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Casina Corniolino

inserita da Bruno Roba
Comune : Santa Sofia
Tipo : casa isolata
Altezza mt. : 599
Coordinate WGS84: 43 54' 3" N , 11 46' 53" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (9/11/17 - Agg. 25/12/18).

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, la Valle del Fiume Bidente di Campigna riguarda il ramo del Bidente delimitato: ad Ovest, dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che, staccandosi dal gruppo del M. Falco, si dirige verso Poggio Palaio e Costa Poggio dei Ronchi quindi con il crinale di Corniolino termina a Lago; ad Est, in parte dal contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali fino a Poggio Squilla dove si distacca un’altra dorsale che, declinando a Nord, dopo Poggio Aguzzo precipita verso Corniolo mentre uno sprone delimitato dall’incisione del Fosso delle Cerrete punta su Lago.

Il bacino idrografico appare vagamente deltoide, dai lati frastagliati e con un’ampia base impostata sullo spartiacque appenninico ed il vertice puntato su Lago, secondo l’orientamento prevalente della struttura a pettine dell’assetto morfologico generale, laddove raccoglie la confluenza del Bidente delle Celle dando poco dopo origine al Fiume Bidente di Corniolo sotto il borgo omonimo. L’asta fluviale principale non suddivide equamente i versanti. Se quello sx sottostante il crinale del Corniolino mostra dorsali perpendicolari di ridotta estensione e presenza limitati pendii più dolci a prato-pascolo tra tratti intensamente deformati e brecciati, le imponenti dorsali secondarie da Poggio Ricopri e da Poggio Squilla, nel convergere verso l’asta fluviale principale, delimitano aree di importante contributo idrografico e mostrano una continuità morfologica con il versante esposto a settentrione dove, specie nella parte a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico (la c.d. bastionata di Campigna-Mandrioli), si manifestano fortissime pendenze modellate dall’erosione e dal distacco dello spessore detritico superficiale con conseguente crollo dei banchi arenacei, lacerazione della copertura forestale e formazione di profondi fossi e canaloni fortemente accidentati, talvolta con roccia affiorante (Ripe di Scali, Canale del Pentolino, Ripe di Pian Tombesi). Nei fondovalle, specie dove essi si fanno più tormentati, profondi e ristretti, conseguono formazioni di gole, forre, financo degli orridi, con erosioni fondali a forma c.d. di battello.

Se l’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio, in epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Percorrendo oggi gli antichi itinerari, gli insediamenti di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale, esistenti, abbandonati o scomparsi (quindi i loro siti) che si trovano collocati lungo i crinali insediativi sono prevalentemente di carattere religioso o difensivo o sono piccoli centri posti all’incrocio di percorsi di collegamento trasversale; gli insediamenti di derivazione poderale sono invece ancora raggiunti da una fitta e mai modificata ramificazione di percorsi, mulattiere, semplici sentieri (anche rimasti localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte mulattiere, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; alcune strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo). Diversamente dalle aree collaterali, non si riscontrano nelle valli bidentine fabbricati anteriori al Quattrocento che non fossero in origine rocche, castelli o chiese, riutilizzati a scopo abitativo o rustico, o reimpieganti i materiali derivanti da quelli ed evidenzianti i superstiti conci decorati. Nell’architettura rurale persistono inoltre caratteri di derivazione toscana derivanti da abili artigiani. L’integrità tipologica dei fabbricati è stata peraltro compromessa dai frequenti terremoti che hanno sconvolto l’area fino al primo ventennio del XX secolo, ma anche dalle demolizioni volontarie o dal dissesto del territorio, così che se è più facile trovare fronti di camini decorati col giglio fiorentino o stemmi nobiliari e stipiti o architravi reimpiegati e riferibili al Cinque-Seicento, difficilmente sussistono edifici rurali anteriori al Seicento, mentre sono relativamente conservati i robusti ruderi delle principali rocche riferibili al Due-Trecento, con murature a sacco saldamente cementate, come quella di Corniolino. Gli edifici religiosi, infine, se assoggettati a restauri o totale ricostruzione eseguiti anche fino alla metà e oltre del XX secolo, hanno subito discutibili trasformazioni principalmente riferibili alla tradizione romanica o ad improbabili richiami neogotici.

