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Molino di Fiumari

inserita da Bruno Roba
Comune : Santa Sofia
Tipo : gruppo di case
Altezza mt. : 657
Coordinate WGS84: 43 52' 50" N , 11 46' 16" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (28/05/2018)

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km. In quest’ambito, la Valle del Bidente di Campigna riguarda un ramo fluviale occidentale ed intermedio delimitato ad Ovest, dalla dorsale che, staccatasi dal gruppo del Monte Falco, da Poggio Palaio digrada con la Costa Poggio dei Ronchi verso Tre Faggi per risalire subito evidenziando il Crinale di Corniolino ed il Monte della Maestà, termina  a Lago; ad Est, dal contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che, disegnata la sella di Pian del Pero ed evidenziata una sequenza di rilievi ( tra cui i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S. Paolo in Alpe, Poggio Squilla), termina digradando al ponte sul Fiume Bidente di Corniolo presso Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli. Da Poggio Squilla si distacca un’altra dorsale che, declinando a Nord, precipita verso Corniolo mentre un costone delimitato dall’incisione del Fosso delle Cerrete dopo Poggio Aguzzo punta anch’essa verso Lago.

Gli alti bacini idrografici bidentini mostrano in genere una morfologia nettamente differenziata dovuta alla diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo; per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati, i versanti orientali appaiono solitamente frastagliati mentre i versanti prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. Il bacino del Bidente di Campigna ha una conformazione vagamente deltoide e profondamente incisa da un reticolo idrografico maggiormente sviluppato in dx idrografica dell’asta fluviale principale, laddove due importanti confluenze sono costituite dai quasi omonimi Fosso del Fiumicino e Fosso Fiumicino di S. Paolo, i cui bacini sono separati da un’imponente dorsale che, distaccatasi da Poggio Capannina con orientamento SE-NO, a breve distanza vede Poggio Ricopri svolgere la funzione di nodo montano per cui assume un perfetto orientamento Nord, caratterizzando la morfologia della valle per il suo profilo sempre più affilato verso il suo termine quando, concluso con il Poggio di Montali (toponimo in uso nel XIX secolo) il trittico dei suoi rilievi, punta verso il Bidente con una ramificazione di costoni e sproni finali che obbligano il fiume a tortuose circonvoluzioni. Mentre solo Poggio Capannina mostra la tipica asimmetria geo-morfologica dei suoi opposti versanti, già il tratto tra i due poggi (che pure ha un orientamento simil-parallelo allo spartiacque tosco-romagnolo), il Poggio di Montali, fa da fulcro ad una diramazione “stellare” di almeno 5-6 costoni che, tra l’altro sovrastando il sito di Case Fiumari, si diramano ulteriormente e si estendono fino a raggiungere erti o scemando la delimitazione dei tre alvei fluviali, dando spazio in riva al Bidente all’insediamento del Molino di Fiumari. Il restante sviluppo della dorsale, possiede una prevalente omogeneità dell’ambiente marnoso-arenaceo comportante caratteristiche morfologiche e vegetazionali poco differenziate, con limitate aree brecciate e a forte pendenza, per quanto il versante occidentale presenti una maggiore ampiezza rispetto a quello orientale, che però ha quote di fondovalle nettamente superiori.

L’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio. Se in epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantengono l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui i crinali diventano anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, sede di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, degli eremi e degli hospitales, mentre nei fondovalle si moltiplicano i mulini. Oggi, tramite gli antichi itinerari posti sui crinali insediativi, si raggiungono siti di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale, esistenti, abbandonati o scomparsi (quindi le loro memorie), prevalentemente di carattere religioso o difensivo, ovvero si attraversano piccoli centri posti all’incrocio di percorsi di collegamento trasversale. Gli insediamenti di derivazione poderale sono invece ancora raggiunti da una fitta e mai modificata ramificazione di percorsi, mulattiere, semplici sentieri (anche rimasti localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte mulattiere, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; alcune strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo). Diversamente dalle aree collaterali, non si riscontrano nelle valli bidentine fabbricati anteriori al Quattrocento che non fossero in origine rocche, castelli o chiese, riutilizzati a scopo abitativo o rustico, o reimpieganti i materiali derivanti da quelli ed evidenzianti i superstiti conci decorati. Nell’architettura rurale persistono inoltre caratteri di derivazione toscana e/o derivanti dall’opera di abili artigiani anche di provenienza settentrionale. L’integrità tipologica dei fabbricati è stata peraltro compromessa dai frequenti terremoti che hanno sconvolto l’area fino al primo ventennio del XX secolo, ma anche dalle demolizioni volontarie o dal dissesto del territorio, così che se è più facile trovare fronti di camini decorati col giglio fiorentino o stemmi nobiliari e stipiti o architravi reimpiegati e riferibili al Cinque-Seicento, difficilmente sussistono edifici rurali anteriori al Seicento, mentre sono relativamente conservati i robusti ruderi delle principali rocche riferibili al Due-Trecento, con murature a sacco saldamente cementate. Gli edifici religiosi, infine, se assoggettati a restauri o totale ricostruzione eseguiti anche fino alla metà e oltre del XX secolo, hanno subito discutibili trasformazioni principalmente riferibili alla tradizione romanica o ad improbabili richiami neogotici.

