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Fiume Bidente di Ridrācoli

inserita da Bruno Roba
Tipo : fiume
Altezza mt. : 430
Coordinate WGS84: 43 53' 07" N , 11 50' 06" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (8/12/2023) - Coordinate WGS84Origine storica (confluenza F.si della Lama e del Molino) 43° 50’ 57” N / 11° 50’ 24” E – Origine attuale (scarico di fondo della diga) 43° 52’ 23” N / 11° 50’ 15” E – P. intermedio (Ridràcoli) 43° 53’ 07” N / 11° 50’ 06” E - Sbocco (Bidente di Corniolo) 43° 55’ 25” N / 11° 52’ 26” E - Quote: Origine storica 538 m – Origine attuale 466 m - P. intermedio (Ridràcoli) 430 m - Sbocco 285 m - Sviluppo storico 12,5 km - attuale 9,5 km - Comuni di Bagno di Romagna e S. Sofia.

Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico.

La Valle del Fiume Bidente di Ridràcoli racchiude il bacino idrografico di quel ramo intermedio del Bidente delimitato, ad Est la valle dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si diparte da Poggio allo Spillo (collegando Poggio della BertescaCroce di Romiceto, i Monti Moricciona, La Rocca, Marino, Pezzoli e Carnovaletto) per concludersi sul promontorio della Rondinaia digradando a valle di Isola costretto dalla confluenza del Fiume Bidentino o Torrente Bidente di Fiumicino nel Fiume Bidente. Ad Ovest la valle è delimitata dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che subito precipita ripidissimo disegnando la sella di Pian del Pero, serpeggiante evidenzia una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S.Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti e Poggio Collina, per terminare con Poggio Castellina) fino a digradare presso il ponte sul Fiume Bidente di Corniolo a monte di Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli nel Bidente di Corniolo.

Il bacino idrografico del Fiume Bidente di Ridràcoli, di ampiezza molto superiore rispetto alle valli collaterali e che vede il lago occupare una posizione baricentrica, con l’asta principale fluvio/lacustre F.so Lama/Lago/Fiume posizionata su un asse mediano Nord-Sud, mostra una morfologia molto differenziata rispetto al suo baricentro. L’area sorgentifera, con la realizzazione dell’invaso artificiale, si differenzia tra quella che lo alimenta e quella a valle della diga che alimenta direttamente il fiume. A monte l’area imbrifera confluisce in cinque corsi d’acqua principali che costituiscono i corrispondenti bracci lacustri di cui si compone il lago. Essi sono il Fosso delle Macine, poi di Campo alla Sega, il Fosso degli Altari e il Fosso della Lama, l’asta torrentizia costituita dalla sequenza dei Fossi del Ciriegiolone, dell’Aiaccia e del Molinuzzo, cui contribuisce la ramificazione del Fosso del Raggio Rio Fossati e infine il Fosso del Molino.