Un antico percorso di fondovalle da Corniolo a Campigna, superava il Bidente con il Ponte dei Ladroni o del Ladrone o della Madonna, in muratura di pietrame ad arco a sesto ribassato, risalente al 1906 e sostituente quello precedente in legno (documentato fino dal ‘600 e cosiddetto a causa di un bandito noto come il ladrone che imperversava nella zona), poi (dopo un breve tratto ancora integro e percorribile fino al moderno Ponte Ilario, datato 1969) procedeva su un tracciato prossimo al fiume dirigendosi verso Fiumari dove, dopo il mulino si ritrovano ancora tratti dell’antica mulattiera mentre prosegue verso Campigna, quindi diversamente dall’odierna strada forestale (risalente agli anni 1966-67) che presto risale a mezzacosta. La viabilità più antica interessante anche la valle di Campigna, di origine preromana, percorreva il crinale insediativo di Corniolino: ben infrastrutturata e conservante ancora notevoli tratti selciati discendeva a Tre Faggi, dove incrociava il controcrinale per Celle-S. Paolo in Alpe (che scende da un lato verso Casina/Case S.Francesco e Castagnoli e dall’altro verso il Poderone-Mandriacce), quindi risaliva verso il Monte Gabrendo, giungendovi dopo lunghe circonvoluzioni sfruttando le coste di Costa Poggio dei Ronchi e Omo Morto ed affrontando il crinale del Poggio delle Secchete, ma in ultimo insinuandosi tra esso e Poggio Palaio poi ridiscendendo sul versante opposto verso Stia: si tratta dell’antica Stratam magistram, la strada maestra romagnola o Via Romagnola che iniziava a Galeata, l’antica Mevaniola; una diramazione da Tre Faggi proseguiva verso Campigna e il Passo della Calla mantenendosi a mezza costa: lunghi tratti corrono ancora sotto l’odierna provinciale e sono riutilizzati dai Sent. 259 e  247 CAI. L’inizio del tratto alto-bidentino di questo antico tracciato è facilmente individuabile presso Lago (almeno nello sviluppo posteriore alla fine del XVII sec., infatti la morfologia del luogo non è antichissima ma è dovuta ad una frana che nel 1681 creò un’ostruzione che effettivamente generò un lago -che sommerse il Mulino Vecchio risalente al XV secolo- poi colmato da sedimentazioni modellate dallo scorrimento delle acque), grazie ai resti del Ponte di Fiordilino struttura dalla poetica denominazione sul Bidente delle Celle (adiacente al ponte moderno), dopo il quale si inerpicava subito sull’erta rocciosa senza deviazioni in allineamento al ponte stesso, come documentato dal Catasto Toscano del 1826-34, ma poi deviava fino a rasentare il Bidente quindi risaliva proseguendo a mezzacosta verso l’abitato di Corniolino, raggiungendolo presso la Chiesa/Hospitale di S. Maria delle Farnie.

In questo contesto si trova il citato insediamento di Corniolino, le cui abitazioni conservano scarse tracce dell’origine medievale come villaggio di Corniolo, che sorgeva alle pendici del sovrastante Castrum Cornioli, Castello di Corniolo, poi Castellaccio) attualmente composto da un edificio principale e due costruzioni di servizio afferenti casa Fabbri e, poco più a valle dove transitava l’antica Stratam magistram, i ruderi della Chiesa della Presentazione di Maria SS. alle Farnie. Il diminutivo venne attribuito nel XIX sec. quando, nel sito più ameno di S. Pietro in Farfareta si sviluppò l’odierno borgo di Corniolo (così documentato dal Catasto Toscano del 1828), dove peraltro già si era spostato il centro amministrativo col decadere del potere feudale, anche a seguito dei violenti terremoti che avevano già colpito l’area e fino a Premilcuore tra il 1504 e il 1505 e nel 1584 provocarono il crollo della Casa del Comune, di cui è documentata la richiesta al Magistrato di Firenze per la sua ricostruzione a Farfareta. Altri forti eventi si registrarono in tutti i secoli successivi. Mentre il tracciato attraversa Corniolino, dopo del quale prosegue abbastanza fedelmente a quello antico su rotabile, poi si ritrova sulla S.P. a circa 2 km da Lago quando (c.f.r. sent. 259 CAI) risale deciso verso il crinale ed il Castellaccio, invece un breve tratto ancora conservato dell’altro tracciato antico della mulattiera attraversa l’insediamento rurale di Casina Corniolino diretta verso il Bidente di Campigna superandolo grazie al Ponte dei Ladroni, oggi intercettata dalla S.P. del Bidente dove è stata in parte riutilizzata come accesso di un recente insediamento, per proseguire per il “capoluogo”.

