Con La Posticcia ha inizio un vallone che si sviluppa verso SE parallelamente allo Spartiacque e che deve la sua formazione a dislocazioni geologicamente recenti lungo fratture sub verticali, ovvero particolari movimenti franosi che si evolvono molto lentamente lungo superfici profonde causando, nella parte superiore, l’apertura di avvallamenti e il conseguente fenomeno dello sdoppiamento delle creste (fenomeno similare a quello del bacino del Fosso dell’Abetìa, delimitato da Poggio Palaio e ricoperto dall’Abetina di Campigna), che però qui si è manifestato con una sequenza di picchi o rialzi in contropendenza posti al principio delle dorsali che, in successione, si distaccano perpendicolarmente. Oltre la conformazione del caratteristico piano inclinato in contropendenza su cui è situata la medesima Posticcia, si tratta soprattutto delle adiacenti Ripe di Michelone e di Poggio Cornacchia, mentre il vallone al suo termine è inciso dal Fosso degli Acuti, con ramificazioni che si spingono fino a ridosso dello Spartiacque Appenninico andando a formare quell’amplissimo ventaglio idrografico che ha la sua testata nel tratto di arcata che si estende dal pianoro di Prato al Soglio a Poggio allo Spillo e ai Passi della Crocina e della Bertesca), costituente il bacino idrografico del Fosso della Lama. «[…] origini delle acque […] del Fiume Lama che va in quello di Santa Sofia e prende altre acque sino di là dalla Fonte al Sasso» (F. Mazzuoli, Veduta dell’Appennino …, 1788, BNCF, G.F. 164, in: G.L. Corradi, a cura di, 1992, p.50, cit.; N. Graziani, 2001, vol. II, p.875; cit.). Al sistema morfologico Cornacchia-Acuti simmetricamente rispetto all’asse idrografico principale si oppone il sistema Penna-Fangacci laddove il Monte Penna si insinua, affiancato dal Fosso dei Fangacci o del Mascherone, costringendo l’alta valle del Fosso della Lama. Geosito di rilevanza locale il monte emerge invadente nel fondovalle evidenziando nella morfologia asimmetrica la giacitura a reggipoggio degli strati; le piccole depressioni allungate presso la cima sono verosimilmente imputabili a sdoppiamenti di cresta. I suddetti sistemi delimitano il ripiano di origine alluvionale con formazione di torbiera de La Lama, anch'esso Geosito di rilevanza locale, che si è formato per riempimento di un antico bacino lacustre in conseguenza dello sbarramento della valle ad opera di un’imponente frana che, staccatasi da Poggio Fonte Murata in epoche paleo-geologiche, ostacolò il regime idraulico dei citati Fossi degli Acuti, dell’Abetaccio (poi tratto alto del Fosso della Lama), dei Fangacci o del Mascherone, posti oltre il versante SO del Monte Penna e di Poggio Cornacchia, dei Fossi delle Ripe e dei Forconali, posti oltre il versante settentrionale del Monte Penna e dei Fossi dei Pianelli e della Spazzola, provenienti dal versante settentrionale di Poggio Cornacchia. Direttamente dal monte ha origine il Fosso della Penna.

