Passo del Vinco
Testo di Bruno Roba (21/04/2021)
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico.
In particolare, le valli del Fiume Bidente di Ridràcoli e dei Fiumi Bidente di Pietrapazza e Bidente di Strabatenza sono separate – rispettivamente poste sul versante occidentale e su quello orientale - dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si diparte da Poggio allo Spillo (collegando Poggio della Bertesca, Croce di Romiceto e il Monte Moricciona, quindi i Monti La Rocca, Marino, Pezzoli, Poggio Busca e il Monte Carnovaletto) per concludersi con il promontorio della Rondinaia digradando a valle di Isola costretto dalla confluenza del Fiume Bidentino o Torrente Bidente di Fiumicino nel Fiume Bidente. La Rondinaia è nota per il castello con la sua torre «[…] baluardo di antica potenza, elevato fin dai tempi romani alla difesa contro le orde barbariche che dal nord d’Europa scendevano a depredare le belle contrade d’Italia.» (D. Mambrini, 1935 – XIII, p. 274).
Il suo crinale non discende con regolarità tendendo anzi a rialzarsi in coincidenza con i nodi montani: questo aspetto si ripete con notevole parallelismo in tutti i contrafforti ed è significante tettonicamente, ovvero nella disposizione delle rocce e loro modalità di corrugamento e assestamento. Il Monte La Rocca mostra una doppia vetta piramidale separata da una sella, una costituita da un appariscente picco, entrambe costituenti nodi montani dell’assetto tettonico, da ognuna delle quali cui si diramano tre dorsali che separano gli anfiteatri vallivi del Fosso Corneta dal versante occidentale e dei Fossi di Strabatenza e delle Cannetole dal versante orientale.
L’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio. Già nel paleolitico (tra un milione e centomila anni fa) garantiva un’ampia rete di percorsi naturali che permetteva ai primi frequentatori di muoversi e di orientarsi con sicurezza senza richiedere opere artificiali. Nell’eneolitico (che perdura fino al 1900-1800 a.C.) i ritrovamenti di armi di offesa (accette, punte di freccia, martelli, asce) attestano una frequentazione a scopo di caccia o di conflitto tra popolazioni di agricoltori già insediati (tra i siti, Campigna, con ritrovamenti isolati di epoca umbro-etrusca, Rio Salso e S. Paolo in Alpe, anche con ritrovamenti di sepolture). In epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae, l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, come per l’intero Appennino, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Successivamente, sul finire del periodo, si ha una rinascita delle aree di fondovalle con un recupero ed una gerarchizzazione infrastrutturale con l’individuazione delle vie Maestre, pur mantenendo grande vitalità le grandi traversate appenniniche ed i brevi percorsi di crinale. Il quadro territoriale più omogeneo conseguente al consolidarsi del nuovo assetto politico-amministrativo cinquecentesco vede gli assi viari principali, di fondovalle e transappenninici, sottoposti ad intensi interventi di costruzione o ripristino delle opere artificiali cui segue, nei secoli successivi, l’utilizzo integrale del territorio a fini agronomici alla progressiva conquista delle zone boscate ed al diffondersi dell’appoderamento si accompagna un fitto reticolo di mulattiere di servizio locale, ma p. es., nel Settecento, chi voleva salire l’Appennino da S. Sofia, giunto a Isola su un’arteria selciata larga sui 2 m trovava tre rami che venivano così descritti: per il Corniolo «[…] è una strada molto frequentata ma in pessimo grado di modo che non vi si passa senza grave pericolo di precipizio […] larga a luoghi in modo che appena vi può passare un pedone […]», per Ridràcoli «[…] composto di viottoli appena praticabili […]» e per S. Paolo in Alpe «[…] largo in modo che appena si può passarvi […].» (Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa, citato da: L. Rombai, M. Sorelli, La Romagna Toscana e il Casentino nei tempi granducali. Assetto paesistico-agrario, viabilità e contrabbando, in: G.L. Corradi e N. Graziani - a cura di, 1997, p. 82, cit.). Tale descrizione era del tutto generalizzabile: «[…] a fine Settecento […] risalivano […] i contrafforti montuosi verso la Toscana ardue mulattiere, tutte equivalenti in un sistema viario non gerarchizzato e di semplice, sia pur