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Fosso di Rio d'Olmo o Ridolmo

inserita da Bruno Roba
Tipo : torrente
Altezza mt. : 850
Coordinate WGS84: 43 49' 23" N , 11 54' 34" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

COORDINATE WGS84: Origine (Prato ai Grilli) 43° 52’ 13” N / 11° 53’ 29” E – Termine (confluenza Bidente di Pietrapazza) 43° 50’ 23” N / 11° 53’ 49” E  - Quote: Origine (Prato ai Grilli) 1065 m - Termine (confluenza Bidente di Pietrapazza) 579,6 m - Sviluppo 3,7 km.

Testo di Bruno Roba (05/2017 – Agg. 23/04/2022) - Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto di Spartiacque Appenninico compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico.

La valle del Fiume Bidente di Pietrapazza riguarda il ramo più orientale del Bidente delimitato: ad Ovest, da un primo tratto del contrafforte secondario che, distaccatosi da Poggio allo Spillo, va a concludersi con il Raggio della Rondinaia; ad Est da un primo tratto del contrafforte principale che si stacca da Cima del Termine diretto verso Cesena. La sua testata si sviluppa tra il Passo della Crocina e la vetta minore di Cima del Termine, estendendosi, ad Ovest, al tratto del contrafforte secondario compreso tra Poggio allo Spillo e Poggio della Bertesca, ad Est, al tratto del contrafforte principale, le Rivolte, compreso tra Cima del Termine ed il Crinale o Raggio del Finocchio; quest’ultimo, staccandosi presso la sella di Prato ai Grilli (che precede il Poggiaccio), prima converge verso l’Eremo Nuovo quindi segue il Bidente fino a Pietrapazza sempre più affilato per la confluenza con il Fosso di Rio d’Olmo. Completa la delimitazione del sistema vallivo l’ulteriore convergenza delle dorsali generate dagli opposti contrafforti. Da un versante provengono le dorsali che si staccano dai Monti Moricciona e La Rocca, dall’altro versante provengono la dorsale che si distacca dal Monte Càrpano e quella, rilevante, che dal Monte Castelluccio si dirige verso il Monte Casaccia terminando con il Monte Riccio (dove, strategicamente collocato, il Castrum montis Riccioli, almeno già dal 1321 sorvegliava ogni transito - ne restano vaghe tracce: «Anche sopra la via che va a Strabatenza, presso la località detta Ca’ di Veroli, ove dimora tuttora un ramo della famiglia Bardi, lassù rifugiatasi, fra i monti più alti, ai tempi delle famose contese medioevali, vedonsi i muri imponenti di un vecchio maniero, e quel luogo dicesi Montericcio» (D. Mambrini, 1935 – XIII, p. 279, cit.). Qui, presso la confluenza dei Fossi di Strabatenza e Trappisa nel Bidente, a ridosso di Pian del Ponte, la Valle di Pietrapazza si restringe quasi a chiudersi creando una discontinuità con quella di Strabatenza, così rendendo possibile una specifica identità geo-morfologica. A valle dell’improvvidamente demolito ma mai idealmente rimosso villaggio di Strabatenza, pur senza soluzione di continuità morfologica, si modifica l’idronimo e il Bidente di Pietrapazza diviene di Strabatenza laddove confluisce il Fosso delle Cannetole, avente origine dalla piega tra i Monti La Rocca e Marino.

Ai passi e alle incisioni dello Spartiacque Appenninico corrispondono i rami degli affluenti più montani del Bidente: il Fosso del Rovino, già delle Capanne o Capannacce, il Fosso delle Ranocchie, lo stesso Fiume Bidente e il Fosso dei Segoni, già della Buca Prati o della Buca dei Preti, mentre i Fossi della Spiaggia o delle Spiagge e della Neve, che confluendo danno vita al Fosso della Bocca, già della Buca, hanno origine dal primo tratto del contrafforte principale tra Cima del Termine e lo stacco del Crinale del Finocchio. Il Fosso dell’Eremo, affluente del Fosso della Bocca con origine dal Crinale del Finocchio e il Fosso dell’Eremo Nuovo convergono da versanti opposti sul sito eremitico. I Fossi di S. Giavolo, dal Piano al Fondo o del Castagnaccio, Fondo Rignone già dell’Abetaccia, dei Pianelli, del Vallone, dei Poderini, di Cà dei Maestri, delle Fiurle, delle Case, del Poggiolo, delle Palaine di Mezzo, del Troghetto, del Trogo, del Paretaio, di Ricavoli e delle Cortine, nascono dal contrafforte secondario, quindi appartengono alla sx idrografica bidentina. Il Fosso di  Rio d'Olmo o Ridolmo con i suoi affluenti della Capra, di Susinello e delle Graticce, e il Fosso del Lastricheto, nascono dal contrafforte principale, mentre gli affluenti del Lastricheto, i Fossi della Casaccia o Campacciadel Podere, della Lastraccia e Castelluccio, nascono dal crinale Castelluccio/Riccio, come pure i Fossi di Michelone e dei Pozzetti, comunque tutti appartengono alla dx idrografica bidentina.