La Lama, pressoché al centro della Macchia di Santa Maria del Fiore, è una “enclave” paesaggistica riconosciuta tale già dal XIX sec.: «Cavalcando […] vidi […]. La foresta dell’Opera sulla pendice precipitosa verso Romagna era manto a molte pieghe dell’Appennino, al lembo di quel manto apparivano le coste nude del monte […] nel fondo della valle del Bidente una macchia nera nell’Appennino, al certo foresta d’abeti d’importanza […] Desioso di conoscerla presi la via di Ridracoli, vidi poco dopo distendersi alli occhi la scena selvosa nelle pieghe d’Appennino […] poi vidi la via spianarsi in una valletta verde, profonda cinta da antica altera foresta che un ruscello bagnava, e disse la guida Giovannetti essere la valle della Lama e il fosso chiamarsi della Sega […]» (Leopoldo II di Lorena, Le memorie, 1824-1859, in: G.L. Corradi, O. Bandini, “Per quanto la veduta consenta di spaziare”. Scelta di testi dal XIV al XIX secolo, in: G.L. Corradi, a cura di, 1992, p.78, cit.), ma soprattutto dalla metà del XX: «[…] una perla paesaggistica per se stessa e per la vista di un ampio anfiteatro che vi si apre a rappresentazione prospettica ideale del bosco antico. Con le balze rocciose ancora abitate dall’aquila, con le estese faggete ad orlo del crinale appenninico, con il sottostante bosco misto di abeti e faggi in alto e in basso di querce, olmi, tigli e carpini. […] A metà degli anni ’50 La Lama era ancora un luogo molto frequentato da bovari, boscaioli, camionisti e operai addetti alle varie manutenzioni di fabbricati e strade. Esisteva ancora una vecchia linea telefonica di 20 chilometri, con gli apparecchi a manovella, che la collegava alla stazione forestale di Badia Prataglia, al mondo esterno. […] C’era perfino un’osteria dove gustare […] specialità gastronomiche […] di un luogo che […] si poteva chiamare […] della Romagna toscana. […] per ricostituire il ricco patrimonio faunistico dell’anteguerra […] Fin dagli anni ’50 del secolo scorso vi era stato costruito un ampio recinto per la reintroduzione degli ungulati […] sterminati durante l’ultima guerra. […] All’interno del recinto si trovava un capanno per conservarvi il foraggio invernale. Esso fu trasformato in un punto di osservazione […]» (F. Clauser, 2016, pp. 58-61, cit.). Diversa la visione economicistica di una lunga relazione del 1652 presentata direttamente al granduca contenente una molto precisa descrizione dei luoghi e della qualità delle piante presenti nelle foreste dell’Opera, «[…] nella Lama scendemmo per la via de’ Mal Passi luogo che è pieno di faggi et a ragione si chiama con questo nome. È la Lama in un piano a cui verso il Giogo sovrasta un altissimo monte che si dice la Penna con una spiaggia che si dice i Beventi luoghi tutti coperti per lo più di faggi non d’abeti e in quel piano particolarmente dove già era un gran lago si vede poco altro che faggi, ontani, vetrici e canne e faggi parimente su per le coste d’attorno. L’Opera havendovi già tenuto i suoi conduttori molti anni che per far legni quadri vi tagliarono tutti gli abeti buoni […]. Non si deve dunque pensare a farvi strade per legni tondi quando anco si facessero comodamente e con modesta spesa perché non sono in questi paesi  ne pochi ne alcuni abeti buoni per le galere […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 270, cit.).

Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Ridràcoli e/o relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.

N.B.: Autori e cartografia discordano se il Fosso della Lama trovi origine direttamente dal tratto di Spartiacque compreso tra Prato al Soglio e il Gioghetto, come dalla cartografia regionale (è riconoscibile la sua autonoma ramificazione, altrimenti anonima salvo che nel Catasto Toscano del 1826-34, quando era detto Fosso dell’Abetaccio), o sia generato dai Fossi degli Acuti e dei Fangacci come nella Carta d’Italia I.G.M. di primo impianto (1937) in scala 1:25.000, Foglio 107 II, o si estendesse a quest’ultimo come nel Catasto Toscano e nella Carta d’Italia di primo impianto (1893-94) in scala 1:50.000, Foglio 107, o abbia origine a Pian della Lama, ipotesi incoerente, generato dai Fossi dei Fangacci e dei Forconali: «In passato era denominato fosso de La Lama anche il tratto a monte fino alla confluenza del fosso degli Acuti con quello dei Forconali (v. CARTA D’ITALIA dell’I.G.M. Foglio 107 II). È il fosso dei Gamberi, di cui parla il Beni nella sua guida del 1908.» (G. Chiari, 2010, nota 11 p. 13, cit.). Ma non è esatta tale citazione dell’I.G.M. Anche nell’ulteriore cartografia antica compaiono discordanze: in una mappa della Romagna Toscana Pontificia del 1830-1840 il Fosso della Lama si identifica con l’odierno Fosso dei Fangacci, ma nella Pianta Geometrica della Regia Foresta Casentinese del 1850 tale tratto alto è il Fosso dei Fondi, mentre solo il tratto a valle è identificato come fosso topico; in questa mappa con l’idronimo dei Gamberi viene invece indicato un fosso che passa dalla Fonte Solforosa, mentre Alla Fonte Grattugia è la caratteristica denominazione di quel ramo del Fosso della Lama che raggiunge lo Spartiacque (tali mappe sono conservate presso il Nàrodni Archiv Praha).

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

P. Bronchi, Alberi, boschi e foreste nella Provincia di Forlì e note di politica forestale e montana, C.C.I.A.A. di Forlì (a cura di), Nuova Cappelli, Rocca S. Casciano 1985;

G. Chiari, La Lama. Nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Arti Grafiche Cianferoni, Stia 2010;

F. Clauser, Romanzo Forestale. Boschi, Foreste e Forestali del mio tempo, L.E.F., Firenze 2016;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e Figlio, Bagno di Romagna, 1935 – XIII;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;

Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze

Link http://geo.regione.emilia-romagna.it/schede/geositi/scheda.jsp?id=1635;

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

Per sentiero CAI 225 che si stacca dal sentiero di crinale 00  nei pressi del Passo Fangacci

Testo di Bruno Roba

Il Monte Penna è facilmente raggiungibile dal Passo dei Fangacci tramite il sent. 225 CAI, km 1,7, tranne nella stagione invernale in occasione della chiusura al traffico della SP 69 dell’Eremo. Eremo-P.so dei Fangacci km. 3,6.

foto/descrizione :

Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.

