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Poggio di Montali

inserita da Bruno Roba
Comune : Santa Sofia
Tipo : monte
Altezza mt. : 939
Coordinate WGS84: 43 52' 33" N , 11 46' 48" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (20/05/2018)

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine. In quest’ambito, la Valle del Bidente di Campigna riguarda un ramo fluviale occidentale ed intermedio delimitato ad Ovest, dalla dorsale che, staccatasi dal gruppo del Monte Falco, da Poggio Palaio digrada con la Costa Poggio dei Ronchi verso i Tre Faggi per risalire subito evidenziando il ed il Monte della Maestà, termina  a Lago; ad Est, dal contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che, disegnata la sella di Pian del Pero ed evidenziata una sequenza di rilievi (tra cui il Poggio della Serra il Poggio Capannina, l’Altopiano di S. Paolo in Alpe e Poggio Squilla), termina digradando al ponte sul Fiume Bidente di Corniolo presso Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli. Da Poggio Squilla si distacca un’altra dorsale che, declinando a Nord, precipita verso Corniolo mentre un costone delimitato dall’incisione del Fosso delle Cerrete dopo Poggio Aguzzo punta anch’essa verso Lago.

Gli alti bacini idrografici bidentini mostrano in genere una morfologia nettamente differenziata dovuta alla diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo; per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati, i versanti orientali appaiono solitamente frastagliati mentre i versanti prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. Il bacino del Bidente di Campigna ha una conformazione vagamente deltoide e profondamente incisa da un reticolo idrografico maggiormente sviluppato in dx idrografica dell’asta fluviale principale, laddove due importanti confluenze sono costituite dai quasi omonimi Fosso del Fiumicino e Fosso Fiumicino di S. Paolo, i cui bacini sono separati da un’imponente dorsale che, distaccatasi da Poggio Capannina con orientamento SE-NO, a breve distanza vede Poggio Ricopri svolgere la funzione di nodo montano per cui assume un perfetto orientamento Nord, caratterizzando la morfologia della valle per il suo profilo sempre più affilato verso il suo termine quando, concluso con il Poggio di Montali (toponimo in uso nel XIX secolo) il trittico dei suoi rilievi, punta verso il Bidente con una ramificazione di costoni e sproni finali che obbligano il fiume a tortuose circonvoluzioni. Mentre solo Poggio Capannina mostra la tipica asimmetria geo-morfologica dei suoi opposti versanti, già il tratto tra i due poggi (che pure ha un orientamento simil-parallelo allo spartiacque tosco-romagnolo), il Poggio di Montali (che fa da fulcro ad una diramazione “stellare” di almeno 5-6 costoni sovrastando Ronco del Cianco), e il restante sviluppo della dorsale, possiedono una prevalente omogeneità dell’ambiente marnoso-arenaceo comportante caratteristiche morfologiche e vegetazionali poco differenziate, con limitate aree brecciate e a forte pendenza, per quanto il versante occidentale presenti una maggiore ampiezza rispetto a quello orientale, che però ha quote di fondovalle nettamente superiori.

L’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio. Se in epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantengono l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui i crinali diventano anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, sede di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, degli eremi e degli hospitales, mentre nei fondovalle si moltiplicano i mulini. Oggi, tramite gli antichi itinerari posti sui crinali insediativi, si raggiungono siti di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale, esistenti, abbandonati o scomparsi (quindi le loro memorie), prevalentemente di carattere religioso o difensivo, ovvero si attraversano piccoli centri posti all’incrocio di percorsi di collegamento trasversale. Gli insediamenti di derivazione poderale sono invece ancora raggiunti da una fitta e mai modificata ramificazione di percorsi, mulattiere, semplici sentieri (anche rimasti localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte mulattiere, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; alcune strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo). Diversamente dalle aree collaterali, non si riscontrano nelle valli bidentine fabbricati anteriori al Quattrocento che non fossero in origine rocche, castelli o chiese, riutilizzati a scopo abitativo o rustico, o reimpieganti i materiali derivanti da quelli ed evidenzianti i superstiti conci decorati. Nell’architettura rurale persistono inoltre caratteri di derivazione toscana e/o derivanti dall’opera di abili artigiani anche di provenienza settentrionale. L’integrità tipologica dei fabbricati è stata peraltro compromessa dai frequenti terremoti che hanno sconvolto l’area fino al primo ventennio del XX secolo, ma anche dalle demolizioni volontarie o dal dissesto del territorio, così che se è più facile trovare fronti di camini decorati col giglio fiorentino o stemmi nobiliari e stipiti o architravi reimpiegati e riferibili al Cinque-Seicento, difficilmente sussistono edifici rurali anteriori al Seicento, mentre sono relativamente conservati i robusti ruderi delle principali rocche riferibili al Due-Trecento, con murature a sacco saldamente cementate. Gli edifici religiosi, infine, se assoggettati a restauri o totale ricostruzione eseguiti anche fino alla metà e oltre del XX secolo, hanno subito discutibili trasformazioni principalmente riferibili alla tradizione romanica o ad improbabili richiami neogotici.