Il Fosso di Campo alla Sega, il Fosso degli Altari e il Fosso della Lama, provengono direttamente o indirettamente dallo Spartiacque Appenninico e i primi due indirettamente anche dalla Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino: «I torrenti principali che attraversano la Riserva sono (da Ovest a Est): Sottobacino Bidente di Ridracoli – Fosso delle Macine, che costituisce la porzione alta del F.di Campo alla Sega […] Fosso di Sasso Fratino, affluente di destra del F. d. Macine – Fosso di Campo alla Sega, derivato dalla confluenza del F. d. Macine e del F. d. Sasso Fratino […]» (A. Bottacci, 2009, p. 23, cit.).
L’invaso costituente il Lago di Ridràcoli occupa l'antico primo tratto del Fiume della Lama o Obbediente (come era anticamente classificato) compreso tra le sue origini, determinate dalla confluenza dei Fossi della Lama e del Molino, e le confluenze, rispettivamente in sx e dx idrografica, dei Fossi del Molinuzzo e dei Tagli, tra le quali si situa la diga. Peraltro, nella Pianta Geometrica della Regia Foresta Casentinese del 1850 (cit.) e nella Sez.VII-La Lama delle Bozze di mappe catastali della Foresta Casentinese e Campigna, datate 1808-1830 (cit.) la classificazione Fiume Bidente viene attribuita al tratto dell'odierno Fosso di Romiceto che si estende a monte della confluenza del Fosso delle Grigiole (oggi di Ponte Camera), relegando la classificazione del Romiceto al tratto alto della ramificazione di origine, peraltro ignorando il tratto già allora attribuito al Fosso del Molino dal Catasto toscano, comunque non del tutto incoerentemente considerata la continuità morfologica degli alvei.
Il versante del lago in dx idrografica è costituito dalle ripide pendici del Monte Cerviaia, con la sua appendice del Monte Palestrina, da cui provengono i Fossi del Fontanone, Fossone, del Casamentino e dell’Orso, oltre un fitto reticolo idrografico. Secondo la morfologia pre-lacustre, gli innumerevoli sproni del versante occidentale del Cerviaia, alternativamente contrapposti alle lunghe ed imponenti dorsali provenienti direttamente dallo spartiacque appenninico, determinarono quella che era la profonda e sinuosissima gola del primo tratto del Bidente, come si può notare dalla cartografia storica, peraltro corrispondente ad una sezione d’alveo ampia e piatta in virtù della stratificazione arenacea affiorante a giacitura pressoché orizzontale.
Nella morfologia immutata a valle del lago il contrasto tra le lunghe dorsali provenienti dagli opposti contrafforti - tra cui quella nota come Crinale della Vacca, compresa tra il Rio Bacine e il Fosso del Molinuzzo con stacco dall'Altopiano di S. Paolo in Alpe e quella anticamente detta Raggio delle Putine, compresa tra le Valli dei Tagli e del Corneta, con stacco tra i Monti Moricciona e La Rocca, ed in particolare all’altezza di Ripa di Ripastretta, che al suo termine si apre divaricandosi in due promontori -  disegna accentrati meandri fluviali dove sono sorti dialetticamente separati da tale articolazione morfologica, i principali poli antichi di Ridràcoli.
Su quello più pronunciato, uno sprone di 490-500 m di quota, completamente circondato da un grande meandro del fiume che scorre 60-70 m più in basso, si è strategicamente abbarbicato il nucleo fortificato del Castello, così potendo vigilare ogni movimento all’imboccatura di una valle sempre più stretta. Nel 1216 era un piccolissimo e antico villaggio, documentato come Castrum RidiracoliIl fiume aggira quindi il successivo e meno rilevante promontorio occupato dal centro religioso, dove ancora sorgono la Chiesa dei SS. Martino e Lorenzo e quello che resta dei poderi ecclesiastici, per poi attraversare le prime aree caratterizzate da tratti di morfologia dolce e collinare, in primis il luogo dove sorgeva l’antico Eremo di S. Lorenzo e dove, con un lungo rettilineo interrotto dal Ponte di Ridràcoli, terminava la viabilità storica di penetrazione nella valle. 
Infatti, il sistema insediativo di Ridràcoli si suddivideva in tre nuclei vicini, quello politico-militare-residenziale del castello, quello religioso-ecclesiastico seicentesco della chiesa e quello economico-residenziale e religioso cinquecentesco (se non duecentesco) compreso tra Pian del Ponte il Campo de’ Fabbri e S. Lorenzo
Ad eccezione di questo tratto iniziale finora descritto, dove il rapporto tra insediamenti e fiume è sempre stato più stretto e la viabilità spesso correva e corre in prossimità dell’alveo e storicamente lo attraversava, fino a utilizzarlo per il transito nei periodi di magra o più siccitosi grazie al suo piatto fondale, tale rapporto insediativo si è sempre più rarefatto e distaccato nell’attraversare le successive aree pedemontane e collinari; con il successivo e sempre più accentuato sprofondamento del suo corso si è quindi manifestato fino ai giorni nostri il progressivo abbandono dei siti più disagevoli a favore delle aree di maggiore pregio. Così, in questo contesto storico-geografico, tra le alte valli bidentine si nota che la Valle di Ridràcoli è quella che meno ha subito il fenomeno dell’abbandono grazie alle caratteristiche ambientali e climatiche più favorevoli della sua parte meno elevata. Se il borgo principale, posto nel baricentro sia geografico sia del sistema insediativo, è quello più noto e frequentato e la frazione di Biserno è quella più abitata, le parti delle vallecole laterali più profonde e difficilmente raggiungibili sono trascurate e molti fabbricati oggi sono in stato di abbandono o ridotti a rudere o scomparsi, con vari casi di ristrutturazione interrotta; non fanno eccezione neanche le valli meglio infrastrutturate che, se hanno evitato il completo abbandono dei poderi, hanno scarsamente contribuito al riutilizzo dei rispettivi insediamenti, in prevalenza abbandonati o, al più, riutilizzati a fini turistici.
