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Casa di Bastiano

inserita da Bruno Roba
Tipo : fabbricato non pių esistente
Altezza mt. : 776
Coordinate WGS84: 43 49' 28" N , 11 53' 57" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (1/12/2020 - Agg. 20/12/2021) - Gli affluenti più montani del Bidente di Pietrapazza e lo stesso fiume hanno origine dall’anfiteatro morfologico creato dallo Spartiacque Appenninico con i tratti iniziali dei contrafforti adiacenti: le ramificazioni del Fosso del Rovino, già delle Capanne o Capannacce, si estendono dal poggio omonimo fino al Passo della Crocina e al Passo Poggio della Bertesca, quelle del Fosso delle Ranocchie trovano origine tra Poggio Rovino e Monte Cucco, nei cui pressi (Passo di Massella) si spinge il ramo di origine dello stesso Bidente, quindi seguono le ramificazioni del Fosso dei Segoni, già della Buca Prati o della Buca dei Preti, che giungono fino a Cima del Termine, mentre i Fossi della Spiaggia o delle Spiagge e della Neve, che confluendo danno vita al Fosso della Bocca, già della Buca, hanno origine dal primo tratto del contrafforte principale tra Cima del Termine e lo stacco del Crinale o Raggio del Finocchio.

Per l’inquadramento territoriale e storico v. schede: Valle del Bidente di PietrapazzaFiume Bidente di PietrapazzaFosso della Bocca.

L’intera testata del Bidente di Pietrapazza, alla cessazione nel 1511 delle antiche funzioni eremitiche, risultava suddiviso in tre grandi porzioni. L’area centrale, Ermonovo Ermo Novo, dotata di quattro case, di seguito distinte, oltre agli edifici monastici, un molino e vari capanni, di proprietà camaldolese: il Podere dell’Eremo Nuovo o Ermo novo podere de frati costituito da due case di cui una aderente ed una adiacente alla chiesa, un secondo Podere dell’Eremo Nuovo formatosi presso e/o in luogo dell’oratorio abbandonato, infine le Capanne o il Capanno dell’Eremo Nuovo. L’area più montana, Eremo nuovo di Sopra o Sommo Hermonovo, con due caseil Poderuccio o Poderaccio Podere dell’Eremo Nuovo e La Buca o Bugaccia le Casette o Fossa (i dispregiativi e i topo-oronimi sono particolarmente significativi), distrutti causa incendio o abbandono già dal XIX sec. e dati per scomparsi «In questa zona sorgevano diverse case e capanni, poderi scomparsi per incendio (Poderaccio, Buca) […]» (AA.VV., 1989, pag.23, cit.), il primo podere in origine dei camaldolesi poi passato in proprietà dell’Opera del Duomo di Firenze, il secondo derivato per suddivisione del primo per volontà dell’Opera stessa. L’area che si estendeva fino a PietrapazzaEremo nuovo di Sotto o Himo Lermonovo o l'Ermo Novo, con due case già dei camaldolesi ma presto di proprietà privata: la Casina del Raggio e Case di Sotto, oltre ad altre case anticamente di proprietà dell'Opera ma anch’esse ormai di proprietà privata, La CiardellaIl Finocchio e Casa di Bastiano o Poderino del Finocchio.