In particolare, dopo il distacco, la dorsale dal Monte Càrpano presto si biforca a racchiudere la valle del Fosso delle Graticce, e, mentre il suo ramo di libeccio la divide da quella del Rio d’Olmo, il ramo di grecale (detto Crinale delle Graticce) parallelamente converge con la dorsale del Monte Castelluccio sul Bidente delimitando la Valle del Lastricheto. Il Fosso delle Graticce gode di un’autonomia valliva pressoché integrale, infatti come affluente contribuisce al fosso principale a soli 180 m dal suo termine. Il Fosso di Susinello si attesta sul tratto di contrafforte a settentrione del Poggiaccio e il Fosso della Capra ha origine dall’anfiteatro morfologico del Monte Càrpano esposto a libeccio. La dorsale nota per il suo impervio Crinale del Finocchio, che, come detto, si stacca da Cima del Termine all’altezza di Prato ai Grilli, completa il disegno morfologico-ambientale del bacino idrografico del Fosso di Rio d’Olmo, evidenziando i salti di quota e il picco piramidale dell’area anticamente detta Le Palestre o la colossale “marmitta dei giganti” creata dall’azione erosiva dell’acqua nel percorrere gli ultimi meandri attorno agli sbalzi marnoso-arenacee degli sproni finali.

L’Opera del Duomo di Firenze in Romagna vantava diritti e possedimenti che si spingevano fino a queste latitudini, così alcuni appezzamenti dell’area della Fossa dell'Olmo e del Lastricheto sono documentato fin dal 1546 nell’inventario eseguito dopo che l’Opera, avendo preso possesso delle selve “di Casentino e di Romagna”, dove desiderava evitare nuovi insediamenti, aveva constatato che, sia nei vari appezzamenti di terra lavorativa distribuiti in vari luoghi e dati in affitto o enfiteusi che altrove, si manifestavano numerosi disboscamenti ('roncamenti') non autorizzati; pertanto, dalla fine del 1510 intervenne decidendo di congelare e confinare gli interventi fatti, stabilendo di espropriare e incorporare ogni opera e costruzione eseguita e concedere solo affitti quinquennali. I nuovi confinamenti vennero raccolti nel “Libro dei livelli e regognizioni livellarie in effetti” che, dal 1545 al 1626 così costituisce l’elenco più completo ed antico disponibile «[…] dei livelli che l’Opera teneva in Romagna […] se ne dà ampio conto qui di seguito […] 1546 […] Un poderetto di terra lavorativa e roncata in luogo detto la Fossa dell’Olmo di some 5 […] Un pezzo di terra lavoratia, siepata e roncata in luogo detto il Susinello di some 5. […] un pezzo di terra lavorativa e roncata posta in luogo detto i Ripiani e di some 6. Un podere di terra lavorativa e roncata con casa, in luogo detto le Felcetine. […] Un poderino alle Graticce di some 5. […] 1547 […] Un podere con casa e terre lavorative e vignate e roncate in luogo detto la Celteraia. […] Un podere ai Ripiani di some 25. […] Un podere con casa e terre lavorative roncate et altro, in luogo detto le Cortine e vale scudi 200.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 151-153, cit.). Peraltro, una relazione del 1789 conferma quale fosse il tipo di interesse dell’Opera nel mantenimento dei poderi che … : «[…] sono situati alle falde di vasto circondario delle selve d’abeti e sembra che sieno stati fabbricati in detti luoghi per servire di custodia e per far invigilare dai contadini di detti poderi dal fuoco, al taglio insomma alla conservazione  di dette selve […] non ardirei mai di far proposizione di alienarli ma di seguitare a tenerli […] come si rileva chiaramente dalla loro posizione servendo di cordone e custodia alle macchie medesime [...] ma […] potrebbero allinearsi e vendersi per essere […] ridotti in tal cattivo stato dai passati affittuari […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 441, 442, cit.). I sopraddetti appezzamenti comunque vennero presto alienati, così nel 1818, all’epoca del Contratto livellario tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli, nella descrizione dei confini vengono ormai nominati alcuni proprietari privati, i cui poderi paiono estendersi fino al crinale: «Una vasta tenuta di terre […] alla quale per la circonferenza confina: […]; secondo, da detto punto confina Giuseppe Mosconi di Ridolmo seguitando la strada che da Prato ai Grilli conduce al Poderaccio, lasciando la strada su prendere il crine che conduce alle Palestre; […] quarto, Mario Mosconi col podere detto Ripiani […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 463-464, cit.).

Gratificata da toponomastica prevalentemente descrittiva e migliorativa, forse per condizioni ambientali favorevoli, nel XVI secolo l’area del Ridolmo veniva distinta nel fondovalle verso Pietrapazza e Casaccia, detto Himo o Imo Ridolmo o Ridolmo Basso, nell’area centrale limitata a Ridolmo, poi Ridolmo Vecchio, mentre il Sommo Ridolmo era l’area più elevata che si estendeva dal crinale del Monte Càrpano (anticamente M. Carpi) al monte del Finocchio, alle Palestre e al Prato al Grillo, quindi comprendendo Casina di Ridolmo, Casina e Susinello.

Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Successivamente, sul finire del periodo, si ha una rinascita delle aree di fondovalle con un recupero ed una gerarchizzazione infrastrutturale con l’individuazione delle vie Maestre, pur mantenendo grande vitalità le grandi traversate appenniniche ed i brevi percorsi di crinale. Il quadro territoriale più omogeneo conseguente al consolidarsi del nuovo assetto politico-amministrativo cinquecentesco vede gli assi viari principali, di fondovalle e transappenninici, sottoposti ad intensi interventi di costruzione o ripristino delle opere artificiali cui segue, nei secoli successivi, l’utilizzo integrale del territorio a fini agronomici alla progressiva conquista delle zone boscate. Comunque, nel Settecento, chi voleva risalire l’Appennino da S. Sofia, giunto a Isola su un’arteria selciata larga sui 2 m trovava tre rami che venivano così descritti: per Ridràcoli «[…] composto di viottoli appena praticabili […]» per S. Paolo in Alpe «[…] largo in modo che appena si può passarvi […].» e per il Corniolo «[…] è una strada molto frequentata ma in pessimo grado di modo che non vi si passa senza grave pericolo di precipizio […] larga a luoghi in modo che appena vi può passare un pedone […]» (Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa, citato da: L. Rombai, M. Sorelli, La Romagna Toscana e il Casentino nei tempi granducali. Assetto paesistico-agrario, viabilità e contrabbando, in: G.L. Corradi e N. Graziani - a cura di, 1997, p. 82, cit.). Inoltre, «[…] a fine Settecento […] risalivano […] i contrafforti montuosi verso la Toscana ardue mulattiere, tutte equivalenti in un sistema viario non gerarchizzato e di semplice, sia pur malagevole, attraversamento.» (M. Sorelli, L. Rombai, Il territorio. Lineamenti di geografia fisica e umana, in: G.L. Corradi, 1992, p. 32, cit.). Un breve elenco della viabilità ritenuta probabilmente più importante nel XIX secolo all’interno dei possedimenti già dell’Opera del Duomo è contenuto nell’atto con cui Leopoldo II nel 1857 acquistò dal granducato le foreste demaniali: «[…] avendo riconosciuto […] rendersi indispensabile trattare quel possesso con modi affatto eccezionali ed incompatibili con le forme cui sono ordinariamente vincolate le Pubbliche Amministrazioni […] vendono […] la tenuta forestale denominata ‘dell’Opera’ composta […] come qui si descrive: […]. È intersecato da molti burroni, fosse e vie ed oltre quella che percorre il crine, dall’altra che conduce dal Casentino a Campigna e prosegue per Santa Sofia, dalla cosiddetta Stradella, dalla via delle Strette, dalla gran via dei legni, dalla via che da Poggio Scali scende a Santa Sofia passando per S. Paolo in Alpe, dalla via della Seghettina, dalla via della Bertesca e più altre.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 163-164, cit.).

La prima cartografia storica, ovvero il dettagliato Catasto Toscano (1826-34 – scala 1:5000), la schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia (1830-40 – scala 1:40.000), le prime edizioni della Carta d’Italia dell’I.G.M. (1893-94 – scala 1:50.000; 1937 – scala 1:25.000), consente di conoscere, tra l’altro, il tracciato della viabilità antica che riguardava la Valle di Pietrapazza, ricordando che se per la realizzazione delle prime grandi strade carrozzabili transappenniniche occorrerà attendere tra la metà del XIX secolo e l’inizio del XX, il crinale che dal Passo della Crocina si svolge fino alla Rondinaia in gran parte venne fortunatamente salvaguardato dal distruttivo progetto dell’ingegnere granducale Ferroni che, tra le ipotesi di “strada dei due mari” che doveva unire la Toscana e la Romagna, indicava il tracciato montano Moggiona-Eremo di Camaldoli-Passo della Crocina-Casanova in Alpe-Santa Sofia (essendo ritenuto idrogeologicamente valido).