La viabilità più antica interessante la valle di Campigna, di origine preromana, sul limite occidentale percorreva il crinale di Corniolino con l’antica Stratam magistram, la strada maestra romagnola o Via Romagnola che iniziava a Galeata, l’antica Mevaniola. Sul limite orientale un’altra via militare romana che, proveniente da Arezzo, risaliva lo spartiacque transitando da Bibbiena, Freggina e il Fosso Tellito (poi di Camaldoli), nel giungere sul versante orientale di Poggio Scali piegava a settentrione discendendo lungo la sella di Pian del Pero, sul sopracitato contrafforte secondario che, superato S. Paolo in Alpe, si sviluppa verso Forlì. «Un tracciato romano molto razionale è riconoscibile anche nel bacino dell’Archiano, per Partina, Camaldoli e la valle del Bidente, anche perché documenti dei secoli XI e XIV menzionano una “Via Romana” sul crinale a monte di Camaldoli, che sarebbe alquanto difficile da spiegare nel senso di Via Bizantina, o di via che conduce a Roma.» (A. Fatucchi, 1995, p. 27, cit.). Vi corrisponde un tratto di sentiero (vietato al transito per la parte interna alla Riserva di Sasso Fratino) in seguito noto come Via del Giogo di Scali, dalla cui ripidezza, quasi una scalata, è derivato il toponimo del rilievo (dal latino scala, -ae = scala), infatti nel 1791 si ritrova denominato Poggio della scala e, nella Carta Generale della Toscana della Litografia Militare Granducale del 1858, Poggio delle Ripebianche. Riguardo il percorso antico di fondovalle da Corniolo a Campigna, l’inizio è facilmente individuabile presso Lago (almeno nello sviluppo posteriore alla fine del XVII sec., infatti la morfologia del luogo non è antichissima ma è dovuta ad una frana che nel 1681 creò un’ostruzione che effettivamente generò un lago -che sommerse il Mulino Vecchio risalente al XV secolo- poi colmato da sedimentazioni modellate dallo scorrimento delle acque), grazie ai resti del Ponte di Fiordilino struttura dalla poetica denominazione sul Bidente delle Celle adiacente al ponte moderno, dopo il quale si inerpicava subito sull’erta rocciosa senza deviazioni in allineamento al ponte stesso, come documentato dal Catasto Toscano del 1826-34, quindi deviava fino a rasentare il Bidente di Campigna per poi risalire verso l’abitato di Corniolino, raggiungendolo presso la Chiesa/Hospitale di S. Maria delle Farnie. Da qui una deviazione discendeva nuovamente verso il Bidente prima toccando Casina Corniolino quindi attraversando il fiume con il Ponte dei ladroni, in muratura di pietrame ad arco a sesto ribassato, risalente al 1906 e sostituente quello precedente in legno (documentato fino dal ‘600 e cosiddetto a causa di un bandito noto come il ladrone che imperversava nella zona). Dopo un brevissimo tratto ancora integro e percorribile fino al Ponte Ilario (1969), procedeva su un tracciato prossimo al fiume, riutilizzato dall’odierna strada forestale (risalente agli anni 1966-67), fino ai pressi della confluenza del Fosso Fiumicino di S. Paolo, che veniva attraversato da ponte ligneo in buona corrispondenza con il moderno Ponte Cesare (la mappa I.G.M. del 1937 segnalava la presenza di una pedanca, spesso costituita da travi accostate senza parapetto su spallette in pietrame, delle quali resta un esempio nel vicino attraversamento del Fosso del Fiumicino di S. Paolo, sotto Fiumari di Sopra), oltre il quale si inerpicava verso Casa Moscoso, ma rasentandola dal lato Est (praticamente dietro l’annesso posto accanto al suo attuale accesso stradale) e poco dopo, attraversato il sito oggi occupato della rotabile, calava di livello dirigendosi verso lo snodo di Case Fiumari e l’omonimo Molino di Fiumari. Qui, a soluzione del guado posto poco più a monte documentato dal catasto antico e ancora ben riconoscibile in corrispondenza di una briglia naturale (specie nelle zone di montagna, dove l’acqua scorre su stratificazioni rocciose che agevolano il passaggio, i guadi erano consueti, eventualmente sistemati con grossi blocchi di arenaria, intervallati per i fossi maggiori), finalmente superando inevitabili difficoltà certificate dalla stessa esistenza della struttura molitoria richiedente notevoli flussi idrici, nel corso o sul finire del XIX secolo per l’attraversamento del fiume venne costruito un ponte in legno, in origine forse eseguito secondo una tecnica costruttiva molto comune nell’area del Bidente (tra l’altro si trova codificata in una relazione di quell’epoca del comune di Bagno di Romagna), che vedeva tre tronchi poggianti su pile laterali in pietrame a secco, tavolato protetto da un manto di pietrisco e parapetto in legno. Se il Ponte al Molino dei Fiumari da documentazione fotografica degli scorsi Anni ’70, risultava costituito da un tavolato irregolare a vista poggiato direttamente su due soli tronchi con parapetto ricavato da rami regolarizzati, oggi la struttura lignea appare perfettamente eseguita a piano di sega e poggiante su struttura in ferro, anche se ormai ha un ruolo storico-culturale e testimoniale. Oltrepassato il ponte, oltre il fiume, venne insediato un nucleo ecclesiastico con trasferimento delle funzioni parrocchiali conseguenti all’abbandono dell’insediamento eremitico-ecclesiastico agostiniano di S. Paolo in Alpe:«All’inizio del ‘700, l’oratorio, ormai fatiscente e già abbandonato dai religiosi, venne sconsacrato. I suoi beni andarono alla nuova chiesa, dedicata a S. Agostino […]. Nel 1716 il nuovo edificio sacro, sorto nel fondovalle presso il Bidente di Campigna, sulla strada tra Casa Fiume e Case Fiumari, ebbe il titolo di parrocchia.» (F. Pasetto, 2008, p. 215, cit.). Ma l’utilizzo del complesso religioso è documentato fotograficamente fino alle distruzioni belliche del 1944, e ancora prima dal Catasto Toscano del 1826-34, quando probabilmente svolgeva anche funzioni scolastiche. Una chiesa con intenzioni sostitutive verrà ricostruita a Fiumari nel 1988. «Distrutta dai terremoti del 1918-19, la chiesa di S. Agostino fu ricostruita, ma già nel 1980 era crollata e mostrava i segni di un edificio assai grazioso, col suo campanile a vela, costruito in forma di trittico, sul lato sinistro di fondo. Otto anni dopo, la chiesa di S. Agostino fu costruita ex novo alla base del monte, in località Fiumari.» (E. Agnoletti, 1996, p. 251, cit.). I primi riscontri cartografici di insediamenti nel sito si avranno però solo con la tavoletta I.G.M. di primo impianto in scala 1:25.000 (1937), riportante esclusivamente il fabbricato oggi utilizzato come Casa di Sant’Agostino, antistante la Chiesa di S. Agostino. Superati questi due ultimi insediamenti ed il moderno Ponte Giovannone, sostitutivo del ponte antico, si ritrova una corrispondenza di tracciato dopo un breve e ripido tratto ricoperto da soletta in calcestruzzo, quando cessa ogni infrastruttura “moderna” e si riscopre l’antica mulattiera mentre prosegue verso Campigna. Dallo snodo di Case Fiumari partiva la via che, scavalcata la sella del crinale ed attraversato il Fosso Fiumicino di S. Paolo, si inerpicava fino all’alpeggio di S. Paolo, toccando Campodonatino e Campodonato, mentre Casa Perinaia e Pian del Coltellino/Fosso del Nespolo, facenti parte del Popolo di S. Paolo, all’inizio del XIX secolo risultano collegati solo con l’insediamento religioso di appartenenza tramite una ripida mulattiera ed occorre attendere la fine nel secolo per vedere collegati i due insediamenti con il fondovalle tramite un sentiero la cui traccia verrà sostanzialmente confermata dall’odierna rotabile. Un tracciato secondario di crinale percorreva la dorsale Poggio di Montali-Poggio Ricopri-Poggio Capannina, con carattere spiccatamente insediativo grazie alla presenza di Moscoso Fiumari di sopra, come detto posti sulla sottile cresta terminale, Ronco del Cianco e Val di Covile, posti sui suoi due opposti versanti con più ampi poderi, mentre una diramazione digradava lungo il versante occidentale di Poggio Capannina verso il Fosso di Ricopri trovando prima un ridottissimo ricovero ancora efficiente poi i resti di due piccoli edifici. Il primo che si incontra è una capannina a mezzacosta, in sintonia toponomastica con il poggio, che nel recente passato veniva descritta con il toponimo Casetta, forse un ricovero per boscaioli. Il secondo edificio è posto sul bordo dell’alveo del Fosso di Ricopri, che poco dopo confluisce con il Fosso delle Cullacce dando origine al Fosso del Fiumicino, probabilmente in origine destinato a ospitare attrezzature di una sega ad acqua (Sega di Mezzo), peraltro strutture già documentate nel sito di Ricopri o Ricuopri, fino al XIX secolo rinomato per la presenza di numerosi abeti e faggi di pregio, per cui si rendeva necessaria la lavorazione sul luogo.