Quando ormai è avanzata la sua decadenza, appare citato in uno dei primi documenti dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze, risalente al 1512, relativi all’assegnazione di un certo numero di traini di pezzature di legname: «[…] a Luca di Giovanni da Serravalle traina 300 in Eremo Nuovo […]. A Francesco di Santi da Moggiona e a Cristofano suo compagno, traina 400 delle quali 200 dall’Eremo Nuovo […]. A Piero di Luca da Moggiona traina 500 di cui 300 dall’Eremo Nuovo […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 77, cit.). Negli anni successivi alla presa in possesso delle terre da parte dell’Opera vennero stabiliti i nuovi confinamenti, raccolti nel “Libro dei livelli e regognizioni livellarie in effetti” che costituisce l’elenco più completo ed antico disponibile relativamente agli anni dal 1545 al 1626, da cui si apprende anche dell’esistenza di un Mulino dell’Eremo Nuovo«[…] dei livelli che l’Opera teneva in Romagna […] se ne dà ampio conto qui di seguito […] 1545 […] – Un’altra presa di terra in luogo detto le Bacie dell’Eremo Nuovo […] – Una presa di terra aggettata e boscata in luogo detto la Bertesca la quale comincia sopra l’Eremo Nuovo […] 1546 […] – Un podere con casa e terre lavorative, siepate e roncate e boscate in luogo detto Le Cardella […] Un pezzo di terra di some 3 in luogo del Mulino dell’Eremo Nuovo.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 149-151, cit.). In un accurato elenco relativo al 1637 dei beni dell’Opera compaiono alcuni dei poderi appartenuti all’Eremo: «1637 – Nota dei capi dei beni che l’opera è solita tenete al livellati in Romagna e Casentino e sono notati col medesimo ordine col quale fu di essi fatta menzione nella visita generale che ne fu fatta l’anno 1631: […] 61) Poderaccio o Podere dell’Eremo Nuovo, tenuto da redi di Lionardo Cascesi 62) Segoni, ronco tenuto da Giovanni Cascesi unito al Poderaccio 63) Legnameto, ronco tenuto da Giovanni Cascesi unito al Poderaccio 64) Buca o Fossa, podere tenuto da redi di Riccardo Lollini 65) Palestra o Rivolte, ronco tenuto da redi di Antonio detto Cordovano fu unito al podere della Buca 66) Spiaggia e Melosa, terre all’Eremo Nuovo sopra le Casette o Buca tenute da redi di Antonio Cordovano […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 412, cit.). La Buca, o Bucaccia le Casette o Fossa (i dispregiativi e gli oronimi sono particolarmente significativi), posta subito a ridosso della confluenza tra i Fossi della Spiaggia e della Neve, da una relazione del 1763 risulta già in fase di abbandono: «[…] Nella casa della Buca non v’abita alcuno et è annessa al Poderaccio per cui stando così succederà […] la rovina […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 440, cit.). Ad un riutilizzo abitativo fino al 1807 seguirà il definitivo abbandono, infatti nella descrizione dei confini del Contratto livellario tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli del 1818, le case del Poderaccio e de La Buca risultano già distrutte e quanto resta del podere risulta ormai proprietà Biozzi: «[…] da detto punto confina […] Signori Biozzi di Bagno col Podere dell’Eremo Nuovo […]. Tutta questa tenuta […] è composta dai seguenti terreni cioè […] 9° Un podere denominato il Poderaccio […] con casa da lavoratore stata bruciata di recente non esistendovi attualmente che le mura fracassate. Questo podere è composto dei seguenti terreni […] III° un tenimento di terre denominate la Buca […] nel detto luogo ci era una casetta oggi rovinata […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 464-468, cit.). Il Finocchio e Casa di Bastiano o Poderino del Finocchio sono due poderi adiacenti documentati fin dal 1560, in conseguenza del primo censimento del territorio di Pietrapazza, ma non specificamente citati tra i beni posseduti dall’Opera, corrispondenti a due fabbricati anonimamente riportati dal Catasto Toscano del 1826-34, utile per il reperimento dei loro resti. Inizialmente costituito da una capanna e solo nell’ultimo secolo di vita integrato dalla funzione abitativa, il primo insediamento si trovava su uno sprone che si dirama dal crinale cui dà il nome, delimitante l’anfiteatro del Fosso dell’Eremo, dove un terrazzo morfologico ha consentito la formazione di un’area prativa, probabilmente utile al pascolo di qualche capo di bestiame, sul cui bordo superiore, oggi circondato da cerri, carpini e qualche pino, sorgeva la casa, di cui si individua l’impronta e si riconoscono gli scarsi resti lapidei che hanno resistito alle intemperie di un luogo tanto impervio, che comunque risulta abitato fino al 1816. L’attribuzione toponimica è possibile grazie alla descrizione dei confini del podere, posto tra quelli dell’Eremo Nuovo ad Ovest e della Ciardella a Nord, oltre che limitato a Sud dal Fosso della Bocca e ad Est dal Crinale del Finocchio (cfr.: C. Bignami, A. Boattini, 2018, cit., dove si trovano notizie approfondite sulle vicende del luogo, che però nella mappa allegata al testo indica una collocazione del fabbricato del tutto incongruente, infatti ben lontana dal Fosso della Bocca). Alla Casa di Bastiano, che sarebbe esistita per poco più di un solo secolo, può essere attribuito l’accumulo di pietrame, richiamante un’impronta edilizia, posto su un terrazzamento nascosto nella boscaglia della vallecola adiacente allo sprone suddetto, attraversata da un fossatello e da collegata da un sentiero con l’altro podere, rispetto al quale si trova a circa 100 m di distanza in linea d'aria e ad un dislivello inferiore di circa 50 m, così corrispondendo sia al riporto del Catasto Toscano sia alle descrizioni documentali (cfr.: C. Bignami, A. Boattini, 2018, cit., dove però non sono formulate ipotesi localizzative, tanto meno riguardo reperibilità di resti). Il Poderaccio, posto in dx idrografica all’altezza della confluenza del Fosso dei Segoni nel Bidente, risulta documentato fin dal 1560. De le Capanne, posto in sx idrografica del Fosso del Rovino o delle Capanne presso lo sbocco nel Bidente, nel sito anticamente detto Pian del Miglio, si hanno notizie fin dal 1642 ma sarebbe stato abbandonato già dai primi del ‘700.