L’insediamento di Casina Corniolino o Casina di Corniolino, comparente nel Catasto Toscano del 1826-34 senza toponimo e con planimetria differente da quella attuale e con presenza di un solo e distante annesso, oggi è ancora utilizzato ed è composto da un edificio principale abbastanza modificato ed alcuni annessi variamente databili, i due più prossimi impostati su un ampio affioramento roccioso a forte pendenza tra cui il forno, che ancora conserva la caratteristica pseudo-capriata di sostegno della copertura della loggetta antistante realizzata sfruttando la naturale curvatura di un grosso ramo, tipologia costruttiva diffusa ed utilizzata anche per le due “celle” di Pian del Grado e La Fossa.

Nel 1379, in base alla Descriptio Romandiole, l’insediamento raggiungeva ben 100 focularia ed è documentata la vendita di un fabbricato interno al castello, ma considerata la ristrettezza ed asperità del sito è plausibile riguardasse la vasta area circostante che comprendeva il sottostante nel villaggio castellano, poi detto Corniolino, sebbene le ricerche storiografiche documentino una tipologia insediativa composta da un’estesa perimetrazione muraria quadrangolare che raggiungeva ed inglobava anche l’asse viario principale, quindi di ampiezza tale da poter cingere un eventuale borgo, di cui comunque non rimane alcun reperto. Già descritto come atto alla guerra ed inespugnabile, il castello tuttavia nel 1440 viene assediato e conquistato dai fiorentini, dopo di che, nei primi anni del XV sec. persa importanza sia come feudo che come fortezza ne consegue l’abbandono ed il luogo diviene Il Castellaccio, come risulta dal documento più antico dell’Archivio di Premilcuore (1502) relativo alla morte di un giovane pastore. In quell’epoca permane solo l’utilizzo di una torre come sede della Campana della Comunità, per la posizione ottimale per la diffusione dei segnali sonori, pertanto unica struttura oggetto di manutenzione, come documentato nel 1588, in attesa del definitivo abbandono. Notizie demografiche si hanno solo in relazione all’intera frazione di Corniolo, che contava, nel 1595, 700 abitanti, nel 1746, 543, nel 1894, 1102 ma solo 99 nel borgo e 842 nel 1931.

Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alle schede toponomastica Valle del Bidente di Campigna e Corniolino.

N.B.

- Informazioni preziose riguardo luoghi e fabbricati si hanno grazie ai rapporti della Descriptio provinciae Romandiole, rapporto geografico-statistico-censuario redatto dal legato pontificio cardinale Anglic de Grimoard (fratello di Urbano V) per l’area della Romandiola durante il periodo della Cattività avignonese (trasferimento del papato da Roma ad Avignone, 1305-1377). Grimoard aveva sostituito il cardinale Egidio de Albornoz (1310-1367) che era stato inviato da Innocenzo III con le truppe spagnole per ridurre i poteri giurisdizionali locali, vescovili, monastici, abbaziali e feudali, all’ubbidienza ed al fine di creare un nuovo sistema amministrativo e tributario. L’Albornoz, da un lato si trova di fronte ad una progressiva espansione militare e diplomatica nelle zone montane della Repubblica fiorentina che, più che all’unità politico-amministrativa della Provincia Florentina in partibus Romandiola demandata a capitanati, podesterie e vicariati retti da funzionari fiorentini, puntava soprattutto a un controllo territoriale per garantirsi il transito commerciale su un’area di confine già scarsamente integrata al resto della Toscana e insofferente rispetto alle pressioni esterne, tendendo semmai ad accentuarne i caratteri di zona-cuscinetto, cui era funzionale l’assenza di infrastrutture viarie specie nell’area romagnola; dall’altro lato assiste ad un progressivo indebolimento dello Stato Pontificio a causa dei conflitti e dei particolarismi locali, suddiviso in diocesi “romagnole” di diversa appartenenza areale, che disegna un territorio ben lontano da essere considerato organicamente unitario in senso storico-politico-amministrativo (“sogno” che peraltro non realizzeranno compiutamente nemmeno i Medici con l’istituzione nel 1542 della Provincia della Romagna fiorentina o i Lorena). Ne conseguì l’istituzione delle nuove divisioni dei Vicariati ecclesiastici, posti sotto il diretto controllo avignonese, che tuttavia non risposero al disagio della popolazione, comunque ancora priva di un centro di potere unitario cui fare riferimento. La descrizione dei luoghi contenuta nel rapporto dell’Anglic, che è pertanto inevitabilmente (ma approssimativamente) unitaria dal solo punto di vista geografico, è invece minuziosa riguardo i tributi cui era soggetta la popolazione. In tale documento si trova, tra l’altro, la classificazione degli insediamenti in ordine di importanza, tra cui i castra e le villae, distinti soprattutto in base alla presenza o meno di opere difensive, che vengono presi in considerazione solo se presenti i focularia, ovvero soggetti con capacità contributiva (di solito nuclei familiari non definiti per numero di componenti; ad aliquota fissa, il tributo della fumantaria era indipendente dal reddito e dai possedimenti). In particolare, nelle vallate del Montone, del Rabbi e del Bidente furono costituiti i Vicariati rurali delle Fiumane.