La viabilità più antica interessante la valle di Campigna, di origine preromana, sul limite occidentale percorreva il crinale di Corniolino con l’antica Stratam magistram, la strada maestra romagnola o Via Romagnola che iniziava a Galeata, l’antica Mevaniola. Sul limite orientale un’altra via militare romana che, proveniente da Arezzo, risaliva lo spartiacque transitando da Bibbiena, Freggina e il Fosso Tellito (poi di Camaldoli), nel giungere sul versante orientale di Poggio Scali piegava a settentrione discendendo lungo la sella di Pian del Pero, sul sopracitato contrafforte secondario che, superato S. Paolo in Alpe, si sviluppa verso Forlì. «Un tracciato romano molto razionale è riconoscibile anche nel bacino dell’Archiano, per Partina, Camaldoli e la valle del Bidente, anche perché documenti dei secoli XI e XIV menzionano una “Via Romana” sul crinale a monte di Camaldoli, che sarebbe alquanto difficile da spiegare nel senso di Via Bizantina, o di via che conduce a Roma.» (A. Fatucchi, 1995, p. 27, cit.). Vi corrisponde un tratto di sentiero (vietato al transito per la parte interna alla Riserva di Sasso Fratino) in seguito noto come Via del Giogo di Scali, dalla cui ripidezza, quasi una scalata, è derivato il toponimo del rilievo (dal latino scala, -ae = scala), infatti nel 1791 si ritrova denominato Poggio della scala e, nella Carta Generale della Toscana della Litografia Militare Granducale del 1858, Poggio delle Ripebianche. Riguardo il percorso antico di fondovalle da Corniolo a Campigna, l’inizio è facilmente individuabile presso Lago (almeno nello sviluppo posteriore alla fine del XVII sec., infatti la morfologia del luogo non è antichissima ma è dovuta ad una frana che nel 1681 creò un’ostruzione che effettivamente generò un lago -che sommerse il Mulino Vecchio risalente al XV secolo- poi colmato da sedimentazioni modellate dallo scorrimento delle acque), grazie ai resti del Ponte di Fiordilino struttura dalla poetica denominazione sul Bidente delle Celle adiacente al ponte moderno, dopo il quale si inerpicava subito sull’erta rocciosa senza deviazioni in allineamento al ponte stesso, come documentato dal Catasto Toscano del 1826-34, quindi deviava fino a rasentare il Bidente di Campigna per poi risalire verso l’abitato di Corniolino, raggiungendolo presso la Chiesa/Hospitale di S. Maria delle Farnie. Da qui una deviazione discendeva nuovamente verso il Bidente prima toccando Casina Corniolino quindi attraversando il fiume con il Ponte dei ladroni, in muratura di pietrame ad arco a sesto ribassato, risalente al 1906 e sostituente quello precedente in legno (documentato fino dal ‘600 e cosiddetto a causa di un bandito noto come il ladrone che imperversava nella zona). Dopo un brevissimo tratto ancora integro e percorribile fino al Ponte Ilario (1969), procedeva su un tracciato prossimo al fiume, riutilizzato dall’odierna strada forestale (risalente agli anni 1966-67), fino ai pressi della confluenza del Fosso Fiumicino di S. Paolo, che veniva attraversato da ponte ligneo in buona corrispondenza con il moderno Ponte Cesare, oltre il quale si inerpicava verso Casa Moscoso, ma rasentandola dal lato Est (praticamente dietro l’annesso posto accanto al suo attuale accesso stradale) e poco dopo, attraversato il sito oggi occupato della rotabile, calava di livello dirigendosi verso Case Fiumari e l’omonimo mulino. Ritrovata una corrispondenza di tracciato tra questi due ultimi insediamenti fino al moderno Ponte Giovannone, presso la Chiesa di S. Agostino, superato un breve e ripido tratto ricoperto da soletta in calcestruzzo, cessa ogni infrastruttura “moderna” e si riscopre l’antica mulattiera mentre prosegue verso Campigna. Presso i due edifici di Case Fiumari si innestava la via che, scavalcata la sella del crinale ed attraversato il Fosso Fiumicino di S. Paolo, si inerpicava fino all’alpeggio di S. Paolo, toccando Campodonatino e Campodonato, mentre Casa Perinaia e Pian del Coltellino/Fosso del Nespolo, facenti parte del Popolo di S. Paolo, all’inizio del XIX secolo risultano collegati solo con l’insediamento religioso di appartenenza tramite una ripida mulattiera ed occorre attendere la fine nel secolo per vedere collegati i due insediamenti con il fondovalle tramite un sentiero la cui traccia verrà sostanzialmente confermata dall’odierna rotabile. Un tracciato secondario di crinale percorreva la dorsale Poggio di Montali-Poggio Ricopri-Poggio Capannina, con carattere spiccatamente insediativo grazie alla presenza di Moscoso e Fiumari di sopra, come detto posti sulla sottile cresta terminale, Ronco del Cianco e Val di Covile, posti sui suoi due opposti versanti con più ampi poderi, mentre una diramazione digradava lungo il versante occidentale di Poggio Capannina verso il Fosso di Ricopri trovando prima un ricovero ancora efficiente poi i resti di due piccoli edifici. Il primo che si incontra è una capannina a mezzacosta, in sintonia toponomastica con il poggio, che nel recente passato veniva descritta con il toponimo Casetta che fa presumere un utilizzo originario come ricovero per boscaioli. Il secondo edificio è posto sul bordo dell’alveo del Fosso di Ricopri, che poco dopo confluisce con il Fosso delle Cullacce dando origine al Fosso del Fiumicino, probabilmente in origine destinato a ospitare attrezzature di una sega ad acqua (Sega di Mezzo), peraltro strutture già documentate nel sito di Ricopri o Ricuopri, fino al XIX secolo rinomato per la presenza di numerosi abeti e faggi di pregio. È infatti noto che le difficoltà di trasporto del legname per morfologia dei luoghi e/o assenza di vie di smacchio portarono nei secoli ad autorizzare la costruzione di alcune seghe ad acqua, anche a servizio dell’Opera del Duomo di Firenze.