A valle dell’invaso, in dx idrografica, il versante vallivo mostra una particolare complessità morfologica per la sequenza di impervie dorsali che si distaccano dal tratto del contrafforte secondario compreso tra i Monti Marino e Carnovaletto, evidenziando vaste porzioni esposte di fitte stratificazioni marnoso-arenacee e separano le 8 vallate trasversali dove scorrono i principali affluenti fluviali. Da monte a valle si susseguono, il Fosso dei Tagli, il Fosso Corneta, il Fosso delle Casine, il Fosso del Catinaio, il Fosso delle Stolle, il Fosso di Ronco Vecchio, il Fosso di Val Spugna o Rio delle Valli e il Fosso di Campitello o delle Corneta , scorrenti in sistemi vallivi che, in prevalenza, si attestano sul contrafforte secondario o sue dirette diramazioni e che a partire dalla Valle del Catinaio, divengono progressivamente profondi e fortemente accidentati, peraltro mostrando, dalle aree di crinale verso il fondovalle, molti accavallamenti stratigrafici che interessano la Formazione Marnoso Arenacea con creazione di effetti paesaggistici di notevole risalto.
In sx idrografica, la decisa deviazione del contrafforte secondario successiva a Ronco dei Preti e precedente all’allineamento finale Poggio Collina-Poggio Castellina, dopo aver delimitato lo sviluppo dell’ampia valle del Rio Bacine, dà luogo ad uno sfrangiamento di dorsali comportante una particolare complessità morfologica del versante dando origine ai sistemi vallivi adiacenti relativi al Fosso di Trappiano, col suo ramo del Fosso di Lavacchio, ed al Fosso di Canforchisio, con il suo ramo del Fosso delle Fossatelle. Successivamente questo versante del bacino idrografico prosegue in un’alternanza di pendii più dolci a prato-pascolo e di tratti intensamente deformati e brecciati, per la diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo, sviluppando le ramificazioni di minore rilievo dei Fossi di Val del Nespolo (affluente del Fosso di Canforchisio), della Pucaja, di Biserno, di Balzaino, di Vignale, dei Soldoni, della Buscadi Spugna e del Cappellano
Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Successivamente, sul finire del periodo, si ha una rinascita delle aree di fondovalle con un recupero ed una gerarchizzazione infrastrutturale con l’individuazione delle vie Maestre, pur mantenendo grande vitalità le grandi traversate appenniniche ed i brevi percorsi di crinale. Il quadro territoriale più omogeneo conseguente al consolidarsi del nuovo assetto politico-amministrativo cinquecentesco vede gli assi viari principali, di fondovalle e transappenninici, sottoposti ad intensi interventi di costruzione o ripristino delle opere artificiali cui segue, nei secoli successivi, l’utilizzo integrale del territorio a fini agronomici alla progressiva conquista delle zone boscate. Comunque, nel Settecento, chi voleva risalire l’Appennino da S. Sofia, giunto a Isola su un’arteria selciata larga sui 2 m trovava tre rami che venivano così descritti: per Ridràcoli «[…] composto di viottoli appena praticabili […]» per S. Paolo in Alpe «[…] largo in modo che appena si può passarvi […].» e per il Corniolo «[…] è una strada molto frequentata ma in pessimo grado di modo che non vi si passa senza grave pericolo di precipizio […] larga a luoghi in modo che appena vi può passare un pedone […]» (Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa, citato da: L. Rombai, M. Sorelli, La Romagna Toscana e il Casentino nei tempi granducali. Assetto paesistico-agrario, viabilità e contrabbando, in: G.L. Corradi e N. Graziani - a cura di, 1997, p. 82, cit.). Inoltre, «[…] a fine Settecento […] risalivano […] i contrafforti montuosi verso la Toscana ardue mulattiere, tutte equivalenti in un sistema viario non gerarchizzato e di semplice, sia pur malagevole, attraversamento.» (M. Sorelli, L. Rombai, Il territorio. Lineamenti di geografia fisica e umana, in: G.L. Corradi, 1992, p. 32, cit.). Un breve elenco della viabilità ritenuta probabilmente più importante nel XIX secolo all’interno dei possedimenti già dell’Opera del Duomo è contenuto nell’atto con cui Leopoldo II nel 1857 acquistò dal granducato le foreste demaniali: «[…] avendo riconosciuto […] rendersi indispensabile trattare quel possesso con modi affatto eccezionali ed incompatibili con le forme cui sono ordinariamente vincolate le Pubbliche Amministrazioni […] vendono […] la tenuta forestale denominata ‘dell’Opera’ composta […] come qui si descrive: […]. È intersecato da molti burroni, fosse e vie ed oltre quella che percorre il crine, dall’altra che conduce dal Casentino a Campigna e prosegue per Santa Sofia, dalla cosiddetta Stradella, dalla via delle Strette, dalla gran via dei legni, dalla via che da Poggio Scali scende a Santa Sofia passando per S. Paolo in Alpe, dalla via della Seghettina, dalla via della Bertesca e più altre.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 163-164, cit.).

