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Costacci

inserita da Bruno Roba
Comune : Santa Sofia
Tipo : rudere
Altezza mt. : 691
Coordinate WGS84: 43 54' 1" N , 11 45' 41" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo inserito da Bruno Roba (5/02/18).

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, la Valle del Fiume Bidente delle Celle riguarda il ramo occidentale del Bidente delimitata: ad Ovest, da un tratto del contrafforte principale dal Monte Falco fino al Monte dell’Avòrgnolo da cui si stacca la dorsale di Pian dell’Olmo, che separa la Valle del Fosso della Fontaccia dalla Val di Noce, disegnando quell’arco di rilievi che costringe il fiume a confluire con il Bidente di Campigna a Lago così contribuendo a generare poco più in là, sotto il borgo omonimo, il Fiume Bidente di Corniolo; ad Est, dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che sempre staccandosi dal gruppo del M. Falco si dirige verso Poggio Palaio, quindi con il crinale di Corniolino termina a Lago

Come gli altri vicini, il bacino idrografico mostra una morfologia nettamente differenziata: se per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati, anche il versante esposto ad oriente appare frastagliato mentre i versanti prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. In particolare il tratto di contrafforte riguardante la Valle delle Celle evidenzia pressoché tutti gli aspetti elencati, inoltre qui la cresta non discende con regolarità assoluta tendendo anzi a rialzarsi tra il M. Ritoio e il M. Guffone (questo aspetto si ripete con notevole parallelismo in tutti i contrafforti in coincidenza con i nodi montani ed è significante tettonicamente, ovvero nella disposizione delle rocce e loro modalità di corrugamento e assestamento). Dal Monte Ritoio (che “indica la retta via”), nodo montano dell’assetto tettonico insieme al Guffone, la linea di cresta inizia a descrivere planimetricamente una serpentina da cui si distaccano due imponenti dorsali, orientate di 45° rispetto all’asse N/S ed imperniate sul Monte Cavallo - c.d. vuoi per la lunga schiena montana sormontata dall’evidente sella, completa di “pomo” e “paletta”, vuoi per i cavaglioni (cfr. il romagnolo cavaión), mucchi, di covoni, in passato ivi disseminati - una delle quali compenetra l’intera vallata, morfologicamente stretta e disomogenea nei versanti opposti, l’altra più ampia, sfrangiata in canaloni ma entrambe nelle parti più elevate interamente appoderate ed utilizzate a prato-pascolo, tranne una vasta area inaridita a causa dei processi erosivi innescati dagli utilizzi impropri. Nell’incisione tra le due dorsali scorre il Fosso delle Fontacce, che si immette nel Bidente delle Celle presso l’insediamento di bassa mezzacosta di Filettino. Gli insediamenti di alta quota sono Case Montecavallo di Sopra e di Sotto, la cui comune denominazione tradisce la reciproca lontananza, dislocati sul rispettivo versante a solatio di ognuna delle suddette dorsali, la cui favorevole esposizione ha permesso che questa parte della valle venisse utilizzata fino ai giorni nostri da allevamenti di bestiame allo stato brado così ritardandone il completo abbandono, a differenza di quelli posti a quota inferiore, più in ombra e svantaggiati, i cui poderi sono stati ormai riconquistati dal bosco naturale o di reimpianto. Gli insediamenti di mezzacosta sono Fossacupa o C. Fossacupa, il citato insediamento di Filetto o C. Filettino per completezza da distinguersi in di Sopra, di Mezzo e di Sotto, infine Costacci o Casa Gostaccio o C. Gorlaccio.

Se l’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio, in epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Percorrendo oggi gli antichi itinerari, gli insediamenti di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale, esistenti, abbandonati o scomparsi (quindi i loro siti) che si trovano collocati lungo i crinali insediativi sono prevalentemente di carattere religioso o difensivo o sono piccoli centri posti all’incrocio di percorsi di collegamento trasversale; gli insediamenti di derivazione poderale sono invece ancora raggiunti da una fitta e mai modificata ramificazione di percorsi, mulattiere, semplici sentieri (anche rimasti localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte mulattiere, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; alcune strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo). Diversamente dalle aree collaterali, non si riscontrano nelle valli bidentine fabbricati anteriori al Quattrocento che non fossero in origine rocche, castelli o chiese, riutilizzati a scopo abitativo o rustico, o reimpieganti i materiali derivanti da quelli ed evidenzianti i superstiti conci decorati. Nell’architettura rurale persistono inoltre caratteri di derivazione toscana derivanti da abili artigiani. L’integrità tipologica dei fabbricati è stata peraltro compromessa dai frequenti terremoti che hanno sconvolto l’area fino al primo ventennio del XX secolo, ma anche dalle demolizioni volontarie o dal dissesto del territorio, così che se è più facile trovare fronti di camini decorati col giglio fiorentino o stemmi nobiliari e stipiti o architravi reimpiegati e riferibili al Cinque-Seicento, difficilmente sussistono edifici rurali anteriori al Seicento, mentre sono relativamente conservati i robusti ruderi delle principali rocche riferibili al Due-Trecento, con murature a sacco saldamente cementate, come quella di Corniolino. Gli edifici religiosi, infine, se assoggettati a restauri o totale ricostruzione eseguiti anche fino alla metà e oltre del XX secolo, hanno subito discutibili trasformazioni principalmente riferibili alla tradizione romanica o ad improbabili richiami neogotici.