Per approfondimenti si rimanda alle schede relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.

N.B.: - Il termine radium, come sostantivo, era utilizzato nei documenti storici per descrivere crinali costituenti elementi morfologici evidenti del territorio, lineari (come quello di luce), allorquando erano parte di un itinerario (che consentiva collegamenti più diretti e rapidi tra luoghi altrimenti raggiungibili tramite lunghi tragitti) e/o costituenti confine di un’area e/o di una proprietà. Per rilevanza o consuetudine a volte il termine diviene esso stesso toponimoIl RaggioRaggio del FinocchioMaestà del RaggioRaggio alle Secche, Raggio dei Picchi, Raggio Grosso, Raggio Lungo, Raggio MozzoFosso del RaggioRaggio di Sopra, etc.).

- Il toponimo Finocchio (in romagnolo fnóč) è ricorrente. In provincia FC si trovano C. Finocchio e Ca Finocchio (Cesena e Sogliano) e un Finocchio (Mercato Saraceno), noto anche come Monte Finocchio m. 654, posto a km 3 in linea d’aria a Nord di Sarsina, dove si trovano tracce disperse del Castrum Fenocchi, o Rocha Fenoculi o Fenoci (cfr.: Rocche e Castelli di Romagna, cit.). «Il cardinale Anglico nel 1371 dice che Civitas Saxenae [Sarsina, ndr.] era capitale del vicariato ecclesiastico di Bobbio il quale […] era composto dei seguenti 32 castelli […], Finocchio, […].» (E. Rosetti, 1894, p.734, cit.) quando «[…] Castrum Fenoculi, est in quadam serra, et non est forte et non habet roccham, in quo sunt focularia 11 […]» (A. Theiner, 1861, p. 505, cit.): «[…] la traduzione italiana in questo caso direi sia superflua se si esclude quella […] espressione (in quadam serra) che è stata resa con “su un colle”.» (L. Mascanzoni, LA DESCRIPTIO ROMANDIOLE DELL’ANGLIC, in: M. Mengozzi, a cura di, 2010, p. 950, cit.). Il castello, che si trovava lungo la Via Maestra Romana Sarsinate, che raccordava la Via Emilia e la Via del Dismano, tramite la valle del Savio, con la valle del Tevere e il Casentino, quindi l’aretino, risulta ancora esistente nel 1612 (cfr.: A. Guerra, 1772, cit.).

- La Via del Dismano è la denominazione medievale di un asse viario perfettamente verticale, ancora oggi esistente, congiungente Ravenna con Cesena e la cui origine risale al III secolo a.C., probabilmente conseguente alla colonizzazione della prima centuriazione delle terre in riva sx del Savio. Peraltro, era anche la naturale continuazione del tragitto, di antica origine umbra, che percorreva la valle del Savio; lungo di esso venivano trasportati da Sarsina i prodotti provenienti dall'alto bacino del Tevere.

- Informazioni preziose riguardo luoghi e fabbricati si hanno grazie alla Descriptio provinciae Romandiole, rapporto geografico-statistico-censuario redatto dal legato pontificio cardinale Anglic de Grimoard (fratello di Urbano V) per l’area della Romandiola durante il periodo della “Cattività avignonese” (trasferimento del papato da Roma ad Avignone, 1305-1377). Se la descrizione dei luoghi ivi contenuta è approssimativa dal punto di vista geografico, è invece minuziosa riguardo i tributi cui era soggetta la popolazione. In tale documento si trova, tra l’altro, la classificazione degli insediamenti in ordine di importanza, tra cui i castra e le villae, distinti soprattutto in base alla presenza o meno di opere difensive, che vengono presi in considerazione solo se presenti i focularia, ovvero soggetti con capacità contributiva (di solito nuclei familiari non definiti per numero di componenti; ad aliquota fissa, il tributo della fumantaria era indipendente dal reddito e dai possedimenti). In particolare, nelle vallate del Montone, del Rabbi e del Bidente furono costituiti i Vicariati rurali delle Fiumane.