Il Poggio di Montali si trova documentato una prima volta quando vengono descritti i confini dei possedimenti dell’Opera del Duomo di S. Maria del Fiore, affidati (allivellati) nel 1818 dal Granducato di Toscana al Monastero di Camaldoli: «Una vasta tenuta di terre nell’indicata comunità di Premilcuore […] alla quale per la circonferenza confina […] scendendo dal detto punto al Fosso dei Fiumari e del Pianaccione ed attraversando detto fosso sale il Poggio di Montali fino alla sommità; […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 461, 474, cit.). Sciolto d’imperio il contratto del 1818 per inadempienze nell’applicazione di un rigoroso regime forestale ai possedimenti dell’Opera, nel 1840 il Granduca fece stipulare un nuovo Contratto livellario con il Monastero di Camaldoli da cui si ricava una precisa descrizione dei poderi da cui si apprende che il (qui detto) Poggio di Montale faceva parte del vasto podere di Val di Covile: «N.3 – Podere di val di Covile […] Terreni. Una vasta tenuta di terre tutte giacenti in poggio […]. Questa tenuta è conosciuta per più e diverse denominazioni e vocaboli come appresso: Val di Covile […] Poggio di Montale […].» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 498, 509, 510, cit.). La Carta Geometrica della Regia Foresta Casentinese e adiacenze, datata 1850 e conservata presso il Nàrodni Archiv Praha, consente di localizzare le descrizioni contenute nei Contratti livellari stipulati tra l’Opera o lo stesso Granduca con il Monastero di Camaldoli; il Fosso del Pianaccione corrisponde all’odierno Fiumicino di S. Paolo.

Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche Valle del Bidente delle Celle e/o relative a monti e insediamenti citati.