Documentato per l’origine quattrocentesca, quando insieme al Mulino Vecchio (distrutto dalla frana del 1681 che ostruendo, il corso del Bidente, generò quell’invaso da cui derivò per il luogo il nome di Lago) e al Mulino di Sabatino, presso Corniolo, benché spesso danneggiate dall’irruenza fluviale, rispondeva alle necessità della popolazione della vasta area del Popolo di Corniolo, risulta presente nel Catasto Toscano del 1826-34 come Molino de Fiumari con due fabbricati sporgenti sull’alveo fluviale a differenza dai quattro odierni, uno minore contenente la macina ancora esistente ma ampliato da un corpo disposto ortogonalmente contenente una seconda macina (di solito utile per differenziare la produzione per uso animale), l’altro maggiore di cui pare rimasta una caratteristica porzione affiancata da ripidi gradini che consentono di raggiungere il greto fluviale. Appaiono conservate parti dell’attrezzatura molitoria. Gli altri due edifici riguardano un fabbricato residenziale di recente edificazione o totale ristrutturazione, affiancato dalla selciatura dell’antica mulattiera, ed un capanno di servizio per fattura di antica edificazione benché successivo all’epoca del rilievo catastale. Il resede è attraversato dal caratteristico berignale o gora di alimentazione idraulica ed è ancora presente il bottaccio, dove veniva accumulata l’acqua prima dell’utilizzo. Utilizzo odierno a fini turistico-residenziali.

Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche Valle del Bidente delle Celle e/o relative a monti e insediamenti citati.

RIFERIMENTI

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

AA. VV., Il luogo e la continuità. I percorsi, i nuclei, le case sparse nella Vallata del Bidente, Catalogo della mostra, C.C.I.A.A. Forlì, Amm. Prov. Forlì, E.P.T. Forlì, 1984;

E. Agnoletti, Viaggio per le valli bidentine, Tipografia Poggiali, Rufina 1996;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

A. Fatucchi, La viabilità storica, in: AA. VV., Il Casentino, Octavo Franco Cantini Editore – Comunità Montana del Casentino, Firenze – Ponte a Poppi 1995;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

F. Pasetto, Itinerari Casentinesi in altura, Arti Grafiche Cianferoni, Stia 2008;

Pro Loco Corniolo-Campigna (a cura di), Corniolo, storia di una comunità, Grafiche Marzocchi Editrice, Forlì 2004;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Schede di analisi e indicazioni operative relative agli edifici del territorio rurale, Piano Strutturale del Comune di Santa Sofia, 2009, Scheda n.685;

Comune di Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;

Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba

Si percorre la rotabile S.Vic.le Corniolino-S.Paolo in Alpe (bivio al km 35+250 circa della S.P. 4R del Bidente –ex S.S. 310- tra la frazione Lago e il tornante delle Balzette, con segnalazione -poco visibile- per S. Agostino nonché Sent. 249 CAI. Dopo oltre 2 km si giunge a Case Fiumari, nuovo bivio a dx con segnalazione S. Agostino (e Sent. 249, che prosegue verso Campigna transitando da Villaneta) ed ulteriore km 1,4 per il mulino.