In questo contesto storico-geografico anche questo basso versante del M. Cavallo, come le parti più profonde della Valle delle Celle da sempre considerate periferiche e difficilmente raggiungibili quindi maggiormente segnate dall’abbandono, ha subito identico destino raramente conservando consistenti resti degli insediamenti; così Costacci, apparente simbiosi tra il significativo dispregiativo dal latino costa, ae = pendio, fianco, e la contrazione da Casa Gastaccio, > C. Gastaccio > C-(Ga)-o-stacci(o), o C. Gorlaccio, toponimi personali, dal probabile e ugualmente significativo epiteto, tal quali rispettivamente riportati dal Catasto Toscano del 1826-34 e dalla Carta storica regionale o Carta Topografica Austriaca del 1853, vede accompagnarsi l’antica ignominia toponimica all’oblio e all’abbandono distruttivo dell’era moderna. 

Collocato, sottostrada, accanto al tracciato della viabilità più antica riguardante l’intera Valle delle Celle attraversante le Ripe Toscane (le cui stratificazioni rocciose formano gradonate ancora oggi funzionali alla percorrenza) costituente un ramo della Via Flaminia Minor, a breve distanza dallo stretto tornante con cui supera a guado il Fosso delle Fontacce, preceduto dalla Fonte di Fossacupa, Costacci mostra ormai poco più dell’impronta delle sue vecchia mura, probabilmente ignoto ai frequenti escursionisti che vi transitano accanto. Peraltro niente è noto della sua storia salvo quanto deducibile dalla mappa ottocentesca, che rappresenta un fabbricato di ridotte dimensioni. Da notare, riguardo la viabilità, che nella medesima mappa risulta proseguire sia in alto verso Fossacupa sia guadante il fosso, ma più a valle dell'odierno attraveramento, fino a raggiungere Filettino di Sotto e superarlo, mentre manca il tracciato dell’odierna mulattiera percorsa dal sentiero CAI, come se all’epoca fosse inesistente o non classificata per scarso rilievo. Denotato che solitamente gli insediamenti sorgevano accanto ai tratti viari più importanti, in base al raffronto tra le mappe storiche I.G.M. si rileva la stessa differenza di tracciato, pertanto la modifica sarebbe databile tra la seconda metà del XIX sec. e l’inizio del XX. Del tratto verso Fossacupa rimangono ancora evidenti tracce iniziali. Diversi dei fabbricati citati, già proprietà ex A.R.F., nell’ambito dei programmi regionali di riutilizzo del patrimonio edilizio nel Demanio forestale vennero sottoposti ad analisi storico-tipologica e metodologica o semplice censimento, tra cui Costacci, così documentandone una qualche sussistenza e/o utilizzo ancora a metà del secolo scorso.

Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche Valle del Bidente delle Celle e/o relative a insediamenti citati.

N.B. - Negli scorsi anni ’70, seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, per il fabbricato di Costacci, compreso nell’elenco ma escluso da approfondimenti analitici, senza successo. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto della citata pubblicazione specifica.

- In base alle note tecniche dell’Istituto Geografico Militare (I.G.M.) le abbreviazioni per troncamento possono prevedere la sostituzione con un punto di tutte le lettere dopo la prima o l’eliminazione solo di alcune lettere finali, tra cui troncamenti (C.) relativi a Ca (casa), abbreviazione evidentemente comparente quando si è manifestata l’esigenza di precisare la funzione abitativa; inoltre deve essere scritta senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che esso è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo.

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

M. Foschi, P. Tamburini, (a cura di), Il patrimonio edilizio nel Demanio forestale. Analisi e criteri per il programma di recupero, Regione Emilia-Romagna A.R.F., Bologna 1979;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Carta della vegetazione e itinerari botanici, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze

Carta dei sentieri Alpe di S. Benedetto, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2014;

Link https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/appFlex/CST2.html;

Link https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/appFlex/sentieriweb.html;

Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf.