La prima cartografia storica, ovvero il dettagliato Catasto Toscano (1826-34 – scala 1:5000), la schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia (1830-40 – scala 1:40.000), la nota Carta Geometrica della TOSCANA di G. Inghirami (1850 – scala 1:200.000), le prime edizioni della Carta d’Italia dell’I.G.M. (1893-94 – scala 1:50.000; 1937 – scala 1:25.000), da integrare per la classificazione storica del Bidente con la Pianta Geometrica della Regia Foresta Casentinese (1850 – scala 1:20.000), consente di conoscere, tra l’altro, il tracciato della viabilità antica che riguardava la Valle di Ridràcoli, ricordando che se per la realizzazione delle prime grandi strade carrozzabili transappenniniche occorrerà attendere tra la metà del XIX secolo e l’inizio del XX, il crinale che dal Passo della Crocina si svolge fino alla Rondinaia in gran parte venne fortunatamente salvaguardato dal distruttivo progetto dell’ingegnere granducale Ferroni che, tra le ipotesi di “strada dei due mari” che doveva unire la Toscana e la Romagna, indicava il tracciato montano Moggiona-Eremo di Camaldoli-Passo della Crocina-Casanova in Alpe-Santa Sofia (essendo ritenuto idrogeologicamente valido).

Il tracciato principale della viabilità storica diretta a Ridràcoli attraversava il Bidente di Corniolo presso Isola, sul luogo dell’odierno Ponte dell’Isola, mantenendosi in sx idrografica e risalendo subito a mezzacosta fino a raggiungere Biserno, per quindi terminare con il Ponte di Ridràcoli. Tale viabilità, che nel 1850 era rappresentata come Strada comunitativa non rotabile (quindi solo barrocciabile), anonima nelle mappe citate, verrà poi distinta nei due tratti della Strada Comunale Isola-Biserno e della Strada Comunale Ridràcoli-Biserno; in occasione dei lavori di costruzione dell’invaso il primo tratto verrà ristrutturato e ampliato diventando la S.P. n.112, mentre il secondo è rimasto per uso locale riutilizzato anche come percorso escursionistico. Oltrepassato il Ponte dell’Isola una pista detta Via Isola-Gualchiera scende al fiume dove si trova il primo ed arcaico attraversamento fluviale pedonale del Bidente di Ridràcoli che sull’altra sponda trovava i fabbricati di Cosmedino e Gualchiera: tecnicamente detto pedanca questo attraversamento storico (c.d. Ponte tra Isola e Cosmedino o Ponte a Cosmedino, rimangono resti) era sorretto da pile realizzate con tronchi di legno (quercia o castagno) terminanti a forcella per aumentare la base di appoggio del piano viario costituito da travi longitudinali e tavolato di assi (idoneo solo al transito leggero); pare fosse affiancato da un guado posto a ridosso della confluenza tra il Bidente di Ridràcoli e il Bidente di Corniolo (dante inizio al Fiume Bidente). Poco più a monte è presente un altro guado carrabile prossimo al Molino della Sega, raggiungibile con deviazione dalla S.P. n.112 adiacente al fabbricato detto La Maestà o La Maestà di Cornieta, presso il quale si trova identica passerella su tronchi lignei, il c.d. Ponte al Molino della Sega o Ponte della Sega, ancora consistente ma non transitabile, che consentiva l’accesso nella Valle delle Corneta. L’unico rilevante tracciato storico di viabilità secondaria sul versante in dx idrografica si distaccava da quella principale a Poggiolo, attraversava il Bidente tramite il Ponte Beppino (ricostruito, ma sempre soggetto a rischio di alluvione) all’altezza della Val Spugna diretto agli insediamenti di Spugna e alle Case Monte di Valle. Come accennato, da Biserno la strada provinciale ha abbandonato il tracciato storico, così interferendo con il percorso trasversale discendente al c.d. Ponte al Molino di Biserno, dove una pedanca adiacente il mulino (oggi modernamente ricostruita) ripropone il collegamento con la viabilità oltre il fiume. Poco più avanti, dove già esisteva un guado o forse altro attraversamento, il c.d. Ponte Monte di Valle consente un collegamento carrabile tra la provinciale e la strada consorziale Monte di Valle a servizio delle case omonime. Dopo un’ampia curva aderente all’ansa fluviale si ritrova lo storico rettilineo finale che dal Casone porta al Palazzo Giovannetti e adiacente Oratorio della Madonna della Neve, dove si ritrova l’unico residuo di selciato che scende ripido al Ponte di Ridràcoli. La sua caratteristica struttura in pietrame ad arco circolare con profilo a sesto ribassato risale al 1817-19, sostituisce quella precedente in legno su spallette in muratura di pietrame, distrutta almeno tre volte nel ‘700 e una nel 1815. Aderente ad una spalletta si trova dal 1816 il fabbricato detto Ponte C. Ponte (Casa Ponte), dove almeno dal 1872 venne aperta una locanda e, dall’inizio del secolo scorso, la nota Osteria del Terrore, dal soprannome del gestore; abitato fino agli Anni ’70, è stato restaurato con suddivisione in 4 unità turistico-abitative. Un moderno ponte in c.a. affianca il ponte antico presso la confluenza del Fosso Corneta nel Bidente, ma è privo di interesse tipologico, a differenza del vicino e successivo c.d. Ponte nuovo di Ridràcoli, dotato di parapetti lignei e bene inserito nel contesto con alti argini rivestiti in pietra, che consente l’accesso alla nuova area del Museo delle Acque.