RIFERIMENTI   

AA.VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

AA.VV., Il popolo di Pietrapazza, C.C.I.A.A. di Forlì, Cooperativa culturale Re Medello, Forlì 1989;

AA.VV., Rocche e Castelli di Romagna, volume II, Ed. Alpha, Bologna 1972;

C. Bignami, A. Boattini, La Gente di Pietrapazza, Monti editore, Cesena 2018;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

A. Guerra, PONTIFICIARUM CONSTITUTIONUM … , Vol. 3, Pezzana 1772, Biblioteca Pubblica Bavarese;

M. Mengozzi (a cura di), Sarsina. Vol.2: L’età medievale, Editrice Stilgraf, Cesena 2010;

A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;

E. Rosetti, La Romagna. Geografia e Storia, Hoepli, Milano 1894;

A. Theiner, Codex Diplomaticus Dominii Temporalis S. Sedis, 1335-1389, Tomo secondo, IMPRIMERIE DU VATICAN 1861, Archivio Vaticano;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;

Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze

Link https://digilander.libero.it/imiani/Romagna_preromana/Rimini.html.

Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba - Casa di Bastiano si trova a circa 2 km da Pietrapazza; si raggiunge abbandonando il sent. 205 prima della Ciardella risalendo per un breve tratto sul Crinale del Finocchio ma presto lasciandolo per tracce di un sentiero di mezzacosta, oppure dal retro della Ciardella attraversando una macchia di ginepri e ritrovando il sentiero di mezzacosta (difficoltoso, per esperti).

foto/descrizione :

Le foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell'autore.
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00a1/00a13 – Dall'Eremo Nuovo, vedute del versante occidentale del Crinale del Finocchio in varie stagioni, caratterizzato da picchi piramidali dalle estese stratificazioni affioranti, con particolari degli sproni che si diramano verso SO. Su uno sprone, che delimita l’anfiteatro vallivo del Fosso dell’Eremo, si può distinguere il terrazzo morfologico parzialmente prativo che conserva resti lapidei attribuibili all’insediamento de Il Finocchio: esso delimita una vallecola boscata occultante un ulteriore terrazzamento con cumuli di pietrame attribuibili alla Casa di Bastiano (24/08/11 - 7/04/18 – 28/10/20).

00b1/00b6 – Dall’antica via che dall’Eremo Nuovo transitava da La Buca per poi raggiungere il crinale a Prato ai Grilli, poi S. Vic.le Eremo-Campo Rosso, vedute del picco piramidale del Crinale del Finocchio e della boscaglia (adiacente allo sprone su cui sorgeva Il Finocchio) che nasconde le vaghe tracce di Casa di Bastiano (19/02/17 - 9/11/20).  

00c1 – 00c2 - Schemi cartografici del bacino idrografico del Fosso della Bocca e dell’area tra l’Eremo Nuovo e il Crinale del Finocchio, con indicazione della sentieristica, ancorché precaria e dissestata.

00c3 – Schema da cartografia catastale dei primi decenni del XIX secolo, con riporto della toponomastica originale, qualora mancante differenziata dal corsivo moderno.

00d4 - Schema da cartografia della prima metà del ‘900, corrispondente alla situazione odierna.

00d5 - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, evidenziava esclusivamente i tracciati viari di crinale che da S.Sofia raggiungevano lo Spartiacque Appenninico, il tracciato di fondovalle S.Sofia-Poggio alla Lastra che poi si riconnetteva al tracciato di crinale ed il tracciato trasversale che collegava i Passi della Bertesca e di Monte Càrpano transitando da Pietrapazza. La toponomastica riprende, anche nella grafica, quella originale; integrazioni in neretto a fini orientativi.

00d6 – Schema del sistema viario storico principale al XIX secolo, che nella prima metà del XX secolo venne integrato con il sistema delle mulattiere, su base cartografica dei primi decenni del XX secolo, prima della realizzazione dell’invaso di Ridràcoli e della viabilità provinciale interna.  

00d1/00d8 – Vedute del sito dove sorgeva Case di Bastiano e del cumulo di pietrame attribuibile all’impronta edilizia del ridottissimo fabbricato, oltre che delle tracce di sentiero collegante con Il Finocchio (7/04/18)

00e1/00e20 – Vedute del dissestato sentiero di mezzacosta che, imboccabile anche da un canalone delle prime pendici del Crinale del Finocchio, presso la Ciardella, conducono al Finocchio (7/04/18 – 19/04/18).

00f21 – 00f22 - Da Cialdella, scorci della valle del Bidente verso l’Eremo Nuovo e del versante del crinale segnato dal sentiero che porta a Finocchio e Casa di Bastiano (7/04/18).

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