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Molino di Campacci

inserita da Bruno Roba
Comune : Santa Sofia
Tipo : fabbricato non pių esistente
Altezza mt. : 567
Coordinate WGS84: 43 53' 33" N , 11 46' 53" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

 

Testo di Bruno Roba (10/04/2018)

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km. In quest’ambito, la Valle del Bidente di Campigna riguarda un ramo fluviale occidentale ed intermedio delimitato ad Ovest, dalla dorsale che, staccatasi dal gruppo del Monte Falco, da Poggio Palaio digrada con la Costa Poggio dei Ronchi verso i Tre Faggi per risalire subito evidenziando il ed il Monte della Maestà, termina  a Lago; ad Est, dal contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che, disegnata la sella di Pian del Pero ed evidenziata una sequenza di rilievi ( tra cui i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S. Paolo in Alpe, Poggio Squilla), termina digradando al ponte sul Fiume Bidente di Corniolo presso Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli. Da Poggio Squilla si distacca un’altra dorsale che, declinando a Nord, precipita verso Corniolo mentre un costone delimitato dall’incisione del Fosso delle Cerrete dopo Poggio Aguzzo punta anch’essa verso Lago.

Gli alti bacini idrografici bidentini mostrano in genere una morfologia nettamente differenziata dovuta alla diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo; per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati, i versanti orientali appaiono solitamente frastagliati mentre i versanti prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. Il bacino del Bidente di Campigna ha una conformazione vagamente deltoide ed incisa da un reticolo idrografico maggiormente sviluppato in dx idrografica dell’asta fluviale principale, sulla quale esaurisce le principali convergenze verso il termine del suo sviluppo con la confluenza del Fosso Fiumicino di S. Paolo. Il tratto vallivo terminale è delimitato in sx dal versante della dorsale culminante nel Monte della Maestà e nello stretto Crinale di Corniolino, con esposizione orientale e lieve declinazione Sud, laddove radi spianamenti tra forti pendenze e le creste sono stati occupati, i primi, dai siti insediativi di Corniolino e C. Martinaccio, le ultime da quello di Balzette. Il versante opposto, esposto in parte ad occidente ma prevalentemente a Nord-Ovest, anch’esso affilato nel crinale e culminante in picchi susseguenti tra cui Poggio Aguzzo, si presenta più ampio ed inciso da profonde vallecole che hanno agevolato l’utilizzo silvo-pastorale testimoniato dal reimpianto di conifere di consolidamento di aree denudate, benché gli insediamenti, forse per l’esposizione non favorevole limitati al fondovalle, consistono in Campaccio e nel sottostante Mulino, oltre in alcuni capanni distanziati verso Nord, di cui pare persa ogni traccia.

Se l’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio, in epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Percorrendo oggi gli antichi itinerari, gli insediamenti di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale, esistenti, abbandonati o scomparsi (quindi i loro siti) che si trovano collocati lungo i crinali insediativi sono prevalentemente di carattere religioso o difensivo o sono piccoli centri posti all’incrocio di percorsi di collegamento trasversale; gli insediamenti di derivazione poderale sono invece ancora raggiunti da una fitta e mai modificata ramificazione di percorsi, mulattiere, semplici sentieri (anche rimasti localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte mulattiere, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; alcune strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo). Diversamente dalle aree collaterali, non si riscontrano nelle valli bidentine fabbricati anteriori al Quattrocento che non fossero in origine rocche, castelli o chiese, riutilizzati a scopo abitativo o rustico, o reimpieganti i materiali derivanti da quelli ed evidenzianti i superstiti conci decorati. Nell’architettura rurale persistono inoltre caratteri di derivazione toscana derivanti da abili artigiani. L’integrità tipologica dei fabbricati è stata peraltro compromessa dai frequenti terremoti che hanno sconvolto l’area fino al primo ventennio del XX secolo, ma anche dalle demolizioni volontarie o dal dissesto del territorio, così che se è più facile trovare fronti di camini decorati col giglio fiorentino o stemmi nobiliari e stipiti o architravi reimpiegati e riferibili al Cinque-Seicento, difficilmente sussistono edifici rurali anteriori al Seicento, mentre sono relativamente conservati i robusti ruderi delle principali rocche riferibili al Due-Trecento, con murature a sacco saldamente cementate. Gli edifici religiosi, infine, se assoggettati a restauri o totale ricostruzione eseguiti anche fino alla metà e oltre del XX secolo, hanno subito discutibili trasformazioni principalmente riferibili alla tradizione romanica o ad improbabili richiami neogotici.