Sul contrafforte principlale da Cima del Termine, probabilmente già dal 1084, è documentata nel Regesto di Camaldoli la Via de Monte Acutum, come peraltro «[…] conferma un’opinione espressa nel 1935 dal Mambrini circa l’esistenza di una strada percorribile fra i boschi di quel perfetto triangolo, il Monte Acuto, costantemente rilevato nella documentazione medievale come punto di confine fra la Romània e la Tuscia […].» (C. Dolcini, Premessa, in: C. Bignami, A.Boattini, A. Rossi, a cura di, 2010, pp. 7-8, cit.). Il Mambrini fa un altro riferimento a tale strada nel trattare del Castello di Riosalso: «Il cardinale Anglico così lo descrive nel 1371: “Il castello di Riosalso è nelle Alpi in una certa valle sopra un sasso forte. Ha una rocca ed una torre fortissima ed è presso – circa un miglio – alla strada che mena in Toscana.” […] La strada qui ricordata era sul crinale del monte sopra il castello e per Nocicchio, passando a destra di Montecucco, per Badia Prataglia conduceva in Casentino. Qua e là restano gli avanzi di questa strada.» (D. Mambrini, 1935 – XIII, p. 288, cit.). Una relazione del 1652 conservata nell’Archivio dell’Opera del Duomo, che descrive la ripartizione delle aree in gestione in otto parti, è utile per ricavare un utile riferimento su tale sito: «L’ottava e ultima parte delle selve dell’Opera viene separata dalla precedente col Poggio della Bertesca e resta fra esso poggio e il Poggio delle Rivolte di Bagno ultimo termine di dette selve.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 263-271, cit.). In una mappa del 1637 allegata ad una relazione del 1710 del provveditore dell’Opera del Duomo di Firenze (riproduzioni della mappa si trovano in A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 20, cit. e, a colori, in A. Bottacci, 2009, p. 31, cit.) si ritrova il toponimo Rivolte (oggi sent. 201 CAI), ulteriormente specificato nel Contratto livellario stipulato nel 1818 tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli: «Comunità di Bagno. Una vasta tenuta di terre nell’indicata comunità, abetata, faggiata, frascata, lavorativa, prativa, massata, trafossata come più e meglio verrà descritta in appresso sia nella qualità che nella quantità, alla quale la circonferenza confina: primo, con la Comunità di Bagno incominciando dal luogo detto le Rivolte e precisamente dal termine giurisdizionale delle Comuni di Bagno-Poppi, da questo termine calando per la scesa delle Rivolte fino al Prato ai Grilli; […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 461-463, cit.). Con il Catasto Toscano tale via diviene la Strada che da Montecarpano va alla Badia a Prataglia. Al Giogo, come genericamente era detta la via sullo Spartiacque Appenninico, poi Via Sopra la Giogana o semplicemente la Giogana, si giungeva anche tramite il Passo della Crocina (anticamente Crocina di Bagno e Croce di Guagno o Guagnio) grazie all’antica Via Maestra che vien dall’Eremo, toponomastica della citata mappa del 1637 oltre che contenuta in una relazione del 1663: «[…] si venne per la strada del Poggio tra la Bertesca e Valdoria et il Pozzone et arrivati alla Croce di Guagnio e pigliato il Giogo tra il confino de reverendi padri di Camaldoli e l’Opera di Santa Maria del Fiore si seguitò detta giogana […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 315, cit.). Nel Catasto Toscano detta via maestra si trova per un tratto riclassificata Strada che dal Sacro Eremo va a Romiceto, quindi era detta Strada Maestra di S. Sofia  fino Casanova dell’Alpe verso Sud, e Strada che dalla Casanova va a Santa Sofia in riferimento al tratto Nord compreso tra la Ripa di Ripastretta e il Passo del Vinco: esso interessava il Monte La Rocca e raggiungeva il Passo della Colla, aggirava i Monti Pezzoli e Marino sul versante SE e scendeva a Poggio alla Lastra divenendo di fondovalle fino a S.Sofia. Dalla via maestra, al Passo della Bertesca, si staccava inoltra la Strada che da Camaldoli va alla Bertesca, giungente fino all’Eremo Nuovo, oggi in parte sostituita da viabilità poderale (sent. 205 CAI); quindi la Strada che dall’Eremonuovo va a Pietrapazza si ricollegava con la Strada che da Pietrapazza va a Bagno, che valicava la Colla di Càrpano incrociando la citata Strada che da Montecarpano va alla Badia a Pretaglia proveniente dalle Rivolte di Bagno. Questa viabilità doveva essere ritenuta di rilievo per i collegamenti tra S. Sofia e l’interno, tanto da essere l’unica riportata nella schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia insieme alla viabilità di crinale, mancando invece un tracciato di fondovalle tra Pietrapazza e Poggio alla Lastra, questo anche significando quale fosse il limite dell’area di influenza camaldolese.  

Tra il XIX secolo e la prima metà del XX si assiste alla completa ri-organizzazione della viabilità locale e di crinale, che culminerà con la classificazione delle Mulattiere colleganti anche trasversalmente le vallate collaterali, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte di esse, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli (alcune strade forestali verranno realizzate solo al termine del ventennio successivo).

Il vecchio tracciato di fondovalle della Mulattiera del Bidente iniziava al Ponte di Cà Morelli, sul ramo fluviale di Strabatenza, in collegamento con il tracciato della Traversa di Romagna per Bagno, e correva vicino al fiume, attraversandolo spesso tramite numerosi ponti alla ricerca della situazione orografica più favorevole. A Pian del Ponte – la Bottega, c.d. «[…] per l’appalto di generi vari e di monopolio che v’era.» (G. Marcuccini, Le valli alte del Bidente: un cammino nella memoria, in: G.L. Corradi, a cura di, 1992, p. 120, cit.), dove si trova un sistema di ponti antichi e moderni (Ponte del Faggio) e due cippi segnalano l’incrocio con la Mulattiera di Ridràcoli, iniziava il tratto intermedio Ponte Bottega-Pietrapazza della mulattiera di fondovalle e una colonnina indicava la deviazione relativa al tratto Rio Salso-S. Piero in Bagno. Sulle pietre cantonali delle case era incisa la distanza in km intercorrente in direzione Pietrapazza (p.es.: a Cetoraia km 0,610 fino a Campo di Sopra e qui km 1,200 fino a Cà Micheloni). Il Ponte Bottega o di Strabatenza in pietrame ad arco a tutto sesto, posto all’inizio della Mulattiera di Casanova (insieme alla Casina del Ponte che ne osserva il transito costituisce un interessante scorcio paesaggistico) si può considerare il primo sul Bidente di Pietrapazza. Il Ponte al Mulino alle Cortine, in ferro ad una campata su pile in pietrame e tavolato ligneo collegava  le due mulattiere citate all’altezza di Cetoraia. Sotto Cà di Pasquino un vecchio ponte in legno ad una campata su spalle in pietrame, eseguito secondo una tecnica costruttiva che doveva essere molto comune nell’area del Bidente (tra l’altro si trova codificata in una relazione di quell’epoca del comune di Bagno di Romagna), costituita da tre tronchi poggianti su pile laterali in pietrame a secco, tavolato protetto da un manto di pietrisco e parapetto in legno, attraversa ancora il fiume percorso dalla mulattiera per Cà dei Maestri/M. Roncacci ma è ormai intransitabile. Sul Fosso di Cà dei Maestri in prossimità della confluenza nel Bidente i resti di un ponticello mostrano ancora la modesta tecnica costruttiva delle passerelle costituite da una o due travi accostate senza parapetto su spalle in pietra.