Un tratto viario a mezzacosta, oggi sent. 231, collegava il centro religioso con il Castello da cui partiva la Strada che dal Castello di Ridracoli conduce alla Chiesa della Casanova, costituendo prima parte della futura Mulattiera Bagno-Pietrapazza-Ridràcoli. Mentre dai piedi del centro religioso si staccava un percorso che giungeva fino alle pendici della Seghettina … «[…] praticabile solamente nella bella stagione, quando le acque del fiume erano scarse, e si snodava lungo il corso del Bidente che veniva attraversato ben 33 volte […]» (C. Bignami, 1995, p. 90, cit.), dalla via castellana si staccava la strada comunale, sempre percorribile, che risaliva il Bidente per un lungo tratto (fin quasi a Lagacciolo) correndo accanto all’alveo fluviale, per la parte fino alla diga oggi sostituito dalla viabilità di servizio, per il resto ormai sommerso. La via passava sotto un arco del Mulino di Sopra costeggiandone il bottaccio. Da qui, con la costruzione della diga e con il riempimento dell’invaso, è scomparso pressoché l’intero tracciato viario e sono scomparsi mulini, insediamenti (le Celluzze – che spesso riemerge, la ForcaLagaccioloVerghereto), ponti e guadi che, come sopracitato, attraversavano 33 volte il Fiume della Lama o Obbediente (come era anticamente classificato), come il Ponte alla Forca  e il Ponte a Ripicchione, quest’ultimo comparente in una mappa dei possedimenti dell’Opera del Duomo di Firenze del 1637, nota in quanto allegata ad una relazione del 1710, documentato nell’Estimo del Comune di Ridràcoli del 1704 come Ponte Arpicchione e citato nel Contratto livellario del 1840 tra l’Opera e il Monastero di Camaldoli: «N. 8 - Podere di Lagacciolo […] Terreni. Un solo tenimento di terra […] riconosciuto per i vocaboli: […] Ponte Ripicchione […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 519, cit.) (riproduzioni della mappa si trovano in A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 20, cit. e, l’originale a colori, in A. Bottacci, P. Ciampelli, (a cura di), 2018, p. 35, cit.). Il ponte, nella mappa rappresentato con profilo ad arco con spallette (tipologia possibile solo con struttura in pietra), era posto subito a valle della confluenza del Fossato del Ciregiolo (oggi Fosso del Molinuzzo) nel fiume, proprio nel luogo dove oggi sorge la diga, consentendo di risalire la riva sx del fosso verso Le Celluzze e il Molinuzzo; nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894) compare il simbolo della pedanca, non più presente nella successiva e particolareggiata mappa del 1937. Noto per la sua precarietà e pericolosità, prima di metà del secolo scorso non fu più ripristinato venendo sostituito da una teleferica rudimentale che consentiva di recarsi ai fabbricati posti oltre il fiume … «In quel punto il fiume era particolarmente ricco d’acque e per raggiungere la riva opposta i ridracolini avevano studiato un particolare marchingegno che chiamavano “la teleferica”. Salivano infatti su di un carrello portante, una specie di rudimentale funicolare composta da due fili d’acciaio […]. Situata qualche metro sopra il livello dell’acqua non era poi troppo scomoda e neanche troppo pericolosa. Vi si saliva in tre o quattro persone per volta ed era necessaria per recarsi alle Celluzze ed alle altre case poste oltre il fiume […]» (C. Bignami, 1995, pp. 91-94, cit.). La mulattiera terminava a La Forca, da cui con il Ponte alla Forca o della Seghettina, attraversava il Bidente: la sua struttura in base all’elenco delle strade del 1939 era costituita da spallette in pietra con travi in ferro e impalcato ligneo in sostituiva di ossature lignee più volte rifatte: il ponte originario risale al 1843, ma l'antichità della via fa presumere l'esistenza di installazioni, anche precarie, di pari vetustà. Oltrepassato il ponte con un lungo tragitto si poteva risalire fino a S. Paolo in Alpe oppure si imboccava l’importante e sopracitata Strada che dalla Seghettina va a Stia valicante il Passo Sodo alle Calle o La Scossa. Dalla Seghettina un'altra via scendeva a guadare il Fosso degli Altari e il Fosso della Lama, seguendolo fino a La Lama, e risaliva verso il crinale fino all’odierno Gioghetto per poi ridiscendere all’Eremo di Camaldoli, così percorrendo l’ipotetica Via dei Fedeli di S. Romualdo, ricordata da alcuni autori: P.L. della Bordella: «[…] per salire all’Eremo (Campo Amabile), i pellegrini romagnoli, S. Ambrogio di Milano e Leopoldo II Granduca di Toscana, percorrevano la via dei fedeli di San Romualdo che da Santa Sofia, per Ridracoli, la Seghettina e la Lama, sale al Gioghetto per ridiscendere al sottostante Eremo.» (2004, p. 190, cit.); F. Pasetto: «[…] ricordiamo, in particolare, il Gioghetto, attraverso il quale il ravennate san Romualdo scese a Campo Amabile […]» (2008, p. 207, cit.).

Sul Bidente di Ridracoli si trovavano numerosi mulini, elencati nella sottostante nota.

Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Ridràcoli e/o relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.