La viabilità più antica interessante anche la valle di Campigna, di origine preromana, percorreva il crinale insediativo di Corniolino: ben infrastrutturata e conservante ancora notevoli tratti selciati, ai Tre Faggi incrociava il controcrinale per Celle-S. Paolo in Alpe (che scende da un lato verso Casina/Case S.Francesco e Castagnoli e dall’altro verso il Poderone-Mandriacce): si tratta dell’antica Stratam magistram, la strada maestra romagnola o Via Romagnola che iniziava a Galeata, l’antica Mevaniola. L’inizio del tratto alto-bidentino di questo antico tracciato è facilmente individuabile presso Lago (almeno nello sviluppo posteriore alla fine del XVII sec., infatti la morfologia del luogo non è antichissima ma è dovuta ad una frana che nel 1681 creò un’ostruzione che effettivamente generò un lago -che sommerse il Mulino Vecchio risalente al XV secolo- poi colmato da sedimentazioni modellate dallo scorrimento delle acque), grazie ai resti del Ponte di Fiordilino struttura dalla poetica denominazione sul Bidente delle Celle adiacente al ponte moderno, dopo il quale si inerpicava subito sull’erta rocciosa senza deviazioni in allineamento al ponte stesso, come documentato dal Catasto Toscano del 1826-34, quindi deviava fino a rasentare il Bidente di Campigna per poi risalire verso l’abitato di Corniolino, raggiungendolo presso la Chiesa/Hospitale di S. Maria delle Farnie. Modificato dalla viabilità moderna, il tracciato antico si ritrova sulla S.P. a circa 2 km da Lago, in un tratto caratterizzato da un esteso affioramento roccioso dove sono evidenti le tipiche alternanze di arenarie e marne formanti cornicioni sporgenti fratturati a “denti di sega”, quando guadagna deciso il crinale presso il Castellaccio. Il percorso antico di fondovalle da Corniolo a Campigna superava il Bidente con il Ponte dei ladroni o del ladrone o della Madonna, in muratura di pietrame ad arco a sesto ribassato, risalente al 1906 e sostituente quello precedente in legno (documentato fino dal ‘600 e cosiddetto a causa di un bandito noto come il ladrone che imperversava nella zona); dopo un breve tratto ancora integro e percorribile fino al Ponte Ilario (1969), come oggi procedeva su un tracciato prossimo al fiume fino ai pressi della confluenza del Fosso Fiumicino di S. Paolo, che veniva attraversato da ponte ligneo probabilmente in corrispondenza del moderno Ponte Cesare, oltre il quale veniva rasentata Casa Moscoso, ma dal lato Est (praticamente dietro l’annesso posto accanto al suo attuale accesso stradale) e poco dopo, diversamente dall’odierna strada forestale (risalente agli anni 1966-67), calava di livello dirigendosi verso Fiumari. Se poi il tracciato viario in gran parte corrisponde all’odierna rotabile, dopo l’omonimo mulino ed il Ponte Giovannone, superato un breve tratto ricoperto da soletta in calcestruzzo, cessa ogni infrastruttura “moderna” e si può ritrovare l’antica mulattiera mentre prosegue verso Campigna. I ponti in legno che ancora esistevano nell’area nei primi decenni del XX secolo sono documentati dalla cartografia storica I.G.M., dove viene utilizzato il simbolo grafico detto “pedanca”; essi spesso erano costituiti da tre tronchi poggianti su pile laterali in pietrame a secco, tavolato protetto da un manto di pietrisco e parapetto in legno, secondo una tecnica costruttiva molto comune e codificata dalla normativa comunale, quando non limitati anche ad uno o due tronchi senza protezioni.