malagevole, attraversamento.» (M. Sorelli, L. Rombai, Il territorio. Lineamenti di geografia fisica e umana, in: G.L. Corradi - a cura di, 1992, p. 32, cit.). Nel XIX secolo il panorama certamente non migliorò: «Cavalcando […] vidi […]. La foresta dell’Opera sulla pendice precipitosa verso Romagna era manto a molte pieghe dell’Appennino, al lembo di quel manto apparivano le coste nude del monte […]. Sugli spigoli acuti delle propaggini del monte si vedevano miseri paeselli con le chiese: San Paolo in Alpe, Casanuova, Pietrapazza, Strabatenza; impercettibili sentieri conducevano a quelli, e lì dissero le guide i pericoli del verno, la gente caduta e persa nelle nevi, […] i morti posti sui tetti per non poterli portare al cimitero, e nelle foreste i legatori del legname sepolti nelle capanne […]» (Leopoldo II di Lorena, Le memorie, 1824-1859, citato da: G.L. Corradi, O. Bandini, “Fin che lo sguardo consenta di spaziare”. Scelta di testi dal XIV al XIX secolo, in: G.L. Corradi - a cura di, 1992, p.78, cit.). Un breve elenco della viabilità ritenuta probabilmente più importante nel XIX secolo all’interno dei possedimenti già dell’Opera del Duomo di Firenze è contenuto nell’atto con cui Leopoldo II nel 1857 acquistò dal granducato le foreste demaniali: «[…] avendo riconosciuto […] rendersi indispensabile trattare quel possesso con modi affatto eccezionali ed incompatibili con le forme cui sono ordinariamente vincolate le Pubbliche Amministrazioni […] vendono […] la tenuta forestale denominata ‘dell’Opera’ composta […] come qui si descrive: […]. È intersecato da molti burroni, fosse e vie ed oltre quella che percorre il crine, dall’altra che conduce dal Casentino a Campigna e prosegue per Santa Sofia, dalla cosiddetta Stradella, dalla via delle Strette, dalla gran via dei legni, dalla via che da Poggio Scali scende a Santa Sofia passando per S. Paolo in Alpe, dalla via della Seghettina, dalla via della Bertesca e più altre.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 163-164, cit.).
Se per la realizzazione delle prime grandi strade carrozzabili transappenniniche occorrerà attendere tra la metà del XIX secolo e l’inizio del XX, il crinale che dal Passo della Crocina si svolge fino alla Rondinaia (in parte anticamente detto Strada che dal Sacroeremo va a Romiceto) - fino alla costruzione dell’odierna strada sterrata (1959-69, inizialmente con deviazione dalla S.F. del Cancellino al Paretaio, poi collegata alla S.F. Grigiole-Poggio alla Lastra) - in gran parte venne fortunatamente salvaguardato dal distruttivo progetto dell’ingegnere granducale Ferroni che, tra le ipotesi di “strada dei due mari” che doveva unire la Toscana e la Romagna, indicava il tracciato montano Moggiona-Eremo di Camaldoli-Passo della Crocina-Casanova in Alpe-Santa Sofia (essendo ritenuto idrogeologicamente valido). Nelle varie epoche (fino alla demanializzazione delle foreste) detto crinale era frequentato dagli operatori del settore del legname, lavoratori e commercianti ed incrociava altri itinerari di collegamento alle vallate laterali, in particolare nel baricentro economico-religioso di Casanova dell’Alpe. Tra essi la Mulattiera Ridràcoli-Bagno (su una pietra cantonale della chiesa sono ancora leggibili le distanze chilometriche – evidentemente non più valide - km 12,358 per Bagno e km 5,933 per Ridràcoli) che era una deviazione della Mulattiera di Ridràcoli (nel Catasto Toscano del 1826-34 detta Strada che da Ridracoli va a Poggio alla Lastra) diretta a Santa Sofia, valicava il crinale tramite il Passo della Colla, posto nella sella tra il Monte La Rocca e la Colla del Monte (appartenente al complesso del Monte Marino), quindi scendeva a Strabatenza, dove a la Bottega un tratto risaliva la valle del Trogo, e la Mulattiera di Pietrapazza, che collegava anch’essa Bagno di Romagna con Ridràcoli. Il tracciato viario sul contrafforte, prevalentemente di crinale - nel Catasto Toscano detto Strada Maestra di S. Sofia da Casanova dell’Alpe verso Sud – era detto Strada che dalla Casanova va a Santa Sofia in riferimento al tratto che correva sul lungo tratto di dorsale compreso tra la Ripa di Ripastretta e il Passo del Vinco: esso tagliava parte del crinale e del versante orientale del Monte La Rocca, proseguendo verso Nord tramite il suddetto Passo della Colla (rimangono resti).
Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Ridràcoli e/o relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.
RIFERIMENTI
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e Figlio, Bagno di Romagna, 1935 – XIII;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;
Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
Testo di Bruno Roba
Il Passo del Vinco si raggiunge tramite la S.F. Ridràcoli-Passo del Vinco, a 6,2 km dalla chiesa di Ridràcoli, o tramite la S.F. Grigiole-Casanova dell’Alpe-Poggio alla Lastra, a circa 7 km da Poggio alla Lastra, posto a circa 7 km da S.Sofia.
foto del 2020
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00a1 – Dal Monte Piano, sul contrafforte principale che si stacca da Cima del Termine, panoramica del pressoché intero contrafforte secondario da Poggio allo Spillo fino al Monte Marino, con il fondale dello Spartiacque Appenninico (1/10/12).
00a2 – 00a3 – 00a4 – Dal contrafforte, tra il Monte Piano e Macchia del Cacio, la valle del Fosso di Rio Salso guida lo sguardo ad attraversare la Valle del Bidente e risalire da Strabatenza, di cui si nota la macchia restaurativa di pinacee, verso i rilievi montani, preceduti a meridione (verso sx) dal Passo del Vinco (27/11/11 – 1/01/12).
00a5 – 00a6 – 00a7 – Soprattutto dalla sommità del Monte Castelluccio, poi dalla Colla dei Ripiani alle sue pendici sul contrafforte principale, vedute frontali dell’opposto versante dei Monti La Rocca e Marino, dove si nota l’incisione della strada forestale che raggiunge il Passo del Vinco (27/11/11 – 1/10/12).
00b1 - Dal Poggiaccio, sul contrafforte principale, panoramica del tratto del contrafforte secondario da Poggio della Bertesca a Monte Marino (3/10/11).
00c1 – 00c2 – 00c2 - Vedute del contrafforte secondario dal versante opposto del Bidente di Ridràcoli in corrispondenza di Poggio Collina, con particolari della testata della Valle del Fosso Corneta che, dal complesso del Monte Marino, comprende la Colla del Monte (da cui si stacca la dorsale di Poggio La Vecchia), il Passo della Colla, il Monte della Rocca, il Passo del Vinco e il tratto di crinale di Ripastretta; si nota l’incisione della strada forestale che risale da Ridràcoli (28/03/18).
00d1/00d4 - Da Ronco dei Preti, panoramica dell’intero tratto terminale del contrafforte secondario che va a digradare con il Monte Carnovaletto e il Poggio della Rondinaia, dove emerge il doppio rilievo dei Monti Marino e La Rocca intercalati dai Passi della Colla e del Vinco (24/10/18).
00e1/00e4 – Da Poggio Squilla, la Valle del Rio Bacine guida lo sguardo ad attraversare il fondovalle del Bidente per risalire il versante opposto, con le valli dei Fossi Cornete e dei Tagli, fino al contrafforte con i suoi rilievi montani (25/04/10 – 24/10/18).
00f1 – 00f2 – Da S. Paolo in Alpe, altre vedute del contrafforte attraverso la Valle del Rio Bacine, delimitata dalla dorsale di Ronco dei Preti (24/10/18).
00f3/00f6 – Dal poggio di S. Paolo in Alpe, sopra Il Casone, e dalle vicine pendici del Monte Grosso, vedute del complesso montano che emerge imponente oltre il Crinale della Vacca, mentre l’innevamento evidenzia le aree poderali dell’anfiteatro vallivo del Fosso Corneta (21/11/18).
00f7 – Dai pressi di S. Paolo in Alpe, veduta del contrafforte (con indice fotografico) guidata dal Crinale della Vacca (24/10/18).
00g1 - Elaborazione da mappa ottocentesca evidenziante la morfologia del contrafforte secondario che ospita il Passo del Vinco nell’ambito dei contrafforti che si distaccano dallo Spartiacque Appenninico.
00g2 - Schema cartografico del tratto di contrafforte tra Ripa di Ripastretta e il Monte Marino.
00g3 – Schema cartografico della prima metà del Novecento, precedente la realizzazione delle strade forestali. La toponomastica riprende quella originale.
00h1 – 00h2 – Il Passo del Vinco (si nota il sentiero che risale verso il Monte La Rocca) e, in direzione opposta, il tratto di strada di crinale che percorre la Colla del Vinco verso Ripastretta (27/06/12).