RIFERIMENTI

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

A. Fatucchi, La viabilità storica, in: AA. VV., Il Casentino, Octavo Franco Cantini Editore – Comunità Montana del Casentino, Firenze – Ponte a Poppi 1995;

A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Comune di Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;

Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba

Poggio di Montali è raggiungibile dalla S.P. 4 del Bidente seguendo la rotabile S.Vic.le Corniolino-S. Paolo in Alpe, bivio per S.Agostino al km 35+100, fino al bivio per Ronco del Cianco; raggiunto il fabbricato occorre superarlo portandosi a monte seguendo il sentiero che porta sul crinale e da qui risalire la cresta verso Nord che porta sulla vetta, in tutto circa 450 m con un dislivello di circa 120 m.

foto/descrizione :

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001a/001g – Da Poggio Scali la vegetazione nasconde il primo tratto del contrafforte, di cui se ne nota il successivo sviluppo zigzagante, dove tra Poggio Ricopri e Poggio Capannina, che svolge la funzione di nodo montano da cui si distacca la dorsale che penetra nella valle del Bidente di Campigna, la deformazione prospettica ravvicina Poggio di Montali (5/02/11 – 15/05/14 – 16/02/18).

 

001h/001o – Dal varco sulla Giogana, non lontano da Poggio Scali, aperto dall’incisione del Canale del Pentolino, si sovrasta la sella di Pian del Pero alla cui estremità si erge Poggio della Serra da cui, mentre verso dx si stacca il crinale che penetra nella valle del Bidente di Ridràcoli, in allineamento prosegue il contrafforte fino ai nodi montani di Poggio Capannina e Poggio Ricopri, ma occorre riposizionarsi per riuscire ad ottenere viste dall’alto prospetticamente più realistiche del restante sviluppo della dorsale, che termina con Poggio di Montali (2/09/11 - 15/05/14 – 11/12/14).

 

001p – 001q – 001r - Dal Sentiero degli Alpini (SA 301 CAI), sul contrafforte principale dai pressi del M. dell’Avòrgnolo, anche le giornate più nuvolose consentono di avere una vista dall’alto dei rilievi che delimitano l’ultimo tratto del Bidente di Campigna; oltre il Crinale del Corniolino si nota bene anche la parte del fondovalle dove l’arcuata dorsale distaccatasi da Poggio Capannina separa il Fosso Fiumicino di S. Paolo mentre converge sul Bidente, segnata dalla rotabile che risale verso S. Paolo in Alpe, particolarmente evidente in assenza di interventi di mitigazione paesaggistica nel tratto tra Case Fiumari e Moscoso, quest’ultimo nascosto appena dietro il crinale (23/11/16).

001s – 001t – 001u - Schemi di mappa da cartografia storica (1850 - 1937) e da cartografia moderna, con evidenziati gli assetti insediativi, idrografici ed infrastrutturali e l’area della dorsale Poggio Capannina-Poggio Ricopri-Poggio di Montale; negli schemi delle mappe storiche si possono notare il tracciato dell’antica Via del Giogo di Scali, come gli altri ancora utilizzato fino alla realizzazione dell’odierna rotabile; la toponomastica riprende anche come scrittura quella originale, nel primo schema le aree scure corrispondono alle faggete.

 

002a – 002b – Il panorama che si apre da Poggio Sodo dei Conti sui rilievi dell’Appennino romagnolo evidenzia la sequenza di dorsali e contrafforti che si sviluppano con prevalentemente parallelismo, tra cui la continuità morfologica tra il primo tratto del contrafforte e il primo tratto della dorsale con l’allineamento Poggio della Serra-Poggio Capannina-Poggio Ricopri, la cui asimmetria delle giaciture dell’ambiente marnoso-arenaceo, pressoché parallelo allo spartiacque principale, pare dovuto a dislocazioni recenti lungo fratture sub verticali ipotizzabili anche per il Monte Penna, o Pian Tombesi sul versante toscano. Al termine della dorsale si nota il profilo di Poggio di Montali (22/12/11).

 

002c – 002d – 002e – Da una cresta lungo la S.P. 4 del Bidente l’asse visivo è simile a quello da Poggio Sodo dei Conti ma da quota inferiore, così evidenziando l’incisione dei Fossi di Poggio Scali e di Ricopri, che costituiscono tratto iniziale del Fosso del Fiumicino. A mezzacosta del Poggio di Montali, che da qui appare molto vicino mostrando l’intera sua morfologia, si vedono i ruderi di Val di Covile (26/03/12 – 11/02/16).