Poco dopo aver superato il Ponte del ladrone, l’antica via transitava poco sotto Campacci, come dal Catasto Toscano 1826-34, in seguito Campaccio e Casa Campaccio (C.Campaccio secondo la trascrizione I.G.M.) e, nel proseguire, passava subito dopo poco sopra un altro fabbricato che, sia in base all’evidente rappresentazione del catasto antico sia in base alla simbologia (ruota dentata) della Carta topografica d’Italia I.G.M. di primo impianto (per quest’area rilevata e restituita in scala 1:50.000 nell’anno 1894), era destinato a mulino. Se nel catasto antico l’edificio di Campacci appare un semplice capanno di servizio ad un sito evidentemente meritante un dispregiativo esorcistico, già con le tavolette I.G.M. di primo impianto in scala 1:25.000 (1937) compaiono le prime modifiche comprendenti un fabbricato di maggiori dimensioni, come detto promosso a casa, mentre forse l’edificio denominabile Molino di Campacci aveva ormai perso la sua funzione, non essendo accompagnato da simbologia specifica. Se l’odierno Campaccio ha potuto giovarsi della nuova viabilità, comunque apparentemente conservando le principali caratteristiche originarie, le opere di imbrigliamento idraulico dei rami bidentini a favore dell’invaso di Ridràcoli hanno invece comportato la scomparsa del mulino, destinato al totale oblio, mentre l’onore delle armi sarebbe stato almeno la memoria riconoscente della corretta individuazione del sito di prelievo, considerata la corrispondente riconferma con la moderna stazione di pompaggio.

N.B. - in base alle note tecniche dell’Istituto Geografico Militare (I.G.M.) le abbreviazioni per troncamento possono prevedere la sostituzione con un punto di tutte le lettere dopo la prima o l’eliminazione solo di alcune lettere finali, tra cui troncamenti (C.) relativi a Ca (casa), abbreviazione evidentemente comparente quando si è manifestata l’esigenza di precisare la funzione abitativa; inoltre deve essere scritta senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che esso è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo. Le abbreviazioni devono essere scritte senza frapporre spazi tra il punto e le lettere.

Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche Valle del Bidente delle Celle e/o relative a monti e insediamenti citati.

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Comune di Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;

Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf;

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

 

Percorso/distanze :

 

Testo di Bruno Roba

Campaccio è raggiungibile dalla S.P. 4 del Bidente seguendo per 800 m fino all’accesso privato il tratto del sentiero 249 che corrisponde alla rotabile S.Vic.le Corniolino-S. Paolo in Alpe, bivio per S.Agostino al km 35+100. A 35 m dal bivio, presso il Ponte Ilario, si innesta un breve tratto di mulattiera fino al Ponte del Ladrone mentre, dopo ulteriori 200 m, presso un doppio tornante, un cancello con passo pedonale consente il transito corrispondente all’antica via fino al sito del mulino (ulteriori 250 m - WGS84  43° 53’ 33” N / 11° 46’ 53” E), oggi stazione di pompaggio con briglia fluviale.

 

foto/descrizione :

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001/004 – Risalendo sul Crinale del Corniolino e percorrendo il sentiero 259 sono possibili viste ravvicinate del tratto vallivo occupato dal sito di Campaccio, evidenziato dalla macchia di conifere: nel profondo della sottostante incisione fluviale si trovava il Molino di Campacci (30/11/16 - 13/12/16).

 

005 - 006 - Dalla S.P. 4 del Bidente, viste panoramiche e ravvicinate fronteggianti la dorsale che delimita la valle in dx idrografica, dove appare evidente la macchia di conifere di Campaccio che segnala l’area della valle dove si trovava il mulino (13/12/16).

 

007 – 008 – 009 - Di seguito: mappa schematica dedotta da cartografia storica di inizio XX secolo evidenziante infrastrutture e insediamenti; schema da mappa catastale antica con toponomastica e particolare originale; schema da cartografia moderna.

 

0010/0015 – Il sito del Molino di Campacci, oggi occupato dalla briglia e dalla stazione di pompaggio (2/08/17).

 

0016 – La buona salute dell’ultracentenario Ponte del ladrone contrasta con le modernità odierne (26/03/12).

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