Utente non registrato

scheda n. 3538 letta 367 volte

Fosso della Fontaccia

inserita da Bruno Roba
Comune : Santa Sofia
Tipo : torrente
Altezza mt. : 750
Coordinate WGS84: 43 54' 49" N , 11 46' 35" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (11/12/2017)

ORIGINE  (Monte dell’Avòrgnolo) 43° 55’ 3” N / 11° 46’ 10” E - Quota 1080

SBOCCO (Lago)  43° 54’ 21” N / 11° 46’ 45” E - Quota 540 - Sviluppo 1,750 km.

L’asta principale ha una lunghezza superiore a 2,6 km e il bacino idrografico si estende su un’area di oltre 2 kmq con un perimetro di circa 7 km.

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti valli e vallecole del bacino idrografico. Tra essi, il contrafforte principale che divide il Rabbi dal Bidente si distacca dal Monte Falco proseguendo per Pian Cancelli «[…] per la costa di Pian delle Fontanelle (m. 1520) scende rapidamente a Poggio Bini (m. 1105), attraversa Poggio Corsoio e risale a Monte Ritoio (m. 1193) […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.), vira bruscamente verso Est fino al Monte dell’Avòrgnolo, dove riprende l’andamento principale puntando verso Forlì per terminare dopo circa 55 km evidenziando presto i Monti Guffone e della Fratta. Presso l’Avòrgnolo si stacca la dorsale di Pian dell’Olmo, che separa la Valle del Fosso della Fontaccia dalle Val Bonella e Val della Noce e disegna quell’arco di rilievi che delimitano il versante sx della Valle del Fiume Bidente delle Celle, costringendo il fiume a riunificarsi con il Bidente di Campigna presso il sito di Lago che, posto allo sbocco dei sistemi vallivi, svolge la determinante funzione di centro di convergenza fluviale: infatti la morfologia e il toponimo del luogo sono correlati e non antichissimi ma risalenti al cedimento del suo delicato equilibrio idrogeologico verificatosi nel 1681, quando una frana creò quell’ostruzione che effettivamente generò un lago (sommergendo il quattrocentesco Mulino Vecchio) poi colmato da sedimentazioni comunque modellate dal continuo scorrere delle acque. Poco più in là, sotto il borgo omonimo, le convergenze fluviali generano il Fiume Bidente di Corniolo.

Se come gli altri vicini, il bacino idrografico del Bidente delle Celle mostra una morfologia nettamente differenziata, così per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati ed anche il versante orientale appare frastagliato, mentre i versanti occidentali o prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. Orientata NO-SE e compresa tra la dorsale di Pian dell’Olmo e l’altra dorsale che in dx idrografica, staccandosi dall’Avòrgnolo, la separa da quella amplissima di Lavacchio, la Valle del Fosso della Fontaccia, come le altre circumvicine, si presenta con il versante esposto a solatìo in parte caratterizzato da una morfologia da scivolamento, determinata da detrito di versante incoerente di dimensioni e litologie varie depositato per gravità e ruscellamento, risalente al Quaternario, Pleistocene superiore-Olocene (da 10 mila a 1,8 milioni di anni fa), delimitato dalle stratificazioni marnoso-arenacee incise dal Bidente delle Celle, in modo da formare una sorta di terrazzo morfologico dalle dolci pendenze, alternati ad ampie e lisce stratificazioni arenacee affioranti ed in erosione, e con il versante a bacìo scosceso e dirupato. Si sviluppa longitudinalmente per circa 2 km su un dislivello compreso tra i 530 m del fondovalle e i 1113 m del contrafforte, mentre l’Avòrgnolo raggiunge i 1161,7 m. Il fosso ha origine in una piega del contrafforte presso l’Avòrgnolo e dopo 1,750 km circa si immette nel Bidente delle Celle, a circa 500 m in linea d’aria da Lago, intubato a seguito della costruzione della rotabile che risale il Bidente fino agli impianti di adduzione dell’invaso di Ridràcoli. Sul bordo superiore settentrionale e/o all’interno dei prati-pascoli della paleofrana si distribuiscono gran parte degli insediamenti, o ne debordano fino a raggiungere gli 800 m di quota, di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale ancorché abbandonati e diruti, alcuni ancora abitati. Essi sono Cà d’Armati già Casa Armai e forse Cà D’Amati, Ca dell’Orso o Cà dell’Orso o Cà D’Orso, già Cas’Orso o l’Orso, Ca di Belletta già Casabelleta, Ca S. Giovanni o Cà S. Giovanni o C. S. Giovanni già Giovanni, Ciortino documentato già Certino, Capo alla Villa già Capo la Villa, centro amministrtivo di tutta la zona, Pian dell’Olmo e La Casina, quest’ultimo toponimo noto solo nel luogo e tramandato oralmente di un fabbricato altrimenti anonimo in cartografia. Va inoltre ricordata l’antica e scomparsa Chiesa di S. Giovanni in Certino, parrocchiale documentata dal 1378 ma risultante soppressa nel 1806; nella chiesa venivano inumati i defunti della zona. Il Giornale di Campagna del Catasto Toscano in data 1826 riporta la descrizione di un fabbricato diroccato già oratorio di proprietà della Pievania di Corniolo, infatti grazie ai proventi dei terreni annessi vi viveva il cappellano della Pieve, mentre il P.R.G. del 1985 del Comune di S. Sofia rilevava ancora la presenza di un mucchio di pietre e il rinvenimento di resti di scheletri umani in seguito a lavori agricoli. Della chiesa ha conservato memoria il vicino fabbricato di S. Giovanni, mentre il diffuso toponimo certino è una contrazione da cerretino dal latino cerretum, bosco di cerri, anch’esso antico e diffuso toponimo, da cui ha tratto origine anche il citato Ciortino, rilevato dalla CARTA GEOGRAFICA DELLA DICOCESI DI S. ILLARO del 1754-59, unico toponimo riportato nell’area specifica insieme a Vergareto, ma già allora non accompagnato dalla simbologia utilizzata in caso di presenza di strutture religiose.