Incidendo pesantemente sull’orografia dei luoghi, alla Mulattiera del Bidente (brevi tratti si riescono ad individuare in prossimità degli insediamenti) negli anni 1965-70 si è sovrapposta quasi ovunque l’odierna strada forestale che raggiunge comodamente una Pietrapazza ormai disabitata. Qui si trova (restaurato) il piccolo Ponte delle Graticce o della Cantinaccia, alla confluenza dell’omonimo fosso nel Rio d’Olmo e prima che questo si immetta nel Bidente. Risale al 1898 ed è eseguito in pietrame con tipologia ad arco circolare leggermente ribassato e pavimentazione in pietra arenaria posta di taglio. Prima della sua costruzione la mulattiera guadava il fosso poco più a monte inizialmente aggirando il versante sx. Il ponte (nella sua versione originaria) costituiva snodo di collegamento con la citata Strada che da Pietrapazza va a Bagno, che ancora oggi risale sostando davanti alla Maestà della Casaccia fino a Rio d’Olmo o Ridolmo Vecchio, da dove è stata sostituita dall’ampia strada forestale. Tuttavia è ancora possibile ritrovarne lunghi tratti ormai abbandonati sul versante montano fino a valicare la Colla di Càrpano, laddove incrociava la viabilità di crinale consentendo una sosta alle Case di Monte Càrpano presso una nota (ma non documentata) Osteria: «Monte Carpano […] era un notevole luogo di transito: non a caso alla fine dell’Ottocento v’era un’osteria frequentata da quel piccolo mondo di mestieri e traffici col Casentino (fattori, sensali, mercanti di bestiame) e, soprattutto, con la foresta della Lama e Camaldoli per il rifornimento di legname per madiai e bigonciai, di “cime” d’abete per i coronai.» (G. Marcuccini, Le valli alte del Bidente: un cammino nella memoria, in: G.L. Corradi, a cura di, 1992, pp. 119, 120 cit.). Questo tratto viario era particolarmente impervio, infatti da Rio d’Olmo si inerpicava fino alla sovrastante sella che prelude allo stacco del Crinale delle Graticce seguendo il bordo orientale dell’ampio e caratteristico affioramento arenaceo, quindi seguiva il versante SO del Càrpano fino al suddetto incrocio viario, dal quale nuovamente precipitava nel versante opposto sul crinale tra le valli del Barco o Volanello e dell’Ancisa o Casaccia e Cappella, venendo nominata Strada detta della Lastra che va a Monte CarpanoImpraticabile per molti mesi dell’anno, solo nel 1841 è stato terminato il tracciato sostitutivo più a mezzacosta della Mulattiera Bagno-Pietrapazza-Ridracoli, di cui si vedono alcuni tratti sotto la rotabile ed il cippo stradale presso il Passo di M. Càrpano.

Poco dopo il Ponte delle Graticce si distacca ancora inalterata (sent. 205 CAI), attraversando il Rio d’Olmo su una passerella in legno e travatura in ferro (che sostituisce un ponte con una struttura principalmente in pietra ed un tratto in legno ancora documentata negli scorsi anni ’80) la citata Strada che dall’Eremonuovo va a Pietrapazza. Essa risale sul Crinale o Raggio del Finocchio sostando davanti alla Maestà del Raggio o della Cialdella o di Pietrapazza, poi ridiscende presso il Bidente fino all’Eremo Nuovo superandolo sul Ponte della Chiesina, ricostruito, dopo il quale diviene ampia pista poderale fino alla Bertesca e all’incrocio con la S.F. del Cancellino (collegante con il Passo dei Lupatti, aperto nel 1900 in occasione della costruzione della ferrovia Decauville del Cancellino, poi trasformata in strada forestale.

Nelle varie epoche (fino alla demanializzazione delle foreste) nel baricentro economico-religioso di Casanova dell’Alpe si incrociavano gli itinerari di collegamento con le vallate laterali, frequentati dagli operatori del settore del legname, lavoratori e commercianti. Tra essi la Mulattiera di Ridràcoli, che valicava il crinale tramite il Passo della Colla (posto nella sella tra il Monte La Rocca e il Monte Marino), che scendeva a Strabatenza e a la Bottega e la Mulattiera della Colla, che risaliva invece sul Marino da Poggio alla Lastra riunendosi a quella proveniente da Strabatenza; complessivamente le due mulattiere nel Catasto Toscano costituivano la Strada che da Ridracoli va a Poggio alla LastraDa la Bottega la Mulattiera di Casanova risaliva la valle del Trogo, mentre la Mulattiera di Pietrapazza (qui incentrata) collegava Ridràcoli con Bagno di Romagna tramite la Valle del Rio d’Olmo e il Passo di M. Càrpano, da un versante come già descritto, e la Valle del Fosso Fondo Rignone e la sella Siepe dellOrso-Paretaio, dall’altro versante. Questo tratto, nel Catasto Toscano detto Strada che da Siepe dell’orso va a Pietrapazza, attraversa il Bidente sul Ponte al cimitero di Pietrapazza (restaurato), o al Mulino detto di Cà del Conte, in muratura di pietrame ad un’arcata circolare a tutto sesto pavimentato con pietra arenaria posta di taglio, costruito nel 1895 dai Milanesi - rinomati scalpellini di Cà di Pasquino di una stirpe familiare di origine comacina localmente nota, «Vi lavorarono come muratori (lombardi, come si diceva in quel tempo) […]» (D. Mambrini, 1935 – XIII, p. 132, cit.) - in luogo di una struttura in legno ormai pericolante e già a metà del ‘700 ridotta a «[…] una trave d’abeto coi mantingoli […]» (S. Fabiani, G. Marcuccini, W. Rossi Vannini, 1987, p. 105, cit.) , quando era detto ponte sul fiume Bidente al fosso dell’Eremo Nuovo, quindi Ponte dell’Eremo Nuovo. Nella citata mappa del 1637 compare il disegno approssimativo di un altro antico percorso, la Via del Rovino, direttamente collegante il fondovalle del Bidente di Pietrapazza e l’Eremo Nuovo con il Giogo: dai raffronti cartografici e morfologici essa è da collocare prevalentemente sul crinale di quella citata lunga dorsale che si distacca da Poggio Rovino, ancora oggi segnata da evidenti tracce di trascorse (o rinnovate) percorrenze. L’Eremo Nuovo era pure collegato con i poderi in dx idrografica (Poderuccio, Buca) attraversando il fiume tramite il Ponte dell’Eremo, ormai in rovina, modestamente costituito da tre travi accostate (ne resiste una) su robuste spalle in pietra, che comunque certifica una certa importanza del tracciato non servito da un semplice guado, ma il percorso, nel catasto moderno corrispondente alla S. Vic.le Campo Rosso-Eremo Nuovo, raggiungeva le Rivolte di Bagno tramite il valico di Prato ai Grilli, con discesa a Campo del Rosso.

