Utente non registrato

scheda n. 3391 letta 304 volte

Faltroncella

inserita da Bruno Roba
Comune : Santa Sofia
Tipo : casa isolata
Altezza mt. : 821
Coordinate WGS84: 43 53' 40" N , 11 46' 16" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (26/02/2018 – Agg. 4/04/19)

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km. In quest’ambito, la Valle del Bidente di Campigna riguarda quel ramo fluviale intermedio delimitato, ad Ovest, dalla dorsale che staccandosi dal gruppo del Monte Falco ed inizialmente poco riconoscibile transita dalla conca dei Fangacci, si dirige verso Poggio Palaio, digrada con la Costa Poggio dei Ronchi verso Tre Faggi, come crinale di Corniolino di tipo insediativo risale (trovando infatti i nuclei difensivo e residenziale-religioso-ospitaliero del Castellaccio e di Corniolino) verso il Monte della Maestà, quindi termina a Lago non prima di aver diviso le Valli delle Celle e di Campigna. L’altro versante è delimitato in parte dal contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali fino all’Altopiano di S. Paolo e a Poggio Squilla, snodo da cui si distacca un’altra dorsale che, declinando a Nord, dopo Poggio Aguzzo precipita verso Corniolo così delimitando ad Est la valle. Gli alti bacini idrografici bidentini mostrano in genere una morfologia nettamente differenziata dovuta alla diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo; per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati, i versanti orientali appaiono solitamente frastagliati mentre i versanti prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. La complessità orografica del tratto di dorsale esposta ad oriente successiva a Poggio Palaio e compresa tra la Costa Poggio dei Ronchi e il Monte della Maestà non riguarda solo la sommità dei suoi rilievi ma si estende sull’intero versante fino al fondovalle (senza farsi ingannare dall’artificiale discontinuità conseguente ai tagli dei pendii dovuti alla costruzione della S.P. del Bidente), mostrando corrugazioni di varia profondità ospitanti un susseguirsi di vallecole intersecate da un fitto reticolo idrografico, dove si distinguono i Fossi di Montaccesi, di Castagnoli, delle Forrone, del Forcone, della Casaccia, della Pietra, di Faltroncella già di Padroncella, presso i quali, la favorevole esposizione e le caratteristiche morfologiche dei radi spianamenti limitati alle quote minori hanno consentito l’insediamento di numerosi nuclei, a partire dalla stessa Campigna. Nell’ordine Capanna o Capanne, Casaccia, Casa Fiume, Casa Franchetto, Case di sotto, Casina o Casa S. Francesco, Castagnoli di Sopra, Castagnoli di Sotto, Cerreta, Faltroncella già Padroncella, Grillaia o la Grillaia, Martinaccio o C. Martinaccio, Montaccesi, Poggio, Tre Faggi, Valtuieri, Villaneta, la gran parte ancora in uso, alcuni allo stato di rudere di varia consistenza ed uno del tutto scomparso.

In questo contesto alcuni aspetti geologici si evidenziano per rarità e unicità, restituendo informazioni fondamentali per la conoscenza del territorio e contribuendo a disegnare il paesaggio: catalogati come Geositi, essi sono le Ripe Toscane, il Fosso del Satanasso, Le Mandriacce, la Linea delle Mandriacce a Pian del Grado e lo stesso Monte della Maestà, riguardo l’area prevalentemente compresa tra il crinale e la SP 4, tranne un brano sotto strada che dal km 31 scende brevemente lungo il Fosso della Pietra. Il versante Sud del monte presenta affioramenti di interessa stratigrafico e strutturale paragonabili a quelli degli Scalacci, sulla SR 71 dei Mandrioli, che i rimodellamenti conseguenti alla costruzione delle scarpate stradali della SP 4 hanno contribuito ad evidenziare o, comunque, a rendere agevolmente fruibili percorrendo il tratto tra i km 30+700 e 32+400. Al km 33, esterna al geosito, un’area di ex-cava mostra inoltre un interessante affioramento dello Strato Contessa.