Percorso/distanze :

Testo inserito da Bruno Roba

Dalla S.P. 4 del Bidente, giunti a Lago si segue la strada di servizio che risale il Bidente delle Celle, sostando presso il cancello. Percorsi circa 450 m è agevole ritrovare il Sent. 261 CAI il cui innesto è segnalato da nuovo segnavia. Di esso si percorrono circa 250 m corrispondenti all’antica mulattiera per giungere al ponte in legno sul Fosso di Lavacchio oltre il quale, dopo circa 1,3 km, superato il bivio evidente ma non segnalato per Fossacupa, si raggiungono senza problemi i ruderi cercati sul lato a valle del sentiero, poco prima della Fonte di Fossacupa e del guado sul Fosso delle Fontacce. L’itinerario è indicato su alcune edizioni di cartografia specializzata, salvo che il simbolo del fabbricato è erroneamente indicato sopra strada, dove invece si possono notare i resti dell’antica via per Fossacupa.

foto/descrizione :

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001a/001e – Dal Crinale del Corniolino sono possibili alcuni punti di osservazione ravvicinati del M. Cavallo che evidenziano la morfologia delle sue dorsali con la profonda incisione del Fosso delle Fontacce. Dai pressi del Castellaccio è possibile inquadrare panoramicamente le aree di Filettino di Sopra e di Fossacupa nel contesto vallivo, individuabili per trovarsi all’interno di aree di rimboschimento di conifere. L’indice fotografico specifica i siti di Filettino di Sopra e di Sotto e di Fossacupa, stagionalmente riuscendo ad individuare i rispettivi fabbricati, tranne Fossacupa sempre occultata dal bosco mentre, evidentemente invisibili, gli scarsi resti di Costacci sono da collocare  presso l’indice di Filettino di Sotto (30/11/16 – 24/01/18).

 

001f - 001g – 001h - La vista più frontale delle dorsali di M. Cavallo che si ha sempre dal Crinale del Corniolino, pressi Tre Faggi (in alto riluce Montecavallo di Sopra, mentre la profonda incisione del Fosso delle Fontacce crea ombre dove si nascondono le due case di Montecavallo di sotto), evidenzia i resti del fabbricato di Filettino di Sopra che stagionalmente emergono dalla macchia, rispetto ai quali il vicino sito di Costacci non è inquadrabile trovandosi nascosto dalla dorsale sulla dx (30/11/16).

 

001i/001o - Dal punto di osservazione ottimale del sito di Filettino, che si raggiunge discendendo a guadare il Bidente alla confluenza del Fosso delle Mandriacce e risalendo il versante fronteggiante grazie ad un ripido sentiero di cresta, si ritrovano punti di vista a varie quote che consentono di apprezzare le peculiarità morfologiche dell’area e a traguardare sulla dx della panoramica il sito di Costacci, riuscendo anche a distinguerne stagionalmente gli scarsi resti (30/01/18).

 

002a/002e - Di seguito: neografia ingrandita da mappa topografica di primo impianto (1877-95) da cui, per quanto approssimativamente, si rileva la presenza di Costacci, in alto a dx, dei tre fabbricati di Filettino e l’assetto infrastrutturale; mappa schematica dedotta da cartografia storica successiva (1937) evidenziante infrastrutture e insediamenti del versante meridionale del M. Cavallo con sentieristica corrispondente all’antica mulattiera per le Celle attraverso le Ripe Toscane (nella mappa comprese tra i Fossi dei Fondi e di Roncheto) e alle derivazioni risalenti a raggiungere i vari insediamenti, con riutilizzo della toponomastica originale; schema particolareggiato di mappa moderna con gli insediamenti ricadenti tra bassa mezzacosta e fondovalle, integrata al fine di dare testimonianza di tutti i fabbricati; confronto tra il catasto di inizio Ottocento ed il moderno catasto digitale, da cui si ricavano dettagli schematizzati negli occhielli. Mentre il catasto antico non registra la presenza del fabbricato “battezzabile” Filettino di Mezzo, quello moderno ne riporta la traccia, cui corrispondono evidenti resti.

 

003a/003r – Percorrendo la strada di servizio delle opere di presa idraulica, adducenti all’invaso di Ridràcoli, che da Lago risale il Bidente, si notano caratteristiche stratificazioni marnoso-arenacee che, da un lato, emergono da un laghetto artificiale, dall’altro sorreggono un tratto dimenticato dell’antica mulattiera, peraltro in uso fino alla realizzazione della rotabile, di cui rimangono consistenti tracce. Proseguendo si trova l’innesto, di recente ben segnalato, del Sent. 261 CAI, che consente di percorrere la stessa mulattiera che a volte si inerpica, a volte consente scorci panoramici, raggiunge e supera Capria di Sotto e il Fosso di Lavacchio tramite ponte in legno, quindi, dopo aver rasentato consistenti terrazzamenti e i resti delle opere di sostegno della via per Fossacupa, trova i pochi e misconosciuti resti di Costacci che precedono di poco la Fonte di Fossacupa ed il guado del Fosso delle Fontacce (11/09/16 - 12/12/16 – 4/01/18 - 30/01/18).

 

004a/004o – I resti di Costacci (12/12/16 - 30/01/18).

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