- Agevole l’analisi toponomastica per la derivazione dal latino corneolus, (corneus), cornus, –i, = corniolo, (terra) ricca di cornioli, con la declinazione in gentile diminutivo a segnalare la dipendenza non solo dimensionale dal vicino e principale borgo ma così anche marcando la distanza rispetto al dispregiativo utilizzato per la soprastante struttura militare che diveniva sempre più ostile a seguito dell’abbandono.

 RIFERIMENTI   

 

AA. VV., Il luogo e la continuità. I percorsi, i nuclei, le case sparse nella Vallata del Bidente, Catalogo della mostra, C.C.I.A.A. Forlì, Amm. Prov. Forlì, E.P.T. Forlì, 1984;

E. Agnoletti, Viaggio per le valli bidentine, Tipografia Poggiali, Rufina 1996;

S. Bassi, N. Agostini, A Piedi nel Parco, Escursioni nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, ComunicAzione, Forlì 2010;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;

Pro Loco Corniolo-Campigna (a cura di), Corniolo, storia di una comunità, Grafiche Marzocchi Editrice, Forlì 2004;

E. Rosetti, La Romagna. Geografia e Storia, Hoepli, Milano 1894;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, 1961, rist. anastatica Castrocaro Terme 1989;

Piano Strutturale del Comune di Santa Sofia, Disciplina particolareggiata degli insediamenti e infrastrutture storici del territorio rurale, 2009, Scheda n.234, che contiene esauriente documentazione fotografica;

Carta dei sentieri, Bagno di Romagna, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;

Carta dei sentieri, Foreste Casentinesi, Campigna – Camaldoli – Chiusi della Verna, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2012;

Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Carta Geologica del Parco, Itinerari Geologico-Ambientali, Regione Emilia-Romagna, Parco delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Link https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/appFlex/sentieriweb.html.

 

Percorso/distanze :

Corniolino è conveniente raggiungerlo dalla S.P. 4 del Bidente sostando a 2 km da Lago in un’ampia piazzola accanto ad un tornante sottostante il castello, luogo utile pertanto sia per salirvi che per scendere al borghetto tramite un breve tratto rotabile. Giunti a Casa Fabbri occorre superarla (avendo cura di richiudere i passaggi provvisori nella rete di custodia degli animali da cortile; gentilissimi gli abitanti) poi superato il campo sulla sx dove si trovano i ruderi della chiesa si giunge a Casina Corniolino che si vede poco oltre e che si trova più prossima alla S.P. seguendo il Sent. 259 CAI, percorso più utile se si giunge a piedi da Lago in quanto vi è maggiore difficoltà per la sosta.

foto/descrizione :

Le foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell'autore
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001a – Schema di mappa dedotto dal Catasto Toscano del 1826-34: nella mappa originale Casina Corniolino compare senza toponimo.

 

001b – 001c - Dalla mulattiera che risale il crinale del Corniolino, viste ravvicinate dell’insediamento con particolare di Casina Corniolino (30/11/16).

 

001d/001l – Varie viste dell’insediamento di Casina Corniolino. Da notare i due annessi più prossimi, che evidenziano l’impostazione su un ampio affioramento roccioso a forte pendenza, tra cui il forno che ancora conserva la caratteristica pseudo-capriata di sostegno della copertura della loggetta antistante realizzata sfruttando la naturale curvatura di un grosso ramo, tipologia costruttiva diffusa ed utilizzata anche per le due “celle” di Pian del Grado e de La Fossa (11/09/16 - 16/11/16).

 

002a – 002b – 002c – Gli altri annessi più discosti di Casina Corniolino (11/09/16 - 16/11/16).

 

002d – 002e – 002f – La mulattiera Corniolino-Ponte del Ladrone-Campigna a monte e a valle di Casina Corniolino dove si trova un abbeveratorio/lavatoio e l’innesto sulla S.P. 4 del Bidente (11/09/16 - 16/11/16).

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