In base al Catasto Toscano nel sistema vallivo del Fosso di Rio d’Olmo, di Susinello e della Capra, sorgevano i seguenti fabbricati, tutti insediati nel versante meglio esposto in dx idrografica, oggi totalmente ricoperto dagli impianti restaurativi di pinacee in luogo dei coltivi e pascoli che ne hanno determinato e/o incrementato l’instabilità idrogeologica: Casaccia (scomparso); Rivo d’Olmo o Cà Riodolmo o Ridolmo o Ridolmo Vecchio (scarsi resti), nel Catasto Toscano Rio d’Olmo, nella Carta d'Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937) C. Rio d’Olmo, nella cartografia escursionistica moderna Ca Ridolmo; Ridolmo o Casina di Ridolmo (rudere), nel Catasto Toscano Casina, nella cartografia escursionistica moderna C. Rio d’Olmo (Casina Biozzi); Casina (scomparso), come tale presente solo nel Catasto ToscanoSusinello (scarsi ruderi), o Sucinello nel Catasto Toscano, già C. Susinello nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto, ma di nuovo Succinello in una mappa dell’Archivio Comunale di Bagno di Romagna (1888-1913). Nell’area è da segnalare inoltre la citata Maestà della Casaccia (restaurata), mentre gli scarsi resti di Case di Monte Càrpano, M.e Càrpano nel Catasto Toscano, si trovano sul crinale che risale il monte, presso l’incrocio desueto sopra descritto. Il versante sx della valle è ricoperto da una giovane e fitta faggeta, attraversata da un fitto reticolo di percorsi che risale fino al crinale probabilmente legato alle attività di esbosco, e, per quanto non particolarmente accidentato, appare anche storicamente pressoché privo di insediamenti o ricoveri, salvo la probabile collocazione di Case di Sotto (scarsi ruderi), anonimo nel Catasto Toscano, ricadente nell’area dell’Eremo nuovo di Sotto o Himo Lermonovo, cui sono da riferire pure la Casina del Raggio (scomparso e mai cartografato) e la Maestà del Raggio (restaurata), posti sul Crinale del Finocchio.

Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.

N.B.: - Negli scorsi Anni ’70, a seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, tra cui Riodolmo (1 fabbricato non dimensionato corrispondente a Ridolmo Vecchio, 2 fabbricati corrispondenti a Casina Ridolmo, solo uno dimensionato) e La Casaccia, divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, senza successo. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto di pubblicazione specifica.

- Quando il toponimo compare con anteposta l’abbreviazione “C.” presumibilmente si è manifestata l’esigenza di precisarne la funzione abitativa; in base alle note tecniche dell’I.G.M., se viene preferito il troncamento Ca, deve essere scritto senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo.

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

AA.VV., Il popolo di Pietrapazza, C.C.I.A.A. di Forlì, Cooperativa culturale Re Medello, Forlì 1989;

C. Bignami, A. Boattini, La Gente di Pietrapazza, Monti editore, Cesena 2018;

C. Bignami, A. Boattini, A. Rossi (a cura di), AL TEMPE DEL COROJJE - Poderi e case rurali nel territorio parrocchiale di Bagno di Romagna - Immagini e storie di altri tempi, Edizioni Nuova S1 Il Girovago, Bologna 2010;

A. Bottacci, La Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, 1959-2009, 50 anni di conservazione della biodiversità, Corpo Forestale dello Stato, Ufficio territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio, Pratovecchio, 2009;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997; 

S. Fabiani, G. Marcuccini, W. Rossi Vannini, I sentieri dei passi perduti. Territorio e mulattiere tra alta Val Savio e alta Val Bidente nel Comune di Bagno di Romagna. Storia e Guida, Coop. Culturale “Re Medello”, C.M. dell’Appennino Cesenate, S. Piero in Bagno 1987;

M. Foschi, P. Tamburini, (a cura di), Il patrimonio edilizio nel Demanio forestale. Analisi e criteri per il programma di recupero, Regione Emilia-Romagna A.R.F., Bologna 1979;

A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e Figlio, Bagno di Romagna, 1935 – XIII;

A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;

Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf;

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba -  Lo sbocco del Fosso di Rio d’Olmo si vede dal tratto del sent.221 tra Pietrapazza e il cimitero. Con qualche difficoltà si può scendere fino alla marmitta dei giganti che precede lo sbocco nel Bidente o allo stesso alveo del Bidente, se in secca. Il tratto iniziale del fosso si raggiunge con difficoltà (per esperti) seguendo tratti della mulattiera Ridolmo-Susinello e proseguendo a valle di Susinello, un’altra mulattiera scende da Ridolmo Vecchio, sent. 209 presso la confluenza del Fosso della Capra (per esperti); è possibile percorrere tratti del fondovalle.

foto/descrizione :

Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.