Se l’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio, in epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Percorrendo oggi gli antichi itinerari, gli insediamenti di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale, esistenti, abbandonati o scomparsi (quindi i loro siti) che si trovano collocati lungo i crinali insediativi sono prevalentemente di carattere religioso o difensivo o sono piccoli centri posti all’incrocio di percorsi di collegamento trasversale; gli insediamenti di derivazione poderale sono invece ancora raggiunti da una fitta e mai modificata ramificazione di percorsi, mulattiere, semplici sentieri (anche rimasti localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte mulattiere, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; alcune strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo). Diversamente dalle aree collaterali, non si riscontrano nelle valli bidentine fabbricati anteriori al Quattrocento che non fossero in origine rocche, castelli o chiese, riutilizzati a scopo abitativo o rustico, o reimpieganti i materiali derivanti da quelli ed evidenzianti i superstiti conci decorati. Nell’architettura rurale persistono inoltre caratteri di derivazione toscana derivanti da abili artigiani. L’integrità tipologica dei fabbricati è stata peraltro compromessa dai frequenti terremoti che hanno sconvolto l’area fino al primo ventennio del XX secolo, ma anche dalle demolizioni volontarie o dal dissesto del territorio, così che se è più facile trovare fronti di camini decorati col giglio fiorentino o stemmi nobiliari e stipiti o architravi reimpiegati e riferibili al Cinque-Seicento, difficilmente sussistono edifici rurali anteriori al Seicento, mentre sono relativamente conservati i robusti ruderi delle principali rocche riferibili al Due-Trecento, con murature a sacco saldamente cementate. Gli edifici religiosi, infine, se assoggettati a restauri o totale ricostruzione eseguiti anche fino alla metà e oltre del XX secolo, hanno subito discutibili trasformazioni principalmente riferibili alla tradizione romanica o ad improbabili richiami neogotici.

La viabilità più antica interessante anche la valle di Campigna, di origine preromana, percorreva il crinale insediativo di Corniolino: si tratta dell’antica Stratam magistram, ben infrastrutturata e conservante ancora notevoli tratti selciati, la strada maestra romagnola o Via Romagnola iniziava a Galeata, l’antica Mevaniola, mentre l’inizio del tratto alto-bidentino di questo antico tracciato è facilmente individuabile presso Lago (almeno nello sviluppo posteriore alla fine del XVII sec., infatti la morfologia del luogo non è antichissima ma è dovuta ad una frana che nel 1681 creò un’ostruzione che effettivamente generò un lago -che sommerse il Mulino Vecchio risalente al XV secolo- poi colmato da sedimentazioni modellate dallo scorrimento delle acque), grazie ai resti del Ponte di Fiordilino struttura dalla poetica denominazione sul Bidente delle Celle adiacente al ponte moderno, dopo il quale si inerpicava subito sull’erta rocciosa senza deviazioni in allineamento al ponte stesso, come documentato dal Catasto Toscano del 1826-34, quindi deviava fino a rasentare il Bidente per poi risalire verso l’abitato di Corniolino, raggiungendolo presso la Chiesa/Hospitale di S. Maria delle Farnie. Modificato dalla viabilità moderna, il tracciato antico si ritrova sulla S.P. a circa 2 km da Lago, in un tratto caratterizzato da un esteso affioramento roccioso dove sono evidenti le tipiche alternanze di arenarie e marne formanti cornicioni sporgenti fratturati a “denti di sega”, quando guadagna deciso il crinale presso il Castellaccio.

Allineati sul medesimo asse N/S su versanti opposti del crinale e raggiungibili solo da diramazioni dal tracciato di cresta, gli insediamenti di Val di Pavone, o Val di Paone (medesimo significato dal lat. pavo –onis, ma di origine celtica), e Faltroncella (toponimo utilizzato già nella tavoletta I.G.M. di impianto in scala 1:25000 del 1937 e nella cartografia moderna) o C.Padroncella (così comparente nella Carta topografica d’Italia I.G.M. di primo impianto in scala 1:50.000, rilevata nel 1894) o semplicemente Padroncella (come ritrovato nel catasto moderno), paiono entrambi derivare la denominazione come conseguenza di antichi assetti proprietari, anche per la vicinanza al nucleo fortificato (che, benché in progressivo abbandono avrà tramandato assetti proprietari di un certo rilievo), aspetto per l’appunto maggiormente evidenziato dall’ottocentesco Padroncella ma di più difficile lettura nell’altro toponimo, laddove può essere coerente immaginare la contrazione padrone > pa(dr)one > paone (“valle del padrone” ?), anche senza scomodare il veneto paron, considerato che l’ornitonimo richiamante l’uccello galliforme pare incongruente con un sito che non manifesta niente di appariscente, salvo intenzionalità esorcistiche rispetto alle difficoltà del viverci (del tutto pertinenti e altrove praticate) o un ingentilimento subentrato col tempo e/o al momento della trascrizione cartacea. Il toponimo Faltroncella potrebbe essere altresì interpretato come vezzeggiativo per trasformazione/contrazione secondo la sequenza Faltrona < Falt(e)rona < Faltona (idronimo etrusco o pre-etrusco), vuoi dall’italico antico falto = franato, scosceso, vuoi dai corradicali etrusco-latini Faltonius e fala, ae = altura, in coerenza al sito. Ricadente poco sotto la cresta (circa 40 m) del versante orientale del Monte della Maestà segnata dall’antico tracciato viario e dal moderno sentiero CAI, in una piega esposta a Sud a causa dell’incisione del Fosso di Padroncella (idronimo catastalmente conservante la dizione più antica), l’insediamento, raggiunto da una breve deviazione dalla via antica ed ancora utilizzato benché raggiungibile a fatica secondo i canoni odierni immerso in un reimpianto di conifere testimoniante la necessità di consolidare un disboscamento (ronco) con finalità prevalentemente pascolive, è composto da quattro fabbricati, uno maggiore residenziale e tre annessi minori che paiono conservare le principali caratteristiche originarie, ed è sempre utilizzato nonostante la collocazione, avendo superato il rischio dell’abbandono probabilmente grazie alla realizzazione di una ripidissima ed adiacente pista di servizio della linea elettrica ad alta tensione che, sfruttando l’incisione fossatizia, raggiunge il crinale proprio in questo sito.