N.B.:- Dopo la confisca del vasto feudo forestale da parte della Repubblica di Firenze a danno dei conti Guidi, l’alpe del Corniolo, la selva del Castagno e la selva di Casentino ovvero di Romagna che si chiama la selva di Strabatenzoli e Radiracoli tra il 1380 e il 1442 furono donate (il termine contenuto in atti è “assegnato in perpetuo”; A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 15-16, cit.) all’Opera del Duomo di Firenze in Romagna che, per oltre quattro secoli si riservò il prelievo del legname da costruzione e per le forniture degli arsenali di Pisa e Livorno, di quelli della Francia meridionale oltre che per l’ordine dei Cavalieri di Malta. Dopo la presa in possesso l’Opera aveva costatato che sia nei vari appezzamenti di terra lavorativa distribuiti in vari luoghi e dati in affitto o enfiteusi sia altrove si manifestavano numerosi disboscamenti (roncamenti) non autorizzati. Desiderando evitare nuovi insediamenti, dalla fine del 1510 intervenne decidendo di congelare e confinare gli interventi fatti, stabilendo di espropriare e incorporare ogni opera e costruzione eseguita e concedere solo affitti quinquennali. I nuovi confinamenti vennero raccolti nel “Libro dei livelli e regognizioni livellarie in effetti” che, dal 1545 al 1626 così costituisce l’elenco più completo ed antico disponibile. Altri elenchi e documenti utili si sono susseguiti nei secoli seguenti, fino ai contratti enfiteutici del 1818 e del 1840 con il Monastero di Camaldoli, contenenti una precisa descrizione dei confini e delle proprietà dell’Opera.

- La pedanca o pedancola è una passerella in legno posta ad attraversare un corso d’acqua. L’adozione del termine da parte dell’Istituto Geografico Militare (I.G.M) per indicare il simbolo tecnico cartografico (>-<), corrispondente ai ponti pedonali, è dovuta alla coincidenza tra il luogo di fondazione dell’Istituto, avvenuta a Torino nel 1861, e l’utilizzo di tale denominazione nel dialetto piemontese.

- L'Appennino romagnolo era caratterizzato fino a metà del XX secolo (superata in qualche caso per un paio di decenni) da una capillare e diffusa presenza di mulini ad acqua, secondo un sistema socio-economico legato ai mulini e, da secoli, radicato nel territorio del Capitanato della Val di Bagno. Intorno al Cinquecento ognuno dei 12 comuni del Capitanato (Bagno, Careste, Castel Benedetto, Facciano, Montegranelli, Poggio alla Lastra, Ridràcoli, Riopetroso, Rondinaia, San Piero, Selvapiana, Valbona) disponeva di almeno un mulino comunitativo la cui conduzione veniva annualmente sottoposta a gara pubblica a favore del migliore offerente; a quell’epoca nell’area si registrano assegnazioni per 230 bolognini. La manutenzione poteva essere a carico del comune o del mugnaio. Alla fine del Settecento l’attività riformatrice leopoldina eliminò il regime di monopolio comunitativo introducendo la possibilità per i privati di costruire altri mulini in concorrenza produttiva, cui seguì un progressivo disinteresse comunale con riduzione dell’affitto annuale dei mulini pubblici fino alla loro privatizzazione. Nell’Ottocento, con la diffusione dell’agricoltura fino alle più profonde aree di montagna, vi fu ovunque una notevole proliferazione di opifici tanto che, ai primi decenni del Novecento, si potevano contare 8 mulini dislocati nella valle del Bidente di Ridràcoli. Dagli anni ’30, la crisi del sistema socio-economico agro-forestale ebbe come conseguenza l’esodo dai poderi e il progressivo abbandono dell’attività molitoria e delle relative costruzioni. Gli Opifici a forza idraulica (def. I.G.M.) posti sul Bidente di Ridràcoli o i suoi affluenti oggi noti sono: il Molino di Sotto o di Ridràcoli o del comune, il Molino di Sopra o della Teresona o dei Tagli, il Molino di Biserno, il Mulino della Forca, il Molino della Sega, il Molino di Spugna, il Molinuzzo Mulinuzzo, posto sull’omonimo fosso, il Molino di Carpanone o del Carpanone o di Carpinone, posto sul Fosso di Romiceto presso la confluenza con il Fosso del Molino. 

RIFERIMENTI    

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

C. Bignami (a cura di), Il popolo di Ridracoli, Nuova Grafica, Santa Sofia 1995;

A. Bottacci, P. Ciampelli, (a cura di), La Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, Reparto Carabinieri Biodiversità RCCB Pratovecchio, Pratovecchio-Stia, 2018;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;

P.L. della Bordella, Pane asciutto e polenta rossa, Arti Grafiche Cianferoni, Stia 2004;

A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

F. Pasetto, Itinerari Casentinesi in altura, Arti Grafiche Cianferoni, Stia 2008;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze

Parco nazionale delle foreste casentinesi. Carta dei sentieri 1:25.000, N.20, Monti editore, 2019;

Regione Toscana – Progetto CASTORE – CAtasti STOrici REgionali;

Carta della Romagna Toscana e Pontificia: http://www502.regione.toscana.it/searcherlite/cartografia_storica_regionale_scheda_dettaglio.jsp?imgid=10910;

G. Inghirami, Carta Geometrica della Toscana, 1830;

Pianta Geometrica della Regia Foresta Casentinesehttp://www502.regione.toscana.it/searcherlite/cartografia_storica_regionale_scheda_dettaglio.jsp?imgid=11479;

Bozze di mappe catastali della Foresta Casentinese e Campigna: http://www502.regione.toscana.it/searcherlite/cartografia_storica_regionale_scheda_dettaglio.jsp?imgid=11644;

