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Fosso di Montaccesi

inserita da Bruno Roba
Comune : Santa Sofia
Tipo : torrente
Altezza mt. : 885
Coordinate WGS84: 43 52' 37" N , 11 45' 15" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (29/03/2019)

ORIGINE (Omo Morto) 43° 52’ 51” N / 11° 44’ 56” E - Quota 1127 m

SBOCCO (Bidente di Campigna) - 43° 52’ 23” N / 11° 45’ 37” E - Quota 720 m

Sviluppo 1,4 km

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km. In quest’ambito, la Valle del Bidente di Campigna riguarda quel ramo fluviale intermedio delimitato, ad Ovest, dalla dorsale che staccandosi dal gruppo del Monte Falco ed inizialmente poco riconoscibile transita dalla conca dei Fangacci, si dirige verso Poggio Palaio, digrada con la Costa Poggio dei Ronchi verso Tre Faggi, come crinale di Corniolino di tipo insediativo risale (trovando infatti i nuclei difensivo e residenziale-religioso-ospitaliero del Castellaccio e di Corniolino) verso il Monte della Maestà, quindi termina a Lago non prima di aver diviso le Valli delle Celle e di Campigna. L’altro versante è delimitato in parte dal contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali fino all’Altopiano di S. Paolo e a Poggio Squilla, snodo da cui si distacca un’altra dorsale che, declinando a Nord, dopo Poggio Aguzzo precipita verso Corniolo così delimitando ad Est la valle. Gli alti bacini idrografici bidentini mostrano in genere una morfologia nettamente differenziata dovuta alla diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo; per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati, i versanti orientali appaiono solitamente frastagliati mentre i versanti prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. La complessità orografica del tratto di dorsale esposta ad oriente successiva a Poggio Palaio e compresa tra la Costa Poggio dei Ronchi e il Monte della Maestà non riguarda solo la sommità dei suoi rilievi ma si estende sull’intero versante fino al fondovalle fluviale (senza farsi ingannare dall’artificiale discontinuità conseguente a tagli e modifiche dei pendii dovuti alla costruzione della S.P. del Bidente), mostrando corrugazioni di varia profondità ospitanti un susseguirsi di vallecole intersecate da un fitto reticolo idrografico, dove si distinguono i Fossi di Montaccesi, di Castagnoli, della Fonte, del Forcone, della Casaccia, della Pietra, di Faltroncella già di Padroncella, presso i quali, la favorevole esposizione e le caratteristiche morfologiche dei radi spianamenti (limitati alle quote minori ed un tempo verdi e soleggiati) hanno consentito l’insediamento di numerosi nuclei, a partire dalla stessa Campigna. Nell’ordine Capanna o Capanne, Casaccia, Fiume o Casa Fiume, Case di Sotto o Montaccesi, Casina o Casa S. Francesco, Casa Franchetto o Castagnoli di Sopra, Casina Fiume, Castagnoli o Castagnoli di Sotto, Cerreta, Faltroncella già Padroncella, Grillaia o la Grillaia, Martinaccio o C. Martinaccio, Poggio, Tre Faggi, Valtuieri, Villaneta, la gran parte ancora in uso, alcuni allo stato di rudere di varia consistenza ed uno del tutto scomparso. In particolare, nella vallecola del Fosso di Montaccesi ricadono gli scarsi resti dei fabbricati del Podere di Montaccesi, costituiti dall’insediamento principale noto anche come Case di Sotto e di un capanno distanziato a quota superiore. Lungo la mulattiera è sempre attiva la Fonte di Montaccesi.

Nel contesto comprensivo delle Valli di Campigna e delle Celle alcuni aspetti geologici si evidenziano per rarità e unicità, restituendo informazioni fondamentali per la conoscenza del territorio e contribuendo a disegnare il paesaggio: catalogati come Geositi, essi sono le Ripe Toscane, il Fosso del Satanasso, Le Mandriacce, la Linea delle Mandriacce a Pian del Grado e lo stesso Monte della Maestà riguardo l’area prevalentemente compresa tra il crinale e la SP 4, tranne un brano sotto strada che dal km 31 scende brevemente lungo il Fosso della Pietra. Il versante Sud del monte presenta affioramenti di interessa stratigrafico e strutturale paragonabili a quelli degli Scalacci, sulla SR 71 dei Mandrioli, che i rimodellamenti conseguenti alla costruzione delle scarpate stradali della SP 4 hanno contribuito ad evidenziare o, comunque, a rendere agevolmente fruibili percorrendo il tratto tra i km 30+700 e 32+400. Al km 33, esterna al geosito, un’area di ex-cava mostra inoltre un interessante affioramento dello Strato Contessa.