Se l’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio, in epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Percorrendo oggi gli antichi itinerari, gli insediamenti di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale, esistenti, abbandonati o scomparsi (quindi i loro siti) che si trovano collocati lungo i crinali insediativi sono prevalentemente di carattere religioso o difensivo o sono piccoli centri posti all’incrocio di percorsi di collegamento trasversale; gli insediamenti di derivazione poderale sono invece ancora raggiunti da una fitta e mai modificata ramificazione di percorsi, mulattiere, semplici sentieri (anche rimasti localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte mulattiere, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; alcune strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo).

Il sistema insediativo della Valle del Fosso della Fontaccia ha subito notevoli modifiche riguardo l’abbandono della viabilità antica, in particolare con l’interruzione di quel ramo della Via Flaminia Minor che, attraversante a mezza costa le Ripe Toscane (le cui stratificazioni rocciose formano gradonate ancora oggi funzionali alla percorrenza, anche grazie alla “modernizzazione” progettata nel 1906 ed iniziata nel 1910, ma forse mai terminata, della viabilità tra il ponte di Lago verso le Celle), oggi si ritrova a tratti fino al fabbricato di La Casina, ad Ovest di Lago mentre, superato il Fosso della Fontaccia correva poco alto rispetto al Bidente delle Celle in corrispondenza del moderno tratto di infrastrutturazione viaria di servizio dell’impianto di prelievo idrico afferente l’invaso di Ridràcoli. Nel Nuovo Catasto Terreni (1930-1952) tale ramo si trova ancora interamente riportato e classificato come Str.com. Corniolo-Celle-Pian del Grado. Raggiunto il Bidente, la viabilità consentiva di proseguire verso Est oltre l’odierna Lago, andando a ritrovare l’antica Stratam magistram, la strada maestra romagnola o Via Romagnola che proveniva da Galeata (l’antica Mevaniola), prima che essa attraversasse il fiume tramite il Ponte di Fiordilino, oltre il quale si inerpicava sul crinale del Corniolino, con alternative di mezzacosta e di crinale o di fondovalle in direzione di Campigna o dei passi montani. Altri tracciato antichi percorrevano la valle del Fontaccia a mezza costa sia toccando la scomparsa Chiesa di S. Giovanni in Certino per poi ridiscendere sul fondovalle (Str.vic. S.Giovanni-Lavacchio) sia raggiungendo gli insediamenti più alti (Str.vic. S.Giovanni-Cà Orso).

Per approfondimenti si rimanda alla schede toponomastiche Valle del Bidente delle Celle e/o relative a monti e insediamenti citati.

N.B. - La visita apostolica o pastorale, che veniva effettuata dal vescovo o suo rappresentante, era una prassi della Chiesa antica e medievale riportata in auge dal Concilio di Trento che ne stabilì la cadenza annuale o biennale, che tuttavia fu raramente rispettata. La definizione di apostolica può essere impropria in quanto derivante dalla peculiarità di sede papale della diocesi di Roma, alla cui organizzazione era predisposta una specifica Congregazione della visita apostolica. Scopo della visita pastorale è quello di ispezione e di rilievo di eventuali abusi. I verbali delle visite, cui era chiamata a partecipare anche la popolazione e che avvenivano secondo specifiche modalità di preparazione e svolgimento che prevedevano l'esame dei luoghi sacri, degli oggetti e degli arredi destinati al culto (vasi, arredi, reliquie, altari), sono conservati negli archivi diocesani; da essi derivano documentate informazioni spesso fondamentali per conoscere l’esistenza nell’antichità degli edifici sacri, per assegnare una datazione certa alle diverse fasi delle loro strutture oltre che per averne una descrizione a volte abbastanza accurata.