URL www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba - Il fondovalle di Ridràcoli è facilmente raggiungibile tramite la S.P. 4 del Bidente ed percorribile tramite la S.P. 112 Isola-Biserno-Ridràcoli lunga km 8,7, con interessanti spunti paesaggistici ed occasioni sia di ristoro che escursionistiche. Al termine si prosegue per la strada di servizio fino al parcheggio antistante alcuni cancelli. Dal cancello della strada di servizio per la diga che costeggia il Bidente, a piedi sempre percorribile, si prosegue circa 1 km fino a un ulteriore cancello chiuso, da cui si vede a 100 m di distanza uno scorcio del mulino; il cancello si può oltrepassare, transitando dinanzi al mulino, solo in occasione di visite guidate alla diga. Dall’altro cancello della strada di servizio che risale alla diga, a piedi sempre percorribile (salvo chiusure invernali), si prosegue circa 1,9 km fino al parcheggio presso la diga (in auto a pagamento); dalla diga, specie in periodo di secca, si nota il tratto storico della valle del Bidente; oltre di essa inizia il sent. CAI 239 che reca al rifugio-ristoro Cà di Sopra, km 1,9, in parte sulla vecchia mulattiera. Dal rifugio percorrendo i sent. 239 e 237 CAI per circa 900 mt. oltre il Fossone si trovano degli scorci panoramici da cui osservare dalla dx idrografica i meandri dell’invaso che sommergono il luogo dove si attestava il ponte e la dorsale della Seghettina sull’opposto versante. Quando operativo, i luoghi sono raggiungibili e visibili anche tramite battello elettrico. Un sentiero di crinale che si stacca dalla S.F. Corniolo-S.Paolo in Alpe-La Lama conduce alla Seghettina ed in prossimità del sito del Ponte alla Forca, sul versante in sx idrografica.

foto/descrizione :

Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.

00a1/00a4 - Dal varco del Canale del Pentolino e dalla Giogana, presso Poggio Scali, panoramiche dal lago verso lo sbocco della valle di Ridràcoli (si riconoscono Biserno, la Chiesa di S. Maria in Cosmedin - già abbazia di Isola riedificata in seguito ai terremoti del 1918-19, presso cui il Bidente di Ridracoli confluisce nel Bidente – e S. Sofia), e scorci dell’invaso all’altezza di Cà di Sopra che evidenziano la ristrettezza della valle; si nota l’ampia calata (in gran parte artificiale) evidenziata dall’innevamento, fronteggiante il braccio del Fosso di Campo alla Sega, presso il quale si trovava il Ponte alla Forca o della Seghettina (5/02/11 – 9/03/11 - 11/12/14).

00b1/00b6 - Dal Monte Penna, panoramica della Valle di Ridràcoli con vedute ravvicinate del lago in periodo di scarsità idrica che rievocano la stretta sezione valliva in corrispondenza del tratto originario del Bidente (8/09/11 – 26/01/12 - 17/10/13 – 13/01/16).

00c1 – 00c2 – 00c3 – Da Poggio Fonte Murata, panoramica e vedute del lago da posizione da quota inferiore e più ravvicinata rispetto a quelle dal Monte Penna, ma su asse visivo similare (12/06/20).

00d1/00d5 - Da Poggio della Gallona vedute della zona centrale del lago fino alla calata di Ca di Sopra fronteggiata dall’ultima pendice del crinale della Seghettina preceduto dal Fosso Campo alla Sega (15/06/12).

00e1 – 00e2 – Dal Crinale della Vacca panoramiche del lago e della valle di Ridràcoli, dove si riconoscono Biserno e la chiesa di Isola (10/12/15 – 22/12/16).

00f1 – 00f2 - Dalla S.P. n.112, vedute della Valle di Ridràcoli dove si scorge il fiume nel tratto dal Molino di Biserno verso monte (21/04/18).

00g1/00g7 - Dal versante occidentale del Monte Carnovaletto, panoramica della parte finale della valle del Bidente di Ridràcoli fino alle ultime pendici di Poggio Castellina digradanti verso il Bidente di Corniolo presso Isola e scorci verso il Bidente di Ridràcoli tra il Mulino della Sega, il fabbricato di Maestà di Cornieta e Il Cappellano (24/07/18).

00h1 – Ubicazione della Valle del Bidente di Ridràcoli nell’ambito dei bacini idrografici dell’Alta Valle del Bidente.

00h2 – 00h3 - Mappa schematica dedotta da cartografia storica di inizio XX sec. evidenziante reticolo idrografico precedente alla realizzazione dell’invaso, di cui è riportata la superficie e mappa schematica dedotta da cartografica moderna del tratto fluviale dal lago allo sbocco presso Isola, dove sono numerati gli affluenti principali: 1-Fosso delle Corneta, 2-Fosso di Val Spugna, 3-di Ronco Vecchio, 4-Fosso delle Stolle, 5-Fosso del Catinaio, 6-Fosso delle Casine, 7-Fosso Corneta, 8-Fosso dei Tagli, 9-Rio Bacine, 10-Fosso di Trappiano, 11-Fosso di Canforchisio, 12-Fosso di Val del Nespolo, 13-Fosso della Pucaia, 14-Fosso di Biserno, 15-Fosso di Balzaino, 16-Fossodi Vignale, 17-Fosso dei Soldoni, 17-Fosso della Busca, 18-Fosso di Spugna, 19-Fosso del Cappellano.

