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Fosso delle Celle

inserita da Bruno Roba
Comune : Santa Sofia
Tipo : torrente
Altezza mt. : 753
Coordinate WGS84: 43 53' 46" N , 11 44' 1" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (4/02/2019)

ORIGINE (P.gio Bini) 43° 54’ 29” N / 11° 43’ 41” E - Quota 1116 m

INTERMEDIO (Ponte in pietra di Celle) 43° 53’ 46” N / 11° 44’ 1” E  - Quota 753 m

SBOCCO (Molino di Celle) - 43° 53’ 46” N / 11° 44’ 5” E - Quota 745 m

Sviluppo 1,8 km

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine. Il contrafforte principale Ovest che divide il Rabbi dal Bidente si distacca dal Monte Falco proseguendo per Pian Cancelli «[…] per la costa di Pian delle Fontanelle (m. 1520) scende rapidamente a Poggio Bini (m. 1105), attraversa Poggio Corsoio e risale a Monte Ritoio (m. 1193) […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.), vira bruscamente verso Est fino al Monte dell’Avòrgnolo, dove riprende l’andamento principale puntando verso Forlì per terminare dopo circa 55 km evidenziando presto i Monti Guffone e della Fratta. Presso l’Avòrgnolo si stacca la dorsale di Pian dell’Olmo, che disegna quell’arco di rilievi che completano la delimitazione del versante vallivo sx, costringendo il Fiume Bidente delle Celle a riunificarsi con il Bidente di Campigna presso Lago e contribuendo a generare poco più in là, sotto il borgo omonimo, il Fiume Bidente di Corniolo. Dai rilievi del contrafforte si staccano varie dorsali delimitanti valli e vallecole contributive del bacino imbrifero: a quella principale, topica, di testata del Bidente delle Celle costituita dalla Valle del Fosso delle Celle seguono in sx idrografica le Valli del Fosso dei Fondi, delle Fontacce, di Lavacchio e della Fontaccia.

Come gli altri vicini, il bacino fluviale del Bidente delle Celle mostra una morfologia nettamente differenziata: se per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati, anche il versante orientale appare frastagliato mentre i versanti occidentali o prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. In particolare, prima di rialzarsi con il M. Ritoio, il primo tratto di contrafforte fino a Poggio Bini, con la dorsale che da esso si distacca compenetrando l’alta Valle delle Celle, disegna un anfiteatro naturale che costituisce il bacino idrografico dove ha origine il Fosso delle Celle, che evidenzia pressoché tutti gli aspetti elencati.

Riguardo la toponomastica dell’asta fluviale principale si nota che, destino comune di ogni ramo bidentino di cambiare spesso identità e con differenze tra le varie cartografie, questo ramo del Bidente nel primo tratto è il Fosso delle Celle fino alla confluenza con il Fosso di Pian del Grado, presso Celle, quando diviene Fiume Bidente delle Celle, denominazione che mantiene fino allo sbocco della sua valle presso Lago, quando si riunifica con il Bidente di Campigna. Storicamente era il Fosso Bidente delle Celle, però con origine spostata poco più a monte di Celle ed attribuita alla confluenza tra il Fosso di Pian del Grado e il Fosso dell’Ortaccio. Se si analizza il catasto moderno si vede inoltre che il Fosso delle Celle avrebbe uno sviluppo ridottissimo (760 m circa) in quanto avente origine dalla confluenza dei Fossi Guscella e dell’Asticciola, subito a valle de La Casina. In particolare, il Fosso Guscella corrisponde al ramo del Fosso delle Celle appartenente all’asta torrentizia-fluviale principale, avente specifica origine da Poggio Bini.