 

002f – 002g – 002h - Da Tre Faggi, all’inizio del Crinale del Corniolino, altra vista da occidente dello stesso tratto di dorsale di cui in precedenza, dove le ombre pomeridiane evidenziano la morfologia. In basso, Casa Martinaccio (30/11/16).

 

002i/002o - Risalendo sul Crinale del Corniolino e percorrendo il sentiero 259 dal lato del Castellaccio si può notare la penetrazione nella valle della dorsale Poggio Capannina-Poggio Ricopri-Poggio di Montali e il condizionamento morfologico alla confluenza del Fosso Fiumicino di S. Paolo nel Bidente (30/11/16 - 13/12/16).

 

00oa – 002q –Spostandosi sulla S.P. 4, dapprima si può osservare come le ombre mattutine accentuino il condizionamento morfologico della sequenza dei Poggi Capannina-Ricopri-di Montali nel separare il bacino del Fiumicino di S. Paolo da quello del Fiumicino, mentre risultano esaltate le dorsali che si distaccano dal Montali, sdoppiandosi ed evidenziando poggetti nodali; verso il basso si nota quindi l’assenza di interventi di mitigazione determinanti il forte impatto paesaggistico della rotabile, che ha separato il sito del fabbricato di Moscoso dal suo poderino in gran parte ricoperto da un’abetina, sulla sx si nota l’incisione del Fosso del Fiumicino di S. Paolo all’altezza del Ponte Cesare e il tratto dell’antica mulattiera che raggiungeva il fabbricato sul bordo sx della cresta, interrotto dalla nuova scarpata stradale, di cui si può comprendere la difficoltà del tracciato che si accompagnava ad un insignificante impatto paesaggistico (12/03/12 - 30/11/16 – 20/05/18).

 

003a/003e - Dalla rotabile per S. Paolo in Alpe, all’altezza di M. Grosso, si ha uno scorcio dall’alto del Poggio di Montali dove, a sx della macchia di conifere e alla base dell’area scoscesa e franosa, si vedono i ruderi di Ronco del Cianco (26/03/12 - 25/04/18).

 

003f/003l – Dal sentiero 255 che da Fiumari risale verso S. Paolo in Alpe toccando Campodonato, si hanno viste del tratto di versante dove si distingue bene il profilo dei Poggi Capannina e Ricopri ed il Poggio di Montale (toponimo in uso nel XIX secolo) che sovrasta Ronco del Cianco, di cui si nota l’impianto restaurativo di conifere, quindi il suo repentino digradare verso il sito di Case Fiumari (18/11/15).

003m/003p - Dal crinale che delimita la valle del Fosso di Ristèfani, viste della dorsale Poggio Capannina-Poggio Ricopri-Poggio di Montali, con particolari di Poggio di Montali, da qui poco evidente mentre risalta soprattutto lo sviluppo del tratto terminale della dorsale (25/04/18).

003q/003t – Dalla vetta di Poggio Capannina, costituita da un verdeggiante crinaletto che si interrompe bruscamente agli estremi, vista sulla dorsale di appartenenza con i Poggi Ricopri e di Montali (2/06/18).

004a/004h –La vetta di Poggio di Montali è completamente coperta da rimboschimenti abbastanza recenti e ricrescite spontanee, con scarse radure come quella apicale che apre un ristretto scorcio visivo sul tratto iniziale della dorsale di appartenenza, costituita dai Poggi Capannina e Ricopri, oltre che sul prim tratto del Fosso del Fiumicino di S. Paolo (20/05/18).

 

004i/004o – L’area circostante la vetta del Poggio di Montali (20/05/18).

 

004p – Il rimboschimento del versante N-E si presenta curato e sottoposto a diradamenti che favoriranno la crescita arborea (20/05/18).

 

 

004q/004z – In prossimità delle aree di crinale si presentano improvvisi “inghiottitoi” che favoriscono l’imbibimento della falda; dopo secoli di diffuso utilizzo a pascolo, la nuova vegetazione raggiunge ormai gli stessi crinali, che conservano le tracce di piste di antica percorrenza, consentendo l’unico scorcio delle ultime foto, sulla sommità del poggio da cui si stacca una delle varie dorsali che lo caratterizzano  (20/05/18).

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