- In base alle note tecniche dell’I.G.M. se in luogo dell’anteposta l’abbreviazione “C.”, che presumibilmente compare quando si è manifestata l’esigenza di precisare la funzione abitativa, viene preferito il troncamento “Ca” deve essere scritto senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo.

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

AA. VV., Il luogo e la continuità. I percorsi, i nuclei, le case sparse nella Vallata del Bidente, Catalogo della mostra, C.C.I.A.A. Forlì, Amm. Prov. Forlì, E.P.T. Forlì, 1984;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;

Pro Loco Corniolo-Campigna (a cura di), Corniolo, storia di una comunità, Grafiche Marzocchi Editrice, Forlì 2004;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Schede di analisi e indicazioni operative relative agli edifici del territorio rurale, Piano Strutturale del Comune di Santa Sofia, 2009, Schede n.55 e 208;

Itinerari Geologico-Ambientali nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Regione Emilia-Romagna, Parco delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze

Alpe di S. Benedetto, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2014;

Link https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/appFlex/sentieriweb.html;

Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf;

Link www.fc.camcom.it/area biblioteca/documento.htm?ID_D=4931.

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba

Dalla S.P. 4 del Bidente, giunti a Lago, prima del ponte si imbocca la rotabile che risale il Bidente delle Celle. Dopo meno di 100 m si trova un bivio con una rotabile (privata e chiusa da una sbarra, ma solo in parte ricalcante antichi tracciati viari) che risale sulla dx collegando i vari poderi fino a Cà d’Armati (1,2 km). Da qui si imbocca una pista che transita davanti ad un capannone agricolo e dopo due tornanti si dirige rettilinea e senza incertezze in costante risalita verso Pian dell’Olmo per 1 km, perdendo per l’abbandono e l’erosione i caratteri di pista e riacquistando quelli di mulattiera, così raggiungendo la parte più alta della valle da dove si possono osservare dal basso i dirupi del contrafforte da cui hanno origine i primi rami del fosso; da qui un ripidissimo sentiero di cresta conduce sul contrafforte. Un percorso alternativo si imbocca a circa 500 m da Lago, appena oltrepassato il Fosso della Fontaccia, risalendo prima nel podere abbandonato (eventuale recinzione con passo) poi ritrovando dietro il fabbricato sia l’antica mulattiera che si inoltra nella Valle delle Celle sia, verso dx, traccia dei tracciati antichi che risalgono (solo inizialmente con qualche difficoltà per gli arbusti, comunque occorre senso dell’orientamento), verso Cà di Belletta, posta sulla mulattiera che a sx si dirige verso la Valle del Lastricheto. Da Cà di Belletta si supera Cà dell’Orso e si raggiunge Cà d’Armati per proseguire come sopra. La distanza è poco inferiore ma l’interesse compensa la maggiore fatica. Questo secondo percorso si trova in un’edizione della cartografia escursionistica.

foto/descrizione :

Le foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell'autore
Nota - Per visualizzare le foto nel loro formato originale salvarle sul proprio computer, oppure se il browser lo consente tasto destro sulla foto e Apri immagine in un'altra scheda

001a – 001b – 001c - Da Poggio Scali è possibile contestualizzare l’intero sviluppo della Valle del Fosso della Fontaccia, benché con difficoltà per la distanza (7 km) e la nitidezza delle riprese fotografiche (15/05/14 - 4/08/16 – 16/08/16).

001d/001h – Dal Crinale del Corniolino, il poggio del Castellaccio divide il panorama tra Piano d’Arcai e il Monte dell’Avòrgnolo, dal cui versante E si stacca la Valle del Fosso della Fontaccia, di cui si vede solo la parte più scoscesa (qui solo viste ravvicinate consentono di individuare Pian dell’Olmo), mentre sulla dx se ne scorge la parte più dolce ed abitata (13/12/16).

 

001i – 001l - Dalla S.P. 4 sono possibili scorci più nitidi ma molto parziali, sostanzialmente limitati alla boscosa dorsale oltre la quale si sviluppa la Val Bonella (27/09/16).

 

001m/001r - A monte di Fossacupa, dalla dorsale che delimita la Valle di Lavacchio su cui risale la mulattiera verso il Monte Cavallo, viste panoramiche suggestive ma sempre limitate alla parte meno elevata della Valle del Fosso della Fontaccia, su cui si estendono ampie aree a prato-pascolo. Nella 4^ foto si nota la cresta oltre alla quale inizia la Valle della Fontaccia sul cui bordo sorge Capria di Sopra (12/12/16).