00h4 – Schema da mappa di metà Ottocento dove si nota che la classificazione Bidente era estesa anche al tratto dell’odierno Fosso di Romiceto a monte della confluenza del Fosso delle Grigiole, oggi di Ponte Camera, peraltro ignorando il tratto già allora attribuito al Fosso del Molino dal Catasto toscano.

00h5 - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, riguardo la viabilità principale evidenziava esclusivamente i tracciati viari di crinale che da S.Sofia raggiungevano lo Spartiacque Appenninico, il tracciato di fondovalle S.Sofia-Poggio alla Lastra che poi si riconnetteva al tracciato di crinale, il tracciato viario che da Isola raggiungeva Ridràcoli a mezzacosta transitando da Biserno, il tracciato trasversale che da Ridràcoli raggiungeva Casanova dell’Alpe tramite il Monte Cerviaia ed il tracciato trasversale che collegava i Passi della Bertesca e di Monte Càrpano transitando da Pietrapazza. La toponomastica riprende, anche nella grafica, quella originale; integrazioni in neretto a fini orientativi.

00i1/00i9 - La scarsissima portata idrica consente di percorrere il primo tratto del Bidente situato tra il termine del Fosso del Molino e la confluenza del Fosso della Lama, e valutarne la sezione idraulica; dal sent. 237 si nota quindi il tratto fino al Fosso degli Altari (8/09/11).

00l1/00l6 - Dal crinale della Seghettina veduta contrapposta alla precedente e vedute delle sponde del lago in periodo di scarsità presso la Seghettina nella zona dell’antico attraversamento del Bidente con il Ponte alla Forca, con resti di selciato della viabilità antica risparmiati dalle acque (30/09/19).

00l7 – Dal battello elettrico, scorcio delle pendici del crinale della Seghettina segnate dall’antica strada che scendeva al Ponte alla Forca (21/04/18).

00m1/00m10 - Dal sent. 239, vedute del tratto del lago a valle del Ponte alla Forca, un tempo fiume, fino alla diga; infine, elaborazione grafica di veduta da drone del lago (8/09/11 – 28/08/12 – 7/10/17)

00n1/00n5 – Dalla sommità della diga, vedute del bacino di smorzamento posto al piede della struttura che consente di attenuare l’impatto in caduta e di rendere meno impetuosa l’immissione dell’acqua, e del primo tratto fluviale fino al Molino di Sopra (7/10/17 - 21/04/18).

00o1/00o5 – Dal sent. 231, vedute panoramiche e scorci dei meandri dell’incisione fluviale dalla diga fino alla circonvoluzione attorno al promontorio dove sorge il castello (23/09/16).

00p1/00p7 – Vedute e collage di confronto con elaborazioni pittoriche tipo olio di foto d’epoca dello stesso tratto fluviale tra la diga e il castello, in precedenza visto dall’alto (8/10/19).

00q1/00q7 – Dall’alto della mulattiera che da Lavacchio scende a Ridràcoli, vedute del centro di Ridràcoli con particolari del fiume presso i due ponti e elaborazioni pittoriche tipo olio da foto d’epoca precedenti all’epoca lacustre e durante la cantierizzazione (19/07/18).

00q8/00q14 – Vedute dello stesso tratto fluviale di cui sopra tra i due ponti, antico e moderno (21/05/11 – 23/09/16 – 28/03/22).

00r1/00r6 - Dal versante occidentale del Monte Carnovaletto, panoramiche del tratto fluviale tra Poggiolo e Spugna, con viste ravvicinate del forte sbalzo incombente sull’alveo fortemente incassato e del ponticello (Ponte Beppino) che lo supera (24/07/18).

00r7/00r10 – Scorci del Ponte Beppino, che nonostante la profondità dell’alveo, forse per la sua ristrettezza, può essere soggetto a piene improvvise (31/07/18).

00s1/00s6 - Vedute del fiume presso il Molino della Sega, attraversato da un ponticello su pile di legno, tronchi di quercia o castagno terminanti a forcella per aumentare la base di appoggio del piano viario costituito da travi longitudinali e tavolato di assi, idoneo solo al transito leggero, e elaborazioni pittoriche tipo olio da foto da web degli scorsi anni, quando la passerella era ancora utilizzata e da foto degli scorsi Anni ’80, quando già vigeva il divieto al transito (24/07/18).

 

 

00t1/00t4 – Vedute dell’ultimo tratto del fiume prossimo allo sbocco all’altezza di Cosmedino o Gualchiera, dove si trovano alcuni resti di un ponticello su pile simile a quello posto presso il Molino della Sega (24/07/18).

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