Nota – Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un’altra scheda.

00a1 – 00a2 - 00a3 – Dai pressi del Monte Roncacci, oltre il Raggio da Rignuni o di Rignone, che delimita la valle del Fosso dei Poderini, vedute del contrafforte principale dove si innalzano i Monti Castelluccio e Càrpano e si aprono le valli del Lastricheto, delle Graticce e di Rio d’Olmo, quindi da Cà di Giorgio, scorcio del Crinale delle Graticce e, nel fondovalle, di Cà di Pasquino (5/10/16 – 4/11/16).

00b1/00b5 – Dalla dorsale di separazione tra le valli dei Fosso Fondo Rignone e del Vallone-dei Poderini, già Raggio di Valprandola e Raggio di Rignone, vedute delle dorsali che si staccano dal contrafforte (Crinale delle Graticce, Crinale del Finocchio) e delle valli dei Fossi delle Graticce, di Rio d’Olmo, della Capra e di Susinello (8/09/20 - 28/03/22).

00c1/00c6 – Dal sent. 221, tra Pietrapazza e Siepe dell’Orso, panoramiche e vedute dei sistemi vallivi di Rio d’Olmo e Pietrapazza, con indice fotografico (9/05/13).

00d1 – 00d2 – 00d3 – Da San Giavolo, scorcio del contrafforte principale tra il Monte Càrpano e Cima del Termine, con vedute ravvicinate della sella di Prato ai Grilli, presso il Poggiaccio ed oltre le Palestre, dove ha origine il Fosso di Rio d’Olmo, e del Càrpano, dove si nota, sulla sx, lo sdoppiamento di cresta che racchiude l’origine del Fosso delle Graticce e, sulla dx, la selletta di origine del Fosso della Capra (29/06/16).

00d4/00d8 - Dai prati della Bertesca, tra i picchi del Monte Càrpano e del Poggiaccio si notano le alte valli dei Fossi della Capra e di Susinello, separate da un picco intermedio, mentre l’origine del Fosso di Rio d’Olmo è occultata dal Crinale del Finocchio; viste ravvicinate sulla sella del Passo di M. Càrpano, che fa da testata al Fosso della Capra, e sulla sella del viadotto del Poggiaccio, che fa testata al Fosso di Susinello (16/07/12).

00e1/00e14 - Dalla S.F. Nocicchio-Pietrapazza, tra il Poggiaccio e il viadotto, panoramiche e vedute della valle del Fosso di Rio d’Olmo dalla testata del Fosso di Susinello, mentre il ramo principale si incassa a ridosso del Crinale del Finocchio; il versante insediativo, godente della migliore esposizione ed in passato utilizzato per coltivi e pascolo che hanno incrementato l'instabilità idrogeologica, è oggi totalmente ricoperto da impianti resturativi di pinacee (3/10/11 – 15/11/11 – 16/02/17 – 8/03/17 – 15/03/17).

00e15 – 00e16 – Dalla mulattiera che da Ridolmo reca a Susinello, sul crinale che separa i Fossi della Capra e di Susinello, vedute degli opposti versanti, uno ricoperto dalla faggeta, l’altro con vasti rimboschimenti di conifere e fortemente segnato dall’incisione del Fosso della Capra (8/03/17).

00f1/00f5 – Il tratto di crinale presso il Passo di M. Càrpano costituisce testata del Fosso della Capra (3/10/11 – 10/01/12).

00g1/00g5 – Le pendici del Càrpano delimitano la valle del Rio d’Olmo, insieme alle diramazioni dal contrafforte che, da qui, si notano (3/10/11).

00h1/00h5 – Dai dintorni di Ridolmo, le vedute della valle del Rio d’Olmo si spingono fino alla testata del ramo principale, presso la sella di Prato ai Grilli (18/10/11– 1/09/16 – 25/03/17 - 19/04/22).

00i1/00i11 – Dal Crinale del Finocchio, vedute del tratto terminale della valle del Rio d’Olmo (18/10/11 – 3/10/12 – 12/08/16 - 1/09/16 – 16/02/17 - 25/03/17 - 19/04/18).

00i12 - 00i13 - Sempre dal Crinale del Finocchio, scorci verso il Monte Càrpano: al centro della 2^ vista l'abetina nella valle del Fosso della Capra ricopre il sito di Casina (16/02/17).

00l1 – Schema cartografico del bacino idrografico del Fosso di Rio d’Olmo.

00l2 – Schema da mappa catastale della prima metà dell’Ottocento, evidenziante il sistema insediativo, con utilizzo della toponomastica originale. Qui compare anche la toponomastica della viabilità principale di fondovalle e di crinale.

00l3 - Schema da cartografia della prima metà del ‘900, corrispondente alla situazione odierna.

00l4 - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, evidenziava esclusivamente i tracciati viari di crinale che da S.Sofia raggiungevano lo Spartiacque Appenninico, il tracciato di fondovalle S.Sofia-Poggio alla Lastra che poi si riconnetteva al tracciato di crinale ed il tracciato trasversale che collegava i Passi della Bertesca e di Monte Càrpano transitando da Pietrapazza. La toponomastica riprende, anche nella grafica, quella originale; integrazioni in neretto a fini orientativi.