 

001s – 001t – 001u – Dalla Valle del Fosso della Fontaccia, scorcio verso le profondità della Valle del Bidente delle Celle dal quale parrebbe incredibile che, sul bordo della cresta di separazione dalla Valle del Fosso di Lavacchio, possa essere sorto l’insediamento di Capria di Sopra. Ma più sotto, nel pieno dell’ombra mattutina, forse si può scorgere una piccola macchia più chiara: è Capria di Sotto (8/12/16).

 

002a/002f - Dalla mulattiera che risale la Valle delle Celle diretta verso Capria, l’allineamento visivo è simile a quello delle viste precedenti, ma la postazione più bassa e ravvicinata consente un’osservazione più particolareggiata, fino a scorgere l'ultimo tratto del Fosso della Fontaccia che, nell'ombra, si appresta a confluire nel Bidente (8/12/16 - 10/12/16).

 

002g/002q – Una panoramica ottimale della valle della Fontaccia si ha dal Sentiero degli Alpini nel tratto di contrafforte principale tra il Passo della Braccina e il Monte dell’Avòrgnolo, grazie ad uno scorcio che si apre subito a monte dell’origine del fosso (che si nota nella prime foto), dal quale appare pressoché l’intera area valliva dall’insediamento di Pian dell’Olmo fino allo scivolamento morfologico del basso fondovalle (26/11/16 – 21/03/17).

 

002qa/002qf - Da Poggio Squilla (a monte di S. Paolo in Alpe, deviazione dal sent. 288 CAI) si sviluppa una dorsale dal crinale affilato che delimita la valle del Fosso di Ristèfani, terminando con Poggio Aguzzo, da cui si aprono vasti panorami; in particolare, tra maestrale e tramontana la vista spazia tra il M. dell’Avòrgnolo, il M. Guffone, mentre risulta evidente l’instabilità dei sottostanti versanti, tra cui la morfologia da scivolamento della valle del Fosso della Fontaccia, che a ridosso del moderno borghetto di Lago (posto 230 m più in basso di Poggio Aguzzo) chiude il bacino del Bidente delle Celle (25/04/18).

002r – 002s - Mappe schematiche dedotte sia da cartografia storica sia da cartografia moderna riproducesti l’evoluzione dell’infrastrutturazione viaria della Valle del Fosso della Fontaccia; parte della viabilità abbandonata è ancora oggi utilizzata a scopo turistico-ricreativo.

003a/003d – Dalla rotabile che da Lago corre parallela al Bidente delle Celle, il guard rail segnala l’attraversamento del Fosso della Fontaccia, prossimo al fabbricato ipoteticamente omonimo, altrimenti anonimo, presso il quale ancora persiste la mulattiera già ramo secondario della Via Flaminia Minor proveniente dalle Ripe Toscane, di cui si nota un ulteriore tratto poco distante (8/12/16 - 10/12/16 - 12/12/16).

 

003e/003m – Superato il fabbricato di La Casina, affacciato sullo stretto tratto terminale della Valle del Bidente laddove confluisce il Fosso della Fontaccia, affrontando la mulattiera che risale verso Cà di Belletta, presto si raggiunge un tratto del fosso in un momento di magra, poi si traguardano i dolci pendii posti alla stessa quota sull’altro versante (8/12/16).

 

003n/003v – Dall’interno della bassa Valle del Fosso della Fontaccia se ne percepiscono le caratteristiche intrinseche, anche in relazione al paesaggio circostante, notando anzitutto la dorsale che si stacca dal Monte dell’Avòrgnolo delimitando la Valle del Fontaccia mentre si amplia il panorama sulle Valli del Bidente divise dal Crinale del Corniolino, coronate in lontananza dallo sky-line della Giogana e del Monte Gabrendo fino al Poggio Sodo dei Conti (8/12/16).

 

003z – Un tratto alto di un fosso della stessa valle che si immette direttamente nel Bidente senza confluire nel Fontaccia (10/12/16).

 

004a/004i – La parete stratificata e a tratti quasi verticale del contrafforte conquista la scena mentre si incede su superfici arenacee quasi levigate, un tempo ricoperte dalla massicciata di una pista ormai dilavata che nel riflettere la luce solare ricorda un’opera densa di progettualità oltre che un abile e non stravolgente adattamento ambientale realizzato per raggiungere l’alta valle fino all’insediamento di Pian dell’Olmo, inserito in uno scivolamento morfologico delimitato dalla profonda incisione del fosso, che si scorge appena ricoperto dalla vegetazione spontanea (8/12/16).

Cool