foto/descrizione :

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001a/001d - Da una cresta lungo la S.P. 4 del Bidente, viste panoramiche sullo sviluppo dell’intera dorsale tra Poggio Capannina e Fiumari dove, nell’ombra,  si vedono i fabbricati di C. Franchetto o C. S. Francesco e di Castagnoli di Sopra e, illuminati nel fondo, i tetti di Castagnoli di Sotto mentre, sulla sx, si scorge appena il fabbricato superiore di Fiumari. Nel fondovalle, alla convergenza delle incisioni vallive del Bidente, del Fosso del Fiumicino e delle dorsali di Poggio di Montali a dx di Val di Covile, si trovano le anse fluviali dove sorge il complesso ex-industriale/religioso di Molino di Fiumari (26/03/12 – 11/02/16).

 

001e – 001f - 001g – Dal sentiero di cresta 255 che sale a S. Paolo in Alpe tramite Campodonatino e Campodonato, vista sul tratto dei Fiumari della vallata del Bidente di Campigna: oltre le Case Fiumari, in lontananza, tra gli abeti si scorgono i tetti di Valtuieri e più in là nella faggeta traspare la facciata della Grillaia da cui si diparte un arcuato tratto di strada che scende diretto al sito del ex-industriale/religioso di S. Agostino e del Molino di Fiumari (18/11/15).

 

001h – 001i – 001l - Schemi di mappa da cartografia storica (1937) e da cartografia moderna, con evidenziati gli assetti insediativi, idrografici ed infrastrutturali e la perimetrazione del’area della dorsale Poggio Capannina-Poggio Ricopri-Poggio di Montale; in ultimo schema da mappa particolareggiata di inizio XIX secolo (1826-34) da cui si nota il tracciato dell’antica via di fondovalle che recava a Campigna che, toccato il mulino, attraversava il fiume evidentemente a guado essendovi una soluzione di continuità nel disegno stradale. La toponomastica riprende quella originale.

 

002a/002d - Il Molino di Fiumari; gli edifici più recenti (6/04/16).

 

002e/002h – Gli edifici parzialmente corrispondenti a quanto riportato nel Catasto Toscano del 1826-34: prima si vedono i gradini che scendono sul greto fluviale a fianco di una capanna che solo in piccola parte risulta occupare il sito di un edificio più grande, poi la facciata della parte più antica del mulino, ancora contenente l’albero della ruota idraulica, ampliato lateralmente, pare con un'altra macina di dimensioni minori (6/04/16).

 

002i/002n – Il mulino ed il suggestivo alveo fluviale (6/04/16).

 

002o/002v – Nel resede sono ancora presenti il bottaccio, dove veniva accumulata l’acqua prima dell’utilizzo, ed il berignale o gora di alimentazione idraulica e la sua chiusa, in parte coperto con tavolato ligneo ed in parte interrato (6/04/16).

 

003a/003ag – Accanto all’edificio più recente, evidentemente di nuova edificazione o ricostruito con realizzazione di strutture in c.a., si nota bene l’arrivo dell’antica via di fondovalle che, nel risalire, diventa serpeggiante sentiero (come da catasto antico) fino all’innesto sulla rotabile (6/04/16 – 20/05/18).

 

003b/003e – La strada antica, toccato il mulino, deviava bruscamente verso il fiume attraversandolo a guado, evidentemente laddove una briglia naturale (oggi appare integrata da una paratia) compie un salto consentendo una minore portata idraulica, specie quando era aperto il berignale; attraversato il fiume, a fianco della chiesa si nota l’area dove proseguiva il tracciato viario in direzione del moderno Ponte Giovannone (6/04/16).

003f/003i – Nel corso o sul finire del XIX secolo venne realizzato il ponte che consentiva di evitare il guado e venne realizzata una “bretella” viaria, anch’essa non comparente nel catasto antico (6/04/16).

 

003l – 003m – Il moderno Ponte Giovannone ed il tracciato della mulattiera per Campigna presso Casa Fiume, quando riprende ininterrotta fino a Campigna (6/04/16).

003n – 003o - Il complesso religioso di S. Agostino, che oltre alla moderna chiesa (Anni ’60) comprende un edificio più antico, comparente nella tavoletta I.G.M. di primo impianto (1937), oggi utilizzato come Casa di Sant’Agostino, consente di localizzare gli insediamenti di fondovalle circondati dal bosco (6/04/16).

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