Nota – Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un’altra scheda.

001a – 001b – 001c - Nell’ambito dell’ampia vista dell’intero spartiacque appenninico che si può avere dal Monte Piano, oltre il tratto iniziale del contrafforte secondario che divide le valli del Bidente di Ridràcoli e di Pietrapazza emerge la caratteristica sommità del Monte Penna e, grazie all’innevamento, si evidenziano le sue stratificazioni a reggipoggio (1/01/12).

001d/001h - Dall’alta quota del Monte Cerviaia si ha la veduta più elevata verso le dorsali che si distaccano dallo Spartiacque Appenninico e loro diramazioni, tra cui la dorsale di Poggio Fonte Murata che si distacca dal contrafforte secondario proveniente da Poggio allo Spillo subito a monte del Passo della Bertesca: oltre di essa si evidenzia l’emergente morfologia del Monte Penna (28/08/18).

001i – 001l – La stessa veduta dal Monte Cerviaia consente di notare il delta vallivo del Fosso della Lama, ristretto tra il Monte Penna e Poggio Cornacchia e con testata sullo Spartiacque, dove si riescono a riconoscere le ramificazioni visibili dei suoi affluenti, agevolati dall’indice fotografico (28/08/18).

001la/001lm – Da Poggio Fonte Murata la veduta è su un allineamento similare al precedente, ma da quota inferiore però baricentrica rispetto alla valle, consentendo una panoramica sul suo sviluppo (19/06/20 - 31/03/21).

001m – 001n –  Vedute dallo sprone di Scaramuccia che si prolunga nella Valle dei Forconali, da cui si aprono scorci sul Monte Penna (26/06/20).

001na/001nd – Dal sent. 207 CAI della Bertesca, scorcio del versante settentrionale di Poggio Fonte Murata oltre il quale emerge imponente il Monte Penna (20/07/20).

001o – 001p – Dalla S.F. S. Paolo in Alpe-La Lama, nei pressi di Poggio Capannina, anche tra le brume mattutine si distingue la sagoma inconfondibile del Monte Penna (31/03/12).

001q – 001r – 001s – Dal crinale di Poggio della Gallona, oltre la Costa Poggio Piano emergono Poggio Cornacchia e il Monte Penna (15/06/12).

001t/001z – Dal Lago di Ridràcoli si comprende l’ingombro del massiccio del Monte Penna nel fondovalle del Fosso della Lama (21/05/11 - 28/08/12 – 7/10/17).

002a/002l – Sa La Lama, vedute del Monte Penna e delle sue stratificazioni a reggipoggio (21/03/11 - 18/08/11 - 5/05/15).

002ma/002mo –Dalla sella che risale verso Poggio allo Spillo, vedute del Monte Penna dove si evidenzia l’inclinazione delle stratificazioni a reggipoggio (26/01/12 - 2/07/20 - 10/05/21).

002n – Dalla S.P. 69 dell’Eremo vedute del versante a franapoggio del Monte Penna (13/01/16).

002o – Da Poggio Scali, veduta del profilo del Monte Penna, di cui appare l’omogeneità morfologica con la dorsale di Poggio allo Spillo (5/02/11).

002p - Schema da cartografia moderna dell’alto bacino idrografico a ventaglio del Fosso della Lama che si restringe nel varco vallivo compreso tra il Monte Penna e Poggio Cornacchia.

002q – Schema da cartografia moderna del vallone fiancheggiante lo Spartiacque Appenninico, esteso fino al M. Penna ed alla sua conclusione, quando il crinale principale devia in corrispondenza di Poggio allo Spillo.

003a/003u – Il versante a franapoggio del Monte Penna si frammenta sul crinale mostrando i precipizi del versante a reggipoggio dove si abbarbicano faggi ridotti a cespugli per le avversità ambientali (27/11/10 - 10/12/10 - 14/11/11 – 26/01/12 –1/01/16 – 13/01/16 – 10/03/21).

 

004a/004h – Panorami dal Monte Penna; nell’ultima panoramica, in lontananza oltre la “schiena” di Poggio allo Spillo, compare l’altro Monte Penna dell’Eremo francescano de La Verna (26/01/12 – 17/10/13 - 13/01/16 – 10/03/21).

004i – 004l – 004m – Vedute remote dal Monte Penna: i Monti della Perticara,  Pincio (con traliccio), Titano con S. Marino e i centri della Riviera Adriatica (7/02/11 - 13/01/16).

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