Prima di giungere a Campigna e prima di Villaneta, presso gli scarsi resti di Case di Sotto, mentre la mulattiera di fondovalle (sentiero 249 CAI) attraversa la vallecola del Fosso di Montaccesi tratti di pista risalgono il ripido versante un tempo posto sui confini della Bandita di Campigna, come risulta dal bando del 1645 che li specificava: «Cominciando dalla Calla di Giogo cioè dove per la strada della Fossa che viene da Pratovecchio in Campigna si passa di Toscana in Romagna sul giogo appennino, qui appunto dove si dice alla Calla a giogo e scendendo per le Macchie in Romagna giù addirittura per il Fosso della Corbaia fino nel fiume di Campigna detto l’Obbediente dove si chiama ai Tre Fossati, passare detto fiume e andare a dirittura della casa del podere della Vellaneta, oggi tenuto a livello dal Signor Balì Medici e di quivi a dirittura per il confino che è a piè dei Sodi di Campigna e divide detti sodi da detto podere, arrivare fin dove il poggio dei detti sodi volta verso Montaccesi e quivi rivolgendosi sulla man sinistra camminare su per la sommità di detti sodi fino all’abetio e tirando su per la cresta del poggio lasciando nella bandita tanto quanto acqua pende verso il fiume e case di Campigna attraversando la via che si dice Romagnuola e passare il Poggio del Palaio e il Poggio di Mezzo e arrivare al Passo di Giuntino e tirare sempre su la detta cresta per il Poggio di Zaccagnino e per il Prato dei Fangacci, e arrivare di nuovo al Giogo appennino e quivi ripigliando a man sinistra per la giogana su per la Stradella tornarsene, per il Piano della Fossa di Zampone, alla Calla a Giogo che fu nominata da principio per primo confine.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 124-125, cit.). Poiché il luogo rientrava tra i beni posseduti dall’Opera del Duomo di Firenze in Romagna i suoi nuovi confinamenti erano raccolti nel “Libro dei livelli e regognizioni livellarie in effetti”; da un elenco, di poco precedente all’epoca del bando, si trova un riferimento al luogo da cui già si presume l’esistenza di un insediamento abitato: «1637 – Nota dei capi dei beni che l’opera è solita tenere allivellati in Romagna e Casentino e sono notati col medesimo ordine col quale fu di essi fatta menzione nella visita generale che ne fu fatta l’anno 1631: […] 8) Vellaneta e Porticciolo ronco o terre tenuto da Francesco Lionardo da Montaccesi […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 409, cit.). Di un Podere di Montaccesi si ha notizia ancora nel corso dell’Ottocento grazie al Fondo Lorena dell’ASF, quando riporta che all’amministratore Luigi Fiumicelli, insieme ai poderi di Prataglia, Campigna e Villaneta, dai Lorena venne affidato  «[…] di amministrare tutte le Nostre terre a cultura di Casentino […]» (G. Chiari, 2014, p. 9, cit.). Nell’elenco dei sedici poderi contenuto nel contratto dei primi del ‘900 con cui il cav. Tonietti acquistò le proprietà lorenesi si trova peraltro quello di «[…] Montaccesi o Case di Sotto nella foresta di Campigna, […]» (G. Chiari, 2014, p. 19, cit.), così apprendendo di un’identificazione toponomastica dei sue siti. Del podere, a mezzacosta del versante rimangono scarsissimi resti del capanno di Montaccesi, tale in base al toponimo riportato dal Catasto Toscano del 1824-34 (benché la grafia risulti posticcia), comunque nella stessa mappa distinto dal sottostante nucleo di Case di Sotto, per le ridotte dimensioni rilevabili da ritenere fabbricato di servizio per le attività poderali e/o boschive.

Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche Valle del Bidente delle Celle e/o relative a monti e insediamenti citati.

RIFERIMENTI   

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

S. Bassi, N. Agostini, A Piedi nel Parco, Escursioni nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, ComunicAzione, Forlì 2010;

G. Chiari, La Foresta Casentinese nel periodo di proprietà privata dal 1900 al 1914, Ministero Politiche Agricole Alimentari e Forestali, CFS, Tipografia Il Bandino srl, Bagno a Ripoli, 2014;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Alpe di S. Benedetto, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2014;

Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba

Percorrendo da Campigna i sentieri 243 e 249 dopo Villaneta e 2 km si attraversa il Fosso di Montaccesi e, mentre sotto il sentiero si vedono i resti di Case di Sotto, occorre risalire il versante per mantenere di vista il fosso, in scarsità di piste riconoscibili.

foto/descrizione :

Le foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell'autore
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001/007 – Il Fosso di Montaccesi al guado della mulattiera, oggi sentiero 249 (6/04/16 – 11/12/18).

008 – 009 – La Fonte di Montaccesi (6/04/16).

010/013 – Il Fosso di Montaccesi a monte della mulattiera (11/12/18).

0014 - Schema da cartografia moderna con individuazione del bacino idrografico e integrazione con gli insediamenti.

015 – Mappa schematica dedotta da cartografia storica di inizio XX secolo evidenziante reticolo idrografico, infrastrutture e insediamenti; la toponomastica riprende anche nella scrittura quella originale.

016 - 017 – I resti di Case di Sotto/Montaccesi e del capanno di Montaccesi (11/12/18).

018/021 – La parte più elevata del bacino idrografico in vista della Costa Poggio dei Ronchi (11/12/18).

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