La viabilità più antica riguardante anche la valle delle Celle è la Via Flaminia Minor, utilizzata dalle legioni romane per valicare l’Appennino al fine di sottomettere Celti, Liguri e Galli Boj che stanziavano nella pianura padana: si ipotizza che provenendo da Montelleri, sopra Stia, transitasse dal Lago degli Idoli, dal Monte Falco e da Poggio Sodo dei Conti, quindi discendeva da quella che oggi è nota come Pista del Lupo lungo la Costa di Pian Cancelli transitando da Pian delle Fontanelle (c.d. per la presenza di polle d’acqua) e da Poggio Corsoio dove trovava un bivio ancor oggi praticato: a sx si dirigeva verso Castel dell’Alpe e Faenza per immettersi nella Via Aemilia (questo è ritenuto il più antico itinerario di valico), a dx si dirigeva verso Forlì e Ravenna sia transitando dal crinale del contrafforte principale, dove passava accanto la vetta di Monte Ritoio, sia discendendo verso il percorso vallivo in direzione di Galeata (l’antica Mevaniola), toccando La Fossa, già C. la Fossa, poi rasentando Le Celle (dove incrociava il percorso di controcrinale Celle-S. Paolo in Alpe) ed attraversando le Ripe Toscane, le cui stratificazioni rocciose ancora oggi si mostrano funzionali alla percorrenza, anche grazie agli “ammodernamenti” dei primi anni del Novecento. Questo tratto, presso il quale sono sorti gli insediamenti di Torni, già C. Torni e Forni, Fossa, Porcini di Sopra già Forni, Porcini di Sotto, oltre ai citati La Casina e La Fossa, costituiva uno dei principali collegamenti con Pian del Grado, infatti sede dei funzionari, detti Operai, e delle guardie dell’Opera del Duomo, quindi “capoluogo” di una valle che ospitò insediamenti di nuclei arcaici di origine ligure e venne sicuramente percorsa anche dai Bizantini di Ravenna a scopo difensivo rispetto ai Longobardi. Parte importante della foresta che la ricopriva (estendendosi fino a Poggio della Serra), detta selva di Castagno, rientrava nella prima donazione del 1380 a favore dell’Opera fiorentina, il cui sfruttamento essa tese subito a riservarsi in modo particolare per le proprie necessità, anche perché la sua collocazione consentiva di limitare i costi di taglio, smacchio e trasporto il quale, anziché verso il porto di Pratovecchio avveniva verso quello di Dicomano sulla Sieve, raggiungendo il crinale ai prati di Sodo dei Conti.

In questo contesto storico-geografico, a differenza della parte valliva più profonda, da sempre considerata periferica e difficilmente raggiungibile quindi maggiormente segnata dall’abbandono, la Valle del Fosso delle Celle, favorita dalla felice esposizione a meridione e dalla dolce morfologia dei suoi pendii, che hanno favorito il disboscamento con trasformazione in prati-pascoli fino a ridosso del crinale, nonché dalla moderna realizzazione di un’infrastrutturazione viaria, stagionalmente è ancora utilizzata da allevamenti di bestiame allo stato brado e registra l’utilizzo dei suoi principali insediamenti a fini agricoli e/o turistici. Finora non citati, ma presenti quanto abbandonati, sono da segnalare i caratteristici e consistenti resti del Capanno di Porcini e del Seccatoio di Casina, che si trova all’interno dell’Emergenza antropico-ambientale La Casina costituita dal relitto di un castagneto secolare considerato rarità botanico/vegetazionale. Da ricordare che in questa valle, anziché le tipiche maestà, sono presenti due cellette (una a Pian del Grado ed una a La Fossa, cui forse si deve la toponomastica locale insieme al probabile riferimento alle cellae di un antichissimo, documentato ma mai localizzato eremo camaldolese), piccoli e caratteristici chiostri votivi che paiono unire la funzione devozionale al culto delle acque, essendo corredati di fontana con (resti di) mensola/acquaio a corredo dell’icona sacra. Ulteriori insediamenti della valle riguardano gli enigmatici e consistenti ruderi oggi detti Pianacci che, per la tipologia, piace considerarli riutilizzo delle strutture dell’eremo e/o della chiesa risalenti rispettivamente al 1091 e al 1223, ed un fabbricato anonimo, la “casa nuova n.73”, che nella struttura attuale appare edificio novecentesco realizzato in sostituzione o ampliamento di un fabbricato più piccolo, già presente nel Catasto Toscano del 1826-34, oggi corrispondente al civico n.73 della S.Vic.le Fossa-Foscolo, posto tra Pianacci e La Fossa.

Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche Valle del Bidente delle Celle e/o relative a monti e insediamenti citati.

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Alpe di S. Benedetto, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2014;

Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Itinerari Geologico-Ambientali, Carta Geologica del Parco, Regione Emilia-Romagna, Parco delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Link https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/appFlex/sentieriweb.html.

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba

Il Fosso delle Celle al suo sbocco è comodamente raggiungibile tramite la Pista di servizio SP 4 del Bidente-Poderone-Pian del Grado, circa 6 km, in parte sconnessa e ripida, con innesto dalla S.P. 4 del Bidente, tramite il sentiero 261 CAI, e seguirlo fino alle origini percorrendolo fino a al crinale, con interessante osservazione da remoto, presso Poggio Bini, sul Sentiero degli Alpini 301 CAI, o dalla S.P. di Castagno, a metà strada tra i rifugi La Capanna e Fontanelle.

foto/descrizione :

Le foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell'autore
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001a – 001b – Per la sua esposizione, l’alta Valle del Fosso delle Celle è possibile individuarla da remoto: dal M. Penna, la sella tra i Poggi della Serra e Capannina si apre come giustapposta a segnalarla; la tersa aria invernale consente di riconoscerne gli insediamenti (13/01/16).