00l5 – Schema del sistema viario storico principale al XIX secolo, su base cartografica dei primi decenni del XX secolo, che, prima della realizzazione dell’invaso di Ridràcoli e della viabilità provinciale interna, venne integrato con il sistema delle mulattiere.  

00m1 – 00m2 – 00m3 – Dal sentiero che da Prato ai Grilli conduce al Crinale del Finocchio, scorci dei primi compluvi del Fosso di Rio d’Olmo (12/07/16 – 9/11/20).

00m4/00m8 – Vedute del Fosso di Rio d’Olmo alla confluenza della ramificazione di origine proveniente dalla sella di Prato ai Grilli (8/03/17).

00m9/00m25 – Vedute del fondovalle fino a poco oltre la confluenza del Fosso della Capra, quando il Rio d’Olmo precipita con una cascatella (8/03/17 - 18/02/22).

00n1/00n9 – Scorci di viabilità che attraversa il fondovalle (8/03/17).

00n10/00n19 – Un’ampia mulattiera dal guado presso la confluenza del Fosso della Capra risaliva verso Ridolmo, con scorcio panoramico su un ristretto tratto della valle, oggi innestandosi nel sentiero 209 presso la S.F. Nocicchio-Pietrapazza (8/03/17 - 17/05/17– 18/02/22).

00o1/00o7 – Vedute del Fosso di Rio d’Olmo presso il ponte ligneo (prima e dopo la sostituzione) attraversato dal sent. 205, anticamente Strada che dall’Eremonuovo va a Pietrapazza (18/10/11 - 3/10/12 – 12/07/16 – 7/04/18).

00p1/00p10 – Vedute del tratto terminale del fosso presso Pietrapazza, dove l’azione erosiva dell’acqua sui notevoli sbalzi delle stratificazioni marnoso-arenacee ha creato una sorta di colossale “marmitta dei giganti” (18/10/11 – 12/08/16).

00q1/00q12 – Il versante NE della valle del Rio d’Olmo era attraversato dalla storica ed importante Strada che da Pietrapazza va a Bagno, poi Mulattiera Bagno-Pietrapazza-Ridràcoli, oggi coincidente con il sent. 209 fino all’innesto sulla S.F. Nocicchio-Pietrapazza, che iniziava con il Ponte delle Graticce o della Cantinaccia e valicava il contrafforte sulla Colla di Càrpano; per via si attraversano i siti della Casaccia, ricordata dalla maestà, e di Ridolmo Vecchio  (12/08/16 – 8/03/17 - 7/04/18).

00q13/00q25 – Tracce dimenticate dll'antica Strada che da Pietrapazza va a Bagno, utilizzata fino al 1841, si trovano a monte di Ridolmo, da cui si inerpicava fino alla sovrastante sella del Càrpano che prelude allo stacco del Crinale delle Graticce seguendo il bordo orientale dell’ampio e caratteristico affioramento arenaceo (27/11/11 – 8/03/17 – 18/02/22 – 24/02/22 – 16/03/22).

00q26/00q32 – La sella del Càrpano è un fitto incrocio di sentieri, residuo della antica viabilità: oltre alla citata strada principale per Bagno (frecce verdi) vi transitava la mulattiera di crinale e vi giungeva la mulattiera risalente dalla Valle del Lastricheto, oltre ad un tracciato che aggirava il Càrpano da settentrione raggiungendo, complanare, la Colla dei Ripiani, ovvero la sella tra i Monti Càrpano e Castelluccio (24/02/22 – 16/03/22).

00q33/00q36 – Vedute di un primo tratto dell’antica via principale, che si sviluppava abbastanza sicura sul versante SO del Càrpano fino a trovare i primi scoli in perenne erosione (24/02/22 - 14/04/22).

00q37 – 00q38 – 00q39 – Dopo circa 150 m il tracciato si biforca: mentre la traccia della via principale prosegue incerta poco più in alto (frecce) verso le Case di M. Càrpano (come da Catasto Toscano), il tracciato più basso (che raggiunge il crinale poco sopra il Passo di M. Càrpano), pare una variante migliorativa forse realizzata in attesa della futura Mulattiera Bagno-Pietrapazza-Ridràcoli  (16/03/22).

00q40/00q45 – Il tracciato alto della via principale attraversa siti che rivelano tuttala fragilità geo-morfologica del versante (16/03/22).

00q46 – 00q47 – 00q48 – La via raggiunge i resti delle Case di M. Càrpano e incrocia sulla Colla la viabilità di crinale, dove discendeva sul versante bagnese prima della costruzione della nuova mulattiera (9/11/20 - 16/03/22).

00q49 – 00q50 – Dal Passo di M. Càrpano, vedute del versante del Monte Càrpano e dell’affioramento attraversati dall’antica ed impervia Strada che da Pietrapazza va a Bagno, abbandonata nel 1841 (24/02/22 - 16/03/22).

00r1/00r6 -  Poco sotto il tracciato della carrabile si notano i resti della Mulattiera Bagno-Pietrapazza-Ridràcoli, che sostituì il tracciato più impervio, fino al cippo stradale presso il Passo di M. Càrpano (16/02/17 - 15/03/17).

00s1/00s8 – Il Poggiaccio è ancora attraversato dal tracciato di crinale dell’antica Strada che da Montecarpano va alla Badia a Pretaglia (24/02/22).

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