N.B. - in base alle note tecniche dell’Istituto Geografico Militare (I.G.M.) le abbreviazioni per troncamento possono prevedere la sostituzione con un punto di tutte le lettere dopo la prima o l’eliminazione solo di alcune lettere finali, tra cui troncamenti (C.) relativi a Ca (casa), abbreviazione evidentemente comparente quando si è manifestata l’esigenza di precisare la funzione abitativa; inoltre deve essere scritta senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che esso è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo. Le abbreviazioni devono essere scritte senza frapporre spazi tra il punto e le lettere.

Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche Valle del Bidente delle Celle e/o relative a monti e insediamenti citati.

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

S. Bassi, N. Agostini, A Piedi nel Parco, Escursioni nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, ComunicAzione, Forlì 2010;

G. Caselli, Il Casentino da Ama a Zenna, Accademia dell’Iris - Barbès Editore, Firenze 2009;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Alpe di S. Benedetto, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2014;

Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp;

Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf.

Percorso/distanze :

Nei pressi della Statale del Bidente, superata la frazione di Corniolino, ma raggiungibile solo per sentiero non segnato

Testo di Bruno Roba

Faltroncella è raggiungibile dalla S.P. 4 del Bidente seguendo il sentiero 259 in direzione del Monte della Maestà, da cui il fabbricato dista 4-500 m, verso Est; più  rapidamente si può altresì giungervi direttamente dal km 32+600 circa della provinciale risalendo per circa 200 m la pista di servizio Enel fino all’accesso privato.

foto/descrizione :

Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.

Nota – Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un’altra scheda.

001a/001f – Dal crinale che da Poggio Squilla si sviluppa verso Poggio Aguzzo (a monte di S. Paolo in Alpe, deviazione dal sent. 288 CAI) delimitando la valle del Fosso di Ristèfani, si hanno progressive ed ottimali viste del Monte della Maestà e dei luoghi dei suoi insediamenti, tra cui Faltroncella (25/04/18).

001g/001m – Dalla S.P. 4 del Bidente, viste panoramiche e ravvicinate dell’insediamento di Faltroncella, scientemente rivolto a Sud; notare la rilucente trama dei fusti e l’adiacente radura individuabili nell’ingrandimento prima segnalato (30/11/16 – 13/12/16).

 

001n – 001o – 001p - Di seguito: Mappa schematica dedotta da cartografia storica di inizio XX secolo e schema da mappa catastale antica evidenzianti reticolo idrografico, infrastrutture e insediamenti (la toponomastica riprende anche nella scrittura quella originale), infine, schema da cartografia moderna con individuazione del bacino idrografico dei Fossi della Casaccia, della Pietra e di Faltroncella, e integrazione con gli insediamenti e la perimetrazione del geosito Monte della Maestà.

 

002a/002h - Il Castellaccio di Corniolino dà idealmente inizio al tragitto di crinale verso Faltroncella, tra scorci panoramici e resti dell’antico selciato (11/09/16 - 13/12/16 –  24/01/18).

 

002i – 002l – 002m – Il tratto di selciato che precede il Monte della Maestà subito sopra Faltroncella e la deviazione verso l’insediamento (11/09/16).

 

002n/002q – Il percorso tra il Monte della Maestà e Tre Faggi, anch’esso utilizzabile (e più breve) per raggiungere sia il monte che Faltroncella (11/09/16).

 

002r -002q – Faltroncella (11/09/16).

{#emotions_dlg.09}