001c – 001d – Alcuni scorci dalla S.P. 4, presso Campigna, consentono di evidenziare il profilo vallivo e i suoi insediamenti (11/02/16).

001e – 001f - 001g - Dal crinale di Partinico, che si diparte dai pressi delle Mandriacce, ulteriore veduta estesa alle profondità vallive (2/12/16).

001h/001o - Dalla S.F. di Giogo di Castagno (vi si giunge tramite la S.P. n.94 del Castagno dal Passo della Calla), vedute da Libeccio e da quota superiore del primo tratto del contrafforte fino a Poggio Bini che costituisce testata della Valle del Fosso delle Celle e altre vedute con particolari degli scoli (16/04/16 - 14/04/16 – 7/10/17 - 01/01/19).

001p/001z – Percorrendo il Sentiero degli Alpini sul crinale del contrafforte la veduta ha come fondale lo spartiacque appenninico mentre si allarga all’intera valle, con particolari dei primi scoli del Fosso delle Celle presso C. Torni, sul versante meridionale di P.gio Bini (16/04/16).

002a - Il bacino idrografico del Fosso delle Celle; elaborazione da cartografia moderna integrata con localizzazione di luoghi di antica datazione; qui l’idronimo è assegnato all’intero corso del fosso.

002b – Schema di mappa risalente ai primi decenni del XX sec. da cui si nota la fitta rete di mulattiere corrispondente ad una intensa frequentazione della valle.

002c - Elaborazione da cartografia di inizio Ottocento con rappresentazione dell’assetto insediativo ed infrastrutturale: i fabbricati ancora utilizzati sono quelli raggiunti dalle moderne piste poderali mentre tratti superstiti della viabilità antica consentono i collegamenti sentieristici e di raggiungere i fabbricati abbandonati. La scrittura della toponomastica riprende quella originale; il F.so delle Celle, Fossa e il nucleo antico di “casa nuova” compaiono anonimi.

002d – 002e – 002f – Dalla pista poderale, vedute dell’area presso C. Torni, acquifero di origine del F.so delle Celle, ramo però detto F.so Guscella nel catasto moderno fino alla confluenza con il F.so dell’Asticciola, sotto La Casina (6/12/16).

002g/002m – Vedute dell’acquifero di origine del F.so dell’Asticciola, ramo occidentale del F.so delle Celle, a valle di Porcini di sotto, e vedute dello stesso al guado del sent. 261 La Fossa/Pian del Grado (6/12/16).

002n – 002o – 002p - Dai pressi di Pian del Grado, vedute della valle verso monte e verso lo sbocco; l’ultima riguarda l’Emergenza antropico-ambientale La Casina costituita dal relitto di un castagneto secolare considerato rarità botanico/vegetazionale. Si scorge il seccatoio (6/12/16).

002q/002z – Il Fosso delle Celle (ma questo tratto apparterrebbe ancora al Guscella) al guado del sent. 261 La Fossa/Pian del Grado dove mostra levigate ed ampie stratificazioni arenacee affioranti. Le ultime due foto consentono un curioso confronto tra il letto del fosso e l’adiacente sede “viaria” (6/12/16).

003a/003d – Il Fosso delle Celle poco prima di riunirsi con il Fosso di Pian del Grado passa sotto un ponte in muratura di pietrame ad arco ribassato (probabilmente di inizio ‘900), quindi dà origine al Fiume Bidente davanti ai resti del Mulino di sopra e della chiesa di S. Maria alle Celle (11/09/16 – 2/12/16 - 6/01/19).

003e – Il fossatello che costituisce limite orientale del bacino del F.so delle Celle si è impadronito del sentiero essendo ormai invaso dall’abetina il tracciato antico tra Celle e La Fossa (6/12/16).

 

003f/003n - L’Emergenza antropico-ambientale La Casina, costituita un castagneto secolare considerato rarità botanico/vegetazionale, conserva alcuni relitti e giovani polloni. Si scorge il seccatoio (6/12/16).

004a/004m - Vedute dei resti degli insediamenti. Di seguito: Capanno presso Porcini; Casa nuova n.73; Fossa; La Casina; La Fossa e la celletta; Pianacci, l’ex-chiesa e l’ex eremo-canonica; Porcini di sopra; Porcini di sotto; Seccatoio del citato castagneto secolare (6/12/16 - 12/07/17 - 29/12/18 - 6/01/19).

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